Editoriale | Triveneto Goal https://www.trivenetogoal.it Il meglio del calcio e dello sport triveneto in un unico imperdibile sito Sat, 23 Nov 2024 00:09:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 Union Clodiense-Vicenza, le pagelle biancorosse: Confente salva la vittoria: 8.. Zamparo non incide e viene espulso: 5 https://www.trivenetogoal.it/2024/11/23/union-clodiense-vicenza-le-pagelle-biancorosse-confente-salva-la-vittoria-8-zamparo-non-incide-e-viene-espulso-5/223406/ https://www.trivenetogoal.it/2024/11/23/union-clodiense-vicenza-le-pagelle-biancorosse-confente-salva-la-vittoria-8-zamparo-non-incide-e-viene-espulso-5/223406/#respond Sat, 23 Nov 2024 07:00:01 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=223406 Confente 8: nella ripresa si erge ad autentico fenomeno della porta biancorossa. In almeno tre occasioni risulta provvidenziale ed evita il pareggio dell’Union Clodiense   Cuomo 6,5: rientra dopo l’infortunio e nel primo tempo non sbaglia praticamente nulla: dalla sua parte non si passa. Nella ripresa rischia un po’ troppo come tutta la squadra (dal […]

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Confente 8: nella ripresa si erge ad autentico fenomeno della porta biancorossa. In almeno tre occasioni risulta provvidenziale ed evita il pareggio dell’Union Clodiense

 

Cuomo 6,5: rientra dopo l’infortunio e nel primo tempo non sbaglia praticamente nulla: dalla sua parte non si passa. Nella ripresa rischia un po’ troppo come tutta la squadra (dal 86’ Della Latta sv)

 

Leverbe 6,5: dirige la difesa e, nonostante qualche difficoltà di troppo negli ultimi minuti, contribuisce a portare a casa i tre punti

 

Sanson 6: subisce un po’ troppo la pressione degli avversari

 

De Col 6: pochi i cross messi in mezzo, bada più alla fase di contenimento

 

Carraro 6,5: ha il merito di sbloccare il match con il suo marchio di fabbrica. Per il resto prova a dirigere il centrocampo conquistando anche diversi palloni

 

Greco 6: soprattutto nel primo tempo esprime una prestazione vivace, con il passare dei minuti cala progressivamente

 

Costa 5: non spinge come potrebbe e spreca malamente un contropiede peccando di egoismo

 

Della Morte 6,5: mezzo voto in più per un gol di pregevole fattura che consente al Vicenza di mettere il match in discesa (dal 68′ Rossi 6: entra in un momento di pressione granata e tal volta va in difficoltà nell’ arginare le incursioni avversarie)

 

Rolfini 5,5: torna in campo da titolare, gioca con determinazione e ha due ghiotte palle gol che poteva sfruttare meglio (dal 68’ Rauti 5: non incide e non porta brio in attacco)

 

Zamparo 5: sale spesso verso metà campo per recuperare palloni e questo gli toglie la possibilità di essere incisivo in area. Riceve una doppia ammonizione che gli costerà la squalifica in un periodo in cui Morra è fuori causa

 

Vecchi 6,5: continua la striscia di vittorie del Vicenza ma contro l’Union Clodiense i biancorossi soffrono troppo. Anche a Legnago il gioco non è dei migliori ma ciò che conta è aver ottenuto i tre punti che tengono aperto il campionato

 

 

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Union Clodiense-Vicenza, Carraro: “Questa vittoria è per la squadra: stiamo lavorando tanto per stare lì in alto e arrivare al traguardo” https://www.trivenetogoal.it/2024/11/22/union-clodiense-vicenza-carraro-questa-vittoria-e-per-la-squadra-stiamo-lavorando-tanto-per-stare-li-in-alto-e-arrivare-al-traguardo/223412/ https://www.trivenetogoal.it/2024/11/22/union-clodiense-vicenza-carraro-questa-vittoria-e-per-la-squadra-stiamo-lavorando-tanto-per-stare-li-in-alto-e-arrivare-al-traguardo/223412/#respond Fri, 22 Nov 2024 22:41:41 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=223412 Queste le dichiarazioni di Marco Carraro dopo Union Clodiense-Vicenza: “Il gol? Il mister ci dice di accompagnare l’azione e se siamo bravi a prendere le seconde palle è più facile che andiamo al tiro proprio come successo oggi, sono contento. Non avevo mai fatto tre gol in un campionato, sono contento di dare una mano […]

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Queste le dichiarazioni di Marco Carraro dopo Union Clodiense-Vicenza: “Il gol? Il mister ci dice di accompagnare l’azione e se siamo bravi a prendere le seconde palle è più facile che andiamo al tiro proprio come successo oggi, sono contento. Non avevo mai fatto tre gol in un campionato, sono contento di dare una mano ai compagni. Una dedica? Per la squadra perchè stiamo lavorando tanto per stare lì attaccati e arrivare al traguardo. Partita dai due volti? Abbiamo indirizzato bene il primo tempo, poi siamo partiti bene anche nella ripresa, loro sono stati bravi nella mischia e quando fai il 2-1 è normale riversarsi in avanti, è stato bravo Confente a darci una mano però secondo me abbiamo fatto una buona partita. Il Padova a -1? Noi siamo concentrati su noi stessi e a fare più punti possibili, non guardiamo la classifica, lo faremo alla fine. Il centrocampo a 2? Ho fatto anche la mezzala in passato, faccio ciò che chiede il mister. A due comunque mi trovo meglio, ma faccio anche a tre.

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Union Clodiense-Vicenza, Confente: “Non molliamo niente: siamo un gruppo forte e tra compagni ci aiutiamo” https://www.trivenetogoal.it/2024/11/22/union-clodiense-vicenza-confente-non-molliamo-niente-siamo-un-gruppo-forte-e-tra-compagni-ci-aiutiamo/223410/ https://www.trivenetogoal.it/2024/11/22/union-clodiense-vicenza-confente-non-molliamo-niente-siamo-un-gruppo-forte-e-tra-compagni-ci-aiutiamo/223410/#respond Fri, 22 Nov 2024 22:35:49 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=223410 Queste le dichiarazioni di Alessandro Confente dopo Union Clodiense-Vicenza: “Finale da applausi? Ci sono state le montagne russe, ce lo aspettavamo e per fortuna è andata bene. La parata più difficile? Quella in uscita bassa. Cosa è successo nel secondo tempo? Penso che loro non meritino la posizione in cui sono, hanno una bella identità, […]

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Queste le dichiarazioni di Alessandro Confente dopo Union Clodiense-Vicenza: “Finale da applausi? Ci sono state le montagne russe, ce lo aspettavamo e per fortuna è andata bene. La parata più difficile? Quella in uscita bassa. Cosa è successo nel secondo tempo? Penso che loro non meritino la posizione in cui sono, hanno una bella identità, noi siamo partiti fortissimo, poi ci siamo abbassati un po’ troppo. Il Padova a -1? Noi non molliamo niente. Siamo un gruppo forte al di là degli interpreti e tra compagni ci aiutiamo, sia chi gioca di più, sia chi gioca di meno”

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Triestina, voci inquietanti sul futuro: Dejardins a colloquio con Menta, gli esposti fantasma, Kiyine fuori condizione ed El Azrak…. Vicenza, la vetrina è tutta per Zonta. Trento, gli infortuni sono il nemico principale https://www.trivenetogoal.it/2024/11/19/triestina-voci-inquietanti-sul-futuro-dejardins-a-colloquio-con-menta-gli-esposti-fantasma-kiyine-fuori-condizione-ed-el-azrak-vicenza-la-vetrina-e-tutta-per-zonta-trento-gli-infortun/223228/ Tue, 19 Nov 2024 20:57:03 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=223228 Il caos continua a regnare sovrano a Trieste, con il lavoro di Pep Clotet che prosegue in una baraonda senza precedenti. A Salò altra prestazione oscena per essere gentili e, verrebbe da aggiungere, per fortuna che la squadra aveva capito la gravità della situazione in cui si trova… In giornata si è sparsa la voce […]

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Il caos continua a regnare sovrano a Trieste, con il lavoro di Pep Clotet che prosegue in una baraonda senza precedenti. A Salò altra prestazione oscena per essere gentili e, verrebbe da aggiungere, per fortuna che la squadra aveva capito la gravità della situazione in cui si trova… In giornata si è sparsa la voce di un esposto presentato dalla Federazione lettone contro il tecnico alabardato per lo scontro avvenuto in campo dopo l’espulsione di Raimonds Krollis. Abbiamo cercato conferme su questa notizia senza trovarne, ma teniamo certamente le antenne dritte. Non è l’unica novità inquietante di giornata. In questi ultimi giorni, infatti, Brice Desjardins, tristemente famoso a Vicenza e pure a Trieste per operazioni ai confini del grottesco, è stato visto a colloquio con Alex Menta. Il quale spiega di averlo immediatamente allontanato e smentisce qualsiasi dialogo in corso. Quando certi personaggi si avvicinano a un club in difficoltà gli allarmi suonano all’impazzata e questo è uno di quei casi. Ma non è tutto perché oggi Clotet ha deciso di escludere Sofian Kiyine dagli allenamenti col gruppo. La ragione è che il tecnico vuole che che il centrocampista ritrovi una condizione minimamente degna visto che sul campo viaggia sotto ritmo e non è di alcuna utilità alla squadra. Per questo seguirà un programma di lavoro personalizzato fino a quando non raggiungerà uno standard accettabile. Infine El Azrak: su Instagram il centrocampista si è sfogato con un messaggio criptico. “ The problem with the world is that the intelligent people are full of doubts, while the stupid ones are full of confidence. Charles Bukowski”. Il destinatario? Non bisogna lavorare troppo di fantasia per immaginarlo, fatto sta che oggi le voci lo indicavano come prossimo ad essere messo fuori dal progetto. In questo caos si può immaginare un epilogo diverso da quello peggiore? Onestamente no, la strada da seguire è sempre la stessa, ma più passa il tempo più diminuiscono le possibilità che dirigenti in grado di dare una mano e di disincagliare questa armata Brancaleone dai bassifondi del girone A decidano di rimboccarsi le maniche e provare a mettere mano in mezzo al polverone aiutando Clotet. Ah, giusto per non farsi mancare nulla, si era pure ipotizzato un esonero di Clotet, che sarebbe stato sostituito da Gorgone in uscita da Lucca. Opzione, pare, al momento smentita.

Abbiamo cominciato ancora da Trieste perché purtroppo fa notizia ancora una volta in negativo. Parlando, invece, di performance decisamente diverse, ecco il Vicenza che non molla di un centimetro all’inseguimento del Padova. Sfruttando il rinvio della partita con l’Atalanta con annesse polemiche, i biancorossi mostrano in vetrina il volto operaio di Loris Zonta, premiato giustamente da un gran gol contro la Pro Vercelli dopo una scalata davvero imponente avvenuta nello spazio di pochi mesi. Dicevano che non aveva il piede educato, che era scarso tecnicamente, che non era all’altezza di una squadra da promozione. Invece Zonta ha sfruttato alla grande il prestito a Taranto, dove è cresciuto e si è affinato, poi quest’anno si è infilato in un centrocampo ancora alla ricerca di un’identità chiara in attesa di Ronaldo e si è preso la scena. Oggi merita la vetrina, mentre la squadra mostra solidità, vince la terza partita consecutiva e si porta momentaneamente a meno quattro. Cosa si può rimproverare al Vicenza sinora? Ben poco, perché con appena una sconfitta al passivo e ben dieci vittorie sono più o meno nella situazione del Padova lo scorso anno. Torrente chiuse il girone d’andata addirittura imbattuto e si presentò alla prima di ritorno allo scontro diretto a quattro punti di distanza, perdendo poi rovinosamente e scivolando a -7. Come a dire che quando qualcuno viaggia a ritmo di record poi sembra che chi insegue abbia chissà quali colpe. Non ne aveva il Padova lo scorso anno, non ne ha il Vicenza quest’anno. I meriti della capolista superano di gran lunga i demeriti della rivale. Su questo nessun dubbio. Intanto il rientro di Ronaldo sembra ormai vicino, mentre ci vorrà più tempo per Ferrari, il cui peso specifico all’interno della rosa (se recuperato adeguatamente) potrebbe spostare qualche equilibrio nel girone di ritorno dopo il crac al ginocchio.

Con Serie A e Serie B ferme per la pausa Nazionali, resta solo la C. E va concesso il giusto tributo al Trento, che ha allungato a 14 striscia di risultati utili consecutivi pareggiando a Zanica. Dai e ridai, a forza di scavare per scovare difetti ai gialloblù, si scopre che gli infortuni sono il nemico più pericoloso. Tommasi, Frosinini, Barison, Trainotti, Bernardi, Vitturini, Giannotti, Rada (due volte), Di Cosmo, Sangalli, Peralta. No, non è l’elenco della rosa di Tabbiani, ma tutti i giocatori che si sono fatti male nel corso di questi primi tre mesi di stagione. Come a dire: è qui il problema, è qui che bisogna agire per difendere il lavoro di un allenatore che sta facendo meraviglie. Con l’organico al completo non osiamo immaginare dove potrebbe essere questa squadra. Il resto del panorama? La determinazione ferrea del Caldiero, gli stenti di un Legnago a forte rischio Serie D, l’ affidabilità della Virtus Verona, la striscia di Bianchini ad Arzignano, la resistenza dell’Union Clodiense che aspetta come ossigeno puro il ritorno al Ballarin per evitare la retrocessione. In attesa del ritorno dei giganti di A e di B, per questa settimana mi fermo qui. Alla prossima

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Pausa, stop, riflessioni. Cosa va e cosa non va nelle squadre trivenete https://www.trivenetogoal.it/2024/11/13/pausa-stop-riflessioni-cosa-va-e-cosa-non-va-nelle-squadre-trivenete/222869/ https://www.trivenetogoal.it/2024/11/13/pausa-stop-riflessioni-cosa-va-e-cosa-non-va-nelle-squadre-trivenete/222869/#respond Wed, 13 Nov 2024 21:17:58 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=222869 Terza pausa di campionato dall’inizio della stagione e momento adatto per qualche riflessione sulle nostre protagoniste. Cosa va e cosa non va, cosa migliorare, cosa progettare, fra presente e futuro quando siamo arrivati a un terzo del percorso. Con conferme, sorprese e qualche sonora bocciatura UDINESE – Cosa va: buona partenza, buona solidità di squadra, buon […]

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Terza pausa di campionato dall’inizio della stagione e momento adatto per qualche riflessione sulle nostre protagoniste. Cosa va e cosa non va, cosa migliorare, cosa progettare, fra presente e futuro quando siamo arrivati a un terzo del percorso. Con conferme, sorprese e qualche sonora bocciatura

UDINESE – Cosa va: buona partenza, buona solidità di squadra, buon impatto di Runjaic con il calcio italiano. Lucca può arrivare in doppia cifra, Thauvin quando sta bene è un crac. Varietà di soluzioni a centrocampo. Cosa non va: Okoye non regala sicurezze e sembra non aver compiuto quel salto di qualità che ci si aspettava. Sanchez è un mistero e, oggi come oggi, sembra a fine corsa. Da Brenner ci si può e ci si deve attendere di più. Le tre sconfitte nelle ultime tre partite, sia pure contro avversari di livello, hanno fatto suonare il primo campanello d’allarme

VERONA – Cosa va: ogni volta che ha le spalle al muro, la squadra si rialza. Belahyane ha margini di miglioramento impressionanti. L’attacco ha una buona varietà di soluzione e, fra Tengstedt, Sarr, Livramento e Mosquera, qualcosa può sempre saltare fuori. L’estro di Serdar e di Suslov può tornare molto utile. Cosa non va: la difesa fa acqua da tutte, 27 gol subiti sono un’enormità. Manca un centrale all’altezza che possa dare sicurezza al reparto. Tchatchoua sembrava pronto al decollo, invece attraversa un momento difficile. Lazovic è una presenza importante per la squadra, ma pare in fase discendente

VENEZIA – Cosa va: nonostante l’ultimo posto, la squadra è viva. Pohjanpalo non ha risentito più di tanto del salto di categoria, 4 gol non sono pochi. Nicolussi Caviglia sta rendendo al di sopra delle attese e Oristanio è una spina nel fianco per le difese avversarie. Cosa non va: la qualità complessiva dell’organico è bassa, soprattutto in difesa dove manca almeno un rinforzo di spessore. Manca un attaccante di categoria che dia il cambio a Pohjanpalo e almeno un esterno di centrocampo. Con Gytkjaer, pur con grande riconoscenza, è giusto salutarsi a gennaio. I punti fatti sono più importanti del bel gioco. Con i complimenti non ci si salva.

CITTADELLA – Cosa va: nonostante le difficoltà, la mentalità della squadra resta all’altezza della categoria. Pandolfi ha qualcosa in più rispetto agli altri compagni di reparto (ma litigare con i tifosi è l’ultima cosa da fare). Vita resta un centrocampista di prima fascia per la categoria. Casolari in un altro contesto siamo convinti eccellerebbe. Cosa non va: nutriamo forti perplessità sul fatto che Dal Canto, per tante ragioni, sia l’uomo giusto per portare il Cittadella fuori dalle secche. Molti dei nuovi acquisti non hanno reso come ci si aspettava. Branca arranca e sembra in fase di eclisse. La squadra sembra soffrire psicologicamente molto il momento difficile

SÜDTIROL – Cosa va: la capacità della squadra di rimanere sul pezzo anche nelle giornate più difficili e i gol in zona Cesarini lo dimostrano. Il talento di alcuni (Rover su tutti) può fare molto comodo. Masiello, nonostante qualche scricchiolio, rimane un difensore all’altezza della situazione. Cosa non va: tre stagioni, tre cambi di allenatore. Sicuri che il problema non sia altrove e non in panchina? Gli infortuni in serie, in particolare quello di Tait, vero e proprio ago della bilancia del centrocampo e della squadra

PADOVA – Cosa va: praticamente tutto. Un ritmo da record, una difesa bunker, un allenatore che indovina praticamente ogni mossa, il gioco, un attacco che porta in gol tanti protagonisti. Fortin è destinato a grandi palcoscenici, Fusi è da categoria superiore, Capelli è cresciuto tantissimo, Crisetig ha spazzato via con tre mesi di grande livello tutte le assurde critiche ricevute. Cosa non va: Spagnoli è sicuramente importante per questa squadra, ma un attaccante deve segnare e un solo gol su rigore non può bastare: non ha fatto la differenza come si sperava. La spaccatura fra società e tifoseria rimane un’incognita, soprattutto se si dovesse perdere qualche partita

VICENZA – Cosa va – la solidità difensiva è un buon punto di partenza per provare a vincere il campionato. Carraro non è Ronaldo, ma dal suo rientro ha fatto decollare il rendimento della squadra. Costa, Zonta e Confente mantengono uno standard qualitativo molto elevato, con molti alti e pochi bassi. Cosa non va: segnare a Vicenza non è come segnare a Rimini: a Morra si chiede di più, come del resto a Zamparo, Rauti e a Rolfini. La qualità del gioco è più bassa rispetto allo scorso anno. Della Morte ha avuto quello che voleva: ora dimostri di esserci ancora con la testa, altrimenti a gennaio una cessione non sarebbe certo un dramma. Il peso di psicologico di chi sta dietro dovendo inseguire non è facile per nessuno da sostenere

TRIESTINA – Cosa va – niente. l’ultimo posto è il perfetto specchio di una gestione alla rovescia. Nel calcio, se fai costantemente il contrario di quello che devi, il conto che ti si presenta è salatissimo. Cosa non va: un elenco lunghissimo di cose. Manca un direttore sportivo che gestisca la quotidianità e che si interfacci con l’allenatore: lo ha chiesto persino Clotet. Risultato? Il solito silenzio, i soliti balletti. La perdita di controllo dei nervi: l’episodio Clotet – Krollis è stato da censura, certe cose vanno risolte nello spogliatoio e non con sceneggiate in pubblico. Krollis da 2 in pagella sinora, Clotet ha sbagliato e la pezza messa in un secondo momento è stata come sempre tardiva e sgangherata. Questione tecnica: manca un centravanti di spessore, che non può essere Olivieri (una seconda punta). A sinistra si aprono voragini. La difesa a quattro questa squadra la regge a fatica. Ma tutto, lo ribadiamo va ricondotto alla sconsiderata gestione societaria. O cambia e si assume un ds, oppure si rischia di far collassare non solo la squadra, ma l’intero progetto

TRENTO – Cosa va: quasi tutto. Squadra costruita benissimo, con ogni tassello al posto giusto e con la ciliegina sulla torta Di Carmine che ha fatto decollare tutto il gruppo. In crescita vertiginosa: Frosinini, Aucelli, Rada (la luce più splendente), Giannotti. I due portieri hanno entrambi regalato un rendimento importante. E poi, ovviamente, Tabbiani. Cosa non va: i troppi infortuni che continuano a martoriare la squadra. Disanto è uno dei pochi ad aver galleggiato sotto la sufficienza, a parte qualche rara impennata.

VIRTUS VERONA – Cosa va: dopo un inizio difficile, la squadra ha svoltato. De Marchi sembra trovare in questo borgo veronese la sua dimensione ideale. Metlika è pronto per altri palcoscenici, Amadio è una sicurezza, Rispoli germoglia bene. Cosa non va: in porta qualche incertezza di troppo, soprattutto perché non c’è un titolare chiaro. Pagliuca a corrente alternata. Da evitare  il rischio presunzione una volta raggiunto il top della condizione

ARZIGNANO – Cosa va: dopo un inizio da incubo, Bianchini ha riportato serenità e dato un’identità chiara alla squadra. Lo spogliatoio che prima era in subbuglio, ora è tenuto insieme con il giusto carisma. Lakti ha grandi qualità, deve solo disciplinarsi, Bordo resta una sicurezza e Cariolato è una colonna per questi colori. Cosa non va: la scelta di Bruno è stata oggettivamente un errore. L’Arzignano non ha bisogno di formule magiche, ma di una tranquilla normalità.

UNION CLODIENSE – Cosa va: la gestione societaria resta ammirevole. Anziché cedere alla tentazione dell’esonero, si cerca di resistere in attesa del ritorno al Ballarin. La squadra, pur con qualche carenza, resta all’altezza della salvezza. Biondi resta un top in relazione agli obiettivi perseguiti. Cosa non va: la proposta offensiva di Andreucci in C non convince fino in fondo. La difesa subisce troppi gol. La zavorra rappresentata dall’impossibilità di giocare al Ballarin fino a questo momento ha fatto perdere tanti punti

CALDIERO TERME – Cosa va: pur in un momento difficile, è degna di ammirazione la volontà di continuare a voler insistere con un calcio propositivo e coraggioso. Marras è un acquisto indovinato. L’impianto di squadra regge il salto di categoria, Soave sembra essersi adeguato alle necessità della C. Cosa non va: la difesa va registrata al più presto, magari con un paio di ritocchi a gennaio. Anche a centrocampo sembra mancare qualcosa qualitativamente parlando

LEGNAGO – Cosa va: dopo l’esonero di Gastaldello la squadra ha riacquisito un minimo di compattezza. Svidercoschi resta una certezza a questi livelli e Martic non ha tradito. Cosa non va: la difesa va ripensata totalmente a gennaio e serve anche un centrocampista che in mezzo sappia schermare e proteggere la terza linea. Ma i ritocchi dovranno riguardare anche il reparto offensivo per sperare di poter conservare la categoria

 

 

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Trento, una scalata irresistibile con tanti meriti. Padova, la marcia da record continua: il Vicenza per ora resiste. A San Siro il miglior Venezia dell’anno. Verona come l’Araba Fenice. Südtirol, paga ancora l’allenatore: sicuri che sia quello il problema? https://www.trivenetogoal.it/2024/11/06/trento-una-scalata-irresistibile-con-tanti-meriti-padova-la-marcia-da-record-continua-il-vicenza-per-ora-resiste-a-san-siro-il-miglior-venezia-dellanno-verona-come-laraba-fenice-sudtirol-p/222367/ https://www.trivenetogoal.it/2024/11/06/trento-una-scalata-irresistibile-con-tanti-meriti-padova-la-marcia-da-record-continua-il-vicenza-per-ora-resiste-a-san-siro-il-miglior-venezia-dellanno-verona-come-laraba-fenice-sudtirol-p/222367/#respond Tue, 05 Nov 2024 23:39:11 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=222367 Comincio questo mio editoriale dal Trento. Gli voglio dare la copertina perché secondo me la merita per tante ragioni. Innanzitutto la lungimiranza della dirigenza, con Giorgio Zamuner ancora protagonista dietro la scrivania. Se mai ci fossero dubbi sulla sua competenza, ecco servita un’altra bella testimonianza di come si lavora. A volte nel calcio si creano […]

The post Trento, una scalata irresistibile con tanti meriti. Padova, la marcia da record continua: il Vicenza per ora resiste. A San Siro il miglior Venezia dell’anno. Verona come l’Araba Fenice. Südtirol, paga ancora l’allenatore: sicuri che sia quello il problema? first appeared on Triveneto Goal.]]>
Comincio questo mio editoriale dal Trento. Gli voglio dare la copertina perché secondo me la merita per tante ragioni. Innanzitutto la lungimiranza della dirigenza, con Giorgio Zamuner ancora protagonista dietro la scrivania. Se mai ci fossero dubbi sulla sua competenza, ecco servita un’altra bella testimonianza di come si lavora. A volte nel calcio si creano alchimie vincenti quasi senza accorgersene e Mauro Giacca può essere giustamente soddisfatto. Dodici risultati utili consecutivi, una sconfitta all’esordio col Padova e poi un percorso netto fatto di gioie, sacrifici, esili forzati, pareggi e vittorie. Tutte le scelte sono state azzeccate, a cominciare da quella dell’allenatore. Luca Tabbiani ha trovato l’ambiente giusto dove potersi esprimere al meglio. Non aveva fatto bene a Catania e ha chiuso a Fiorenzuola una stagione da dimenticare, eppure Trento l’ha riportato in vetrina. Sta indovinando tutto, persino l’alternanza in porta fra Tommasi e Barlocco che ha regalato risultati eccellenti. Di Carmine è stata la ciliegina, ma stanno impennandosi le quotazioni di diversi protagonisti. Qualche esempio? Frosinini, Cappelletti, Rada, ma pure Ghillani promette bene. Venerdì ci sarà la prova del nove al Briamasco contro al Feralpisalò. Se davvero il Trento dovesse riuscire a vincere, farebbe un salto triplo carpiato in avanti. L’unico neo è che ancora i tifosi non hanno risposto come ci si aspetterebbe. Oltre allo zoccolo duro che non tradisce mai, purtroppo il calcio in città ha perso troppe generazioni e ci vuole tempo per recuperare il terreno e il seguito perduto. Ma questa squadra merita di essere seguita e sostenuta perché sta facendo qualcosa di grande.

La sfida in vetta nel girone A è sempre viva e il Padova per ora sembra avere qualcosa in più del Vicenza. Ha vinto anche a Crema con pieno merito, su un campo dove in passato aveva spesso pagato pegno. Ha sofferto un po’ solo nel finale, ma non ha mai dato la sensazione di tremare per davvero. I numeri sono clamorosi: 13 partite, 11 vittorie, 2 pareggi, 0 sconfitte, 25 gol fatti, 5 subiti, 8 clean sheet, secondo miglior attacco, miglior difesa,  un predominio che risulta assoluto su tutto il resto del girone. Certo, la strada è ancora lunga, ma siamo a novembre e chi pensava che i biancoscudati fossero una meteora dovrà rivedere le proprie convinzioni. Sette punti di vantaggio non sono pochi e non sarà facile per il Vicenza che insegue nella piazza d’0nore recuperarli. Servirebbero tre sconfitte della capolista e altrettante vittorie della seconda della classe, perché al momento scontro diretto e differenza reti sono a favore del Padova. Oppure qualche pareggio sparso e sempre il motore a mille di chi insegue. Non una prospettiva comoda, anche se il calcio ha abituato a sorprese anche clamorose, come fu la rimonta della Cremonese all’Alessandria qualche anno fa e nulla può essere dato per scontato. Come ho visto il Vicenza col Lecco? Bene a tratti, migliorato notevolmente a centrocampo dove Carraro, al di là del bellissimo gol che ha regalato un successo prezioso, ha preso in mano le redini della squadra, pur con caratteristiche diverse rispetto a Ronaldo. In attacco, però, si fatica tanto. Il rigore fallito da Zamparo rappresenta alla perfezione il peso di chi si trova costretto a inseguire senza poter sbagliare, perché quando chi guida corre come un forsennato, anche un pari diventa una mezza sconfitta. Né Morra, né Zamparo, né Rauti sono riusciti per ora a non far rimpiangere chi non c’è, ossia Ferrari. Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, segnare a Vicenza non è la stessa cosa che farlo a Rimini. La maglia pesa, il Menti è uno stadio con un seguito straordinario per la categoria che ti trascina ma che devi essere bravo a farti amico e questo lo possono dare il carattere e la personalità, che non si comprano al mercato. O ci sono o non ci sono. Chi ha dimostrato di averne è proprio Carraro, che aveva già sfiorato il successo personale a Novara e che ha timbrato alla grande col Lecco. Un gol che vale tanto e che permette al Vicenza di sperare nel ribaltone, con una semina che, per forza di cose, non potrà dare risultati nell’immediato.

A Trieste tutto tace, nel senso che nulla di nuovo emerge rispetto a quanto già scritto su queste colonne sette giorni fa. Manca sempre un centravanti, a sinistra nello scacchiere difensivo si aprono voragini, la squadra ha limiti e lacune che potranno essere colmate soltanto a gennaio. Ma da chi? Se le prospettive sono quelle estive non c’è da aspettarsi nulla di nuovo, mentre resta aperta l’urgenza di un direttore sportivo. Quanto ce ne sia bisogno lo ha detto esplicitamente pure Pep Clotet nel dopo gara di Busto Arsizio, ennesima partita grigia, senza gol, senza squilli, senza luce, senza sorrisi: “Sono concentrato per fare il massimo adesso. Poi a gennaio si vedrà: ci sarà il mercato, una situazione che dovrà affrontare un direttore sportivo che dovrà arrivare e con cui mi piacerebbe confrontarmi. Vorrei che la società si completasse in ogni sua parte per poter crescere insieme”. Più chiaro di così si muore, speriamo che chi comanda capisca, come già ripetuto più volte su queste colonne, che c’è tremendamente bisogno di una svolta dietro la scrivania, nello stesso interesse di chi oggi è contestato e di chi è costretto ad apparire e scomparire dai social e la cui immagine potrebbe essere rilanciata se avesse accanto qualcuno in grado di gestire la quotidianità. Chi? Collauto o Delli Carri, chiunque dei due arrivi sarebbe comunque un’upgrade notevole.

Scandalo a Legnago, dove il Perugia ha segnato di mano e dove persino il sindaco ha alzato la voce parlando di furto. Certi errori fanno veramente pensare, difficile poterli digerire. L’Union Clodiense è in grave difficoltà: sei sconfitte nelle ultime sette gare, oggi la società ha confermato la fiducia in Cavagnis e Andreucci, un segnale in controtendenza rispetto a quanto accade solitamente nel mondo del calcio. C’è anche chi beneficia di un esonero, perché per esempio l’Arzignano, da quando è tornato Bianchini, vola: tre vittorie in quattro partite, con la netta sensazione di aver svoltato. La Virtus Verona rimane sopra la zona di galleggiamento e potrebbe restare sopra il livello di sicurezza, il Caldiero sembra aver superato il momento peggiore.

Il Südtirol ha cambiato ancora allenatore: prima il problema era Zauli, poi Bisoli, poi Valente. Siamo sicuri che le difficoltà siano sempre e solo di chi si siede in panchina o c’è dell’altro e bisogna bussare alla porta della dirigenza? Al terzo anno in cui si cambia tecnico una riflessione va fatta con grande schiettezza. Onore a Marco Zaffaroni, un allenatore bravo e una persona degna in un mondo di squali. Farò il tifo per lui, perché riesca a ottenere i risultati che merita, visto che il contributo dato alla salvezza del Verona due stagioni fa è stato a mio parere molto sottovalutato, sperando che non finisca anche lui nella centrifuga sempre attiva del direttore sportivo. Il Cittadella torna da Palermo con un risultato insperato acciuffato per i capelli al 91′. Pandolfi, che aveva litigato con i tifosi zittendoli, si è fatto perdonare con un’autentica prodezza, il resto lo ha fatto l’imprecisione di Insigne, un rigore non dato al Palermo e un ottimo Kastrati che non ha mai perso la bussola neppure in mezzo alla tempesta.

Due trasferte a San Siro, due verità uguali sotto il profilo dei punti fatti (zero), ma due realtà diametralmente opposte. Il Venezia torna da Milano con tanta rabbia in corpo, un gol annullato al 97′ per un fallo quantomeno dubbio di Sverko su Bisseck, ma con in tasca quella che incontrovertibilmente è stata la miglior prestazione della stagione sotto tutti i punti di vista. Anche a dispetto di alcune valutazioni superficiali fatte esclusivamente per osannare un’Inter che i fatti dicono aver sofferto fino all’ultimo minuto di recupero per portare a casa i tre punti. Il Venezia torna da Milano con tante certezze in più. Ha trovato il suo nuovo portiere titolare, Filip Stankovic, che ha disputato una partita eccellente, ha scoperto un’identità di squadra che fa davvero ben sperare e una squadra che ha imparato la lezione dal tremendo cappotto subito alla prima uscita alla Scala del calcio contro il Milan. Due squadre simili nella formazione scelta, ma distanti anni luce per abnegazione, velocità di esecuzione, convinzione nei propri mezzi, capacità di soffrire e, allo stesso tempo, di mantenere un ritmo di esecuzione alto per tutti i novanta minuti. La sensazione è che il 3-2 in rimonta sull’Udinese abbia davvero fatto svoltare la stagione anche al di là di classifica, risultati e compendi numerici che valgono fino a un certo punto. Perché i giocatori adesso ci credono di più e perché hanno capito che salvarsi, sia pure fra mille sofferenze, non è una missione impossibile.

Se il Venezia può ragionevolmente sperare di centrare la salvezza, il Verona è come l’Araba Fenice. Ogni volta che sembra sul punto di deflagrare trova sempre risorse insospettabili a cui appigliarsi. Diciamo la verità: con la Roma è andata di lusso, perché Zalewski ha regalato l’1-0 con una gentile quanto inspiegabile concessione, perché il gol di Magnani era da annullare e perché la squadra di Juric si è letteralmente suicidata, sbagliando gol incredibili e facendosi infilare in contropiede in modo sconsiderato. Ma il Bentegodi, come sempre, è stato una risorsa. Anziché agitare il coltello nella piaga nel momento di massima difficoltà, ha spinto la squadra a non arrendersi e alla fine Zanetti salva la sua panchina da un probabile esonero e si rialza. Come l’Araba Fenice, come qualcosa che ondeggia, trema, ma non si spezza e trova sempre il modo di rimanere in piedi. Resta l’Udinese. Con la Juve non è andata bene, Okoye, oltre che sfortunato mi sembra che non stia mantenendo le promesse di chi lo ha investito del futuro della porta bianconera, il resto del meccanismo si è improvvisamente inceppato. In settimana a Venezia si era perso per presunzione, adesso serve riprendere a correre. Perché il campionato è lungo e la presunzione si paga a caro prezzo. Ci si rimetta l’elmetto e si ricominci a lottare. Subito, senza esitazioni

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Padova, una zampata da big (ma il Vicenza non molla). Triestina, al peggio non c’è ma fine. Trento, Tabbiani non si snaturi. Il Venezia respira, il Verona crolla ma può rialzarsi subito. Cittadella, ancora un flop https://www.trivenetogoal.it/2024/10/29/padova-una-zampata-da-big-ma-il-vicenza-non-molla-triestina-al-peggio-non-ce-ma-fine-trento-tabbiani-non-si-snaturi-il-venezia-respira-il-verona-crolla-ma-puo-rialzarsi-subito-cittadella/221791/ https://www.trivenetogoal.it/2024/10/29/padova-una-zampata-da-big-ma-il-vicenza-non-molla-triestina-al-peggio-non-ce-ma-fine-trento-tabbiani-non-si-snaturi-il-venezia-respira-il-verona-crolla-ma-puo-rialzarsi-subito-cittadella/221791/#respond Mon, 28 Oct 2024 23:24:44 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=221791 Due notizie su tutte nel weekend calcistico appena trascorso per il Triveneto. Padova primo, Triestina ultima. In questa dicotomia ai confini dell’assurdo se qualcuno lo avesse predetto all’inizio della stagione, c”è molto del bello che offre in questo momento la Serie C. E’ stata una domenica da big per il Padova e l’importanza del successo […]

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Due notizie su tutte nel weekend calcistico appena trascorso per il Triveneto. Padova primo, Triestina ultima. In questa dicotomia ai confini dell’assurdo se qualcuno lo avesse predetto all’inizio della stagione, c”è molto del bello che offre in questo momento la Serie C. E’ stata una domenica da big per il Padova e l’importanza del successo in extremis a Zanica sull’Albinoleffe la capiremo forse fra qualche settimana. Il Vicenza aveva vinto, era tornato a -2, mettendo molta pressione alla capolista, che ha reagito, appunto, da big. Vincere a casa Lopez non è facile per nessuno, basti pensare che proprio su quel campo Vecchi ha perso due punti pesanti nell’economia della volata verso il primo posto. In tutta onestà, non mi è piaciuta la formazione iniziale scelta da Andreoletti, il falso nueve è un concetto calcistico che non mi ha mai entusiasmato, fatto sta che quando sono entrati Bortolussi e Liguori le cose sono cambiate completamente. Non dico siano state due partite diverse, ma di sicuro quello che del secondo tempo è un Padova scintillante e convincente, quello del primo molto più fumoso e inconcludente. Un dato, però, su tutti. Siamo a fine ottobre e il Padova non ha ancora perso una partita, la porta di Fortin è un bunker con appena quattro gol al passivo e il +5 sul Vicenza pesa. Altro discorso sono i rinnovi contrattuali, un argomento che per forza di cose la società dovrà affrontare molto presto. Bortolussi si è rabbuiato, quando in sala stampa un cronista gli ha chiesto del rinnovo. Già deve stargli stretto il ruolo di vice – Spagnoli, visto che ha già segnato quattro gol con un minutaggio decisamente inferiore, figuriamoci se ci addentriamo in questo argomento. In estate il Padova respinse l’offerta della Triestina e probabilmente, anzi sicuramente, Bortolussi sta molto meglio dov’è ora. Ma, come il Vicenza ha iniziato a prendere sul serio l’argomento rinnovi, presto dovrà farlo anche la capolista, sempre che non ci abbia già pensato per alcuni giocatori senza farlo sapere. Il Vicenza, si diceva. Un ottimo Vicenza ha battuto nettamente l’Atalanta Under 23, in una partita costellata di errori arbitrali (la mancata espulsione di Costa, il gol regolarissimo inspiegabilmente annullato a Zonta) e in cui si è visto tutto il meglio del gioco di Vecchi. Della Morte, tornato titolare dopo l’esclusione di Arzignano dovuta in buona parte al maltempo, ha bagnato il rinnovo contrattuale con un gol, al resto hanno pensato i compagni di squadra, a partire dall’ottimo Talarico, per finire a Rauti, che ha caratteristiche uniche nell’attacco biancorosso. Carraro è tornato, ma Vecchi pare aver trovato un equilibrio con un pedalatore (Zonta) e un giocatore più compassato ma molto più tecnico (Della Latta). Finché funziona, giusto andare avanti così, vedremo domani a Novara se cambieranno alcune gerarchie in mezzo al campo e davanti. Come ho già avuto modo di dire, cinque punti da recuperare non sono pochi, più che mai al cospetto del Padova che non sbaglia un colpo, ma mi sembra si stia andando verso un campionato simile a quello vinto dal Modena di Tesser in volata sulla Reggiana di Diana. L’Alcione sta facendo meraviglie, saprà tenere fino alla fine o rallenterà com’era prevedibile che facesse il pur buon Renate di Luciano Foschi?

Dalla prima all’ultima posizione del girone il passo è lunghissimo. La Triestina è in ambasce, le partite sembrano fotocopie una dell’altra. Discreto gioco, qualche occasione, un po’ di sfortuna, poi il solito gol su palla inattiva. Mi dispiace dover insistere, ma se non cambia qualcosa in società vedo concreto il rischio della Serie D, arrivati a questo punto, con una squadra che non era stata certo costruita per lottare per salvarsi. Clotet non mi ha convinto troppo all’esordio, ha schierato una squadra messa in campo con criterio, ma la difesa a quattro questo gruppo fatica oggettivamente a reggerla, soprattutto sulla sinistra in cui spesso si aprono voragini. E’ un allenatore che ha bisogno di tempo, ma quello che la proprietà americana di Ben Rosenzweig dovrebbe comprendere è che, avanti di questo passo, si finisce per schiantarsi e buttare via due anni di investimenti. I soldi sono stati spesi malissimo, alcune operazioni lasciano francamente perplessi e Alex Menta deve convincersi, nel suo stesso interesse, che un dirigente al suo fianco significa valorizzare il suo lavoro di scouting e non offuscarlo. Non si parla più di Mattia Collauto, che non è più stato contattato dopo avergli garantito che sarebbe stato lui il nuovo ds, Daniele Delli Carri è sempre alla finestra, ma le proprietà americane in Italia devono smetterla di pensare di aver inventato il calcio e di poter insegnare come si fa business in Italia. Fateci caso: la Roma è un disastro, il Parma ha cominciato a carburare quando ha messo un uomo come Mauro Pederzoli dietro la scrivania, lo Spezia ha rischiato di finire in C, la Triestina ha buttato tutto a mare dopo aver esonerato Tesser. L’anno migliore di Menta in Italia fu quello con Poggi e Collauto accanto a lui, quando aveva una sfera d’influenza limitata e le sue intuizioni innegabili venivano gestite. Non so più come dirlo o scriverlo: o si cambia, oppure può finire molto male.

Il Trento ha perso un’occasione incredibile per fare un salto in avanti eccezionali facendosi raggiungere al 95′ a Busto Arsizio. Per la prima volta non mi è piaciuto Tabbiani, per il resto inappuntabile e autore di una gestione che ha sfiorato la perfezione. Nella ripresa ha pensato di chiudersi a riccio con la difesa a cinque per ovviare alle difficoltà della squadra, ma il risultato è stato quello di arretrare il baricentro di venti metri, concedere due occasioni nitide e prendere il gol sulla terza. Nessun dramma, ci mancherebbe, ma Tabbiani insista sulla strada propositiva e “giochista” con cui si è fatto conoscere sinora. Molto bene la Virtus Verona, che ha strapazzato un’Union Clodiense in grossa difficoltà. Andreucci rischia? Se lo chiedono in molti, anche se il ds Alberto Cavagnis difende il suo tecnico a spada tratta. Certo, se le cose non dovessero cambiare è evidente che il tecnico rischierebbe l’esonero, questo è il calcio e non si deve sorprendere che funzioni così. Fresco si gode un De Marchi versione extralusso, porta avanti la nuova covata con un centrocampo che splende e spera in un anno senza assilli. Risorge l’Arzignano, che finalmente lancia un segnale preciso. Bianchini si prende la prima vittoria, dimentica il Vicenza e si rimette a correre.

In Serie A non stupisce troppo il tracollo del Verona a Bergamo. Quando l’Atalanta entra in forma, può mettere sotto una big del calcio europeo, figuriamoci una squadra di bassa classifica del campionato di Serie A. Nella serata del Gewiss Stadium non ha funzionato praticamente nulla, se non un’abbagliante prodezza di Sarr dai 25 metri e qualche lampo nel buio di Belahyane. Il resto onestamente da buttare e nelle scelte di Zanetti io ci ho visto la volontà di privilegiare il turno infrasettimanale e il fondamentale scontro diretto di Lecce.  La speranza è che i vari Lazovic, Mosquera, Tengstedt, Suslov, Serdar, Duda abbiano tenuto il meglio in serbo per il via del Mare. Il Venezia ha interrotto l’emorragia di tre sconfitte consecutive pareggiando a Monza una partita che avrebbe potuto tranquillamente vincere. Se non queste partite, quando allora si vincerà? Se si vuole salvarsi da qualche parte i punti bisogna per forza di cose andarseli a prendere e contro l’Udinese non bisognerà sbagliare. Joel Pohjanpalo sta faticando, ma in tutte le stagioni in cui si è disimpegnato a Venezia ha iniziato a carburare davvero fra novembre e dicembre. La speranza di Di Francesco è quella di ritrovare presto il suo centravanti al massimo della potenza, perché se è vero che la difesa continua ad incassare troppi gol, è altrettanto vero che il reparto offensivo nel suo complesso non sta offrendo un rendimento all’altezza della situazione. Ancora una volta, se mai ce ne fosse stato il bisogno, è stato confermato quanto manchi come il pane alla squadra un centrale difensivo di livello e di esperienza per alzare la qualità della terza linea. Un’esigenza che probabilmente soddisfatta col mercato di gennaio, quando la società si è detta pronta a intervenire. L’Udinese sta facendo sognare i tifosi. Ineccepibile la vittoria sul Cagliari, evidente la sensazione di solidità che dà la squadra, la quale subisce pochi gol e non è facile da superare. Ho scommesso su Lucca a inizio anno e i risultati sono quelli sperati. La crescita è vertiginosa, così come quella di tutta la squadra nel suo complesso.

Male il Südtirol, che si schianta a Catanzaro e incassa il terzo ko consecutivo, malissimo il Cittadella. Alla seconda uscita, di effetto Dal Canto non si può parlare neppure parzialmente. La squadra è addirittura peggiorata, a Carrara è andata in scena una delle peggiori prestazioni stagionali, non ha funzionato proprio nulla, a cominciare dal portiere. Ho espresso tutti i miei dubbi sulla scelta compiuta da Stefano Marchetti dopo l’esonero di Edoardo Gorini (c’erano diversi tecnici più meritevoli di una chiamata dalla città murata, Zaffaroni su tutti) e oggi il Cittadella boccheggia. Vedremo se si rialzerà mercoledì contro la Sampdoria, un avversario difficilissimo da affrontare in uno dei  momenti più complessi degli ultimi anni. Impossibile trarre conclusioni definitive, ma il quadro al momento è allarmante. Post scriptum sulla Serie D. In vetta veleggiano adesso Campodarsego e Dolomiti Bellunesi, che si affronteranno al Gabbiano, mentre il Treviso resta a -4. Una bella lotta in un girone particolarmente interessante, da seguire fino alla fine e dove potrebbero anche spuntare sorprese da ovest.

 

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https://www.trivenetogoal.it/2024/10/29/padova-una-zampata-da-big-ma-il-vicenza-non-molla-triestina-al-peggio-non-ce-ma-fine-trento-tabbiani-non-si-snaturi-il-venezia-respira-il-verona-crolla-ma-puo-rialzarsi-subito-cittadella/221791/feed/ 0
Triestina, otto mesi di ordinaria follia. Padova, novità societarie, gioie (e qualche spina). Vicenza: centrocampo, rinnovi e dintorni. Venezia, Monza decisiva per Di Francesco? Cittadella, per ora nessun effetto Dal Canto. Trento, una serie da urlo https://www.trivenetogoal.it/2024/10/22/triestina-otto-mesi-di-ordinaria-follia-padova-novita-societarie-gioie-e-qualche-spina-vicenza-centrocampo-rinnovi-e-dintorni-venezia-monza-decisiva-per-di-francesco-cittadella-per-ora-ne/221335/ https://www.trivenetogoal.it/2024/10/22/triestina-otto-mesi-di-ordinaria-follia-padova-novita-societarie-gioie-e-qualche-spina-vicenza-centrocampo-rinnovi-e-dintorni-venezia-monza-decisiva-per-di-francesco-cittadella-per-ora-ne/221335/#respond Mon, 21 Oct 2024 22:38:07 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=221335 Otto mesi di ordinaria follia. Parto ancora una volta da Trieste, perché con tutta la buona volontà continuo a non capire. Non capisco perché, a oltre un mese e mezzo dalla cacciata di Morris Donati, la Triestina non abbia ancora un direttore sportivo. Non capisco perché l’allenatore che sostituisce di fatto Michele Santoni sia stato […]

The post Triestina, otto mesi di ordinaria follia. Padova, novità societarie, gioie (e qualche spina). Vicenza: centrocampo, rinnovi e dintorni. Venezia, Monza decisiva per Di Francesco? Cittadella, per ora nessun effetto Dal Canto. Trento, una serie da urlo first appeared on Triveneto Goal.]]>
Otto mesi di ordinaria follia. Parto ancora una volta da Trieste, perché con tutta la buona volontà continuo a non capire. Non capisco perché, a oltre un mese e mezzo dalla cacciata di Morris Donati, la Triestina non abbia ancora un direttore sportivo. Non capisco perché l’allenatore che sostituisce di fatto Michele Santoni sia stato presentato a quasi un mese di distanza dall’esonero del suo predecessore. Non capisco perché si sia persa un’altra settimana, accumulando le decisioni infelici che nel corso degli ultimi mesi si sono susseguite a queste latitudini. Non capisco perché Clotet sia stato scelto anche con l’avallo di Mattia Collauto e quest’ultimo non sia stato ancora annunciato. Non capisco perché permanga un ballottaggio con Delli Carri e non sia ancora stato sciolto. Non capisco perché Ben Rosenzweig tutto abbia fatto fuorché spiegare perché la società abbia imboccato una strada suicida con decisioni una peggio dell’altra. Ormai non si contano più: l’esonero di Tesser da terzo in classifica, ancora in corsa per il secondo posto e a tutti gli effetti in lizza per la promozione tramite i playoff. La cessione di Adorante alla Juve Stabia, scatenato protagonista a Castellammare anche in Serie B. La cessione di Mattia Finotto, simbolo della clamorosa promozione della Carrarese in Serie B. L’arrivo sulla panchina di Roberto Bordin, che ha offerto un rendimento disastroso dimostrando tutta la sua inadeguatezza al ruolo. Non contenti, per ben due volte si sarebbe potuto richiamare Tesser e non lo si è fatto. Si è ceduto Lescano, il capocannoniere della passata stagione del girone A, di fatto, senza sostituirlo adeguatamente e scegliendo Krollis, l’ennesima scommessa. Si è provata un’altra scommessa esotica, Michele Santoni che, nonostante le ottime referenze dall’Olanda, si è dimostrato un altro Bordin, convinto di aver inventato il calcio e traslando un modello inapplicabile in Serie C anche a costo di schiantarsi contro un muro. Ora sul ponte di comando c’è Pep Clotet, che fuor di dubbio è davvero un ottimo allenatore. Ma la vera domanda è: lui che gioca a quattro è l’uomo giusto in un marasma come quello attuale con la difesa a tre unico possibile appiglio per evitare una caduta libera peggiore di quella che attualmente è già in corso? E’ Clotet che pratica un calcio di palleggio e di spunti tattici innovativi l’uomo giusto per sistemare la baraonda in corso a Trieste? Onestamente nutro i miei dubbi e comincerò a metterli da parte solo quando vedrò un ds vero sul ponte di comando. Lo dico senza mezzi termini: se si continua così si finisce dritti in Serie D, inconcepibile dopo tutti i soldi spesi sinora.

Passiamo al duello dell’anno, quello fra Padova e Vicenza. La capolista ha rallentato e si poteva immaginare che sarebbe accaduto. Vincere sempre non si può, altrimenti si diventerebbe una squadra di marziani e invece ci sarà da lottare molto per tagliare il traguardo al primo posto nonostante un buon margine di vantaggio. Nell’anno in cui tutto sembra girare per il verso giusto, in settimana la società ha nuovamente sbagliato nella persona di Alessandra Bianchi che, dopo aver confermato la sua presenza all’incontro con Appartenenza Biancoscudata, ha lasciato la sedia della tavola rotonda desolatamente vuota nel faccia a faccia con tifosi e Comune. Una scelta ingiustificabile: chi è assente ha sempre torto. Avrebbe potuto ribadire la sua posizione, dimostrando quantomeno la disponibilità al confronto. Nulla di tutto ciò è accaduto. Nel frattempo è vicino l’ingresso di un nuovo socio di minoranza nel club, che dovrebbe acquisire l’8% del pacchetto azionario, riducendo la quota di competenza di Joseph Oughourlian. Dovesse andare in porto, sarebbe un buon segnale, non c’è che dire. E la squadra? Contro la Feralpisalò non mi è affatto dispiaciuta, non ha concesso quasi nulla e non ha subito gol. Ha gli episodi che sinora sono girati quasi tutti a favore, compreso un rigore non concesso ai Leoni del Garda che le immagini hanno dimostrato esserci, pur essendo molto difficile da cogliere a occhio nudo. Il pari, a scanso di equivoci, è una mezza sconfitta per Aimo Diana, che ha fallito l’opportunità di rientrare in corsa per il primo posto. Andreoletti ha in mano il gruppo, ha tante soluzioni e una rosa completa, anche se mi sfugge il motivo, a quasi due mesi dal suo arrivo, dell’impiego pressoché nullo di Jeremie Broh. Sinora Andreoletti le ha indovinate quasi tutte, ma non sarà facile giostrarsi fra le mille spigolature di uno spogliatoio extralarge. Ho visto il Vicenza ad Arzignano e, nonostante la vittoria, non mi ha fatto una grande impressione. Ribadisco, però, che Vecchi sta giocando senza Ronaldo e, per ora, anche senza il suo sostituto, Carraro. Chiunque andrebbe in difficoltà in un mosaico simile e aver ridotto il gap a cinque punti è una buona notizia per i biancorossi. Le spine esistono pure qui, ossia i tanti giocatori che spingono per il rinnovo di contratto. Positivo quello di Della Morte, che paradossalmente è rimasto in panchina proprio nella settimana in cui avrebbe voluto dimostrare di essersi messo alle spalle mesi di chiacchiere. Ora toccherà a Confente, poi a Laezza e Costa, poi forse anche a De Col, che in estate aveva portato due offerte, una del Modena e una del Perugia ed è stato trattenuto. Ora vuole il rinnovo, non dovesse averlo a gennaio potrebbe andarsene. Una volta sistemate queste situazioni, il Vicenza potrebbe ricominciare a risalire la corrente, sperando di recuperare a gennaio Ronaldo e Ferrari, che però per struttura fisica avrà qualche difficoltà a recuperare la forma fisica rapidamente, mentre per il brasiliano l’ostacolo maggiore è l’età.

In Serie A siamo reduce dal rovinoso crollo del Verona in casa con il Monza. Uno 0-3 del tutto inaspettato, contro l’ultima della classe che sinora aveva zoppicato parecchio. Stasera è funzionato poco o nulla nei gialloblù. Non hanno funzionato le due punte, Lazovic ha avuto la palla del pari ma Turati gli ha detto di no, la difesa ha visto Mota Carvalho solo in fotografia e a centrocampo né Duda né Belahyane hanno mostrato il meglio del proprio repertorio. La sosta, sorprendentemente, ha fatto male ai gialloblù, che rimangono a ridosso della zona pericolo, pur in un limbo tutto sommato non disprezzabile. Il Venezia da stasera è ultimo da solo e la domanda è: se Di Francesco dovesse perdere a Monza sarebbe al capolinea? L’impressione è che sarebbe difficile giustificare la quarta sconfitta consecutiva e che le apparenti certezze dirigenziali probabilmente vacillerebbero. Da una parte quella dell’U Power Stadium potrebbe essere la partita in grado di mettere pericolosamente in bilico la posizione del tecnico, dall’altra potrebbe essere anche quella della svolta dopo un inizio di stagione da incubo per i colori arancioneroverdi. La squadra è in serie negativa da tre partite, tutte perse sia pure con prestazioni tutto sommato discrete. Ma se gli errori tecnici proseguono senza soluzione di continuità e per la terza partita consecutiva si è subito gol su palla inattiva è evidente che a finire in discussione non sia soltanto il lavoro dell’allenatore, ma la qualità complessivo di un organico che, almeno in difesa, non sembra all’altezza della massima serie. All’interno di un bilancio largamente positivo della sua esperienza veneziana, al direttore sportivo Filippo Antonelli tanti tifosi e diversi addetti ai lavori imputano il non aver acquistato un centrale di esperienza da inserire all’interno dell’organico. Una carenza che, con il passare della settimane, sta diventando sempre più evidente, man mano che le situazioni difensive si ripetono, sia con squadre di alta, che di bassa classifica. Ma ci sono anche aspetti positivi: il rientro di Duncan regala qualche certezza in più al centrocampo, Oristanio è in fase di decollo e Stankovic non ha tremato al debutto nella massima serie.

Menzioni e censure varie della settimana. L’arbitraggio di Milan – Udinese è stato inconcepibile e la netta impressione è che si faccia un uso arbitrario del Var a seconda della latitudini a cui viene applicato. Serve uniformità di giudizio, perché se certi errori potevano essere tollerabili quando la tecnologia non aiutava, adesso non lo sono più. A Cittadella falsa partenza per Alessandro Dal Canto, che si è presentato senza cambiare praticamente nulla di quello che stava facendo Gorini, quantomeno inizialmente. Un allenatore, nel momento in cui arriva in una nuova realtà, qualcosa di nuovo lo deve portare, altrimenti perché è stato assunto? Invece è arrivato un modesto pareggio contro l’ultima della classe pur avendo giocato larga parte del match in superiorità numerica. Per ora non ci siamo, aspettiamo le prossime partite per capire se le cose miglioreranno. Menzioni speciali per Fabian Tait e Michael De Marchi: per il primo sembrava la giornata perfetta, premio, vantaggio e gol messo a segno. Un sogno su cui ha provveduto a gettare una secchiata d’acqua gelida il Pisa di Pippo Inzaghi. Il Südtirol continua a non conoscere la parola pareggio, ha perso per la quinta volta e ne ha vinte quattro. A questi ritmi ci si salva tranquillamente, ma l’impressione è che manchi qualcosa per il definitivo salto di qualità. De Marchi, che a Padova e a Taranto non segnava neppure nelle situazioni più comode, a Verona sponda Virtus pare aver ritrovato lo smalto. Quattro gol consecutivi e un’autentica prodezza al Rocco. L’Arzignano continua a sprofondare, il Legnago si è rialzato con un blitz da urlo in casa del Milan Futuro, all’Union Clodiense manca tremendamente il Ballarin, sia dal punto di vista ambientale che psicologico. Dulcis in fundo, il Trento. Partenza da sogno, nove risultati utili consecutivi, una difesa che non prende gol da tre partite, giocatori interscambiabili, un centravanti in stato di grazia come Samuel Di Carmine, la bravura di Tabbiani più forte pure delle assenze. Occhio, che se si incastrano 2-3 pezzi del mosaico il Trento può salire ancora e porre le basi, in un futuro forse neppure così lontano, magari fra un anno, di un tentativo di scalata al piano di sopra. Se son rose…

 

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Padova-Vicenza, sette punti sono tanti e su Liguori la penso così. Triestina, nella tempesta Collauto è la prima luce. Trento, troppe assenze ma la serie è d’oro https://www.trivenetogoal.it/2024/10/13/padova-vicenza-sette-punti-sono-tanti-e-su-liguori-la-penso-cosi-triestina-nella-tempesta-collauto-e-la-prima-luce-trento-troppe-assenze-ma-la-serie-e-doro/220836/ https://www.trivenetogoal.it/2024/10/13/padova-vicenza-sette-punti-sono-tanti-e-su-liguori-la-penso-cosi-triestina-nella-tempesta-collauto-e-la-prima-luce-trento-troppe-assenze-ma-la-serie-e-doro/220836/#respond Sun, 13 Oct 2024 21:00:25 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=220836 Passano le giornate e, non soltanto il Padova non si ferma, ma anzi accelera e aumenta il vantaggio sulle inseguitrici. Domanda a bruciapelo: oggi, 13 ottobre, quanti scommetterebbero su un Vicenza primo a fine campionato? Sette punti da recuperare sono oggettivamente tanti, c’è pure uno scontro diretto per ora a favore del Padova e una […]

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Passano le giornate e, non soltanto il Padova non si ferma, ma anzi accelera e aumenta il vantaggio sulle inseguitrici. Domanda a bruciapelo: oggi, 13 ottobre, quanti scommetterebbero su un Vicenza primo a fine campionato? Sette punti da recuperare sono oggettivamente tanti, c’è pure uno scontro diretto per ora a favore del Padova e una differenza reti largamente sbilanciata a favore della capolista, c’è tutta la pressione del mondo su chi insegue, ci sono infortuni che complicano maledettamente il lavoro di Stefano Vecchi. Oggi contro il Lumezzane ho visto una squadra spenta, che ha attaccato in modo confusionario con troppi cross dalla trequarti, senza un cervello pensante a centrocampo, con un’identità precisa ma alla quale mancavano troppi primattori per far vedere il meglio di sé. Oggi all’appello ha risposto assente tutta, e ripeto tutta, la spina dorsale dello scorso campionato: Confente, Golemic, Ronaldo, Ferrari. Toglietele la spina dorsale dell’undici titolare e qualsiasi squadra andrebbe in difficoltà. Il Vicenza, che ha fuori pure il sostituto di Ronaldo (Carraro), ha accusato il colpo del derby perso all’Euganeo, il Padova ha spinto ancora di più sull’acceleratore nella settimana in cui è deflagrato all’improvviso il caso Liguori. Questione spinosa, su cui almeno oggi è difficile esprimere un giudizio. Di sicuro nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria. In particolare, l’articolo 27, comma 2, della Costituzione afferma che «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Il tutto vale pure per Liguori. Però ci sono sei anni di indagini, un’accusa infamante per violenza sessuale, un giudice che ha deciso che qualcosa di grave è successo e una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione che fa pensare. Ci sarà un appello e forse un terzo grado di giudizio, ma ci sarebbe molto da dire anche su come la società ha trattato la questione, balzata agli onori della cronaca all’improvviso e senza preavviso. In casi e con accuse analoghe, il Cittadella aveva deciso di chiudere il rapporto con Santiago Visentin, mentre la Virtus Verona ha continuato a far giocare Gianni Manfrin pur con una condanna di primo grado a sei anni.  Il Padova, però, quest’anno sembra più forte di tutto. Vince, convince, ha gli episodi che girano a favore, merita i risultati che ottiene, ha un allenatore che sta facendo un lavoro enorme. Ha qualcosa che al Vicenza manca, ossia i cross dal fondo, che poi sono il modo migliore per creare occasioni nitide e un’intensità che esalta le qualità dei singoli. A Gorgonzola sul fondo ci è arrivato tre volte nel primo tempo e ha creato tre palle gol, nella ripresa ha gestito senza quasi soffrire, colpendo un palo dopo quello colpito su punizione dalla Giana nel primo tempo e concedendo solo una punizione dal limite. Vero che siamo a un terzo della stagione, altrettanto vero che il campionato per ora ha messo un verdetto chiaro e il solco scavato in classifica è significativo. Non definitivo, ma sicuramente un indizio evidente impossibile da trascurare.

A Trieste il caos regna sovrano. Una prima luce nella tempesta potrebbe essere l’arrivo di Mattia Collauto, un dirigente capace, che ha già lavorato assieme ad Alex Menta con buoni risultati, che è stato a stretto contatto con Fabiano Speggiorin per anni, che ha una gran voglia di rimettersi in pista. A scanso di equivoci, diciamo sì con forza a un suo ingresso sulla scena, sarebbe il primo passo giusto nella giusta direzione. Sulle voci circolate in giornata circa un possibile cambio societario preferiamo al momento non scrivere nulla al di là delle smentite, sarebbe un rinnegare praticamente un anno e mezzo di lavoro (per quanto con risultati largamente insufficienti), non crediamo che sarebbe giusto e vogliamo sperare ci sia la voglia di rimediare più che di scappare. Capitolo allenatore. Ne serve uno, ne serve uno vero molto in fretta. Qui, se ancora non si è capito, si sta rischiando la retrocessione, di sicuro il rischio esisterà fino a quando le cose saranno gestite come fatto fino ad oggi. Ma c’è ancora spazio e margine di manovra, anche se il fallimento della strategia estiva è fragoroso. Venti punti dal primo posto alla nona giornata è qualcosa di inconcepibile. Molti spingono per il ritorno di Attilio Tesser e anche in questo caso dico che sarebbe una delle soluzioni giuste, a patto di chiarirsi prima di ripartire. Certo, con la rosa attuale giocare a quattro dietro mi sembra un rischio enorme, ma Tesser conosce l’ambiente, conosce la categoria, conosce la città. Non dovesse essere lui, Roberto Breda sarebbe comunque una buona opzione, l’importante è fare presto perché si è perso sin troppo tempo con conseguenze sotto gli occhi di tutti.

Il Trento inchioda uno 0-0 a Crema figlio delle tante, troppe assenze per infortunio. Senza la mente della squadra (Rada), il portiere più affidabile (Tommasi), l’estro in fascia (Peralta) e un centrocampista coi fiocchi (Sangalli) era difficile pretendere di più, con Aucelli che si è sistemato in cabina di regia armandosi di buona volontà in un ruolo non suo. Una volta tanto Di Carmine ha dimostrato di essere umano dopo partite da extraterrestre per un trentaseienne e la contesa è finita senza gol e con un punticino all’attivo. Sono e resto convinto che quando l’organico sarà completo si potrà ambire alle primissime posizioni della classifica, per adesso ci sono otto risultati utili consecutivi a confermare che la strada è quella giusta. L’Union Clodiense acciuffa un pari tirato per i capelli a Vercelli che dimostra che la squadra è viva e che serve resistere fino al ritorno al Ballarin, che porterà sicuramente punti e vittorie. L’Arzignano alla deriva esonera Alessandro Bruno e forse riprenderà Giuseppe Bianchini, il Caldiero Terme è in grossa difficoltà dopo la quinta sconfitta consecutiva ma resta una realtà ammirevole, la Virtus Verona si è tirata fuori dai bassifondi con due vittorie in altrettanti derby, il Legnago è tornato a boccheggiare dopo l’arrivo di Contini che aveva fatto sperare in qualcosa di diverso. Postilla finale sul Cittadella: ha esonerato Gorini per prendere Dal Canto, esattamente per quali meriti?

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Venezia, perché è giusto continuare con Di Francesco. Verona, i germogli crescono. Padova-Vicenza, cos’ha detto il derby. Triestina, così si rischia grosso: una settimana dopo tutto uguale. Trento, Di Carmine è il pezzo del puzzle mancante https://www.trivenetogoal.it/2024/10/07/venezia-perche-e-giusto-continuare-con-di-francesco-verona-i-germogli-crescono-padova-vicenza-cosha-detto-il-derby-triestina-cosi-si-rischia-grosso-una-settimana-dopo-tutto-uguale-trento-d/220538/ https://www.trivenetogoal.it/2024/10/07/venezia-perche-e-giusto-continuare-con-di-francesco-verona-i-germogli-crescono-padova-vicenza-cosha-detto-il-derby-triestina-cosi-si-rischia-grosso-una-settimana-dopo-tutto-uguale-trento-d/220538/#respond Mon, 07 Oct 2024 20:45:43 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=220538 Verona-Venezia, Padova-Vicenza, Caldiero Terme-Virtus Verona. Tre derby, così diversi, così carichi di pathos, ognuno a suo modo. Chiaramente sono tre situazioni imparagonabili fra loro, ma di spunti di interesse ce ne sono eccome. Cominciamo dal venerdì sera del Bentegodi, che ha regalato una vittoria pesantissima all’Hellas, con uno Zanetti incontenibile nell’esultanza in quella che era […]

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Verona-Venezia, Padova-Vicenza, Caldiero Terme-Virtus Verona. Tre derby, così diversi, così carichi di pathos, ognuno a suo modo. Chiaramente sono tre situazioni imparagonabili fra loro, ma di spunti di interesse ce ne sono eccome. Cominciamo dal venerdì sera del Bentegodi, che ha regalato una vittoria pesantissima all’Hellas, con uno Zanetti incontenibile nell’esultanza in quella che era pur sempre la sfida al suo passato. Ha perso ancora Di Francesco, sempre con le stesse coordinate. Ancora una volta con un gol da palla inattiva, ancora una volta per un errore individuale. Dev’essere dura, ritrovarsi con zero punti in mano dopo Roma e Verona. Ancora più difficile dev’essere scacciare quell’aura di negatività che il tecnico pescarese si porta addosso dopo le disavventure, molto diverse fra loro, degli ultimi anni. Perché il Verona ha vinto il derby? Perché non ha mai smesso di crederci, perché è andato a cercarsi l’episodio fino alla fine, perché non si è scoraggiato nonostante lo svantaggio dopo appena due minuti. Mi è piaciuto molto Tengstedt, mi è piaciuto Lazovic che sa sempre cosa fare, Tchatchoua non è più una sorpresa, Belahyane in mezzo è l’ultima scoperta, il resto è un gruppo che sa di dover soffrire e lo sta facendo. E intanto i germogli crescono… Perché ha perso il Venezia? Perché ha limiti tecnici evidenti in difesa, perché certe disattenzioni in A le paghi a caro prezzo e perché gli errori di Joronen cominciano ad essere un po’ troppi. Non so se sia arrivato il momento di cambiare custode della porta e di dare fiducia a Stankovic, questo lo deciderà Di Francesco, ma posso dire che secondo me Di Francesco merita ancora fiducia. Ha avuto un calendario difficilissimo, oltre l’immaginabile, con cinque trasferte nelle prime sette partite. Alla riapertura arriverà l’Atalanta, un match tutto in salita. Di tempo ce n’è poco, ma Di Francesco ne merita un altro po’, per diverse ragioni. Poi, se i risultati non arriveranno, allora se ne riparlerà, ma oggi condivido la scelta della società di non metterlo in discussione nonostante l’ultimo posto a pari merito col Monza. Restano i rilievi sulla difesa, un reparto che secondo me manca di un elemento di esperienza, per il resto più o meno la competitività negli altri reparti con le concorrenti alla salvezza è garantita.

Padova-Vicenza è stato il piatto forte domenica, in un Euganeo senza ultras biancoscudati. Ha vinto il Padova, sarebbe potuta finire pari, ma Andreoletti non ha rubato assolutamente nulla. Io l’ho vista così: partenza forte del Padova, un’occasione con Cretella non sfruttata a dovere, mezz’ora sontuosa del Vicenza con tre occasioni nitide, non sfruttata soprattutto quella di Morra. Il Padova che segna nel momento migliore del Vicenza e che rischia pure di raddoppiare poco dopo. Una ripresa con il Vicenza a cercare il pari, ma con una sola occasione degna di tal nome per Rauti e un portiere come Fortin che ha detto sempre di no ogni volta che lo hanno sollecitato. Recriminazioni arbitrali? Mi sembra un alibi che non regge. Né per il rigore non fischiato a Liguori (che aveva già tirato, io quel penalty non l’avrei dato anche se abbiamo visto interpretazioni diverse dello stesso scenario a latitudini diverse), né per quello negato a Rolfini, né per un fallo che non c’è su Laezza in occasione dell’1-0. Il Vicenza è più forte del Padova?  Come ho già avuto modo di dire a fine estate, non vedevo e non vedo una squadra ammazza campionato in questo girone. Il Vicenza sulla carta ha qualcosa in più, ma non molto, rispetto al Padova. Senza Carraro, però, in mezzo manca qualcosa, rimettersi in piedi senza Ronaldo, Ferrari e Golemic e dominare il campionato la vedo oggettivamente ardua. Bisognerà lottare fino alla fine, sperando che a gennaio Ronaldo torni in fretta quello dei bei tempi, ma quando la carta d’identità segna 34 anni e mezzo nulla può essere scontato. E il Padova? Finora è stato quasi perfetto. Sette vittorie e un pareggio sono un bottino roboante e onestamente non mi sembra la solita meteora di inizio stagione. Spagnoli non segna, ma gioca bene e la sua presenza lì davanti si fa sentire eccome. L’attacco nel suo complesso segna tanto, la difesa regge egregiamente, tutti mi sembrano coinvolti, anche quelli con il contratto in scadenza sembrano aver metabolizzato il credo di Andreoletti. Quali sono i punti deboli del Padova? Forse la fase difensiva sulle corsie esterne, ma per il resto mi sembra una squadra equilibrata, che merita di stare dov’è. E attenzione, perché è vero che siamo soltanto al 7 ottobre, ma è altrettanto vero che rincorrere non è mai semplice e che cinque punti di vantaggio con l’obbligo (per il Vicenza) di vincere al ritorno per non doverne recuperare uno in più, non sono pochi. C’è, poi, quell’interrogativo che rimbalza qua e là nella città del Santo. Si può vincere con una tifoseria assente allo stadio che protesta contro l’amministrazione comunale e diserta le partite casalinghe contestando Mirabelli e Alessandra Bianchi? Nel 2009 il Padova venne promosso in Serie B con una situazione ambientale esplosiva, con presidenti fuori controllo, con giocatori che per poco non venivano alle mani con i giornalisti, per cui la risposta è che: sì, si può vincere anche così. Anzi, per onestà intellettuale si dovrebbe ricordare che questa società e questa dirigenza è stata sostenuta da tutti per quasi cinque anni, eppure siamo sempre al punto di partenza. Per cui ben venga se saprà dimostrare di meritare di nuovo quel sostegno venuto meno per le scelte sbagliate maturate nel corso degli anni. Gli equilibri non sono immutabili, si sgretolano e si riformano, sono le azioni che determinano le reazioni.

Manca il derby meno importante, quello fra due spicchi del calcio veronese, la matricola Caldiero Terme e la Virtus Verona di Luigi Fresco. Si è giocato al Gavagnin, uno stadio che i rossoblù conoscono benissimo e, in tutta onestà, la Virtus ha strameritato di vincere. Fresco ha subito rivendicato altre vittorie che non sono arrivate sul campo ma che sarebbero state meritate, ma credo che la cosa più giusta sia godersi questo successo, il gol ritrovato di De Marchi, una difesa che non subisce gol. Il Caldiero è in caduta libera, quasi senza preavviso. Soave è al debutto in questa categoria ed è chiamato a trovare la chiave per tornare a mostrare quanto fatto nelle prime giornate. Giusto dargli tempo, magari nella speranza che Molnar blindi nuovamente la difesa e che Zerbato sia in grado di segnare anche in questa categoria.

Un capitolo a parte merita la Triestina. Vi racconto quello che so, cose che mai udirete dai canali ufficiali, perché dietro le quinte si sta combattendo una vera e propria battaglia. Da una parte Alex Menta, che ha già un accordo con Roberto Breda, il quale però chiede garanzie tecniche precise, due punte a gennaio, tanti soldi per accettare, uno staff corposo. Dall’altra la proprietà (o il resto della proprietà, chi vuole intendere, intenda…) che non ha la minima intenzione di autorizzare un’altra spesa importante dopo una partenza disastrosa. E che, sostanzialmente, dice: non mi hai portato uno straccio di risultato, la squadra è penultima, abbiamo a libro paga Tesser, riprendiamolo, visto che poi lo vogliono tutti. Chi Tesser proprio non lo vuole, almeno così ci raccontano dietro le quinte i soliti ben informati, è proprio Menta. L’addio fra i due non è stato esattamente dei più teneri e c’è una verità che è sotto gli occhi di tutti. Da quando è stato cacciato Tesser la Triestina è implosa su se stessa, alla faccia di crede che chiunque possa fare calcio e inventarsi dirigente senza averne le competenze (e non mi riferisco a Menta). Nel frattempo la squadra non solo ha già abbandonato gli obiettivi sbandierati a inizio stagione dopo cinque giornate, ma addirittura deve guardarsi le spalle e preoccuparsi di non retrocedere. In mezzo a tutto questo, l’appuntamento al TFN sull’imbarazzante caso Olivieri fissato per il 14 ottobre troneggia sulla scena. Ora, quello che faccio è un appello, perché mi dispiace sinceramente vedere una piazza così affascinante e bella come Trieste in queste condizioni. Chi governa la Triestina, si rende conto che sta scherzando con il fuoco? Che ha creato una baraonda incredibile che è frutto prima di tutto delle proprie scelte e non di chi cerca invano di far notare come non si possa fare calcio in questa maniera? Il presidente Rosenwzeig batta un colpo, prenda in mano la situazione, dia una guida sicura alla squadra in campo e fuori dal campo. Altrimenti si rischia veramente di farsi male. Per quanto le nostre posizioni siano state e siano molto dure e possano apparire poco concilianti, la nostra è una risposta propositiva a quello che vediamo. Per far sì che tutto funzioni abbiamo già scritto quello, che a nostro avviso, si deve fare. Ora tocca a chi di dovere agire.

C’è il Trento che splende, in un autunno che assomiglia tanto a un’estate. Fateci caso. Zamuner ha indovinato l’attaccante (Di Carmine) anche senza avere budget esorbitanti a disposizione ed è cambiato tutto. Di Carmine ha avuto un impatto devastante, ha trascinato al rialzo la squadra, oggi quinta in classifica a un punto dal quarto posto. Tabbiani sta lavorando benissimo e la squadra sembra seguirlo in tutto e per tutto. Sta recuperando anche i centrocampisti, è in serie positiva da sette partite dopo aver messo paura nel primo tempo al debutto anche al Padova. Insomma, non sappiamo dove arriverà questo Trento, ma la netta impressione è che sia stato trovato il pezzo di puzzle mancante e che d’ora in poi ci si potrebbe divertire.

Pillole finali: l’Udinese si è rialzata e ha vinto una partita importantissima col Lecce. A decidere un capolavoro di Zemura su punizione, il resto lo ha fatto una difesa che praticamente non ha concesso neppure un’occasione all’avversario. A Cittadella per la prima volta Stefano Marchetti si sta interrogando seriamente se non sia davvero il caso di cambiare allenatore. A Sassuolo è maturata una resa senza condizioni che fa dubitare di molte cose che si ascoltano dall’interno del gruppo. Il Südtirol ha ritrovato un Rover strepitoso, che se continua così meriterà il salto di categoria a fine stagione e continua a non avere mezze misure: quattro vittorie, quattro sconfitte, zero pareggi. La vittoria di Cosenza tutto è fuorché banale e va celebrata come merita. Oggi il sesto posto rispecchia i valori di questa squadra in un campionato altrimenti indecifrabile. Sono veramente in difficoltà nell’immaginare i verdetti in testa e in coda e questo accade quando in gioco c’è tanto equilibrio. Ad Arzignano non vedo altro epilogo possibile dall’esonero di Bruno, mentre anche il Legnago dovrà soffrire per salvare la categoria.

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Padova-Vicenza e Verona-Venezia: due derby ai raggi x. Triestina, troppa attesa per un allenatore: non si scherza col fuoco. Trento, Di Carmine l’oro gialloblù. Gastaldello, che flop! https://www.trivenetogoal.it/2024/10/02/padova-vicenza-e-verona-venezia-due-derby-ai-raggi-x-triestina-troppa-attesa-per-un-allenatore-non-si-scherza-col-fuoco-trento-di-carmine-loro-gialloblu/220176/ https://www.trivenetogoal.it/2024/10/02/padova-vicenza-e-verona-venezia-due-derby-ai-raggi-x-triestina-troppa-attesa-per-un-allenatore-non-si-scherza-col-fuoco-trento-di-carmine-loro-gialloblu/220176/#respond Tue, 01 Oct 2024 22:21:45 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=220176 Siamo soltanto a ottobre, ma Padova-Vicenza e Verona-Venezia sono già due derby chiave, per tante ragioni. Padova e Vicenza si giocano il primo posto nel girone A della Serie C e hanno già una ragionevole certezza: hanno staccato in modo determinante le altre due rivali che a, a inizio stagione, sembravano accreditate per la vittoria […]

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Siamo soltanto a ottobre, ma Padova-Vicenza e Verona-Venezia sono già due derby chiave, per tante ragioni. Padova e Vicenza si giocano il primo posto nel girone A della Serie C e hanno già una ragionevole certezza: hanno staccato in modo determinante le altre due rivali che a, a inizio stagione, sembravano accreditate per la vittoria finale del campionato, ossia Triestina e Feralpisalò. Dell’Alabarda parleremo dopo, mentre i Leoni del Garda devono recuperare 10 punti al Padova e otto al Vicenza dopo sette giornate. Un flop clamoroso targato Aimo Diana, che prosegue a Salò  gli insuccessi di Vicenza. Hai voglia a parlare di Serie B in tre anni quando prendi Letizia, Maistrello e Dubickas, aggiungendoli a un organico già da promozione. Puoi nasconderti finché vuoi, ma la Feralpisalò doveva puntare dritta al primo posto, senza “se” e senza “ma” e invece si trova al decimo posto troppo presto, troppo bruscamente, già col fiatone. Bussare alla porta di Diana per spiegazioni, perché non basta giocare una buona partita al Menti, serve di più e l’allenatore bresciano ha imboccato una pericolosa parabola discendente dopo i fasti di Reggio Emilia. Padova-Vicenza, si diceva, passa ai raggi x. I biancoscudati si sono fermati a Busto Arsizio, con un punto che secondo me va ascritto ai punti guadagnati, più che a quelli persi. Vincere sempre non è possibile, ma è impossibile trascurare i segnali che stanno arrivando da tre partite a questa parte. Tre volte in svantaggio, non si può sempre metterci la pezza di turno, anche se la rosa offre tante alternative in ogni reparto. Le cassandre sentenziano: con l’autunno, al solito, arrivano i problemi per il Biancoscudo. Verità o eccessiva severità? Padova-Vicenza servirà per capirlo. Per ora giusto tributare i doverosi elogi a Matteo Andreoletti, che ha fatto un buonissimo lavoro e che sembra avere saldamente in mano il gruppo nel suo complesso. Ci sarebbero molte cose da dire su Busto Arsizio, ma siccome sei vittorie di fila non possono essere un caso, giusto dare fiducia e aspettare domenica per farsi un’idea precisa prima di fare certi ragionamenti. Il Vicenza, dal canto suo, sembra aver svoltato. In quasi un anno di lavoro Stefano Vecchi ha perso solo due volte, una a Lumezzane e una in finale playoff a Carrara. Risultati clamorosi che, se proseguiranno, non potranno che avere un epilogo. La strada, però, è lunga. Il primo bivio della stagione il Vicenza lo ha superato brillantemente. Ha battuto il Renate e la Feralpisalò, mettendo insieme sei punti in due giornate e recuperandone due al Padova. Dovesse spiccare il volo all’Euganeo, psicologicamente metterebbe le ali. La squadra sta bene fisicamente, scoppia di salute e riesce a coprire anche i difetti che, in assenza di tre primattori tutti fuorigioco, ci sono, ma che vengono abilmente nascosti dal complesso della squadra che lavora all’unisono. Abbandonato il centrocampo a due Rossi-Della Latta, che la squadra ha dimostrato di non reggere, Vecchi ha sganciato Zonta in attesa del rientro di Carraro, ricevendo in cambio risposte oggettivamente confortanti. All’Euganeo sarà un pomeriggio tutt’altro che banale, che regalerà qualche certezza in più per decriptare l’esito di questo girone.

Prima di toccare l’argomento Verona-Venezia, ecco la Triestina. Alla data e all’orario attuale è passata quasi una settimana dall’esonero di Michele Santoni e l’Alabarda non ha ancora annunciato un sostituto. Un ritardo molto grave, soprattutto guardando la classifica, che inchioda Trieste all’ultimo posto assieme all’Arzignano. Un assurdo a tutti gli effetti, considerato quanto speso in estate e considerate le prospettive che erano state illustrate prima dell’inizio del campionato. Non si scherza con il fuoco. Santoni ha dimostrato in sei giornate di non averci capito pressoché nulla, inseguendo un calcio impossibile da praticare in Serie C e con forzature tattiche che hanno portato alle disfatte contro Union Clodiense e Atalanta Under 23. Ora si cerca uno specialista in missioni disperate, qualcuno che rimetta a posto i cocci e che provi a dare un senso a un campionato già compromesso. Il pareggio di Trento con Geppino Marino in panchina ha perlomeno dato una parvenza di normalità a una situazione pazzesca, con 15 punti dalla vetta da recuperare dopo sette giornate, se non è un record del mondo considerate le premesse poco ci manca. In questo quadro il duello per la panchina sembra fra Breda e Torrente (Venturato sullo sfondo, pare in ribasso) e la decisione potrebbe arrivare in giornata, anche se non escludiamo sorprese. Di certo c’è che, quando il calendario segna mercoledì, si rischia di aver buttato via un’altra settimana, sospesi nell’indefinito. Ribadiamo che nessuno mette in discussione il fiuto di  Menta per i talenti, ma poi governare un club è un’altra cosa. Le soluzioni le abbiamo già elencate, i nomi che circolano per la panchina sono buoni entrambi, con Breda che sa prendere in mano situazioni ai limiti dell’impossibile, raddrizzando le barche che  affondano e Torrente così poco reclamizzato nel calcio in cui la meritocrazia non sempre trionfa che potrebbe rappresentare l’optimum nonostante non conosca la lingua inglese. In uno spogliatoio poliglotta e frastagliato come quello alabardato avrebbe comunque la possibilità di portare la sua esperienza, la sua capacità gestionale del gruppo e un curriculum di tutto rispetto.

Ora Verona-Venezia. Zanetti e Di Francesco, per motivi diversi, camminano lungo il precipizio. Il primo arriva da tre sconfitte consecutive e, come si poteva prevedere, non avrà una strada tutta in discesa ma, anzi, dovrà ingegnarsi per trovare soluzioni all’altezza di un campionato difficilissimo, in cui in coda sono almeno 6-7 le squadre che dovranno lottare fino alla fine. Quando allenava il Venezia, la partita che segnò la svolta in negativo della sua avventura in Serie A fu proprio il derby giocato a campi invertiti. Al Penzo salì sul 3-0 in un pomeriggio memorabile, ma poi perse 4-3, con un saliscendi che probabilmente minò alle fondamenta il suo lavoro sin lì impeccabile. Oggi si presenta all’appuntamento dopo il ko di Como, che si aggiunge a quelli contro Lazio e Torino, ragion per cui venerdì Zanetti non potrà permettersi un altro passo falso. Al Sinigaglia il primo tempo è stato “orribile”, come l’ha definito il tecnico vicentino, poi nella ripresa  è arrivata la riscossa che per poco non portava al pareggio. Dall’altra parte c’è Di Francesco, un altro che ha qualche sassolino da togliersi  dalle scarpe dopo l’esonero di tre anni fa dopo appena tre giornate. Nessuno, a Verona, lo rimpiange, dopotutto Tudor che lo sostituì portò l’Hellas al nono posto al confine con l’Europa, ma Difra non vuole arrendersi a un destino che, spesso, gli volta le spalle.  Torna dall’Olimpico a mani vuote, un assurdo per quanto visto sul campo. Fosse andato al riposo sul 2-0  non ci sarebbe stato nulla da dire, nella ripresa è stato annullato un gol per un fuorigioco davvero millimetrico (che c’era) e Oristanio ha fallito il colpo del ko. Il problema principale è sempre dietro: Pisilli in occasione del 2-1 ha saltato indisturbato senza nessun tipo di marcatura, inaccettabile per una squadra che deve salvarsi e che non può permettersi certi errori. Ma, ribadiamo, se questa difesa faticava in B, non si capisce perché in A le cose dovrebbero cambiare. Il resto della squadra, tutto sommato, regala qualche certezza in più e Pohjanpalo che segna anche su campi di primissimo livello è una buonissima notizia. Attenzione, perché Verona-Venezia psicologicamente significa tanto per entrambe e chi perde potrebbe risentirne molto.

Il Trento ha trovato una sua identità e una sua quadratura. Ma soprattutto ha trovato un centravanti che, a 36 anni, regala ancora meraviglie. Samuel Di Carmine ha segnato tre gol nelle ultime tre partite giocate da titolare, tutti decisivi. Ha portato in dote ben sette punti, che sono tantissimi. Ha dimostrato di non essere a Trento per svernare, ha messo sul piatto di avere ancora fame, voglia e determinazione. Per il resto terrei d’occhio il portiere Tommasi. Sta facendo passi da gigante e guida la difesa con una sicurezza sorprendente per un ragazzo della sua età. Per il resto annoto con curiosità un Frosinini sempre più calato nella sua realtà e che ormai a questi livelli è diventato una certezza. 

Pillole finali: l’Udinese si è messa alle spalle due partite proibitive, nella seconda delle quali quantomeno non ha demeritato. Ora c’è il Lecce e bisogna tornare a fare punti e, possibilmente, a vincere per levare di mezzo qualsiasi brutto pensiero che sia sopraggiunto nel frattempo. Come già scrissi in estate, punto senza esitazioni su Lucca, Okoye e Thauvin, mentre terrei d’occhio in prospettiva Rui Modesto, che potrebbe rappresentare un valore aggiunto in fase offensiva per la squadra. Il Cittadella sta fortemente deludendo e ha messo insieme una serie di prestazioni negative. Col Frosinone è arrivata la peggior prestazione dell’anno, il ko a tavolino col Pisa è stata una mazzata e la zona retrocessione è pericolosamente vicina. Il Südtirol non ha mezze misure, o vince o perde, solo che adesso dopo il ko col Palermo le sconfitte sono diventate due consecutive e a Cosenza non si potrà sbagliare. La Virtus Verona continua a perdere e a collezionare brutte figure, attenzione anche qui perché il rischio di sprofondare è concreto. Bruno ad Arzignano rischia nuovamente l’esonero e lo scontro con Nepi non promette nulla di buono. Il Caldiero è scosso dalle parole di Soave, che ha parlato di “approccio vergognoso” dopo il ko di Crema. L’Union Clodiense ha bisogno come il pane del Ballarin ma, ben che vada, lo avrà dal 22 novembre. Dulcis in fundo, Gastaldello. Dopo uno 0-8 e una figuraccia epocale si dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi e di chiedere scusa e invece non è successa nessuna delle due cose. Il Legnago lo ha giustamente esonerato e, come per magia, è tornato a vincere. Gastaldello faccia un bel bagno di umiltà, se vuole ancora allenare a certi livelli. Di certo in questa esperienza ha dimostrato di essere inadeguato e supponente anche quando la squadra gli chiedeva a tutti gli effetti altro. 

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Venezia, la risposta più bella. Triestina, è un disastro e c’è solo una soluzione. Padova-Vicenza, ecco le insidie nella corsa al primo posto. Trento, bello e possibile https://www.trivenetogoal.it/2024/09/23/editoriale-dimitri-canello/219581/ https://www.trivenetogoal.it/2024/09/23/editoriale-dimitri-canello/219581/#respond Sun, 22 Sep 2024 22:02:37 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=219581 La risposta più bella del weekend l’ha data il Venezia. Per una settimana intera si sono ascoltati da più parti i de profundis di rito alla stagione arancioneroverde, gli strali contro Di Francesco, pronostici su una squadra retrocessa a Natale e un’eccessiva carica nel sottolineare le carenze d’organico della rosa. Che, sia ben chiaro, esistono […]

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La risposta più bella del weekend l’ha data il Venezia. Per una settimana intera si sono ascoltati da più parti i de profundis di rito alla stagione arancioneroverde, gli strali contro Di Francesco, pronostici su una squadra retrocessa a Natale e un’eccessiva carica nel sottolineare le carenze d’organico della rosa. Che, sia ben chiaro, esistono ancora oggi e riguardano soprattutto la terza linea, eppure la difesa horror di San Siro è diventata un reparto all’altezza con una mossa a sorpresa: Candela braccetto, assieme a Svoboda e Idzes, contro un Genoa che secondo me farà molta fatica a salvarsi privo del genio di Gudmundsson e con un Messias troppo spesso in infermeria. Senza adeguati rifornimenti, Pinamonti diventa inutile e Di Francesco ha studiato molto bene la partita, facendo scacco matto a Gilardino con due – tre mosse efficacissime. Il passaggio al 3-5-2 ha restituito antiche certezze alla squadra, che ha concluso il pomeriggio addirittura con un clean sheet dopo gli orrori di San Siro. L’ingresso di turbo Yeboah ha fatto capire perché Antonelli si sia intestardito nel cercare di portarlo ad ogni costo in Italia. Può dare molto da qui a fine anno. Di Francesco è stato, una volta tanto, sostenuto dalla fortuna, perché il gol di Busio era in realtà un cross e il rigore sbagliato da Pohjanpalo avrebbe potuto stendere un bisonte dal punto di vista psicologico. Invece il destino ha voluto restituirgli quello che gli ha tolto negli ultimi tempi. Vittoria, dunque, meritatissima, che rilancia le quotazioni del Venezia in chiave salvezza, ma non è nemmeno giusto adesso dimenticare la verità: e cioè che per salvarsi la squadra dovrà centrare una vera impresa.

Neppure il Verona si può chiamare fuori dalla contesa, nonostante un’ottima partenza. Sciocchezze come quella di Dawidowicz sono inaccettabili e bene farebbe la società a multare in modo pesante il giocatore. Il resto lo hanno fatto le assenze e la condanna a giocare in dieci gran parte del match. Il Torino è una delle squadre più solide e ciniche della categoria e Vanoli sta dimostrando anche in A di essere un signor allenatore.  L’Hellas, però, quest’anno ha tante risorse da poter pescare dalla panchina e l’eurogol di Kastanos ha dato un saggio di quello che può rappresentare una panchina lunga per Zanetti.

La serata dell’Olimpico ha mostrato il volto peggiore dell’Udinese dell’attuale stagione. Un ko con la Roma assetata di successi ci può stare, non ci sta però l’atteggiamento della squadra scesa in campo all’Olimpico quasi rassegnata. Anziché rigirare il coltello nella piaga in un clima ostile per la squadra di Ivan Juric, si è praticamente consegnata all’avversario, con ben poche tracce di quanto espresso nelle prime quattro uscite. Certamente l’Udinese non deve vincere lo scudetto e neppure andare in Europa, ma siamo certi che la società non avrà gradito l’atteggiamento visto oggi di buona parte dell’undici titolare e anche da parte di chi è entrato. Un passo falso si può perdonare, più che mai dopo una partenza del genere, ma adesso bisognerà voltare pagina in fretta.

Male, molto male il Cittadella a Mantova. D’accordo l’intensità e l’abnegazione, ma quanto visto nelle ultime due uscite non può non preoccupare almeno un po’. La squadra è parsa avvitarsi su se stessa, grigia nella proposta offensiva, spenta in costruzione. E se per due volte si prendono gol nei minuti finali e in un terzo caso stava per accadere lo stesso, non può essere un caso. Servirà lavorarci senza perdere tempo. Troppo incostante il Südtirol, che per ora sembra essere quasi bipolare. Tre vittorie, tre sconfitte, nessun pareggio. Nel calcio moderno è un ruolino di marcia vincente, e a scanso di equivoci, non crediamo che i biancorossi avranno troppi problemi a blindare la categoria. Per l’obiettivo playoff ci riserviamo di riesaminare la situazione più avanti.

In Serie C tocca partire ancora una volta dalla Triestina. Che Michele Santoni, a questa data e a quest’ora, sia ancora al suo posto, è davvero inaccettabile. Quattro sconfitte consecutive, tre punti in 450 minuti. Non so se ci si rende conto che, dopo appena cinque giornate, è già sfumato l’obiettivo della promozione diretta. Se non è un record del mondo per una società che spende più di tutti in Serie C, poco ci manca. Scusi, presidente Ben Rosenzweig, che ne pensa di quello che succede? Le va bene quello che vede? Il distacco dalla vetta è di 12 punti, un fallimento totale che ha più di un colpevole e che merita soluzioni drastiche. Con l’orgoglio, in questo mi rivolgo ad Alex Menta e ai dirigenti, non si va da nessuna parte. L’unica soluzione realistica è quella di cambiare allenatore, prendere un tecnico italiano che conosca la categoria, capire se sia possibile rivolgersi al mercato degli svincolati per aggiustare un po’ la rosa, cospargersi il capo di cenere e prendere un direttore sportivo a cui va concessa piena operatività. La vicenda Olivieri, comunque la si voglia vedere, è imbarazzante, Kiyine non ci pare proprio che fosse l’urgenza maggiore per puntellare l’organico. Una volta può capitare di sbagliare l’ultimo giorno di mercato (vedi gennaio), se succede due volte c’è qualcosa che non va. Tesser o non Tesser, serve qualcuno che sappia dove mettere le mani nel gruppo e che sappia far convivere diverse anime. Fateci caso: finché c’era Tesser, la squadra era tale, il terzo posto era un risultato onorevole, tutto rimaneva in piedi. Dal suo esonero in poi, buio pesto. Eppure le soluzioni ci sono e la via d’uscita dei playoff da giocare da protagonisti con un altro allenatore è sempre alla portata.

Splende il Padova, al quinto successo consecutivo. A Vercelli, per 35 minuti, sembrava arrivato il momento di vedere la prima sconfitta della gestione Andreoletti, invece un episodio fortunato come la goffa autorete dell’ex Sbraga è come se avesse risvegliato una  squadra che sonnecchiava. Nella ripresa la capolista è decollata, ha segnato due gol, ne avrebbe potuto fare altrettanti, ha giocato in modo sontuoso. La forza viene sempre dalla panchina, con tante soluzioni di qualità. Ci sarebbe poi da spendere due parole su Spagnoli: sembra Guidone l’anno dell’ultima promozione. Ci mise 13 giornate a sbloccarsi (doppietta all’Euganeo con il Mestre), eppure Bisoli non lo toglieva mai. Spagnoli gioca bene, sbaglia gol clamorosi, Andreoletti difficilmente ci rinuncia. Lo ha fatto a Vercelli e, fatalità, la squadra sembrava l’ombra di se stessa. Quando è entrato, il Padova ha messo la quinta. Cosa può fermare questo Padova? Un esercito di giocatori in scadenza. Se la società è furba sistema questa questione in poche mosse, quantomeno con gli attori principali. Altrimenti il rischio che, al primo venticello contrario, possano esplodere malumori, è concreto. Rischio condiviso anche a Vicenza. La squadra vista con l’Alcione mi è piaciuta. Solida, cattiva, capace di reagire a un pasticcio Confente-Leverbe, carica al punto giusto per non mollare la presa sul primo posto. Morra sta dimostrando di saper segnare anche in una big e non era scontato, nel complesso la squadra tiene anche senza brillare di luce purissima. Poi in sala stampa ecco una frase sibillina di Costa: “Abbiamo dimostrato di essere uomini veri, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo avuto e che stiamo avendo. Questo è un grande gruppo di uomini. Quali difficoltà? Penso che ne dovrà parlare chi di dovere”. A cosa si riferiva l’esterno? A una situazione simile a quella di Padova. E cioè a giocatori che in estate avevano altre offerte e che sono stati costretti a rimanere, rinunciando a molti soldi. A quelli dell’Avellino (Costa), a quelli del Catanzaro e del Kallithea (Della Morte), a quelli della Triestina (Bortolussi), a quelli del Cosenza (Delli Carri) e a quelli del Catanzaro (Liguori). La tenuta del gruppo dipenderà da tante cose, magari anche dai rinnovi di chi voleva cambiare ed è rimasto e deve avere le motivazioni giuste, anche economiche, per fare la differenza.

Il Trento ha fatto sette punti in tre partite e si è messo dietro le spalle una partenza difficile. Bello e possibile Pensate: ha giocato quattro volte su cinque all’Euganeo, una volta in trasferta a Padova, altre tre volte “in casa”, se così si può dire, per l’indisponibilità del Briamasco. Dopo la brutta figura sullo stadio fatta in settimana, è arrivato un successo preziosissimo. Giorgio Zamuner, un dirigente capace, ha sempre avuto un rapporto difficile con gli attaccanti, in molti casi per questioni di budget. Stavolta pare aver indovinato la mossa, perché Di Carmine tutto è fuorché un giocatore venuto a svernare. Due gol in due partite, entrambi decisivi, miglior biglietto da visita non si può. Oggi è caduto il Caldiero, che sinora aveva incantato e che anche oggi ha fatto un’ottima figura. Luca Tabbiani ha in mano la squadra ed è sostenuto dal club. Ci sono tutti gli ingredienti per arrivare a un buon piazzamento finale. Scintille ad Arzignano, dove è caduta l’Union Clodiense fra le polemiche per un rigore dubbio. Due espulsi e una rissa da saloon finale, a testimonianza della forte rivalità fra due squadre che si erano giocate la C tre anni fa all’ultimo respiro. Prevalse l’Arzignano, le scorie sono rimaste, ma l’Union Clodiense non può ritrovarsi più volte a giocare in inferiorità numerica, qualsiasi sia il torto subito. Su questo deve assolutamente lavorare Andreucci, mentre Bruno ha salvato la panchina. Il Legnago, incredibilmente, non ha ancora esonerato Gastaldello e, nonostante l’ennesimo tracollo e cinque sconfitte consecutive, gli ha concesso l’ultima prova di appello a Terni. Andasse male anche al Liberati, sarebbe licenziamento immediato. Ci sarebbero due parole da dire sul Renate. Cinque partite, cinque vittorie. Sulla carta l’organico non è da promozione diretta, ma non lo era neppure quello del Lecco che si arrampicò in Serie B tre anni fa. In panchina c’è Luciano Foschi, che una promozione sorprendente l’ha già messa a segno. Si ripeterà? La logica dice di no, ma la categoria è imprevedibile e vincere a Verona contro la Virtus Verona di Gigi Fresco tutto è fuorché una passeggiata. Occhio, perché fra tante litiganti potrebbe inserirsi chi non ha alcuna pressione e nessun obbligo di vittoria. Il calcio è imprevedibile. Quando meno te l’aspetti.

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Udinese, un primato da urlo di idee e competenza. Triestina, i perché di un tracollo clamoroso. Venezia, qualche domanda (legittima) ad Antonelli. Padova-Vicenza, sarà duello per la B? https://www.trivenetogoal.it/2024/09/17/udinese-un-primato-da-urlo-di-idee-e-competenza-triestina-i-perche-di-un-tracollo-clamoroso-venezia-qualche-domanda-legittima-ad-antonelli-padova-vicenza-sara-duello-per-la-b/219194/ https://www.trivenetogoal.it/2024/09/17/udinese-un-primato-da-urlo-di-idee-e-competenza-triestina-i-perche-di-un-tracollo-clamoroso-venezia-qualche-domanda-legittima-ad-antonelli-padova-vicenza-sara-duello-per-la-b/219194/#respond Mon, 16 Sep 2024 22:33:39 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=219194 Non possiamo che partire da chi se ne sta lassù, sola soletta, in cima alla Serie A. Se è un sogno, a Udine pregano che nessuno li svegli. Quattro partite, tre vittorie e un pareggio, dieci punti, tutti strameritati, perché presi con la sofferenza, con il gioco e con la tenacia, tutte caratteristiche su cui […]

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Non possiamo che partire da chi se ne sta lassù, sola soletta, in cima alla Serie A. Se è un sogno, a Udine pregano che nessuno li svegli. Quattro partite, tre vittorie e un pareggio, dieci punti, tutti strameritati, perché presi con la sofferenza, con il gioco e con la tenacia, tutte caratteristiche su cui si forgia la squadra apparecchiata da Kosta Runjaic. A volte i pronostici li azzecchiamo, a volte li sbagliamo, ma su questo allenatore e sulla squadra costruita in estate ci puntiamo da diverse settimane. Tutto ha una logica, soprattutto se dietro la scrivania torna un signor dirigente come Gianluca Nani. Il resto lo fa un tecnico camaleontico, con un’intelligenza rara per come sa adattare le sue convinzioni alla squadra che ha a disposizione. Il 3-5-2 visto oggi a Parma ha fatto splendere la stella di un campione del mondo ritrovato come Florian Thauvin. Forte, anzi fortissimo, come insegna il suo passato e come conferma il suo presente, con un’ascesa irresistibile che, a patto di stare bene fisicamente, non si fermerà al primo ostacolo. Di Lucca abbiamo già scritto, può essere il suo anno, per il resto segnaliamo la crescita di Okoye, la furia di Kamara sulla fascia. E presto si aggiungeranno altre sorprese pescate dal mazzo del solito, impagabile, lavoro dell’area scout del club. Di certo l’Udinese non vincerà lo scudetto, al 99% non arriverà in Europa, ma una salvezza comoda quest’anno è nelle sue corde, per tante ragioni. E non fai 30 anni di Serie A se non ha una proprietà e una dirigenza straordinariamente competenti.

Spostandosi solo di pochi chilometri, fa rumore il tonfo clamoroso della Triestina. Nemmeno il più pessimista dei tifosi avrebbe potuto immaginare uno scenario simile dopo appena quattro giornate. Una vittoria con l’Arzignano, poi il buio: al Rocco la Triestina è caduta tre volte fra campionato e Coppa Italia, il resto lo ha fatto l’imbarazzante prestazione con l’Union Clodiense e il ko in undici contro dieci contro i granata. Con l’Atalanta la squadra è colata a picco, avrebbe potuto subire otto gol, si sono viste tante e tali nefandezze calcistiche che si potrebbe scrivere un poema. E meno male, mi verrebbe da dire, che le referenze su Michele Santoni erano ottime. Una telefonata a chi mi ha parlato bene di questo allenatore (più di uno) quando la Triestina lo scelse la vorrei fare molto presto. Mi basta una sola considerazione. Sentir dire che Correia non può fare il vertice basso di un centrocampo a tre mi fa mettere le mani dei capelli, solo a immaginarlo mezzala bisognerebbe ritirare il patentino di allenatore all’istante. Non abbiamo bisogno di scienziati o di persone che credono di aver inventato il calcio. Sul campo e dopo la partita in sala stampa, abbiamo assistito a uno spettacolo desolante. Detto con molta schiettezza, Santoni è da esonero immediato, perché con le sue idee ha portato la squadra ad essere già fuori dai giochi per il primo posto dopo quattro giornate. Un record mondiale. Ma non sta meglio chi oggi governa la società. Alex Menta ha tanti pregi, nel senso che ha intuizioni sopra la media, vede il talento e scova giocatori dagli angoli impensabili dell’Europa e pure oltre. Il problema è che non basta un fiuto incontrovertibile per essere un bravo dirigente. Perchè poi succedono cose come quella che ha portato al mancato tesseramento di Olivieri (risolvibile? si dice lo sia, vedremo…), per non parlare del mancato arrivo di Zoma l’ultimo giorno senza avere un piano B, che ti fanno dubitare di essere nel calcio professionistico. Dopo non essere riuscito a tesserare due giocatori a gennaio (Kiyine e Krollis), stavolta pare si sia sforato il budget senza che nessuno se ne sia accorto. Se così fosse, qualcuno oggi dovrebbe dimettersi. Non sappiamo se Morris Donati abbia pagato per questo, perché nessuno ce lo ha spiegato, ma oggi esiste solo una strada per rimediare. Cospargersi il capo di cenere, esonerare Santoni (sempre che il problema fidejussione sia risolto), chiamare un tecnico italiano che conosca la categoria e chiamare un direttore sportivo che affianchi Menta e lasciarlo lavorare nella gestione della quotidianità. Non è vero che la rosa sia tutta da buttare, perché presi singolarmente di giocatori buoni ce ne sono eccome. Non posso in questa sede per mancanza di tempo dilungarmi in tutto quello che non va dell’organico alabardato, ma oggi che sembra tutto da buttare non lo è. Ci sono diverse lacune, ma possono essere colmate a gennaio e forse prima con il ricorso agli svincolati. Ma i veri problemi sono in panchina e dietro la scrivania. Questa rotta suicida, se non invertita immediatamente, può portare a conseguenze disastrose difficilmente controllabili.

Torniamo in A e spostiamoci a Venezia. Il tracollo di San Siro ha poche giustificazioni e puntare il dito unicamente contro Di Francesco significa voler nascondere altre realtà incontrovertibili. Una domanda, vorremmo farla ad Antonelli, per il quale nutriamo grande stima. Perché ha pensato che l’ottava peggior difesa della Serie B potesse funzionare in Serie A con il solo rinforzo di un debuttante in A come Schingtienne? Perché non è stato preso qualcuno che conoscesse la categoria (non esiste solo Kjaer) e che potesse aiutare chi la Serie A la assaggia per la prima volta? A Milano lo spettacolo a cui abbiamo assistito è stato imbarazzante. Al 28′ eravamo 4-0, Joronen era da 3 in pagella e se il Milan non si fosse fermato saremmo stati testimoni di una disfatta storica. C’è modo e modo di perdere, in definitiva, ma in queste prime quattro giornate qualcosa si è già capito. Ad esempio, che i gol subiti arrivano per errori tecnici e qui l’allenatore forse non è il primo responsabile. Forse la qualità dell’organico in alcuni ruoli (difesa su tutti) è troppo bassa, forse si è esagerato con le scommesse. Antonelli gode di ampio credito visti gli ultimi due anni, ma se in molti scommettono addirittura su un Venezia a livello dell’Ancona di oltre 20 anni fa forse qualche motivo di riflessione ci deve essere. Essere vivi e salvi oggi è già un trionfo, considerato il punto da cui si era partiti e il fallimento evitato per miracolo. Ma collezionare figuracce in giro per l’Italia nessuno lo può accettare. Non è tempo per suonare il de profundis, perché il Venezia nelle prime tre giornate più di qualcosa di buono l’aveva fatto vedere e nelle difficoltà, quantomeno, è in buona compagnia. Il Cagliari boccheggia, il Como per ora non ha svoltato, Lecce e Empoli sono assolutamente rivali con cui si può competere. Il Verona sembra avere qualcosa in più, mentre qualche insospettabile potrebbe venire trascinata nel marasma.

L’Hellas visto a Roma stasera non ha fatto assolutamente una cattiva figura. Il problema è che la Lazio ha dato ben pochi punti di riferimento e le contromisure preparate da Zanetti sono funzionate solo in parte. L’ha spuntata l’ex Marco Baroni, che conosceva molti dei suoi ragazzi ed è riuscito a metterli sotto, sfruttando una qualità dell’organico superiore e un’intuizione che mi ha lasciato sbalordito. Non avrei mai pensato di vedere Dia e Castellanos coesistere, invece Baroni sta vincendo anche questa scommessa.

A vedere queste prime giornate di Serie C verrebbe da pensare che il duello per il primo posto alla fine sarà fra Padova  e Vicenza. Detto della Triestina già deragliata e allo sbando, la Feralpisalò è partita piano e deve recuperare già sette punti al Padova. Sono tanti, forse non tantissimi, ma ci vuole uno sprint che oggi non sappiamo se immaginare o meno. Di certo se una società compra Maistrello e Dubickas e poi sostiene di non voler puntare alla B viene da sorridere. Il Padova è partito a razzo, ha vinto cinque partite consecutive fra campionato e Coppa Italia, subisce pochissimo (appena un gol in quattro uscite in campionato) e ha sfruttato al meglio un calendario favorevole. Ma occhio, perché scopri che il Caldiero Terme, che avrebbe dovuto essere un avversario abbordabile, ha vinto tre partite su quattro e sforna meraviglie. Ha un allenatore che la mattina fa il netturbino, ma che dimostra un’intelligenza superiore a tanti colleghi più blasonati. Auguriamo il meglio a Cristian Soave, perché si merita tutti i  complimenti che gli stanno piovendo addosso. Alla data del 17 settembre è impossibile scolpire su pietra quello che accadrà nel corso della stagione tuttavia, paradossalmente, la rabbia, la contestazione, la diserzione dell’Euganeo e una critica non più unanime nel sostenere la proprietà sembrano fare bene al Padova nel suo complesso. Per ora il Padova stramerita il primo posto con la sorpresa Renate e ha dimostrato una qualità di gioco che resta la migliore del girone. Insomma, Andreoletti oggi è promosso a pieni voti. Venerdì si andrà a Vercelli, per una trasferta storicamente insidiosa, che potrà rappresentare forse uno primo spartiacque della stagione. Al Piola la squadra di Matteo Andreoletti si troverà di fronte un’avversaria mortificata e presa a pallate dal Caldiero Terme, vogliosa di rivincita, determinata a rialzarsi subito. Poi, certo, ci sono anche le (piccole) spine: Spagnoli che non si sblocca, la tenuta a lunga scadenza dello spogliatoio con la vicenda rinnovi contrattuali sempre in primo piano, la concorrenza spietata in squadra che potrebbe aumentare i musi lunghi. Tutti rischi calcolati nel corso dell’estate, con i risultati che, al solito, rappresenteranno il collante principale per tenere tutto unito. E il Vicenza? Quello visto con la Pro Patria è stato il miglior Vicenza della stagione. Pratico, corto, veloce nelle ripartenze. E’ bastato accantonare l’esperimento di Rossi assieme a Della Latta (ieri squalificato), mettendo accanto all’ex Reggiana un corridore come Zonta e le cose sono migliorate sensibilmente. Il resto lo ha fatto un Rauti restituito accanto a Morra, per una coppia gol che sulla carta si integra alla perfezione. C’è chi guarda già al derby ottobrino Padova-Vicenza, ma ribadisco che i campioni non si vincono solo con gli scontri diretti, ma mettendo un mattoncino alla volta anche contro le squadre di bassa classifica.

Pillole sparse. Il Trento ha battuto l’Arzignano con merito, nonostante l’emergenza a centrocampo. Senza Di Cosmo, Sangalli e Giannotti non era semplice portarsi a casa tre punti, ma rimanere senza vittorie anche dopo la partita con i giallocelesti sarebbe stato pesante dal punto di vista psicologico. Ha segnato Di Carmine e con lui davanti il Trento acquisisce peso e profondità, pur essendo Petrovic un ottimo giocatore. Trento – Caldiero domenica (al Briamasco?) sarà una partita tutta da seguire. L’Union Clodiense ha messo l’elmetto e ha capito che per salvarsi deve fare punti ovunque. Un punto qui, uno lì, una vittoria ogni tanto e si potrà arrivare a destinazione, sperando che il Ballarin sia disponibile il prima possibile e non oltre l’inizio di novembre. Traballano le panchine di Bruno ad Arzignano e di Gastaldello a Legnago (quattro sconfitte in quattro uscite, un inizio disastroso, la prossima sarà l’ultima spiaggia). Ottimo il Südtirol che espugna Reggio Emilia (la Reggiana non aveva mai perso al Mapei), avanza a piccoli passi pure il Cittadella, che rosicchia un punto al Catanzaro in una partita tutt’altro che esaltante. 

 

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Padova, partenza a razzo: per ora funziona tutto. Triestina, tre ko sono già un indizio chiaro. Vicenza: i motivi per cui le marce sono ancora basse. Serie D: può essere l’anno del Treviso https://www.trivenetogoal.it/2024/09/09/padova-partenza-a-razzo-per-ora-funziona-tutto-triestina-tre-ko-sono-gia-un-indizio-chiaro-vicenza-i-perche-le-marce-sono-ancora-basse-serie-d-puo-essere-lanno-del-treviso/218679/ https://www.trivenetogoal.it/2024/09/09/padova-partenza-a-razzo-per-ora-funziona-tutto-triestina-tre-ko-sono-gia-un-indizio-chiaro-vicenza-i-perche-le-marce-sono-ancora-basse-serie-d-puo-essere-lanno-del-treviso/218679/#respond Sun, 08 Sep 2024 22:16:43 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=218679 Nel weekend in cui Serie A e Serie B si fermano, lo vetrina è tutta per la C e per la prima giornata di D. Il Padova, per adesso, dispensa certezze e meraviglie. Non è stata un’estate facile, con la contestazione di buona parte della tifoseria organizzata alla società e al Comune, con i big […]

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Nel weekend in cui Serie A e Serie B si fermano, lo vetrina è tutta per la C e per la prima giornata di D. Il Padova, per adesso, dispensa certezze e meraviglie. Non è stata un’estate facile, con la contestazione di buona parte della tifoseria organizzata alla società e al Comune, con i big che spingevano per salire di categoria o per contratti più ricchi. Il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli ha deciso di dire no a tutti: nessuna cessione, tranne Palombi e tutti precettati. L’incognita poteva essere la risposta di giocatori con contratti in scadenza per tutta l’estate accostati a squadre di categoria superiore o tentati da contratti superlusso. Con che spirito sono rimasti? Per adesso le risposte sono univoche: Liguori, Bortolussi e Delli Carri giocano bene, offrono garanzie assolute, segnano, difendono, indossano volentieri l’elmetto. L’estate, complice i nubifragi odierni, sembra già lontanissima e questo al Padova non può fare che bene. Attenzione, però. Se per ora funziona tutto, se la squadra è corta, è compatta e ha sistemato gli svarioni difensivi delle prime due uscite ufficiali, è altrettanto vero che anche al primo anno di Oughourlian con Sullo allenatore il Padova partì con tre successi e pure con Pavanel fece lo stesso, arrivando addirittura a sei. Per cui giusto tributare i doverosi onori a una squadra che piace e che offre un gioco molto convincente, ma altrettanto giusto aspettare ulteriori conferme, a cominciare da sabato con l’Alcione Milano, un avversario insidiosissimo per caratteristiche che potrebbe non essere facile superare.

Accanto al Padova non ci sono né il Vicenza, attardato a -4, né la Triestina, scivolata a -6, né la Feralpisalò, già quasi fuori dai giochi a -7. C’è il Renate di Luciano Foschi, un allenatore che ha già guidato il Lecco a una promozione sbalorditiva che vuole stupire ancora. Il Vicenza, per ora, non mi ha per niente convinto e viaggia ancora a marce basse. Poteva vincere con la Giana Erminio e ha pareggiato nonostante la superiorità numerica, ha faticato tantissimo a Crema per portare a casa i tre punti, ha rischiato seriamente di perdere con l’uomo in meno a Zanica. Ingenuità grave, quella di Della Latta, che ha lasciato i suoi in dieci per circa un’ora. Sinceramente, però, non ho condiviso la scelta di Vecchi di schierare l’ex capitano della Carrarese in coppia con Rossi. Era un centrocampo troppo compassato, accanto a Della Latta (o a Rossi) serviva un pedalatore come Zonta, qualcuno che avesse gamba e che desse un senso ai movimenti del compagno di centrocampo. Sono poi stupito dai continui infortuni che sta patendo la squadra: prima due ginocchia saltate (Ronaldo e Ferrari), poi i problemi cardiaci e la mancata idoneità (Golemic, ancora appeso a un ricorso), ora la lesione muscolare (Carraro). Sono situazioni diversissime fra loro e non vedo un filo conduttore, ma è difficile per una squadra a cui viene tolto, uno dopo l’altro, tutto il meglio dell’organico, poter primeggiare. C’è da augurarsi che Vecchi sappia tenere unite tutte le varie anime dello spogliatoio come ha fatto lo scorso anno, mantenendo quella compattezza che l’ha portato fino alla finale playoff persa con la Carrarese.

A Trieste, in una settimana, si è capovolto il mondo. Non dico che la stagione sia già compromessa, ma quando perdi tre volte in quattro uscite fra campionato e Coppa Italia battendo solo il modesto Arzignano in questo inizio di stagione è evidente che sia già un indizio chiaro. Dopo il ko di Legnago in undici contro dieci per 80 minuti contro l’Union Clodiense mi era venuto più di qualche dubbio sulle prospettive stagionali, l’esonero di Morris Donati e il nuovo scivolone col Caldiero Terme sono eventi che non concorrono certo a spingere l’Alabarda verso la B. Mi dispiace, ma nonostante le buone referenze, per ora del bel calcio di Santoni non si è visto praticamente nulla. Come fa, una squadra che vuole vincere il campionato o provare a farlo, subire gol a Legnago dopo sei minuti e oggi col Caldiero dopo nemmeno un minuto? E’ un segnale inquietante, fa capire che la squadra non approcci bene le partite, fa capire che la Triestina oggi, così come stanno le cose, non possa ambire alla B. Può recriminare per almeno un clamoroso rigore non visto (come si fa a non dare un penalty così?), ha collezionato occasioni da gol e non è stata assistita dalla fortuna, ma deve prendersela soprattutto con se stessa. Se Olivieri non è ancora sceso in campo neppure per uno spezzone, se Frare si trascina vecchi guai e se le assenze sono già troppe, è evidente che qualche calcolo sia stato sbagliato. Ora tocca alla società trovare le soluzioni, tenendo presente che i campionati si vincono con le gestioni durante la settimana, non soltanto comprando giocatori. E questo vale per tutti, non solo per la Triestina.

E così, mentre Diana a Salò continua a sembrare quello di Vicenza e non quello di Reggio Emilia, giusto tributare onore e gloria al piccolo Caldiero Terme. Ha vinto a Zanica alla prima giornata, è la squadra che ha messo più in difficoltà il Padova, ha giocato una partita encomiabile, sostenuto anche dalla buona sorte a Trieste. Ma Cristian Soave è un piccolo grande allenatore: netturbino nella vita di tutti i giorni, superbo condottiero di una squadra che rappresenta un paese di 8mila anime che continua a stupire tutti. Il Trento cresce a piccoli passi, aspetta l’inserimento di Di Carmine per risolvere il problema del gol, scopre un Peralta che può fare la differenza, spera che Barison abbia finalmente messo da parte i problemi fisici, si gode un Rada versione deluxe (qualcuno dal piano di sopra se ne accorgerà?). Non ha ancora vinto, ma ha avuto un calendario molto complesso, d’ora in avanti invece il cammino potrebbe essere meno tortuoso. La Virtus Verona vince la sua prima partita fra le polemiche, con il Novara che protesta per un rigore negato e per l’arbitraggio, il Legnago di Gastaldello per ora è un flop su tutta la linea: tre partite, tre sconfitte, sarà bene cominciare a pensare a come interrompere questo filotto di sconfitte, altrimenti le soluzioni nel mondo del calcio di solito portano in un’unica direzione. L’Union Clodiense pregustava il bis della vittoria con la Triestina, invece per poco non tornava da Crema senza punti. La C è questa, non ti puoi distrarre neppure se vai sul 2-0 dopo 9 minuti. La partita è lunga e credere di avercela fatta prima del tempo è un errore gravissimo.

Una piccola passeggiata, infine, in Serie D. Il Treviso è partito bene e potrebbe essere davvero il suo anno, la Luparense ha espugnato Sedico ed è un risultato da cerchiare in rosso, il Mestre è scivolato subito in casa al Baracca con l’Este, il Campodarsego si è fatto strada travolgendo il Lavis. Giochi apertissimi, ma la nostra puntata va nella Marca. Se Cacciatore trova l’alchimia giusta, l’organico sulla carta è il migliore del girone. Sarà una bella lotta, per un posto fra i professionisti. Il Treviso vuole tornare ad assaporare categorie che mancano da troppo tempo. La strada è lunga, l’inizio è incoraggiante, i valori tecnici promettono davvero bene.

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Udinese, prima, sporca e cattiva. Verona, Sogliano come Re Mida. Venezia, perché non abbandonarsi al pessimismo. Vicenza, Padova, Triestina, Feralpisalò: perché in C non c’è una squadra ammazza campionato https://www.trivenetogoal.it/2024/09/03/udinese-prima-sporca-e-cattiva-verona-sogliano-come-re-mida-venezia-perche-non-abbandonarsi-al-pessimismo-vicenza-padova-triestina-feralpisalo-perche-non-ce-una-squadra-ammazza-campionato/218316/ https://www.trivenetogoal.it/2024/09/03/udinese-prima-sporca-e-cattiva-verona-sogliano-come-re-mida-venezia-perche-non-abbandonarsi-al-pessimismo-vicenza-padova-triestina-feralpisalo-perche-non-ce-una-squadra-ammazza-campionato/218316/#respond Mon, 02 Sep 2024 22:16:28 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=218316 Sono passate soltanto tre giornate, ma vedere l’Udinese a quota 7, dopo aver battuto Lazio e Como e aver imposto il pari al Bologna, fa davvero un bell’effetto. Non sono sorpreso che Runjaic abbia subito preso possesso della squadra e che la stia guidando per mano a inanellare risultati esaltanti. Non bisogna correre, né immaginare […]

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Sono passate soltanto tre giornate, ma vedere l’Udinese a quota 7, dopo aver battuto Lazio e Como e aver imposto il pari al Bologna, fa davvero un bell’effetto. Non sono sorpreso che Runjaic abbia subito preso possesso della squadra e che la stia guidando per mano a inanellare risultati esaltanti. Non bisogna correre, né immaginare una cavalcata verso chissà dove, ma ero e resto convinto che l’Udinese quest’anno possa salvarsi non dico comodamente, ma sicuramente non all’ultimo minuto dell’ultima giornata come fatto nel campionato scorso. Ho preso informazioni su Runjaic fra addetti ai lavori, procuratori, operatori del mondo dei media e ne ho ricavato un plebiscito a favore. So che l’Udinese, prima di procedere a una scelta rivoluzionaria, ha fatto lo stesso. Lo ha seguito, ha accumulato relazioni su relazioni, ha mosso tutti gli informatori di sua conoscenza e alla fine Gino Pozzo ha messo il timbro. Il resto lo hanno fatto giocatori più maturi (leggi Lucca, Okoye), campioni del mondo ritrovati (Thauvin), una difesa rocciosa, in attesa di vincere le tante scommesse che come sempre hanno animato il mercato internazionale della splendida rete di scout al servizio della proprietà. Oggi l’Udinese è prima, sporca e cattiva. Ha imparato, insomma, a sporcarsi le mani quando serve. 

Se l’Udinese ride a 32 denti, anche il Verona si gode una partenza straordinaria. Alzi la mano chi, con Napoli, Juve e Genoa a Marassi avrebbe scommesso sui gialloblù a quota sei dopo tre partite. Anche qui, di scommesse, continuano ad esserne vinte a raffica. Sogliano, da quando ha lasciato Padova con nulla in mano e con risultati modesti a fronte di tanti soldi fatti spendere alla proprietà, è diventato una sorta di Re Mida del calcio. Su dieci operazioni in entrata e in uscita ne avrà sbagliata una (Tavsan), il resto rappresenta un successo clamoroso sotto tutti i punti di vista. Altri esempi? Tchatchoua è diventato una locomotiva sulla fascia, Tengstedt a detta stessa di Zanetti è un futuro crac, Belahyane è il prossimo pronto a esplodere. Accanto a qualche usato sicuro (Lazovic) e ad altri giocatori in procinto di accendersi (Coppola), la squadra ha travolto il Napoli, ha perso male con la Juve e ha fatt0 un figurone a Marassi, battendo l’ex Gilardino. La strada è ancora lunga, ma fino a questo momento tutte le premesse indicano una salvezza più che possibile.

Come sta il Venezia? Non bene, a livello di classifica, anche se vedendolo giocare non si direbbe una squadra ultima in classifica dopo tre giornate. Inutile nascondersi: per la salvezza è durissima, il mercato non ha portato colpi a cinque stelle e giocatori di esperienza, tranne Duncan. Ci sono tante scommesse (Schingtienne, Yeboah, Sagrado, Raimondo), giovani che vogliono finalmente fare il salto di qualità (Nicolussi Caviglia) e il blocco dello scorso anno. E’ opinione comune che, con queste premesse, non resterebbe che farsi il segno della croce per centrare l’obiettivo salvezza. Proviamo a usare l’ottimismo, nonostante sulla carta sia oggettivamente difficile individuare tre squadre più deboli del Venezia. Ci sono (anche) motivi per essere ottimisti, considerata la qualità del gioco che la squadra ha saputo offrire in queste prime partite. L’ingresso sulla scena di Hans Nicolussi Caviglia è stato incoraggiante, il ritorno di Busio che potrebbe essere schierato sulla linea dei trequartisti al rientro dopo la pausa è un altro elemento che fa sperare. Poi c’è la qualità del gioco offerto che è stata ottima. Il fraseggio nello stretto funziona, gli inserimenti pure, la difesa ha subito un solo gol in due partite e sta crescendo d’intensità. Ci sono tanti giocatori non al meglio o assenti (Pohjanpalo, Busio, Schingtienne, Yeboah, lo stesso Nicolussi Caviglia) che potrebbero aiutare un’impennata di rendimento verso l’alto della squadra. Per ora ci fermiamo qui, anche se perdere quando anche il pari sarebbe stato stretto e quando giochi bene a cinque minuti dalla fine, oggettivamente è un segnale inquietante. Dopo la pausa il calendario non aiuta (ecco il Milan affamato di punti e di vendetta), ma oggi vogliamo lanciare un messaggio di speranze e non cedere al pessimismo dilagante.

Chi vince il girone A in Serie C? La domanda rimbalza in ogni dove e la risposta, mai come quest’anno, è oggettivamente difficile. Abbiamo rinunciato alle griglie per una ragione ben precisa. Ci sono tante e tali variabili in gioco nel corso di un campionato che immaginare a priori un vincitore risulta come tirare la monetina. Può cambiare un allenatore sbagliato, può intervenire un mercato riparatore in meglio o in peggio, ci possono essere diatribe in spogliatoio, si può creare o ricomporre una frattura società-tifosi, ci possono essere infortuni gravi. Quest’anno oggettivamente, non vedo una squadra ammazza campionato. Non lo è il Vicenza, che ha perso interamente la sua spina dorsale, e quando ne cambi tre pezzi su quattro immaginare di ritrovare subito gli antichi equilibri è davvero complesso. Non lo è il Padova, una squadra equilibrata e con dei valori, ma con un ambiente spaccato e con una dirigenza contestata. Non può esserlo la Triestina, soprattutto dopo che l’abbiamo vista a Legnago giocare la peggiore partita degli ultimi dieci anni in superiorità numerica per 82 minuti. E neppure la Feralpisalò, partita male e con un Diana che sembra per ora quello di Vicenza e non quello di Reggio Emilia. Per un motivo o per l’altro, non vediamo nessuna di queste quattro sorelle in grado di staccare la concorrenza nettamente. Magari la vincitrice arriverà da questo gruppetto, magari ci sarà un’altra sorpresa (al Lecco manca un centravanti di spessore, l’Atalanta è la solita squadra garibaldina ma non attrezzata per il traguardo massimo almeno sulla carta). Certo, si possono ricavare indizi sparsi qua e là da queste prime giornate: il Padova ha giocato bene, ha segnato cinque gol e non ne ha subito nessuno. Ha avuto un pizzico di fortuna, magari, ma si è meritato quello che ha portato a casa. Andreoletti per ora è partito bene e la scommessa più grande di tenere alte le motivazioni a chi, come Liguori, Bortolussi, Delli Carri e Varas avrebbe voluto la B, è quella da vincere per primeggiare. L’ambiente è ostile, ma allo stesso tempo per cinque anni tutti, ma proprio tutti, hanno sostenuto società e squadra e hanno collezionato solo secondi posti, esoneri incomprensibili e sconfitte sempre quando si doveva fare l’ultimo passo. Ora che il vento è cambiato chi può dire che questo non sia da stimolo per una squadra che cerca finalmente l’ultima arrampicata? Il Vicenza visto in queste prime due giornate non mi ha entusiasmato, sono sincero. Ma era prevedibile che accadesse, per tanti motivi. Della Latta è un giocatore che a questi livelli può ancora dire la sua, l’unica perplessità è che in un centrocampo a due se schieri l’ex capitano della Carrarese, accanto serve un pedalatore e Carraro non lo è. La squadra costruita mi sembra buona, ma non mi pare una corazzata e quando un allenatore lavora tanto per costruire un equilibrio e poi succede che il destino ti azzoppi tre colonne della squadra è chiaro che ci voglia tempo per rimettere insieme i cocci. La bella Triestina vista con l’Arzignano soprattutto nel secondo tempo è stata spazzata via da 90 minuti horror a Legnago. L’ultimo giorno di mercato per Alex Menta è diventato un incubo. A gennaio aveva in mano Krollis e Kiyine e non arrivò nessuno dei due, stavolta si è visto rifiutare 900mila euro dall’Albinoleffe per Zoma e il piano B era impossibile (come si poteva pensare che Tavsan scendesse di due categorie dalla A?). E’ arrivato Olivieri, un ibrido che non mi sembra un centravanti ma piuttosto una seconda punta adattabile a esterno. La pecca, in questo caso, è che ci doveva essere un piano B e quel piano B non c’era. O se c’era è evaporato. Anche questo servirà a Menta, che ha innegabile fiuto per i talenti, per crescere come dirigente. L’Union Clodiense ha strameritato la vittoria, giocando in dieci meglio della Triestina e sfiorando persino un clamoroso raddoppio. Concediamo una prova d’appello all’Alabarda, già contestata, ma quello che abbiamo visto sabato ci ha messo addosso più di qualche dubbio che il primo posto sia raggiungibile con queste premesse. Menzione speciale per l’ex Antonio Andreucci. Ha un’occasione che gli era sempre stata negata che vuole sfruttare ad ogni costo, il resto lo ha fatto il direttore sportivo Alberto Cavagnis che gli ha messo a disposizione un organico pronto al 95% per il ritiro. Il Trento ha rischiato grosso col Lecco: al 91′ stava per incassare  la terza sconfitta consecutiva fra campionato e Coppa Italia, gioca bene ma davanti sembra sempre in deficit. Ci ha pensato Petrovic, proprio lui, con un gol in mezzo a una selva di avversari, in attesa di capire se Di Carmine ha ancora voglia di stupire a 36 anni oppure se è venuto a svernare senza più motivazioni. Chi lo conosce giura per la prima versione, presto capiremo.

Resta la Serie B. Il Cittadella è passato in pochi giorni dal pasticcio con la distinta della partita col Pisa e da un punto conquistato con l’aiuto della dea bendata, a una prestazione eccellente a Modena. Non inganni il fatto che Maniero sia stato il migliore in campo, i granata mi sono piaciuti davvero molto. Bisoli è sempre lo stesso, dopotutto: quando arriva in una piazza è una scossa di terremoto al primo anno e porta risultati incredibili, il problema è sempre l’anno successivo, quando prende potere e si ritrova a percorrere sempre gli stessi vicoli ciechi. Il finale di mercato ha portato in dote Piccinini e Voltan, che difficilmente lasceranno il segno nell’immediato, ma ha messo in vetrina un Ravasio che sta dimostrando tutte le sue doti. Sì, era pronto per la B e ci sbilanciamo. Ha segnato un bellissimo gol a Modena e può continuare a stupire. Ha tutto per compiere il salto di qualità e in un ambiente come Cittadella può trovare la sua definitiva consacrazione

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Verona, estasi alla prima. Venezia, dal fondo in rimonta: ma servono rinforzi. Vicenza, pollice alto per Leverbe, ma Della Morte… Padova, hai messo Andreoletti nelle migliori condizioni? Triestina, con un paio di ritocchi sei da primato https://www.trivenetogoal.it/2024/08/19/verona-estasi-alla-prima-venezia-dal-fondo-in-rimonta-ma-servono-rinforzi-vicenza-pollice-alto-per-leverbe-ma-della-morte-padova-hai-messo-andreoletti-nelle-migliori-condizioni-triestina/216811/ https://www.trivenetogoal.it/2024/08/19/verona-estasi-alla-prima-venezia-dal-fondo-in-rimonta-ma-servono-rinforzi-vicenza-pollice-alto-per-leverbe-ma-della-morte-padova-hai-messo-andreoletti-nelle-migliori-condizioni-triestina/216811/#respond Mon, 19 Aug 2024 21:34:32 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=216811 Una prima infornata di grande calcio è arrivata subito dopo Ferragosto. Siamo già in clima campionato e, a pensarci bene, questi tre mesi senza Serie A e Serie B sono volati. La copertina, fuor di dubbio, la merita lo straordinario Verona visto ieri al Bentegodi contro il Napoli. Tanto brutto, opaco, insicuro e poco motivato […]

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Una prima infornata di grande calcio è arrivata subito dopo Ferragosto. Siamo già in clima campionato e, a pensarci bene, questi tre mesi senza Serie A e Serie B sono volati. La copertina, fuor di dubbio, la merita lo straordinario Verona visto ieri al Bentegodi contro il Napoli. Tanto brutto, opaco, insicuro e poco motivato in Coppa Italia sette giorni prima contro il Cesena, quanto intenso, concentrato, spigliato, letale contro Conte. Impossibile, alla vigilia, immaginare addirittura un 3-0, figuriamoci una doppietta di Mosquera e un gol di Livramento, ossia il premio scintillante alla campagna acquisti estiva e alle intuizioni di Sogliano. Ma tutta la squadra ha rubato l’occhio: Duda in mezzo ha giganteggiato come raramente gli abbiamo visto fare in Italia, Lazovic a 34 anni disegna ancora calcio, Tchatchoua sembra essere decollato, la difesa ha sfruttato al meglio l’assenza di Osimhen prossimo partente e l’infortunio di Kvaratskhelia e non ha fatto passare uno spillo. E’ finita con Zanetti in trionfo, estasiato di fronte a quel tifo che rappresenta una vera risorsa in più a disposizione dell’Hellas. Fatevi un giro su Instagram e date un’occhiata alla Zanetti-cam. Da qualche tempo a questa parte, al Bentegodi e dintorni tutto ciò che viene toccato da allenatori e direttore sportivo si trasforma in oro, talvolta in platino. Un allenatore sanguigno e creativo come l’uomo di Valdagno si può sposare alla perfezione con l’ambiente veronese, che da sempre va a nozze con i tecnici carismatici e di polso. Insomma, in una settimana il mondo si è capovolto, ma proprio per questo è giusto andarci piano. Siamo alla prima giornata, il mercato non è finito e tante cose possono ancora succedere.

Da Verona a Venezia. Qui le note liete sono decisamente meno presenti, eppure è impossibile non cogliere quanto di buono fatto nella notte dell’Olimpico. Per larghi tratti di partita si è vista una squadra che gioca a calcio, che predilige il fraseggio nello stretto, che prova sempre a proporsi, anche quando di fronte ha semplicemente un avversario più forte. Eppure, a ben guardare, la vera differenza l’hanno fatta gli errori individuali. Orribile lo svarione di Svoboda sul gol di Castellanos, in ritardo Sverko in occasione del rigore poi trasformato da Zaccagni, sfortunato Altare in occasione dell’autogol. Il marchio di fabbrica di Eusebio Di Francesco, del resto, è un’impronta chiara di una squadra che prova a giocarsela, il problema è che se poi la qualità dell’organico è troppo bassa, neppure un mago potrebbe sfornare miracoli. Sì, il Venezia costruito fino ad oggi sulla carta parte in ultima fila e dovrà scalare le montagne per compiere una vera impresa e salvare la categoria. L’avvocato difensore ricorda che, dopotutto, accadeva la stessa cosa anche per il Frosinone lo scorso anno. Snobbato da tutti, indicato come certa retrocessa, quando ancora i vari Barrenechea, Soulè, Cheddira, Zortea erano soltanto giovani da sgrezzare e non future certezze. E poi in salvo per 37 giornate e tre quarti su 38. Oggi è difficile immaginare miracoli, ma il mercato non è finito e se arriveranno tre rinforzi da qui al 30 agosto allora magari le cose cambieranno. Servono uno, se non due difensori centrali, un terzino sinistro se partirà Haps (occhio, fra i più positivi a Roma, non dovesse trovarsi una soluzione la conseguenza più logica sarebbe un reintegro a tempo pieno) e un altro attaccante in grado di creare superiorità numerica. I tifosi sperano nei fuochi d’artificio finali per vivere la Serie A aggrappati al sogno di mantenerla quando il calendario segnerà maggio 2025.

L’Udinese vista a Bologna ha mostrato pregi e difetti analoghi a quelli dello scorso anno, anche se è parso di intravedere qualcosa di nuovo all’orizzonte. La partenza di Samardzic, inevitabile, è stata vidimata dal passaggio a titolo definitivo all’Atalanta, il ritorno di Sanchez è tutto da scoprire e chissà se sul filo di lana arriverà qualche altro botto. Di sicuro cominciare pareggiando a Bologna davanti a più di mille tifosi in trasferta è davvero un buon modo per alzare il sipario al nuovo campionato. In Serie B ha cominciato male il Cittadella, che era partito alla grande, ma le partite durano novanta minuti e talvolta anche di più e non ci si può distrarre. La buona novella è l’irruzione di Rabbi nei quadri offensivi granata, l’altra nota lieta è la regia di Casolari, senza dimenticare lo stato di grazia di Kastrati. Quello che non va è una difesa disattenta e due centrali che sono usciti di strada sul più bello. Immaginiamo la goduria al quartier generale del Südtirol ad aver battuto l’ex Bisoli in pieno recupero, per giunta con un gol annullato all’altro ex Zaro per una questione di centimetri. Inutile ricordare che le parti si sono lasciate male, una ragione in più per volere fortemente i primi tre punti della stagione firmati Rover, il giusto premio dopo un anno  tribolato in cui gliene sono successe di tutti i colori.

In Serie C non siamo ancora allo start del campionato, ma la Coppa Italia è un antipasto che può avere un senso ben preciso. Cominciamo dal Vicenza: Rauti è una bella sorpresa, ha iniziato alla grandissima, dimostrando che forse la Serie C è la categoria dove al momento può fare veramente la differenza. In attesa di scoprire la verve di Claudio Morra, i sorrisi sono dati dal ritorno di Cavion e di Rossi che, se a posto fisicamente, possono dare una grossa mano. Ha piacevolmente impressionato Carraro, che conosce i dettami di Vecchi e che si è preso immediatamente le chiavi del centrocampo. Ci eravamo lasciati sette giorni fa dicendo che un passaggio fondamentale della stagione sarebbe stato il difensore acquistato per sostituire Golemic. Maxime Leverbe sulla carta è un ottimo rinforzo, anche qui a patto che stia bene fisicamente. Perché, non fosse altro per le qualità tecniche, la Serie C la può fare  con la pipa in bocca. Forse dovrei dire qualche parola anche su Della Morte, ma ammetto che è meglio che mi morda la lingua per un’altra decina di giorni, per vedere cosa succede adesso. Di sicuro, come ho già avuto modo di spiegare, tenere un giocatore scontento senza rinnovo di contratto presenta rischi piuttosto alti, allo stesso tempo non è possibile assecondare qualsiasi capriccio o qualsiasi mal di pancia come se i contratti non esistessero. Vedremo l’epilogo e poi qualcos’altro scriveremo di sicuro.

Passando al Padova, devo dire che quanto visto con la Feralpisalò non mi è dispiaciuto affatto. Certo, la partita ha vissuto di onde. Un ottimo primo tempo, poi l’errore di Crescenzi e quel pari all’intervallo così difficile da mandare giù. Tanto che nella ripresa è uscita la Feralpisalò, che ha segnato e che pareva in totale controllo del match fino al gollonzo di Capelli. Come spesso accade, nel calcio basta un episodio e la partita è cambiata di nuovo. Tanto che ai supplementari il Padova ha fatto un figurone, andandosi a prendere il passaggio del turno, simbolico finché si vuole, ma comunque utilissimo per navigare in mezzo a un ambiente che definire tossico è poco. La domanda che bisogna farsi, quando si parla di Matteo Andreoletti, è la seguente. La dirigenza ha messo il suo allenatore nelle condizioni di lavorare nel modo migliore? Sul mercato sospendo il giudizio aspettando quello che accadrà nei prossimi dieci giorni. Per il resto, come al solito alla proprietà e ai dirigenti sembra che non interessi nulla di quello che accade attorno alla squadra. Se sono il responsabile di una compagnia teatrale, metto in scena uno spettacolo e poi a teatro vedo la sala vuota, con gli attori che recitano per pochi intimi, mi faccio sicuramente qualche domanda: dove ho sbagliato? Ho fatto tutto il possibile per far sì che lo spettacolo sia un successo? Quello che mi pare incredibile è che, di fronte a 900 abbonati, allo stadio semideserto e a 600 paganti per una partita ufficiale, a nessuno degli illuminati dirigenti biancoscudati venga in mente di provare a mediare. Quantomeno di fare un tentativo per trovare una soluzione è troppa grazia domandarlo? Altrettanto avvilente, purtroppo, è assistere online al trionfo di profili fake mai visti prima che improvvisamente compaiono su social e forum dispensando lezioni di tifo e bacchettate ai giornalisti che cercano di raccontare la verità. Per esempio che all’interno del nutrito esercito di giocatori in scadenza, più di qualcuno se ne vorrebbe andare. E magari sarà costretto a rimanere controvoglia. A chi dice che chi protesta vuole il male del Padova rispondo che forse ci si dimentica di cinque anni di sostegno incondizionato, anche di fronte a risultati modesti. I grandi cambiamenti, poi, hanno bisogno delle azioni forti, talvolta delle rivoluzioni. Davvero stucchevole, poi, la favoletta che continua a rimbalzare sugli acquirenti che non esisterebbero quando ben tre tentativi di acquisto sono stati rispediti al mittente negli ultimi mesi. Basterebbe forse meditare sul fatto che, con gli attuali numeri e con l’attuale situazione a bilancio, la società sia pressoché invendibile alle pretese di Oughourlian. Semplicemente perché nessuno sano di mente spenderebbe certe cifre per un club di C. Come già accaduto in passato, a Padova un acquirente si troverà sempre, sia esso “indigeno” o forestiero.

Trieste sogna. L’arrivo di Domenico Frare è un altro gran colpo di Alex Menta, adesso mancano due o tre giocatori per completare l’opera. Il centravanti tanto inseguito è sempre lì, a portata di mano. Oggi sembra difficile convincere il Padova a dare Bortolussi, ma a Trieste non hanno ancora perso le speranze e studiano pure le alternative. Se la squadra verrà completata con due o tre acquisti di grido, ecco che l’Alabarda potrà competere senza alcun dubbio per il traguardo massimo. Già così è forte, ma manca ancora qualcosa per farla diventare fortissima. A centrocampo c’è tantissima qualità, ora la sfida è quella di amalgamare diverse culture e tanti giocatori di spessore. In tal senso l’Arzignano alla prima giornata rappresenterà già  un bel banco di prova. Il Trento visto all’opera a Verona contro il Caldiero Terme (a proposito, complimenti a Soave che ha fatto fuori uno di seguito all’altro Fresco e Tabbiani) ha manifestato i consueti stenti offensivi, ma il ritorno a pieno regime di Petrovic potrebbe risolvere molti problemi. Cosa va: la coppia centrale difensiva nonostante qualche incertezza è solida, il centrocampo. Cosa non va: gli esterni bassi, l’attacco. Si aspetta Peralta, si aspetta Petrovic. Allora sì che, magari già a Padova, sarà tutta un’altra storia

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Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire https://www.trivenetogoal.it/2024/08/13/drake-cronaca-di-un-salvataggio-clamoroso-in-laguna-venezia-verona-dalla-coppa-italia-allarmi-da-non-sottovalutare-padova-mirabelli-e-quelle-assurde-accuse-di-razzismo-trieste-menta-la-b-e-i-s/216367/ https://www.trivenetogoal.it/2024/08/13/drake-cronaca-di-un-salvataggio-clamoroso-in-laguna-venezia-verona-dalla-coppa-italia-allarmi-da-non-sottovalutare-padova-mirabelli-e-quelle-assurde-accuse-di-razzismo-trieste-menta-la-b-e-i-s/216367/#respond Mon, 12 Aug 2024 22:37:19 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=216367 La notizia della settimana è senza alcun dubbio la rivelazione di Gq Italia, che ha messo nero su bianco quanto in tanti dietro le quinte già avevano intuito. E cioè il clamoroso salvataggio del Venezia operato da uno dei rapper più famosi al mondo, quel Drake che fa il record di visualizzazioni online e che […]

The post Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire first appeared on Triveneto Goal.]]>
La notizia della settimana è senza alcun dubbio la rivelazione di Gq Italia, che ha messo nero su bianco quanto in tanti dietro le quinte già avevano intuito. E cioè il clamoroso salvataggio del Venezia operato da uno dei rapper più famosi al mondo, quel Drake che fa il record di visualizzazioni online e che gestisce un vero e proprio impero musicale e mediatico, con varie ramificazioni. Dunque, Drake e i suoi uomini hanno messo sul piatto ben 40 milioni in neppure un mese che hanno salvato il Venezia dalla bancarotta. Diciamocelo chiaro e tondo, quando arrivò a gennaio la notizia del Ban Fifa  solo un cieco poteva non vedere la gravità della situazione. Il Venezia boccheggiava, non fosse salito in Serie A sarebbe quasi certamente fallito con tanto di ripartenza dalla Serie D, fatto sta che alla fine questo non è successo. E il merito va ascritto al salvatore più impensabile, colui che ha portato in laguna il marchio Nocta (una costola di Nike), permettendo alla città più iconica del mondo di immaginare un futuro a cinque stelle. Il primo passo, difficilissimo, è stato compiuto, ossia quello di tornare in Serie A. Adesso resta la parte più importante e cioè riuscire a superare il secondo guado, quello di riuscire a salvare la categoria. Se il Venezia ci riesce, può smaltire l’ultima parte di quei folli contratti che hanno quasi colpito e affondato il club, consolidare il suo patrimonio, creare valore vero alla sua rosa, strutturarsi per diventare una realtà a tutti gli effetti da massima serie. Ci sono bivi, nella vita, in cui se imbocchi la strada giusta, ti si aprono autostrade, se imbocchi quella sbagliata, affondi e ti schianti. Il Venezia ha camminato lungo il precipizio per due anni, deve ringraziare Filippo Antonelli se ha salvato la pelle e, dal punto di vista tecnico, è stato creato un vero capolavoro. Dispiace  che Vanoli, che sul campo ha compiuto una grande impresa, non abbia compreso quello che stava accadendo attorno a lui. Se n’è andato, a mio modo di vedere, nel modo sbagliato. Bastavano poche parole, bastava un po’ di eleganza e di riconoscenza in più. Nessuno gli avrebbe impedito di cambiare aria, ma l’uscita di scena non è stata delle migliori. Non parliamo di Tanner Tessman, al centro di un’estate sconcertante e di una telenovela stucchevole. Diciamolo chiaro e tondo, il centrocampista ha collezionato figuracce e adesso dovrà trovare una via d’uscita anche agli occhi di quelli che restano, fino a prova contraria, i suoi tifosi.

Nel frattempo sarà bene non sottovalutare quello che ha raccontato la prima ufficiale del Rigamonti. Calcio d’estate sì, ma i segnali sono stati inequivocabili. Dietro si balla il samba, che non è quello del tormentone di queste settimane di bella stagione, ma una danza tutt’altro che gradevole per i colori arancioneroverdi. Le attenuanti non mancano: le assenze non possono essere sottovalutate (Pohjanpalo, Busio, Oristanio, non esattamente tre giocatori qualunque), i meccanismi vanno oliati, ma se prendi tre gol da una squadra di B è evidente che qualcosa da rivedere ci sia, a una settimana dall’esordio in campionato. A tutto questo si aggiungono i rinforzi che dovranno essere acquistati da qui al 30 agosto: servono un difensore centrale, un esterno sinistro, un centrocampista e magari un altro giocatore offensivo. Anche qui, bisogna essere ciechi per non vedere gli equilibrismi di Antonelli, costretto a fare i conti con un budget ridotto, con ingaggi monstre da smaltire (Redan è andato, resta Haps, lo scoglio più difficile) e la voglia di creare valore. Solo che mi riesce difficile pensare che Doumbia sia già pronto per la A, mentre su Nicolussi Caviglia ho più di qualche dubbio che spero possa essere smentito in caso di arrivo (molto probabile, a quanto assicura Radio mercato). La Coppa Italia ha portato in dote anche un discreto carico di inquietudini non solo per il Venezia, ma anche per il Verona. Se prendere tre gol a Brescia non è certo l’ideale per presentarsi ai nastri di partenza della massima serie, anche scivolare in casa contro il Cesena neopromosso in Serie B non è certo un bel biglietto da visita. L’unico sorriso è stato Casper Tengstedt, l’ennesima scommessa di Sogliano che si è presentato gonfiando subito la rete. Il resto è un groviglio di buone intenzioni, che per ora non trovano il risultato sperato. Suslov è parso fuori condizione, Montipò ha la testa giusta per restare a Verona? E ancora: troppi giocatori fuori condizione e forse non sufficientemente sereni dal punto di vista mentale delle proprie potenzialità per presentarsi ai nastri di partenza con il piglio giusto. Non è finita, la campagna acquisti del Verona ed è giusto dare tempo a Zanetti. Allo stesso tempo, come per il Venezia, non bisogna sottovalutare certi segnali, altrimenti si rischia una falsa partenza e fra cinque giorni sarà già campionato.

Non volevo parlare ancora di Massimiliano Mirabelli, perché quello che dovevo dire l’ho detto e scritto in tutte le salse e si rischia di diventare sovrabbondanti. Ma quando leggo che si domanda se i tifosi padovani siano discriminanti nei suoi confronti per via delle sue origini, mi cadono davvero le braccia. A uscite avvilenti e a spiegazioni altrettanto fuori luogo ormai si è fatta tristemente l’abitudine, ma in questo caso quello che ho letto è davvero troppo. Ed è impossibile non rispondere. Mi verrebbe da rispondere, per esempio con un nome e un cognome: Mauro Meluso, calabrese come Mirabelli, amatissimo e rispettato a Padova e fautore della penultima promozione in B della storia biancoscudata. Poi mi verrebbe da rispondere Piero Aggradi, forse il dirigente più amato della storia del Padova. Ma scrivo e continuano a venirmi in mente altri nomi: Vincenzo Italiano, Aniello Cutolo, Giuseppe Galderisi, Carmine Parlato, Antonio Di Nardo. Cos’hanno in comune tutti questi nomi? Sono tutti meridionali, a Padova sono stati e sono amati, coccolati, rispettati e portati in trionfo. Mi fermo qui, mi sembra possa bastare. Per cui il ds eviti sparate imbarazzanti e, se ci riesce, provi a farsi un esame di coscienza, senza riempirsi la bocca solo della parola “plusvalenze”, dimenticandosi che i giocatori venduti a peso d’oro sono il frutto del lavoro di altri e non certo del suo lavoro. Di giocatori acquistati e rivenduti da Mirabelli non ce n’è neppure uno, almeno per ora. Uno potrebbe essere Bortolussi, per il quale la Triestina potrebbe offrire più del doppio rispetto a quanto fu pagato al Novara. Ma è chiaro che il Padova non vorrebbe rinforzare una diretta concorrente, per questo tre offerte sono state respinte, il tutto mentre il giocatore stuzzicato da un triennale a cifre ben più alte rispetto a quelle percepite al Padova tentenna e ondeggia (per forza, verrebbe da aggiungere). Chiudo l’argomento Padova con un pensiero personale: chi oggi dispensa lezioni di tifo e di giornalismo è lo stesso che difendeva a spada tratta il Cavalier Cestaro che ha condotto il Padova al camposanto calcistico oltre che alla sparizione dal calcio professionistico, che finge di non comprendere che sono passati cinque anni e che questa società, nonostante un sostegno totale e compatto dell’ambiente, non ha portato uno straccio di risultato anzi disgregando la tifoseria, che vorrebbe anestetizzare la piazza costringendola a rassegnarsi a un triste cabotaggio in terza serie. Le cifre parlano, gli almanacchi pure e, basta sfogliare qualche pagina e citare qualche cifra, Padova non è da Serie C e non dovrà mai rassegnarsi a esserlo.  

Da Padova a Trieste. Il dibattito è sempre lo stesso. Alex Menta croce o delizia dell’Alabarda? A Venezia il suo operato resta difficile da giudicare: da un lato 9/11 della squadra titolare che ha conquistato la Serie A sono frutto di sue intuizioni, l’allenatore della promozione (Vanoli) l’aveva scelto lui, ci sono giocatori che hanno rappresentato plusvalenze importanti (Johnsen, per esempio). Ma ci sono anche alcuni abbagli, operazioni economicamente sanguinose che hanno messo quasi ko il club. Colpe sue dovute all’inesperienza, certamente, ma peggio ha fatto chi non ha messo un freno, pur potendolo fare, ossia Niederauer. Ha imparato la lezione Menta? Di certo non è uno sciocco. Il primo anno a Trieste è stato in chiaroscuro, tante cose buone, ma anche scelte sbagliate come l’esonero di Tesser. Quest’anno il solito vortice di operazioni e alcuni giocatori di assoluto livello: Roos, Vicario, Voca, il ritorno di D’Urso, l’eccellente cessione di Parlanti al Feyeenoord, giusto per fare alcuni esempi. Poi tante scommesse, potenziali brillanti intuizioni come Sambu dal Porto B che è un signor centrocampista con numeri e cifre da urlo. Resta l’interrogativo se questo marasma di giocatori possa diventare una squadra e se lo spogliatoio possa amalgamarsi coi tempi necessari per competere per la B. Tocca a Michele Santoni provarci e non sarà facile. Menta quest’anno si gioca tanto e sta mettendo tutto se stesso per provare a vincere la scommessa Triestina.

Il Vicenza ha vinto a Legnago in Coppa con mezza squadra fuori: Laezza, Rolfini, Cester, Morra e Rossi oltre a Ronaldo, Golemic, Ferrari. Dopo dieci minuti è uscito Zamparo per infortunio ma, nonostante questa ecatombe di guai, nel primo tempo ha dominato e Rauti ha segnato un gran gol. Nella ripresa Sandon si è fatto espellere per doppia ammonizione e questo evidenzia la priorità assoluta nel trovare il difensore che dovrà sostituire Golemic. Resta un’operazione da non fallire e fondamentale per la salita in B. Sul mercato non è facile reperire un nome all’altezza che possa cancellare quanto accaduto al capitano. Così come resta fondamentale da qui a fine agosto trovare una soluzione che blindi Della Morte senza scontentarlo. Avere un giocatore demotivato e senza rinnovo e adeguamento contrattuale sarebbe un boomerang

Il Trento ha cominciato la stagione nel modo migliore. Ha espugnato Trieste, ha messo a segno una grande operazione con l’arrivo di Peralta, ha preso due ottimi giovani come Vallarelli e Fini, potrebbe ancora chiudere un altro colpo in extremis. Le premesse per fare un buon campionato ci sono, la squadra mi sembra equilibrata e completa. Pillole finali: Sanchez all’Udinese è una delle operazioni più suggestive dell’intero calciomercato, rivedere il Pordenone in campo e i tifosi neroverdi sugli spalti è davvero una buona notizia, il Caldiero Terme ha messo subito il turbo. Dulcis in fundo: l’iniziativa del Mestre per un tifo sano, con abbonamenti a prezzi stracciati in tribuna a chi non insulta l’avversario. Un sasso nello stagno, forse, ma qualcuno doveva pur provarci.

The post Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire first appeared on Triveneto Goal.]]>
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Vicenza, quel grosso problema chiamato Golemic. Padova, spine e clima esplosivo: la Triestina all’assalto di Bortolussi. Venezia e Verona, certezze e dubbi. Treviso, Pordenone, Chievo: la rinascita è dietro l’angolo https://www.trivenetogoal.it/2024/08/06/vicenza-quel-grosso-problema-chiamato-golemic-padova-spine-e-clima-esplosivo-la-triestina-allassalto-di-bortolussi-venezia-e-verona-certezze-e-dubbi-treviso-pordenone-chievo-la-rinascita-e/215854/ https://www.trivenetogoal.it/2024/08/06/vicenza-quel-grosso-problema-chiamato-golemic-padova-spine-e-clima-esplosivo-la-triestina-allassalto-di-bortolussi-venezia-e-verona-certezze-e-dubbi-treviso-pordenone-chievo-la-rinascita-e/215854/#respond Tue, 06 Aug 2024 21:31:41 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=215854 A piccoli passi verso l’inizio del campionato. Ridendo e scherzando, mancano appena dieci giorni allo start della Serie A e Udinese, Verona e Venezia si presentano ai nastri di partenza con diverse novità. L’Udinese sta per mettere a segno un colpo suggestivo, riportando Alexis Sanchez in Friuli. La domanda, però, è lecita. Che Sanchez sarà? […]

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A piccoli passi verso l’inizio del campionato. Ridendo e scherzando, mancano appena dieci giorni allo start della Serie A e Udinese, Verona e Venezia si presentano ai nastri di partenza con diverse novità. L’Udinese sta per mettere a segno un colpo suggestivo, riportando Alexis Sanchez in Friuli. La domanda, però, è lecita. Che Sanchez sarà? A fine carriera e pronto a svernare, oppure ancora affamato di grande calcio  e sostenuto da una condizione fisica adeguata? Il dubbio è lecito, mentre mi piacciono molto sia Ekkelenkamp che Karlstrom. Hanno due curriculum interessanti e mi paiono due innesti importanti, che faranno parlare di sé, si spera in termini positivi. E il Verona? Sta operando bene, anche se gli ultimi ritocchi saranno determinanti per definire il valore della squadra ai nastri di partenza. Promuovo a pieni voti Martin Frese, mi intriga Mosquera e potrebbe sorprendere Livramento. Se arriva uno fra Bozenik e Cheddira il Verona diventa una squadra attrezzata per conquistare la salvezza. Siamo al Venezia. Mi piacciono molto Oristanio e Duncan, ho più di qualche dubbio su Nicolussi Caviglia e Sagrado resta tutto da scoprire. Ma permettetemi ancora una volta di tornare sulla telenovela dell’estate, quella stucchevole che riguarda Tanner Tessmann. In serata il giocatore ha chiesto agli agenti di poter andare alla Fiorentina, ma le commissioni e le strategie dei rappresentanti del centrocampista americano sono stucchevoli e irritanti. E dispiace che alcuni dei protagonisti della scorsa stagione, come lo stesso Tessmann e pure Vanoli, abbiano scelto un’uscita di scena poco elegante e che sporca un po’ la loro immagine. Sì, perché ci vorrebbe un po0 di riconoscenza per chi ti ha permesso di importi al grande pubblico e due delle stelle del firmamento lagunare della stagione scorsa non brillano più di luce pura. In bocca al lupo a entrambi per la prossima stagione, ma si poteva congedarsi in modo molto diverso. Il Venezia può salvarsi? Al momento in un’ipotetica griglia (che conta fino a un certo punto) di squadre meno attrezzate vedo solo l’Empoli, ma è anche vero che alla fine del mercato mancano 24 giorni e possono succedere un’infinità di cose che permettano di scalare le posizioni che servono a restare in Serie A.

Houston, abbiamo un problema. A Vicenza è scattato l’allarme rosso quando Golemic ha improvvisamente alzato bandiera bianca. E occhio, perché la sua mancata idoneità può essere un problema gigante per i biancorossi, forse addirittura più degli infortuni di Ronaldo e di Ferrari, pur gravi e pesanti. Il forfait del capitano è pesantissimo, trovare un sostituto all’altezza non sarà facile. E, se privi dell’intera spina dorsale una squadra che funzionava a meraviglia, qualsiasi allenatore e qualsiasi dirigenza andrebbe in difficoltà. Ora non resta che attendere di capire con chi verrà sostituito Golemic, mentre l’altro dubbio è se fra i centrocampisti basti Carraro per impostare e dettare i ritmi alla manovra. Manca sicuramente un trequartista e di difensori di spessore sul mercato e di sicuro affidamento non ce ne sono tantissimi. Ma occhio a quel Luca Crescenzi che Stefano Vecchi avrebbe voluto già a Salò e a cui il ruolo di riserva a Padova sta davvero stretto. Per ora non ci sono stati contatti diretti, nei prossimi giorni si vedrà. Occhio anche a quello che accadrà a Catania, dove c’è un Di Gennaro che fa gola. A Padova il clima è esplosivo e non invidiamo Matteo Andreoletti capitato in mezzo a una cesta di fuochi d’artificio pronti a esplodere. Ed è un peccato, perché qualcosa a Cesena si è visto, nella ripresa. Gioco palla a terra propositivo e buoni movimenti, un gol e una rimonta sfiorata. Ma è il resto che gira attorno che è un grosso problema. Ampie frange di tifoseria non si abboneranno e andranno solo in trasferta, la società è sotto assedio. Dopo cinque anni di sostegno ambientale e anche mediatico e di mancati risultati, il credito è esaurito e i nodi stanno cominciando a venire al pettine. E’ ora che la società dimostri di meritare il sostegno che chiede. Oggi Palombi ha firmato un triennale per l’Alcione Milano lasciando giù pure dei soldi al momento del nero su bianco e sui social è piovuto un diluvio di critiche, la Triestina ha offerto un altro triennale a Bortolussi e c’è da capire se il Padova resisterà a oltranza, come ha fatto sinora. Sono già tre le offerte rifiutate, con il centravanti che vive da separato in casa. Già il fatto che in conferenza stampa non abbia smentito la possibilità di andarsene è significativo, il resto è tutto da vedere. Del resto, mettetevi nei panni di Bortolussi. Sei il centravanti della squadra, sei sempre andato in doppia cifra e la società fa un triennale a 140mila euro annui a Spagnoli, lasciandoti in scadenza. Voi sareste felici, al posto di Bortolussi? Chi la spunterà? Vedremo. La Triestina ha perso Lescano, una perdita pesante ma allo stesso tempo, forse, un passaggio obbligato visti gli atteggiamenti del giocatore all’interno dello spogliatoio. Ormai era mal tollerato pure da molti compagni e l’addio è parso una strada a senso unico da percorrere senza troppe esitazioni. All’Alabarda serve, però, un centravanti importante per parare il “colpo” Lescano. Con tutte quelle operazioni fatte resta difficile orientarsi. Di certo ci sono giocatori di grandissimo livello, come Roos e Voca, il ritorno di D’Urso è un’ottima scelta,  ma liberarsi di Malomo, Germano e Celeghin non so se possa essere davvero una buona idea. Ok Krollis, ma serve dell’altro se si vuole vincere il campionato. Fra le tre litiganti, anche se parte volutamente a fari spenti, la Feralpisalò è assolutamente attrezzata per il traguardo massimo. Ha un allenatore che ha molto da farsi perdonare e che vuole rilanciarsi dopo quattro mesi orribili a Vicenza e un organico di buon livello con tanto di paracadute a sostegno. L’Union Clodiense continua a stupire anche in precampionato, ma tutto ha un senso. L’organico è stato costruito rapidamente, il ds Alberto Cavagnis ha fatto un ottimo lavoro e l’unico vero, importante, handicap, lo abbiamo già detto e scritto è l’esilio forzato a Legnago fino a quando il Ballarin non sarà pronto. E il Trento? Non è un mercato facile, per tanti motivi e il no di Luca Clemenza, così come la vicenda D’Amore, lo dimostrano. Il ds Giorgio Zamuner ha pescato molto fra giovani dal futuro brillante, in attesa di piazzare un paio di colpi da qui a fine mercato. L’era della spending review è già cominciata, riuscire a far quadrare tutti i conti non sarà facile, ma la competenza di un ds che ha dimostrato negli anni di conoscere la categoria è il miglior antidoto alle ristrettezze o presunte tali.

Un pensiero lasciatemelo spendere per le categorie inferiori e per tre nobili decadute. Pordenone, Chievo e Treviso stanno rinascendo, ognuna con i suoi tempi, ognuna nella sua categoria di appartenenza. Il Treviso quest’anno punta dritto al ritorno fra i professionisti e l’unica vera incognita è l’allenatore (Cacciatore), che dovrà dimostrare di poter portare il peso sulle spalle della responsabilità di essere la, o una delle squadre da battere. Il Chievo è rinato nonostante Luca Campedelli abbia tentato in tutti i modi di impedirlo e per fortuna ci sono persone come Sergio Pellissier ed Enzo Zanin, che  hanno capito come entrare ancora di più nel cuore della gente. Non so se possa essere l’anno del ritorno in Serie C, ma il Chievo ci proverà, ad essere protagonista in un girone frastagliato e poco omogeneo. Bentornato anche al Pordenone: la strada sarà lunga e servirà pazienza, ma dopo un anno di buio, rivedere i colori neroverdi al De Marchi è bella sensazione. Un flash finale sulla B: il Cittadella vuole Mario Ravasio per completare l’attacco, il  Südtirol ha ancora un paio di colpi in canna per un anno senza affanni.

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Venezia in ritardo sul mercato: sì, ma ecco perché. Padova, quelle assenze che continuano e che fanno rumore. Triestina, che botti! Vicenza: certezze, rischi e prospettive (rosee). E a Chioggia gli innesti (e i tempi) giusti https://www.trivenetogoal.it/2024/07/23/venezia-in-ritardo-sul-mercato-si-ma-ecco-perche-padova-quelle-assenze-che-continuano-e-che-fanno-rumore-triestina-che-botti-vicenza-certezze-rischi-e-prospettive-rosee-e-a-chioggia-gli-in/214677/ https://www.trivenetogoal.it/2024/07/23/venezia-in-ritardo-sul-mercato-si-ma-ecco-perche-padova-quelle-assenze-che-continuano-e-che-fanno-rumore-triestina-che-botti-vicenza-certezze-rischi-e-prospettive-rosee-e-a-chioggia-gli-in/214677/#respond Mon, 22 Jul 2024 22:35:36 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=214677 Domanda a bruciapelo a meno di un mese dall’inizio dei campionati. Il Venezia è in ritardo sul mercato? Sì, è in ritardo e non a caso Eusebio Di Francesco ha chiesto 5-6 acquisti di spessore per completare la squadra dopo il ko in amichevole col Genoa. C’è una spiegazione per questo ritardo? Eccome se c’è. […]

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Domanda a bruciapelo a meno di un mese dall’inizio dei campionati. Il Venezia è in ritardo sul mercato? Sì, è in ritardo e non a caso Eusebio Di Francesco ha chiesto 5-6 acquisti di spessore per completare la squadra dopo il ko in amichevole col Genoa. C’è una spiegazione per questo ritardo? Eccome se c’è. Basta dare uno sguardo ai contratti dei giocatori in uscita. Qualche esempio? Eccolo servito: 1,5 milioni a Ridgeciano Haps, 750mila euro lordi a Daishawn Redan, per non parlare dei 600mila euro di Andrija Novakovich, che va al Bari col Venezia costretto a contribuire pur di liberarsi di un contratto. Senza pensare a Michael Cuisance, che viaggiava abbondantemente sopra il milione. Eccolo spiegato, il ritardo sul mercato del Venezia, che deve girare con la calcolatrice ogni volta che pensa a un affare per non far saltare i conti. Un altro guaio lo ha creato Tanner Tessmann: pensa solo alle Olimpiadi, intanto però pur essendo sotto contratto col Venezia, ha fatto praticamente saltare l’accordo con l’Inter, che avrebbe garantito 7 milioni sull’unghia a Niederauer. Ecco servita la plusvalenza perfetta? Non si era fatto i conti con le bizze dei procuratori del centrocampista, che chiedono commissioni altissime e col diretto interessato. Prima voleva andare all’Ipswich Town, poi al Feyenoord, poi all’Everton, adesso puff, evaporato tutto. Con tutto il rispetto, che senso ha lasciare il Venezia per andare a Como o a Parma? Capirei la Fiorentina, o il Torino, ma fare i capricci così dopo che una società ti ha preso giovanissimo, ti ha aspettato, ti ha valorizzato, proprio non va. Tessmann si ricordi che, dopotutto e fino a prova contraria,  fino al 30 giugno 2025 è ancora un giocatore del Venezia e come tale si dovrebbe comportare. Andrà via, sì, è un suo diritto: dove lo scopriremo presto.  Intanto lui e i suoi agenti, con le loro bizze hanno messo nei guai il Venezia, che non meritava un trattamento del genere e che oggi non può più contare su quei sette milioni che sarebbero serviti per acquistare almeno due giocatori. Cosa succederà e se si riaprirà la trattativa già definita con l’Inter, si saprà molto presto.

Da Venezia a Padova. Prima amichevole stagionale, festa dei tifosi. Ci sono tutti, sicuri? No, manca come al solito Massimiliano Mirabelli, che ancora una volta brilla per le sue assenze. Stavolta è in buona compagnia. Non ci sono neppure Alessandra Bianchi e Francesco Peghin. Ecco, se si volevano conferme sul perché a Padova le cose non funzionino e al sesto anno si sia sempre al punto di partenza, ecco una buona spiegazione. Si dirà: i tifosi contestano Bianchi e Mirabelli, girano manifesti molto offensivi sui due, perché mai avrebbero dovuto venire a farsi ricoprire di insulti? Perché il passo verso i tifosi tocca a loro, sono loro che devono ricucire, che devono provare a mediare, che devono riconquistare ampie fette di tifoseria. Già, perché lo ribadisco, sui social sono tornati i profili fake, sui forum scrivono nickname mai letti prima, cuor di leoni con nomi improbabili dicendo che il sottoscritto è prevenuto contro Mirabelli e contro la società. Ho scritto un papiro per spiegare, evidentemente è troppo difficile prendersi dieci minuti e leggere tutto. Ho spiegato dettagliatamente il perché, per quattro anni ritenevo questa proprietà una risorsa, al quinto mi sono venuti molti dubbi, al sesto i dubbi sono aumentati ancora di più. Cosa non è chiaro, della posizione di ultras e Appartenenza? Sostengono la squadra, contestano la società, posizione chiarissima, chi non capisce è meglio che si faccia spiegare con un disegnino. Come chi non capisce la contestazione all’Euganeo. Qui evito di entrare nei dettagli, perché potrei diventare offensivo. La risposta è tutta in quella curva, quattro anni di nulla e anche il prossimo anno sarà uguale ai precedenti. Se ne riparla per l’anno prossimo. Qualcuno avrà sbagliato qualcosa, o tutti assolti in nome di non disturbare i manovratori? 

Andiamo avanti. Qui Trieste. Che colpi sta firmando Alex Menta, che evidentemente ha imparato la lezione di Venezia! Stavolta chi arriva deve rientrare in certi parametri. Prendiamo Spini: il Lumezzane chiede 100mila euro per un giocatore con il minimo stipendio federale, può mai avere senso una richiesta del genere? Giusto tenere duro. I colpi, si diceva: Kelle Roos è incredibile sia venuto in C, l’anno scorso era all’Aberdeen e non occorre aggiungere altro. Fatevi un giretto su Google e capirete. Poi Voca: un acquisto straordinario a centrocampo, in B era un primattore, in Serie C fa la differenza, è un’operazione importantissima. Perso Novakovich, adesso Menta ci sta riprovando per Redan e il problema è l’ingaggio, ma ci sono altri colpi in canna. Con il poliglotta Santoni in  panchina, l’amalgama potrebbe essere meno complicata del previsto.

Qui Vicenza. Morra era il top sul mercato, è arrivato. Rauti in C dovrebbe finalmente asciugare le polveri e iniziare a sparare. Manca un centrocampista centrale, arriverà. Quasi quasi un pensierino a Salvatore Burrai, che un altro anno da leone potrebbe averlo, noi lo faremmo. Ci sarebbe pure Marco Carraro, un pupillo di Vecchi. Poi, forse un trequartista, per il resto la difesa è a posto, qualcuno dovrà partire ma l’intelaiatura è la migliore fra le protagoniste annunciate del girone A. L’unico rischio, lo abbiamo ricordato: detto che in panchina c’è un big come Stefano Vecchi e che riconfermarlo è stata la scelta più giusta e logica che ci fosse, bisognerà capire come reagiranno a tutti gli assalti estivi mancati primattori come Confente e Della Morte. Restano, certo, forse, probabilmente. Ma con quale testa e con quali motivazioni? La grande incognita è tutta qui, per il resto i biancorossi sulla carta (molti faranno gli scongiuri) partono ancora davanti.

Qui Chioggia. Da applausi la campagna acquisti condotta sinora da Alberto Cavagnis. I giocatori giusti nei ruoli giusti, tanti innesti dalla D di talenti che avevano tantissime offerte: ma Gasperi, Lattanzio, Brzan, Morello sono tutti giocatori di categoria che dovrebbero bastare e avanzare per mantenere la categoria soffrendo il giusto. La rosa è quasi completa a inizio ritiro, un grande merito per chi l’ha costruita perché dà la possibilità ad Andreucci di lavorare e di seminare con i giusti tempi. A proposito di sofferenze: quella principale si chiama stadio, venerdì alle 8 del mattino parlerà Boscolo Bielo e darà conto dei progressi dei lavori per il Ballarin. A Chioggia sperano di rivedere la squadra in casa già a ottobre dopo l’esilio di Legnago, tornare a casa è la cosa più importante, oltre che determinante per restare fra i professionisti.

Qui Verona, sponda Hellas. Mosquera è la grande scommessa davanti, ha cominciato bene ma serve aspettare qualche test estivo più probante. Harroui ha dichiarato che voleva diventare gialloblù da due anni, di solito quando ci sono queste motivazioni poi il risultato è  (quasi) assicurato. Davanti manca ancora qualcosa, Zanetti vorrebbe provare a rivitalizzare Nzola, ma serve pazientare, sia per una questione d’ingaggio, sia per le pretese della Fiorentina. Il resto sono scommesse e, a dar retta agli ultimi due anni, ne sono state vinte tante, per cui c’è un credito da dare e da custodire.

Qui Verona, sponda Chievo. Chievo is back! è stato un tuffo al cuore, è tornata quell’atmosfera che Campedelli aveva cancellato, rendendo l’aria irrespirabile. Sembrava impossibile, a un certo, che la favola rivivesse con i passaggi istituzionali, legali e sportivi corretti, perché l’ex presidente voleva trascinare tutti nel baratro. E invece la pazienza e la tenacia di Sergio Pellissier e di Enzo Zanin, stanno facendo rivivere qualcosa di unico. Stay tuned!

Chiudiamo con le pillole. Si è radunato il Treviso e potrebbe essere l’anno buono per tornare fra i professionisti dopo una stagione di consolidamento. Le rivali? Dolomiti Bellunesi, Luparense, forse Adriese, per il resto sarà un girone triveneto tutto da scoprire. Il Trento si è fermato di fronte a difficoltà inattese sul mercato, ha perso due obiettivi che erano stati trattati (D’Amico e Falasca), adesso sta rimescolando le carte e si deve rimboccare le maniche. E rivedere la propria strategia. Per l’Udinese bisognerà attendere, il mercato è lungo, eppure qualcosa fra mille ruggini estive di Runjaic si è già visto in amichevole. Impensabile credere che il 20 luglio ci possano essere tutti gli automatismi registrati, eppure una traccia di calcio da seguire qua e là si è intravista. Un flash anche su Cittadella e Südtirol: il mercato è quello che ci si poteva attendere, nessun botto fragoroso, qualche giocatore da rilanciare, altri da valorizzare, giovani da far decollare. Obiettivi? La salvezza prima di tutto, poi tutto quello che verrà in più sarà tutto di guadagnato. Restano le tre veronesi: la Virtus ha ceduto diversi fra i migliori, ha scommesso su qualche prospetto dalla D e ha di fronte a sé una stagione non semplice. A Legnago il rischio da evitare è quello di montarsi la testa dopo un anno straordinario, il Caldiero sta mettendo tutti i tasselli al posto giusto e, con un po’ d’inventiva, di coraggio e di fantasia, si può salvare. Per il resto, c’è ancora più di un mese di mercato e tante cose possono ancora accadere.

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https://www.trivenetogoal.it/2024/07/23/venezia-in-ritardo-sul-mercato-si-ma-ecco-perche-padova-quelle-assenze-che-continuano-e-che-fanno-rumore-triestina-che-botti-vicenza-certezze-rischi-e-prospettive-rosee-e-a-chioggia-gli-in/214677/feed/ 0
Rivoluzione in panchina, è un estate di cambiamenti: Venezia, Verona, Udinese, Padova, Triestina e Trento ai raggi x. A Vicenza, invece…. https://www.trivenetogoal.it/2024/07/08/rivoluzione-in-panchina-e-un-estate-di-cambiamenti-venezia-verona-udinese-padova-triestina-e-trento-ai-raggi-x-a-vicenza-invece/213444/ https://www.trivenetogoal.it/2024/07/08/rivoluzione-in-panchina-e-un-estate-di-cambiamenti-venezia-verona-udinese-padova-triestina-e-trento-ai-raggi-x-a-vicenza-invece/213444/#respond Sun, 07 Jul 2024 22:28:46 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=213444 La clessidra scorre, così come il tempo che viaggia rapidamente in avanti, senza quasi dare la possibilità di prendere fiato. Siamo già in orbita ritiri estivi e impazza il calciomercato, ma ancora è difficile farsi un’idea precisa di quanto accadrà da qui a fine agosto. Fra un mese, poco più, si gioca di nuovo, nel […]

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La clessidra scorre, così come il tempo che viaggia rapidamente in avanti, senza quasi dare la possibilità di prendere fiato. Siamo già in orbita ritiri estivi e impazza il calciomercato, ma ancora è difficile farsi un’idea precisa di quanto accadrà da qui a fine agosto. Fra un mese, poco più, si gioca di nuovo, nel frattempo le squadre sono cantieri aperti. E’ un momento di profondo rinnovamento per il calcio triveneto, che vive di equilibri piuttosto fluttuanti. Una profonda ristrutturazione societaria ha interessato il Venezia, che ha rimescolato la governance che affiancherà Niederauer e sta cercando faticosamente di uscire da una crisi finanziaria che, diciamolo chiaramente e bilanci alla mano, ha portato il club a un passo dalla bancarotta. La Serie A aiuta tantissimo in quella che Filippo Antonelli ha definito “ristrutturazione del debito”, che in gergo finanziario indica un club in ambasce economiche che cerca di salvarsi la pelle. Per questo non ci si può aspettare un mercato roboante, per questo ogni operazione dovrà essere sostenibile, per questo la missione che aspetta Eusebio Di Francesco si annuncia difficilissima. Diciamolo chiaramente, in pochi fra i tifosi hanno fatto i salti di gioia quando il tecnico pescarese è stato scelto per guidare la squadra. Inizialmente non era in pole-position, poi ha scalato posizioni, vincendo la volata. I risultati, nel calcio, sono tutto e quattro esoneri e una retrocessione pesano nel giudizio complessivo di un allenatore che aveva incantato a Roma (sua la memorabile impresa in rimonta col Barcellona, sua la semifinale di Champions League), ma che poi si è perso per mille motivi lungo il percorso. Eppure, non una, ma ben due squadre hanno di nuovo bussato alla sua porta. Perché il calcio di Di Francesco affascina, perché a Frosinone sono stati lanciati in orbita giovani come Barrenechea, Soulè, Monterisi e Zortea, si è valorizzato Cheddira, c’era una squadra che giocava bene e che avrebbe meritato di salvarsi. Non ci è riuscita e negli almanacchi comparirà solo il risultato finale e tutto il resto verrà rapidamente dimenticato. Ammetto di fare il tifo per Di Francesco, perché è una di quelle poche persone che nel calcio merita un profondo rispetto, per com’è e per quello che vuole rappresentare. Così come lo vedi, è. Una trasparenza che spesso non lo ha aiutato in un mondo dove dominano doppiezza, falsità, scorrettezza e ambiguità, ma che gli permette allo stesso tempo di resistere ai risultati negativi e che mette in vetrina quello che può dare. Per il Venezia, quello che sta per cominciare, sarà un anno determinante. Se la squadra riuscirà a salvarsi, anche all’ultimo minuto dell’ultima giornata, sarà un passo forse decisivo in chiave futura. Il nuovo stadio avanza, il club è strutturato, la rosa che ha vinto i playoff è più pronta di tre anni fa a giocarsi la permanenza nella massima serie. Non aspettatevi colpi ad effetto, non aspettatevi botti fragorosi. Il Venezia dovrà cercare di restare in Serie A con la forza delle idee. Poi, è chiaro, non bisognerà esagerare possibilmente con le scommesse, perché giocatori come Doumbia che verranno valutati in ritiro dovrebbero fare un doppio salto ed è difficile immaginare che possano essere all’altezza di una capriola in avanti di questo genere. Insomma, d’accordo la sobrietà, ma servono uomini di categoria, che sappiano inserirsi in un meccanismo che già funzionava bene e che Di Francesco ha intenzione di portare avanti. Aveva cominciato con il 4-3-3, ma ha dimostrato di essere flessibile, per questo proseguirà con la difesa a tre e con quel 3-4-2-1 che si è visto nella seconda parte della stagione a Frosinone.

Impossibile, per ora, giudicare Udinese e Verona. L’Udinese ha scelto Kosta Runjaić, un’altra scommessa come Di Francesco, per motivi diversi. Al Legia Varsavia si è fatto conoscere per il suo modo di gestire il gruppo, molto ferreo e tosto, con una grande attenzione alla tattica. Possesso palla, intensità e organizzazione sono i pilastri fondamentali del suo approccio. Runjaić è un self made man, è partito da zero vendendo assicurazioni e oggi allenerà in Serie A. Gino Pozzo ha detto di essere stanco di vedere la squadra difendersi a tre, ragion per cui sotto questo profilo possiamo aspettarci una svolta immediata, per il resto andrà rivoluzionato il centrocampo, ma andrà puntellata la squadra in tutti i reparti. Nell’ultima stagione l’Udinese non è mai stata così vicina alla retrocessione, evitata per un soffio all’ultimo minuto dell’ultima giornata, dopo aver rischiato più volte di soccombere allo Stirpe contro l’orgoglioso Frosinone. Sarà una sorta di anno zero, con un allenatore nuovo, con una struttura societaria nuova e con il ritorno in Italia di un uomo con grande caratura internazionale come Gianluca Nani. Si scommette pesante, in Friuli, ma per le grandi rivoluzioni servono grandi cambiamenti. E questo sta accadendo. A Verona è tempo di un’altra centrifuga. Via i migliori, come sempre. Neanche il tempo di apprezzare la scommessa vinta Noslin che già il diretto interessato ha fatto le valigie. Quindici milioni in più nelle casse di un club che boccheggiava e che adesso respira un po’ di più e necessità di vincere tante altre scommesse. Partirà pure Cabal, altri arriveranno. Scommesse, si diceva. Non lo è quella in panchina, un altro volto nuovo per modo di dire, perché Paolo Zanetti in Serie A ha dimostrato quello che può dare. Ha vinto, ha perso, ha vinto, ha perso di nuovo, in un’alternanza di stati d’animo e di risultati che gli è servita per crescere. Apprezziamo la scelta fatta da Sogliano per raccogliere l’eredità pesantissima di Marco Baroni. Per Zanetti è un anno decisivo. Se fa bene può rimanere in pianta stabile in Serie A, altrimenti, forse, dovrà ricominciare dal piano di sotto, come ha fatto Alessio Dionisi. Secondo noi ci sono buone possibilità che possa essere un anno buono per il tecnico vicentino, sanguigno come la piazza che lo ha scelto. Gli acquisti, dunque: Harroui è un giocatore importante che può valere la A, per Suslov può essere l’anno della consacrazione, mentre il corazziere Mosquera è il tipico centravanti che piace a Zanetti e potrebbe fare bene. I colombiani, in Italia, hanno spesso avuto ottimi rendimenti e la scommessa ha un senso compiuto preciso.

In Serie A le trivenete hanno cambiato tutte allenatore. In Serie B Cittadella e  Südtirol, invece, hanno scelto la continuità. Anche qui inutile aspettarsi colpi roboanti, a guardare i conti le due uniche superstiti del territorio nel campionato cadetto sono fra quelle che spendono e investono di meno. Si affidano alla bravura e alle capacità dei loro dirigenti, in particolare al pedigree di razza di Stefano Marchetti, che di solito vede cose che altri non vedono. Ha visto qualcosa in Jacopo Desogus, un attaccante in cerca di rilancio dopo un anno in chiaroscuro. Altri arriveranno, qualcuno partirà, nel solito via vai della città murata. Gorini e Valente sono stati confermati dopo lunghe valutazioni. Per entrambi restare in sella è stato tutt’altro che scontato, per entrambi è un anno importante. Oggi è presto per dire dove potranno arrivare, anche perché i due organici andranno puntellati in modo deciso. Il Cittadella ha bisogno di rinforzi in mezzo, il Südtirol ha puntato su un Ceppitelli in fase calante che non regala oggi certezze. Ma le idee viaggiano in diverse direzioni: Poluzzi e Kurtic sono due colonne e i due rinnovi vanno nella giusta direzione, Pietrangeli mi sembra una puntata rischiosa, ma con i giusti accorgimenti potrebbe anche reggere il salto di categoria.

Si cambia, invece, anche in C. Cambia il Padova, che ha messo nel frullatore Andreoletti. Ci vuole coraggio, ad accettare la chiamata di un direttore che ha esonerato tre allenatori in tre anni, due dei quali secondi in classifica. Il primo che non perdeva da quattro mesi, il secondo che ha fatto un girone da imbattuto e che aveva perso appena tre volte, facendo 70 punti. Ci vuole coraggio ad accettare la chiamata di un direttore che non ha esitato ad affossare, anziché aiutare, i tecnici che lui stesso aveva scelto. Davvero poco convincenti (eufemismo) le conferenze stampa d’inizio stagione, dove Francesco Peghin è stato messo a fare il parafulmine e a dover spiegare scelte che lo hanno coinvolto suo malgrado, mentre Mirabelli è riuscito nell’impresa di raccontare che non venire a metterci la faccia subito dopo i rovesci degli scorsi playoff era un favore che ha fatto ai giornalisti, scaricando come sempre tutte le colpe sull’allenatore di turno. Stendiamo un velo pietoso, così come per tante altre arrampicate sugli specchi. Tante cose dovrebbe spiegare anche il patron Joseph Oughourlian, ad esempio quel passivo di quasi 7 milioni di euro al 30 giugno 2023, o le perdite d’esercizio relative al bilancio 2020-2021 “sterilizzate” fino al 2026, voci inquietanti che rimbalzano dietro le quinte, il rapporto inesistente con la tifoseria che ha scelto un’azione clamorosa. Contestazione a oltranza a Mirabelli, diserzione dall’Euganeo dei principali gruppi organizzati, uno stadio allo sbando che rimarrà ancor più deserto di prima, una curva sospesa che per completarla sembra che ci vogliano quattro o cinque lauree. Un clima pesantissimo, che di certo non aiuterà. Ma se la società riparte come se nulla stesse accadendo, non cambiando alcunché se non il solito allenatore su cui scaricare tutto al primo venticello contrario e ignorando i messaggi della piazza, riesce difficile pensare che possa essere l’anno buono per salire di categoria.

Cambia anche la Triestina, che scommette pesante su un nome esotico, un tecnico che parla cinque lingue e che si autodefinisce “manager”. Che possa essere Michele Santoni quel surrogato dirigenziale che manca a un grande scout come Alex Menta che studia da dirigente? Lo vedremo. Un pizzico di sfrontatezza un allenatore la deve avere, altrimenti non farebbe questo mestiere, l’importante è non esagerare, altrimenti si rischia di farsi veramente male. Su Santoni, tutte le referenze raccolte sono positive. E quando questo accade, ci sono probabilità concrete di poter vincere la scommessa. La Triestina punta a salire di categoria, ma vuole farlo in modo non convenzionale. Basta allenatori top come Tesser o come sarebbe potuto essere Toscano, si sceglie un poliglotta, abituato a far convivere diverse culture, con esperienze all’estero, ma italiano fino al midollo.

Cambia il Trento, che riparte da Luca Tabbiani, l’uomo del 4-3-3, del calcio armonico e verticale, delle mezzali di gamba d’inserimento e delle punte che attaccano la profondità. Trento la conosce e questo è già un ottimo punto di partenza, il resto lo dovrà fare lui, raccogliendo l’eredità pesante di Francesco Baldini, che se n’è andato sparando a zero su Luca Piazzi e lasciando intuire quello che potrebbe essere il vero, potenziale problema del prossimo campionato. Giusto per essere chiari: Giorgio Zamuner va lasciato lavorare senza invasioni di campo, altrimenti le erbacce cresceranno in giardino rovinando quanto fatto sinora e tutto sarà molto più difficile. A ognuno il suo campo d’azione, il rispetto dei ruoli è fondamentale per arrivare lontano e per raggiungere i propri obiettivi. 

In attesa di capire cosa riserverà la sfera di cristallo alle tre veronesi (la neopromossa Caldiero Terme, la Virtus Verona e il Legnago, che ha scelto nientemeno che Daniele Gastaldello per succedere a Massimo Donati), se la scommessa in panchina Alessandro Bruno  scelta dall’Arzignano si rivelerà vincente e se l’Union Clodiense impatterà al meglio con il professionismo (ottimo l’inizio di mercato del ds Alberto Cavagnis con operazioni molto convincenti, Gasperi su tutte), il finale di questo editoriale lo riserviamo al Vicenza. Ci eravamo lasciati con una finale playoff persa, il peggio che si possa augurare a qualcuno, anche al tuo peggior nemico. Il dopo è un gigantesco punto interrogativo, ma se si resiste alla tentazione di azzerare tutto, potrebbe essere un anno propizio alla raccolta, più che a una nuova semina. Si riparte senza due pilastri come Ronaldo e Ferrari, come Rolfini vittime di  gravissimi infortuni in una parte avanzata della propria carriera, da Stefano Vecchi che a questi livelli è una certezza, da un attaccante in cerca di riscatto come Luca Zamparo, da una base di lavoro ottima e da un reparto avanzato da ricostruire. Il budget, anche quest’anno, sarà il più importante del girone, ma i soldi non sono tutto. Servono competenza, unità d’intenti, intelligenza nei movimenti. Non sempre trattenere giocatori contro la loro volontà è la scelta migliore. Della Morte è cercato da squadre di categorie superiore, urge verificare se abbia la testa per rimanere, altrimenti avere un giocatore scontento e con la testa altrove in rosa rischia di essere un boomerang micidiale. Discorso analogo per Confente, in un ruolo chiave come quello di portiere. La difesa è già solida, rocciosa e affidabile, ora serve sistemare urgentemente il centrocampo e completare il reparto offensivo. Non è facile trovare attaccanti che reggano l’impatto con la grande piazza. Segnare a Rimini non è la stessa cosa che farlo a Vicenza, a Padova, a Trieste. Nella scelta degli uomini, va considerato attentamente anche questo aspetto. Sotto l’ombrellone, c’è tempo per riflettere, ponderare, costruire, confermare e, a volte, lasciare andare per il bene della squadra, di se stessi, del gruppo.

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