Editoriale | Triveneto Goal https://www.trivenetogoal.it Il meglio del calcio e dello sport triveneto in un unico imperdibile sito Wed, 04 Sep 2024 14:59:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.1 Udinese, prima, sporca e cattiva. Verona, Sogliano come Re Mida. Venezia, perché non abbandonarsi al pessimismo. Vicenza, Padova, Triestina, Feralpisalò: perché in C non c’è una squadra ammazza campionato https://www.trivenetogoal.it/2024/09/03/udinese-prima-sporca-e-cattiva-verona-sogliano-come-re-mida-venezia-perche-non-abbandonarsi-al-pessimismo-vicenza-padova-triestina-feralpisalo-perche-non-ce-una-squadra-ammazza-campionato/218316/ https://www.trivenetogoal.it/2024/09/03/udinese-prima-sporca-e-cattiva-verona-sogliano-come-re-mida-venezia-perche-non-abbandonarsi-al-pessimismo-vicenza-padova-triestina-feralpisalo-perche-non-ce-una-squadra-ammazza-campionato/218316/#respond Mon, 02 Sep 2024 22:16:28 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=218316 Sono passate soltanto tre giornate, ma vedere l’Udinese a quota 7, dopo aver battuto Lazio e Como e aver imposto il pari al Bologna, fa davvero un bell’effetto. Non sono sorpreso che Runjaic abbia subito preso possesso della squadra e che la stia guidando per mano a inanellare risultati esaltanti. Non bisogna correre, né immaginare […]

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Sono passate soltanto tre giornate, ma vedere l’Udinese a quota 7, dopo aver battuto Lazio e Como e aver imposto il pari al Bologna, fa davvero un bell’effetto. Non sono sorpreso che Runjaic abbia subito preso possesso della squadra e che la stia guidando per mano a inanellare risultati esaltanti. Non bisogna correre, né immaginare una cavalcata verso chissà dove, ma ero e resto convinto che l’Udinese quest’anno possa salvarsi non dico comodamente, ma sicuramente non all’ultimo minuto dell’ultima giornata come fatto nel campionato scorso. Ho preso informazioni su Runjaic fra addetti ai lavori, procuratori, operatori del mondo dei media e ne ho ricavato un plebiscito a favore. So che l’Udinese, prima di procedere a una scelta rivoluzionaria, ha fatto lo stesso. Lo ha seguito, ha accumulato relazioni su relazioni, ha mosso tutti gli informatori di sua conoscenza e alla fine Gino Pozzo ha messo il timbro. Il resto lo hanno fatto giocatori più maturi (leggi Lucca, Okoye), campioni del mondo ritrovati (Thauvin), una difesa rocciosa, in attesa di vincere le tante scommesse che come sempre hanno animato il mercato internazionale della splendida rete di scout al servizio della proprietà. Oggi l’Udinese è prima, sporca e cattiva. Ha imparato, insomma, a sporcarsi le mani quando serve. 

Se l’Udinese ride a 32 denti, anche il Verona si gode una partenza straordinaria. Alzi la mano chi, con Napoli, Juve e Genoa a Marassi avrebbe scommesso sui gialloblù a quota sei dopo tre partite. Anche qui, di scommesse, continuano ad esserne vinte a raffica. Sogliano, da quando ha lasciato Padova con nulla in mano e con risultati modesti a fronte di tanti soldi fatti spendere alla proprietà, è diventato una sorta di Re Mida del calcio. Su dieci operazioni in entrata e in uscita ne avrà sbagliata una (Tavsan), il resto rappresenta un successo clamoroso sotto tutti i punti di vista. Altri esempi? Tchatchoua è diventato una locomotiva sulla fascia, Tengstedt a detta stessa di Zanetti è un futuro crac, Belahyane è il prossimo pronto a esplodere. Accanto a qualche usato sicuro (Lazovic) e ad altri giocatori in procinto di accendersi (Coppola), la squadra ha travolto il Napoli, ha perso male con la Juve e ha fatt0 un figurone a Marassi, battendo l’ex Gilardino. La strada è ancora lunga, ma fino a questo momento tutte le premesse indicano una salvezza più che possibile.

Come sta il Venezia? Non bene, a livello di classifica, anche se vedendolo giocare non si direbbe una squadra ultima in classifica dopo tre giornate. Inutile nascondersi: per la salvezza è durissima, il mercato non ha portato colpi a cinque stelle e giocatori di esperienza, tranne Duncan. Ci sono tante scommesse (Schingtienne, Yeboah, Sagrado, Raimondo), giovani che vogliono finalmente fare il salto di qualità (Nicolussi Caviglia) e il blocco dello scorso anno. E’ opinione comune che, con queste premesse, non resterebbe che farsi il segno della croce per centrare l’obiettivo salvezza. Proviamo a usare l’ottimismo, nonostante sulla carta sia oggettivamente difficile individuare tre squadre più deboli del Venezia. Ci sono (anche) motivi per essere ottimisti, considerata la qualità del gioco che la squadra ha saputo offrire in queste prime partite. L’ingresso sulla scena di Hans Nicolussi Caviglia è stato incoraggiante, il ritorno di Busio che potrebbe essere schierato sulla linea dei trequartisti al rientro dopo la pausa è un altro elemento che fa sperare. Poi c’è la qualità del gioco offerto che è stata ottima. Il fraseggio nello stretto funziona, gli inserimenti pure, la difesa ha subito un solo gol in due partite e sta crescendo d’intensità. Ci sono tanti giocatori non al meglio o assenti (Pohjanpalo, Busio, Schingtienne, Yeboah, lo stesso Nicolussi Caviglia) che potrebbero aiutare un’impennata di rendimento verso l’alto della squadra. Per ora ci fermiamo qui, anche se perdere quando anche il pari sarebbe stato stretto e quando giochi bene a cinque minuti dalla fine, oggettivamente è un segnale inquietante. Dopo la pausa il calendario non aiuta (ecco il Milan affamato di punti e di vendetta), ma oggi vogliamo lanciare un messaggio di speranze e non cedere al pessimismo dilagante.

Chi vince il girone A in Serie C? La domanda rimbalza in ogni dove e la risposta, mai come quest’anno, è oggettivamente difficile. Abbiamo rinunciato alle griglie per una ragione ben precisa. Ci sono tante e tali variabili in gioco nel corso di un campionato che immaginare a priori un vincitore risulta come tirare la monetina. Può cambiare un allenatore sbagliato, può intervenire un mercato riparatore in meglio o in peggio, ci possono essere diatribe in spogliatoio, si può creare o ricomporre una frattura società-tifosi, ci possono essere infortuni gravi. Quest’anno oggettivamente, non vedo una squadra ammazza campionato. Non lo è il Vicenza, che ha perso interamente la sua spina dorsale, e quando ne cambi tre pezzi su quattro immaginare di ritrovare subito gli antichi equilibri è davvero complesso. Non lo è il Padova, una squadra equilibrata e con dei valori, ma con un ambiente spaccato e con una dirigenza contestata. Non può esserlo la Triestina, soprattutto dopo che l’abbiamo vista a Legnago giocare la peggiore partita degli ultimi dieci anni in superiorità numerica per 82 minuti. E neppure la Feralpisalò, partita male e con un Diana che sembra per ora quello di Vicenza e non quello di Reggio Emilia. Per un motivo o per l’altro, non vediamo nessuna di queste quattro sorelle in grado di staccare la concorrenza nettamente. Magari la vincitrice arriverà da questo gruppetto, magari ci sarà un’altra sorpresa (al Lecco manca un centravanti di spessore, l’Atalanta è la solita squadra garibaldina ma non attrezzata per il traguardo massimo almeno sulla carta). Certo, si possono ricavare indizi sparsi qua e là da queste prime giornate: il Padova ha giocato bene, ha segnato cinque gol e non ne ha subito nessuno. Ha avuto un pizzico di fortuna, magari, ma si è meritato quello che ha portato a casa. Andreoletti per ora è partito bene e la scommessa più grande di tenere alte le motivazioni a chi, come Liguori, Bortolussi, Delli Carri e Varas avrebbe voluto la B, è quella da vincere per primeggiare. L’ambiente è ostile, ma allo stesso tempo per cinque anni tutti, ma proprio tutti, hanno sostenuto società e squadra e hanno collezionato solo secondi posti, esoneri incomprensibili e sconfitte sempre quando si doveva fare l’ultimo passo. Ora che il vento è cambiato chi può dire che questo non sia da stimolo per una squadra che cerca finalmente l’ultima arrampicata? Il Vicenza visto in queste prime due giornate non mi ha entusiasmato, sono sincero. Ma era prevedibile che accadesse, per tanti motivi. Della Latta è un giocatore che a questi livelli può ancora dire la sua, l’unica perplessità è che in un centrocampo a due se schieri l’ex capitano della Carrarese, accanto serve un pedalatore e Carraro non lo è. La squadra costruita mi sembra buona, ma non mi pare una corazzata e quando un allenatore lavora tanto per costruire un equilibrio e poi succede che il destino ti azzoppi tre colonne della squadra è chiaro che ci voglia tempo per rimettere insieme i cocci. La bella Triestina vista con l’Arzignano soprattutto nel secondo tempo è stata spazzata via da 90 minuti horror a Legnago. L’ultimo giorno di mercato per Alex Menta è diventato un incubo. A gennaio aveva in mano Krollis e Kiyine e non arrivò nessuno dei due, stavolta si è visto rifiutare 900mila euro dall’Albinoleffe per Zoma e il piano B era impossibile (come si poteva pensare che Tavsan scendesse di due categorie dalla A?). E’ arrivato Olivieri, un ibrido che non mi sembra un centravanti ma piuttosto una seconda punta adattabile a esterno. La pecca, in questo caso, è che ci doveva essere un piano B e quel piano B non c’era. O se c’era è evaporato. Anche questo servirà a Menta, che ha innegabile fiuto per i talenti, per crescere come dirigente. L’Union Clodiense ha strameritato la vittoria, giocando in dieci meglio della Triestina e sfiorando persino un clamoroso raddoppio. Concediamo una prova d’appello all’Alabarda, già contestata, ma quello che abbiamo visto sabato ci ha messo addosso più di qualche dubbio che il primo posto sia raggiungibile con queste premesse. Menzione speciale per l’ex Antonio Andreucci. Ha un’occasione che gli era sempre stata negata che vuole sfruttare ad ogni costo, il resto lo ha fatto il direttore sportivo Alberto Cavagnis che gli ha messo a disposizione un organico pronto al 95% per il ritiro. Il Trento ha rischiato grosso col Lecco: al 91′ stava per incassare  la terza sconfitta consecutiva fra campionato e Coppa Italia, gioca bene ma davanti sembra sempre in deficit. Ci ha pensato Petrovic, proprio lui, con un gol in mezzo a una selva di avversari, in attesa di capire se Di Carmine ha ancora voglia di stupire a 36 anni oppure se è venuto a svernare senza più motivazioni. Chi lo conosce giura per la prima versione, presto capiremo.

Resta la Serie B. Il Cittadella è passato in pochi giorni dal pasticcio con la distinta della partita col Pisa e da un punto conquistato con l’aiuto della dea bendata, a una prestazione eccellente a Modena. Non inganni il fatto che Maniero sia stato il migliore in campo, i granata mi sono piaciuti davvero molto. Bisoli è sempre lo stesso, dopotutto: quando arriva in una piazza è una scossa di terremoto al primo anno e porta risultati incredibili, il problema è sempre l’anno successivo, quando prende potere e si ritrova a percorrere sempre gli stessi vicoli ciechi. Il finale di mercato ha portato in dote Piccinini e Voltan, che difficilmente lasceranno il segno nell’immediato, ma ha messo in vetrina un Ravasio che sta dimostrando tutte le sue doti. Sì, era pronto per la B e ci sbilanciamo. Ha segnato un bellissimo gol a Modena e può continuare a stupire. Ha tutto per compiere il salto di qualità e in un ambiente come Cittadella può trovare la sua definitiva consacrazione

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Verona, estasi alla prima. Venezia, dal fondo in rimonta: ma servono rinforzi. Vicenza, pollice alto per Leverbe, ma Della Morte… Padova, hai messo Andreoletti nelle migliori condizioni? Triestina, con un paio di ritocchi sei da primato https://www.trivenetogoal.it/2024/08/19/verona-estasi-alla-prima-venezia-dal-fondo-in-rimonta-ma-servono-rinforzi-vicenza-pollice-alto-per-leverbe-ma-della-morte-padova-hai-messo-andreoletti-nelle-migliori-condizioni-triestina/216811/ https://www.trivenetogoal.it/2024/08/19/verona-estasi-alla-prima-venezia-dal-fondo-in-rimonta-ma-servono-rinforzi-vicenza-pollice-alto-per-leverbe-ma-della-morte-padova-hai-messo-andreoletti-nelle-migliori-condizioni-triestina/216811/#respond Mon, 19 Aug 2024 21:34:32 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=216811 Una prima infornata di grande calcio è arrivata subito dopo Ferragosto. Siamo già in clima campionato e, a pensarci bene, questi tre mesi senza Serie A e Serie B sono volati. La copertina, fuor di dubbio, la merita lo straordinario Verona visto ieri al Bentegodi contro il Napoli. Tanto brutto, opaco, insicuro e poco motivato […]

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Una prima infornata di grande calcio è arrivata subito dopo Ferragosto. Siamo già in clima campionato e, a pensarci bene, questi tre mesi senza Serie A e Serie B sono volati. La copertina, fuor di dubbio, la merita lo straordinario Verona visto ieri al Bentegodi contro il Napoli. Tanto brutto, opaco, insicuro e poco motivato in Coppa Italia sette giorni prima contro il Cesena, quanto intenso, concentrato, spigliato, letale contro Conte. Impossibile, alla vigilia, immaginare addirittura un 3-0, figuriamoci una doppietta di Mosquera e un gol di Livramento, ossia il premio scintillante alla campagna acquisti estiva e alle intuizioni di Sogliano. Ma tutta la squadra ha rubato l’occhio: Duda in mezzo ha giganteggiato come raramente gli abbiamo visto fare in Italia, Lazovic a 34 anni disegna ancora calcio, Tchatchoua sembra essere decollato, la difesa ha sfruttato al meglio l’assenza di Osimhen prossimo partente e l’infortunio di Kvaratskhelia e non ha fatto passare uno spillo. E’ finita con Zanetti in trionfo, estasiato di fronte a quel tifo che rappresenta una vera risorsa in più a disposizione dell’Hellas. Fatevi un giro su Instagram e date un’occhiata alla Zanetti-cam. Da qualche tempo a questa parte, al Bentegodi e dintorni tutto ciò che viene toccato da allenatori e direttore sportivo si trasforma in oro, talvolta in platino. Un allenatore sanguigno e creativo come l’uomo di Valdagno si può sposare alla perfezione con l’ambiente veronese, che da sempre va a nozze con i tecnici carismatici e di polso. Insomma, in una settimana il mondo si è capovolto, ma proprio per questo è giusto andarci piano. Siamo alla prima giornata, il mercato non è finito e tante cose possono ancora succedere.

Da Verona a Venezia. Qui le note liete sono decisamente meno presenti, eppure è impossibile non cogliere quanto di buono fatto nella notte dell’Olimpico. Per larghi tratti di partita si è vista una squadra che gioca a calcio, che predilige il fraseggio nello stretto, che prova sempre a proporsi, anche quando di fronte ha semplicemente un avversario più forte. Eppure, a ben guardare, la vera differenza l’hanno fatta gli errori individuali. Orribile lo svarione di Svoboda sul gol di Castellanos, in ritardo Sverko in occasione del rigore poi trasformato da Zaccagni, sfortunato Altare in occasione dell’autogol. Il marchio di fabbrica di Eusebio Di Francesco, del resto, è un’impronta chiara di una squadra che prova a giocarsela, il problema è che se poi la qualità dell’organico è troppo bassa, neppure un mago potrebbe sfornare miracoli. Sì, il Venezia costruito fino ad oggi sulla carta parte in ultima fila e dovrà scalare le montagne per compiere una vera impresa e salvare la categoria. L’avvocato difensore ricorda che, dopotutto, accadeva la stessa cosa anche per il Frosinone lo scorso anno. Snobbato da tutti, indicato come certa retrocessa, quando ancora i vari Barrenechea, Soulè, Cheddira, Zortea erano soltanto giovani da sgrezzare e non future certezze. E poi in salvo per 37 giornate e tre quarti su 38. Oggi è difficile immaginare miracoli, ma il mercato non è finito e se arriveranno tre rinforzi da qui al 30 agosto allora magari le cose cambieranno. Servono uno, se non due difensori centrali, un terzino sinistro se partirà Haps (occhio, fra i più positivi a Roma, non dovesse trovarsi una soluzione la conseguenza più logica sarebbe un reintegro a tempo pieno) e un altro attaccante in grado di creare superiorità numerica. I tifosi sperano nei fuochi d’artificio finali per vivere la Serie A aggrappati al sogno di mantenerla quando il calendario segnerà maggio 2025.

L’Udinese vista a Bologna ha mostrato pregi e difetti analoghi a quelli dello scorso anno, anche se è parso di intravedere qualcosa di nuovo all’orizzonte. La partenza di Samardzic, inevitabile, è stata vidimata dal passaggio a titolo definitivo all’Atalanta, il ritorno di Sanchez è tutto da scoprire e chissà se sul filo di lana arriverà qualche altro botto. Di sicuro cominciare pareggiando a Bologna davanti a più di mille tifosi in trasferta è davvero un buon modo per alzare il sipario al nuovo campionato. In Serie B ha cominciato male il Cittadella, che era partito alla grande, ma le partite durano novanta minuti e talvolta anche di più e non ci si può distrarre. La buona novella è l’irruzione di Rabbi nei quadri offensivi granata, l’altra nota lieta è la regia di Casolari, senza dimenticare lo stato di grazia di Kastrati. Quello che non va è una difesa disattenta e due centrali che sono usciti di strada sul più bello. Immaginiamo la goduria al quartier generale del Südtirol ad aver battuto l’ex Bisoli in pieno recupero, per giunta con un gol annullato all’altro ex Zaro per una questione di centimetri. Inutile ricordare che le parti si sono lasciate male, una ragione in più per volere fortemente i primi tre punti della stagione firmati Rover, il giusto premio dopo un anno  tribolato in cui gliene sono successe di tutti i colori.

In Serie C non siamo ancora allo start del campionato, ma la Coppa Italia è un antipasto che può avere un senso ben preciso. Cominciamo dal Vicenza: Rauti è una bella sorpresa, ha iniziato alla grandissima, dimostrando che forse la Serie C è la categoria dove al momento può fare veramente la differenza. In attesa di scoprire la verve di Claudio Morra, i sorrisi sono dati dal ritorno di Cavion e di Rossi che, se a posto fisicamente, possono dare una grossa mano. Ha piacevolmente impressionato Carraro, che conosce i dettami di Vecchi e che si è preso immediatamente le chiavi del centrocampo. Ci eravamo lasciati sette giorni fa dicendo che un passaggio fondamentale della stagione sarebbe stato il difensore acquistato per sostituire Golemic. Maxime Leverbe sulla carta è un ottimo rinforzo, anche qui a patto che stia bene fisicamente. Perché, non fosse altro per le qualità tecniche, la Serie C la può fare  con la pipa in bocca. Forse dovrei dire qualche parola anche su Della Morte, ma ammetto che è meglio che mi morda la lingua per un’altra decina di giorni, per vedere cosa succede adesso. Di sicuro, come ho già avuto modo di spiegare, tenere un giocatore scontento senza rinnovo di contratto presenta rischi piuttosto alti, allo stesso tempo non è possibile assecondare qualsiasi capriccio o qualsiasi mal di pancia come se i contratti non esistessero. Vedremo l’epilogo e poi qualcos’altro scriveremo di sicuro.

Passando al Padova, devo dire che quanto visto con la Feralpisalò non mi è dispiaciuto affatto. Certo, la partita ha vissuto di onde. Un ottimo primo tempo, poi l’errore di Crescenzi e quel pari all’intervallo così difficile da mandare giù. Tanto che nella ripresa è uscita la Feralpisalò, che ha segnato e che pareva in totale controllo del match fino al gollonzo di Capelli. Come spesso accade, nel calcio basta un episodio e la partita è cambiata di nuovo. Tanto che ai supplementari il Padova ha fatto un figurone, andandosi a prendere il passaggio del turno, simbolico finché si vuole, ma comunque utilissimo per navigare in mezzo a un ambiente che definire tossico è poco. La domanda che bisogna farsi, quando si parla di Matteo Andreoletti, è la seguente. La dirigenza ha messo il suo allenatore nelle condizioni di lavorare nel modo migliore? Sul mercato sospendo il giudizio aspettando quello che accadrà nei prossimi dieci giorni. Per il resto, come al solito alla proprietà e ai dirigenti sembra che non interessi nulla di quello che accade attorno alla squadra. Se sono il responsabile di una compagnia teatrale, metto in scena uno spettacolo e poi a teatro vedo la sala vuota, con gli attori che recitano per pochi intimi, mi faccio sicuramente qualche domanda: dove ho sbagliato? Ho fatto tutto il possibile per far sì che lo spettacolo sia un successo? Quello che mi pare incredibile è che, di fronte a 900 abbonati, allo stadio semideserto e a 600 paganti per una partita ufficiale, a nessuno degli illuminati dirigenti biancoscudati venga in mente di provare a mediare. Quantomeno di fare un tentativo per trovare una soluzione è troppa grazia domandarlo? Altrettanto avvilente, purtroppo, è assistere online al trionfo di profili fake mai visti prima che improvvisamente compaiono su social e forum dispensando lezioni di tifo e bacchettate ai giornalisti che cercano di raccontare la verità. Per esempio che all’interno del nutrito esercito di giocatori in scadenza, più di qualcuno se ne vorrebbe andare. E magari sarà costretto a rimanere controvoglia. A chi dice che chi protesta vuole il male del Padova rispondo che forse ci si dimentica di cinque anni di sostegno incondizionato, anche di fronte a risultati modesti. I grandi cambiamenti, poi, hanno bisogno delle azioni forti, talvolta delle rivoluzioni. Davvero stucchevole, poi, la favoletta che continua a rimbalzare sugli acquirenti che non esisterebbero quando ben tre tentativi di acquisto sono stati rispediti al mittente negli ultimi mesi. Basterebbe forse meditare sul fatto che, con gli attuali numeri e con l’attuale situazione a bilancio, la società sia pressoché invendibile alle pretese di Oughourlian. Semplicemente perché nessuno sano di mente spenderebbe certe cifre per un club di C. Come già accaduto in passato, a Padova un acquirente si troverà sempre, sia esso “indigeno” o forestiero.

Trieste sogna. L’arrivo di Domenico Frare è un altro gran colpo di Alex Menta, adesso mancano due o tre giocatori per completare l’opera. Il centravanti tanto inseguito è sempre lì, a portata di mano. Oggi sembra difficile convincere il Padova a dare Bortolussi, ma a Trieste non hanno ancora perso le speranze e studiano pure le alternative. Se la squadra verrà completata con due o tre acquisti di grido, ecco che l’Alabarda potrà competere senza alcun dubbio per il traguardo massimo. Già così è forte, ma manca ancora qualcosa per farla diventare fortissima. A centrocampo c’è tantissima qualità, ora la sfida è quella di amalgamare diverse culture e tanti giocatori di spessore. In tal senso l’Arzignano alla prima giornata rappresenterà già  un bel banco di prova. Il Trento visto all’opera a Verona contro il Caldiero Terme (a proposito, complimenti a Soave che ha fatto fuori uno di seguito all’altro Fresco e Tabbiani) ha manifestato i consueti stenti offensivi, ma il ritorno a pieno regime di Petrovic potrebbe risolvere molti problemi. Cosa va: la coppia centrale difensiva nonostante qualche incertezza è solida, il centrocampo. Cosa non va: gli esterni bassi, l’attacco. Si aspetta Peralta, si aspetta Petrovic. Allora sì che, magari già a Padova, sarà tutta un’altra storia

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Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire https://www.trivenetogoal.it/2024/08/13/drake-cronaca-di-un-salvataggio-clamoroso-in-laguna-venezia-verona-dalla-coppa-italia-allarmi-da-non-sottovalutare-padova-mirabelli-e-quelle-assurde-accuse-di-razzismo-trieste-menta-la-b-e-i-s/216367/ https://www.trivenetogoal.it/2024/08/13/drake-cronaca-di-un-salvataggio-clamoroso-in-laguna-venezia-verona-dalla-coppa-italia-allarmi-da-non-sottovalutare-padova-mirabelli-e-quelle-assurde-accuse-di-razzismo-trieste-menta-la-b-e-i-s/216367/#respond Mon, 12 Aug 2024 22:37:19 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=216367 La notizia della settimana è senza alcun dubbio la rivelazione di Gq Italia, che ha messo nero su bianco quanto in tanti dietro le quinte già avevano intuito. E cioè il clamoroso salvataggio del Venezia operato da uno dei rapper più famosi al mondo, quel Drake che fa il record di visualizzazioni online e che […]

The post Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire first appeared on Triveneto Goal.]]>
La notizia della settimana è senza alcun dubbio la rivelazione di Gq Italia, che ha messo nero su bianco quanto in tanti dietro le quinte già avevano intuito. E cioè il clamoroso salvataggio del Venezia operato da uno dei rapper più famosi al mondo, quel Drake che fa il record di visualizzazioni online e che gestisce un vero e proprio impero musicale e mediatico, con varie ramificazioni. Dunque, Drake e i suoi uomini hanno messo sul piatto ben 40 milioni in neppure un mese che hanno salvato il Venezia dalla bancarotta. Diciamocelo chiaro e tondo, quando arrivò a gennaio la notizia del Ban Fifa  solo un cieco poteva non vedere la gravità della situazione. Il Venezia boccheggiava, non fosse salito in Serie A sarebbe quasi certamente fallito con tanto di ripartenza dalla Serie D, fatto sta che alla fine questo non è successo. E il merito va ascritto al salvatore più impensabile, colui che ha portato in laguna il marchio Nocta (una costola di Nike), permettendo alla città più iconica del mondo di immaginare un futuro a cinque stelle. Il primo passo, difficilissimo, è stato compiuto, ossia quello di tornare in Serie A. Adesso resta la parte più importante e cioè riuscire a superare il secondo guado, quello di riuscire a salvare la categoria. Se il Venezia ci riesce, può smaltire l’ultima parte di quei folli contratti che hanno quasi colpito e affondato il club, consolidare il suo patrimonio, creare valore vero alla sua rosa, strutturarsi per diventare una realtà a tutti gli effetti da massima serie. Ci sono bivi, nella vita, in cui se imbocchi la strada giusta, ti si aprono autostrade, se imbocchi quella sbagliata, affondi e ti schianti. Il Venezia ha camminato lungo il precipizio per due anni, deve ringraziare Filippo Antonelli se ha salvato la pelle e, dal punto di vista tecnico, è stato creato un vero capolavoro. Dispiace  che Vanoli, che sul campo ha compiuto una grande impresa, non abbia compreso quello che stava accadendo attorno a lui. Se n’è andato, a mio modo di vedere, nel modo sbagliato. Bastavano poche parole, bastava un po’ di eleganza e di riconoscenza in più. Nessuno gli avrebbe impedito di cambiare aria, ma l’uscita di scena non è stata delle migliori. Non parliamo di Tanner Tessman, al centro di un’estate sconcertante e di una telenovela stucchevole. Diciamolo chiaro e tondo, il centrocampista ha collezionato figuracce e adesso dovrà trovare una via d’uscita anche agli occhi di quelli che restano, fino a prova contraria, i suoi tifosi.

Nel frattempo sarà bene non sottovalutare quello che ha raccontato la prima ufficiale del Rigamonti. Calcio d’estate sì, ma i segnali sono stati inequivocabili. Dietro si balla il samba, che non è quello del tormentone di queste settimane di bella stagione, ma una danza tutt’altro che gradevole per i colori arancioneroverdi. Le attenuanti non mancano: le assenze non possono essere sottovalutate (Pohjanpalo, Busio, Oristanio, non esattamente tre giocatori qualunque), i meccanismi vanno oliati, ma se prendi tre gol da una squadra di B è evidente che qualcosa da rivedere ci sia, a una settimana dall’esordio in campionato. A tutto questo si aggiungono i rinforzi che dovranno essere acquistati da qui al 30 agosto: servono un difensore centrale, un esterno sinistro, un centrocampista e magari un altro giocatore offensivo. Anche qui, bisogna essere ciechi per non vedere gli equilibrismi di Antonelli, costretto a fare i conti con un budget ridotto, con ingaggi monstre da smaltire (Redan è andato, resta Haps, lo scoglio più difficile) e la voglia di creare valore. Solo che mi riesce difficile pensare che Doumbia sia già pronto per la A, mentre su Nicolussi Caviglia ho più di qualche dubbio che spero possa essere smentito in caso di arrivo (molto probabile, a quanto assicura Radio mercato). La Coppa Italia ha portato in dote anche un discreto carico di inquietudini non solo per il Venezia, ma anche per il Verona. Se prendere tre gol a Brescia non è certo l’ideale per presentarsi ai nastri di partenza della massima serie, anche scivolare in casa contro il Cesena neopromosso in Serie B non è certo un bel biglietto da visita. L’unico sorriso è stato Casper Tengstedt, l’ennesima scommessa di Sogliano che si è presentato gonfiando subito la rete. Il resto è un groviglio di buone intenzioni, che per ora non trovano il risultato sperato. Suslov è parso fuori condizione, Montipò ha la testa giusta per restare a Verona? E ancora: troppi giocatori fuori condizione e forse non sufficientemente sereni dal punto di vista mentale delle proprie potenzialità per presentarsi ai nastri di partenza con il piglio giusto. Non è finita, la campagna acquisti del Verona ed è giusto dare tempo a Zanetti. Allo stesso tempo, come per il Venezia, non bisogna sottovalutare certi segnali, altrimenti si rischia una falsa partenza e fra cinque giorni sarà già campionato.

Non volevo parlare ancora di Massimiliano Mirabelli, perché quello che dovevo dire l’ho detto e scritto in tutte le salse e si rischia di diventare sovrabbondanti. Ma quando leggo che si domanda se i tifosi padovani siano discriminanti nei suoi confronti per via delle sue origini, mi cadono davvero le braccia. A uscite avvilenti e a spiegazioni altrettanto fuori luogo ormai si è fatta tristemente l’abitudine, ma in questo caso quello che ho letto è davvero troppo. Ed è impossibile non rispondere. Mi verrebbe da rispondere, per esempio con un nome e un cognome: Mauro Meluso, calabrese come Mirabelli, amatissimo e rispettato a Padova e fautore della penultima promozione in B della storia biancoscudata. Poi mi verrebbe da rispondere Piero Aggradi, forse il dirigente più amato della storia del Padova. Ma scrivo e continuano a venirmi in mente altri nomi: Vincenzo Italiano, Aniello Cutolo, Giuseppe Galderisi, Carmine Parlato, Antonio Di Nardo. Cos’hanno in comune tutti questi nomi? Sono tutti meridionali, a Padova sono stati e sono amati, coccolati, rispettati e portati in trionfo. Mi fermo qui, mi sembra possa bastare. Per cui il ds eviti sparate imbarazzanti e, se ci riesce, provi a farsi un esame di coscienza, senza riempirsi la bocca solo della parola “plusvalenze”, dimenticandosi che i giocatori venduti a peso d’oro sono il frutto del lavoro di altri e non certo del suo lavoro. Di giocatori acquistati e rivenduti da Mirabelli non ce n’è neppure uno, almeno per ora. Uno potrebbe essere Bortolussi, per il quale la Triestina potrebbe offrire più del doppio rispetto a quanto fu pagato al Novara. Ma è chiaro che il Padova non vorrebbe rinforzare una diretta concorrente, per questo tre offerte sono state respinte, il tutto mentre il giocatore stuzzicato da un triennale a cifre ben più alte rispetto a quelle percepite al Padova tentenna e ondeggia (per forza, verrebbe da aggiungere). Chiudo l’argomento Padova con un pensiero personale: chi oggi dispensa lezioni di tifo e di giornalismo è lo stesso che difendeva a spada tratta il Cavalier Cestaro che ha condotto il Padova al camposanto calcistico oltre che alla sparizione dal calcio professionistico, che finge di non comprendere che sono passati cinque anni e che questa società, nonostante un sostegno totale e compatto dell’ambiente, non ha portato uno straccio di risultato anzi disgregando la tifoseria, che vorrebbe anestetizzare la piazza costringendola a rassegnarsi a un triste cabotaggio in terza serie. Le cifre parlano, gli almanacchi pure e, basta sfogliare qualche pagina e citare qualche cifra, Padova non è da Serie C e non dovrà mai rassegnarsi a esserlo.  

Da Padova a Trieste. Il dibattito è sempre lo stesso. Alex Menta croce o delizia dell’Alabarda? A Venezia il suo operato resta difficile da giudicare: da un lato 9/11 della squadra titolare che ha conquistato la Serie A sono frutto di sue intuizioni, l’allenatore della promozione (Vanoli) l’aveva scelto lui, ci sono giocatori che hanno rappresentato plusvalenze importanti (Johnsen, per esempio). Ma ci sono anche alcuni abbagli, operazioni economicamente sanguinose che hanno messo quasi ko il club. Colpe sue dovute all’inesperienza, certamente, ma peggio ha fatto chi non ha messo un freno, pur potendolo fare, ossia Niederauer. Ha imparato la lezione Menta? Di certo non è uno sciocco. Il primo anno a Trieste è stato in chiaroscuro, tante cose buone, ma anche scelte sbagliate come l’esonero di Tesser. Quest’anno il solito vortice di operazioni e alcuni giocatori di assoluto livello: Roos, Vicario, Voca, il ritorno di D’Urso, l’eccellente cessione di Parlanti al Feyeenoord, giusto per fare alcuni esempi. Poi tante scommesse, potenziali brillanti intuizioni come Sambu dal Porto B che è un signor centrocampista con numeri e cifre da urlo. Resta l’interrogativo se questo marasma di giocatori possa diventare una squadra e se lo spogliatoio possa amalgamarsi coi tempi necessari per competere per la B. Tocca a Michele Santoni provarci e non sarà facile. Menta quest’anno si gioca tanto e sta mettendo tutto se stesso per provare a vincere la scommessa Triestina.

Il Vicenza ha vinto a Legnago in Coppa con mezza squadra fuori: Laezza, Rolfini, Cester, Morra e Rossi oltre a Ronaldo, Golemic, Ferrari. Dopo dieci minuti è uscito Zamparo per infortunio ma, nonostante questa ecatombe di guai, nel primo tempo ha dominato e Rauti ha segnato un gran gol. Nella ripresa Sandon si è fatto espellere per doppia ammonizione e questo evidenzia la priorità assoluta nel trovare il difensore che dovrà sostituire Golemic. Resta un’operazione da non fallire e fondamentale per la salita in B. Sul mercato non è facile reperire un nome all’altezza che possa cancellare quanto accaduto al capitano. Così come resta fondamentale da qui a fine agosto trovare una soluzione che blindi Della Morte senza scontentarlo. Avere un giocatore demotivato e senza rinnovo e adeguamento contrattuale sarebbe un boomerang

Il Trento ha cominciato la stagione nel modo migliore. Ha espugnato Trieste, ha messo a segno una grande operazione con l’arrivo di Peralta, ha preso due ottimi giovani come Vallarelli e Fini, potrebbe ancora chiudere un altro colpo in extremis. Le premesse per fare un buon campionato ci sono, la squadra mi sembra equilibrata e completa. Pillole finali: Sanchez all’Udinese è una delle operazioni più suggestive dell’intero calciomercato, rivedere il Pordenone in campo e i tifosi neroverdi sugli spalti è davvero una buona notizia, il Caldiero Terme ha messo subito il turbo. Dulcis in fundo: l’iniziativa del Mestre per un tifo sano, con abbonamenti a prezzi stracciati in tribuna a chi non insulta l’avversario. Un sasso nello stagno, forse, ma qualcuno doveva pur provarci.

The post Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire first appeared on Triveneto Goal.]]>
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Vicenza, quel grosso problema chiamato Golemic. Padova, spine e clima esplosivo: la Triestina all’assalto di Bortolussi. Venezia e Verona, certezze e dubbi. Treviso, Pordenone, Chievo: la rinascita è dietro l’angolo https://www.trivenetogoal.it/2024/08/06/vicenza-quel-grosso-problema-chiamato-golemic-padova-spine-e-clima-esplosivo-la-triestina-allassalto-di-bortolussi-venezia-e-verona-certezze-e-dubbi-treviso-pordenone-chievo-la-rinascita-e/215854/ https://www.trivenetogoal.it/2024/08/06/vicenza-quel-grosso-problema-chiamato-golemic-padova-spine-e-clima-esplosivo-la-triestina-allassalto-di-bortolussi-venezia-e-verona-certezze-e-dubbi-treviso-pordenone-chievo-la-rinascita-e/215854/#respond Tue, 06 Aug 2024 21:31:41 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=215854 A piccoli passi verso l’inizio del campionato. Ridendo e scherzando, mancano appena dieci giorni allo start della Serie A e Udinese, Verona e Venezia si presentano ai nastri di partenza con diverse novità. L’Udinese sta per mettere a segno un colpo suggestivo, riportando Alexis Sanchez in Friuli. La domanda, però, è lecita. Che Sanchez sarà? […]

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A piccoli passi verso l’inizio del campionato. Ridendo e scherzando, mancano appena dieci giorni allo start della Serie A e Udinese, Verona e Venezia si presentano ai nastri di partenza con diverse novità. L’Udinese sta per mettere a segno un colpo suggestivo, riportando Alexis Sanchez in Friuli. La domanda, però, è lecita. Che Sanchez sarà? A fine carriera e pronto a svernare, oppure ancora affamato di grande calcio  e sostenuto da una condizione fisica adeguata? Il dubbio è lecito, mentre mi piacciono molto sia Ekkelenkamp che Karlstrom. Hanno due curriculum interessanti e mi paiono due innesti importanti, che faranno parlare di sé, si spera in termini positivi. E il Verona? Sta operando bene, anche se gli ultimi ritocchi saranno determinanti per definire il valore della squadra ai nastri di partenza. Promuovo a pieni voti Martin Frese, mi intriga Mosquera e potrebbe sorprendere Livramento. Se arriva uno fra Bozenik e Cheddira il Verona diventa una squadra attrezzata per conquistare la salvezza. Siamo al Venezia. Mi piacciono molto Oristanio e Duncan, ho più di qualche dubbio su Nicolussi Caviglia e Sagrado resta tutto da scoprire. Ma permettetemi ancora una volta di tornare sulla telenovela dell’estate, quella stucchevole che riguarda Tanner Tessmann. In serata il giocatore ha chiesto agli agenti di poter andare alla Fiorentina, ma le commissioni e le strategie dei rappresentanti del centrocampista americano sono stucchevoli e irritanti. E dispiace che alcuni dei protagonisti della scorsa stagione, come lo stesso Tessmann e pure Vanoli, abbiano scelto un’uscita di scena poco elegante e che sporca un po’ la loro immagine. Sì, perché ci vorrebbe un po0 di riconoscenza per chi ti ha permesso di importi al grande pubblico e due delle stelle del firmamento lagunare della stagione scorsa non brillano più di luce pura. In bocca al lupo a entrambi per la prossima stagione, ma si poteva congedarsi in modo molto diverso. Il Venezia può salvarsi? Al momento in un’ipotetica griglia (che conta fino a un certo punto) di squadre meno attrezzate vedo solo l’Empoli, ma è anche vero che alla fine del mercato mancano 24 giorni e possono succedere un’infinità di cose che permettano di scalare le posizioni che servono a restare in Serie A.

Houston, abbiamo un problema. A Vicenza è scattato l’allarme rosso quando Golemic ha improvvisamente alzato bandiera bianca. E occhio, perché la sua mancata idoneità può essere un problema gigante per i biancorossi, forse addirittura più degli infortuni di Ronaldo e di Ferrari, pur gravi e pesanti. Il forfait del capitano è pesantissimo, trovare un sostituto all’altezza non sarà facile. E, se privi dell’intera spina dorsale una squadra che funzionava a meraviglia, qualsiasi allenatore e qualsiasi dirigenza andrebbe in difficoltà. Ora non resta che attendere di capire con chi verrà sostituito Golemic, mentre l’altro dubbio è se fra i centrocampisti basti Carraro per impostare e dettare i ritmi alla manovra. Manca sicuramente un trequartista e di difensori di spessore sul mercato e di sicuro affidamento non ce ne sono tantissimi. Ma occhio a quel Luca Crescenzi che Stefano Vecchi avrebbe voluto già a Salò e a cui il ruolo di riserva a Padova sta davvero stretto. Per ora non ci sono stati contatti diretti, nei prossimi giorni si vedrà. Occhio anche a quello che accadrà a Catania, dove c’è un Di Gennaro che fa gola. A Padova il clima è esplosivo e non invidiamo Matteo Andreoletti capitato in mezzo a una cesta di fuochi d’artificio pronti a esplodere. Ed è un peccato, perché qualcosa a Cesena si è visto, nella ripresa. Gioco palla a terra propositivo e buoni movimenti, un gol e una rimonta sfiorata. Ma è il resto che gira attorno che è un grosso problema. Ampie frange di tifoseria non si abboneranno e andranno solo in trasferta, la società è sotto assedio. Dopo cinque anni di sostegno ambientale e anche mediatico e di mancati risultati, il credito è esaurito e i nodi stanno cominciando a venire al pettine. E’ ora che la società dimostri di meritare il sostegno che chiede. Oggi Palombi ha firmato un triennale per l’Alcione Milano lasciando giù pure dei soldi al momento del nero su bianco e sui social è piovuto un diluvio di critiche, la Triestina ha offerto un altro triennale a Bortolussi e c’è da capire se il Padova resisterà a oltranza, come ha fatto sinora. Sono già tre le offerte rifiutate, con il centravanti che vive da separato in casa. Già il fatto che in conferenza stampa non abbia smentito la possibilità di andarsene è significativo, il resto è tutto da vedere. Del resto, mettetevi nei panni di Bortolussi. Sei il centravanti della squadra, sei sempre andato in doppia cifra e la società fa un triennale a 140mila euro annui a Spagnoli, lasciandoti in scadenza. Voi sareste felici, al posto di Bortolussi? Chi la spunterà? Vedremo. La Triestina ha perso Lescano, una perdita pesante ma allo stesso tempo, forse, un passaggio obbligato visti gli atteggiamenti del giocatore all’interno dello spogliatoio. Ormai era mal tollerato pure da molti compagni e l’addio è parso una strada a senso unico da percorrere senza troppe esitazioni. All’Alabarda serve, però, un centravanti importante per parare il “colpo” Lescano. Con tutte quelle operazioni fatte resta difficile orientarsi. Di certo ci sono giocatori di grandissimo livello, come Roos e Voca, il ritorno di D’Urso è un’ottima scelta,  ma liberarsi di Malomo, Germano e Celeghin non so se possa essere davvero una buona idea. Ok Krollis, ma serve dell’altro se si vuole vincere il campionato. Fra le tre litiganti, anche se parte volutamente a fari spenti, la Feralpisalò è assolutamente attrezzata per il traguardo massimo. Ha un allenatore che ha molto da farsi perdonare e che vuole rilanciarsi dopo quattro mesi orribili a Vicenza e un organico di buon livello con tanto di paracadute a sostegno. L’Union Clodiense continua a stupire anche in precampionato, ma tutto ha un senso. L’organico è stato costruito rapidamente, il ds Alberto Cavagnis ha fatto un ottimo lavoro e l’unico vero, importante, handicap, lo abbiamo già detto e scritto è l’esilio forzato a Legnago fino a quando il Ballarin non sarà pronto. E il Trento? Non è un mercato facile, per tanti motivi e il no di Luca Clemenza, così come la vicenda D’Amore, lo dimostrano. Il ds Giorgio Zamuner ha pescato molto fra giovani dal futuro brillante, in attesa di piazzare un paio di colpi da qui a fine mercato. L’era della spending review è già cominciata, riuscire a far quadrare tutti i conti non sarà facile, ma la competenza di un ds che ha dimostrato negli anni di conoscere la categoria è il miglior antidoto alle ristrettezze o presunte tali.

Un pensiero lasciatemelo spendere per le categorie inferiori e per tre nobili decadute. Pordenone, Chievo e Treviso stanno rinascendo, ognuna con i suoi tempi, ognuna nella sua categoria di appartenenza. Il Treviso quest’anno punta dritto al ritorno fra i professionisti e l’unica vera incognita è l’allenatore (Cacciatore), che dovrà dimostrare di poter portare il peso sulle spalle della responsabilità di essere la, o una delle squadre da battere. Il Chievo è rinato nonostante Luca Campedelli abbia tentato in tutti i modi di impedirlo e per fortuna ci sono persone come Sergio Pellissier ed Enzo Zanin, che  hanno capito come entrare ancora di più nel cuore della gente. Non so se possa essere l’anno del ritorno in Serie C, ma il Chievo ci proverà, ad essere protagonista in un girone frastagliato e poco omogeneo. Bentornato anche al Pordenone: la strada sarà lunga e servirà pazienza, ma dopo un anno di buio, rivedere i colori neroverdi al De Marchi è bella sensazione. Un flash finale sulla B: il Cittadella vuole Mario Ravasio per completare l’attacco, il  Südtirol ha ancora un paio di colpi in canna per un anno senza affanni.

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Venezia in ritardo sul mercato: sì, ma ecco perché. Padova, quelle assenze che continuano e che fanno rumore. Triestina, che botti! Vicenza: certezze, rischi e prospettive (rosee). E a Chioggia gli innesti (e i tempi) giusti https://www.trivenetogoal.it/2024/07/23/venezia-in-ritardo-sul-mercato-si-ma-ecco-perche-padova-quelle-assenze-che-continuano-e-che-fanno-rumore-triestina-che-botti-vicenza-certezze-rischi-e-prospettive-rosee-e-a-chioggia-gli-in/214677/ https://www.trivenetogoal.it/2024/07/23/venezia-in-ritardo-sul-mercato-si-ma-ecco-perche-padova-quelle-assenze-che-continuano-e-che-fanno-rumore-triestina-che-botti-vicenza-certezze-rischi-e-prospettive-rosee-e-a-chioggia-gli-in/214677/#respond Mon, 22 Jul 2024 22:35:36 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=214677 Domanda a bruciapelo a meno di un mese dall’inizio dei campionati. Il Venezia è in ritardo sul mercato? Sì, è in ritardo e non a caso Eusebio Di Francesco ha chiesto 5-6 acquisti di spessore per completare la squadra dopo il ko in amichevole col Genoa. C’è una spiegazione per questo ritardo? Eccome se c’è. […]

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Domanda a bruciapelo a meno di un mese dall’inizio dei campionati. Il Venezia è in ritardo sul mercato? Sì, è in ritardo e non a caso Eusebio Di Francesco ha chiesto 5-6 acquisti di spessore per completare la squadra dopo il ko in amichevole col Genoa. C’è una spiegazione per questo ritardo? Eccome se c’è. Basta dare uno sguardo ai contratti dei giocatori in uscita. Qualche esempio? Eccolo servito: 1,5 milioni a Ridgeciano Haps, 750mila euro lordi a Daishawn Redan, per non parlare dei 600mila euro di Andrija Novakovich, che va al Bari col Venezia costretto a contribuire pur di liberarsi di un contratto. Senza pensare a Michael Cuisance, che viaggiava abbondantemente sopra il milione. Eccolo spiegato, il ritardo sul mercato del Venezia, che deve girare con la calcolatrice ogni volta che pensa a un affare per non far saltare i conti. Un altro guaio lo ha creato Tanner Tessmann: pensa solo alle Olimpiadi, intanto però pur essendo sotto contratto col Venezia, ha fatto praticamente saltare l’accordo con l’Inter, che avrebbe garantito 7 milioni sull’unghia a Niederauer. Ecco servita la plusvalenza perfetta? Non si era fatto i conti con le bizze dei procuratori del centrocampista, che chiedono commissioni altissime e col diretto interessato. Prima voleva andare all’Ipswich Town, poi al Feyenoord, poi all’Everton, adesso puff, evaporato tutto. Con tutto il rispetto, che senso ha lasciare il Venezia per andare a Como o a Parma? Capirei la Fiorentina, o il Torino, ma fare i capricci così dopo che una società ti ha preso giovanissimo, ti ha aspettato, ti ha valorizzato, proprio non va. Tessmann si ricordi che, dopotutto e fino a prova contraria,  fino al 30 giugno 2025 è ancora un giocatore del Venezia e come tale si dovrebbe comportare. Andrà via, sì, è un suo diritto: dove lo scopriremo presto.  Intanto lui e i suoi agenti, con le loro bizze hanno messo nei guai il Venezia, che non meritava un trattamento del genere e che oggi non può più contare su quei sette milioni che sarebbero serviti per acquistare almeno due giocatori. Cosa succederà e se si riaprirà la trattativa già definita con l’Inter, si saprà molto presto.

Da Venezia a Padova. Prima amichevole stagionale, festa dei tifosi. Ci sono tutti, sicuri? No, manca come al solito Massimiliano Mirabelli, che ancora una volta brilla per le sue assenze. Stavolta è in buona compagnia. Non ci sono neppure Alessandra Bianchi e Francesco Peghin. Ecco, se si volevano conferme sul perché a Padova le cose non funzionino e al sesto anno si sia sempre al punto di partenza, ecco una buona spiegazione. Si dirà: i tifosi contestano Bianchi e Mirabelli, girano manifesti molto offensivi sui due, perché mai avrebbero dovuto venire a farsi ricoprire di insulti? Perché il passo verso i tifosi tocca a loro, sono loro che devono ricucire, che devono provare a mediare, che devono riconquistare ampie fette di tifoseria. Già, perché lo ribadisco, sui social sono tornati i profili fake, sui forum scrivono nickname mai letti prima, cuor di leoni con nomi improbabili dicendo che il sottoscritto è prevenuto contro Mirabelli e contro la società. Ho scritto un papiro per spiegare, evidentemente è troppo difficile prendersi dieci minuti e leggere tutto. Ho spiegato dettagliatamente il perché, per quattro anni ritenevo questa proprietà una risorsa, al quinto mi sono venuti molti dubbi, al sesto i dubbi sono aumentati ancora di più. Cosa non è chiaro, della posizione di ultras e Appartenenza? Sostengono la squadra, contestano la società, posizione chiarissima, chi non capisce è meglio che si faccia spiegare con un disegnino. Come chi non capisce la contestazione all’Euganeo. Qui evito di entrare nei dettagli, perché potrei diventare offensivo. La risposta è tutta in quella curva, quattro anni di nulla e anche il prossimo anno sarà uguale ai precedenti. Se ne riparla per l’anno prossimo. Qualcuno avrà sbagliato qualcosa, o tutti assolti in nome di non disturbare i manovratori? 

Andiamo avanti. Qui Trieste. Che colpi sta firmando Alex Menta, che evidentemente ha imparato la lezione di Venezia! Stavolta chi arriva deve rientrare in certi parametri. Prendiamo Spini: il Lumezzane chiede 100mila euro per un giocatore con il minimo stipendio federale, può mai avere senso una richiesta del genere? Giusto tenere duro. I colpi, si diceva: Kelle Roos è incredibile sia venuto in C, l’anno scorso era all’Aberdeen e non occorre aggiungere altro. Fatevi un giretto su Google e capirete. Poi Voca: un acquisto straordinario a centrocampo, in B era un primattore, in Serie C fa la differenza, è un’operazione importantissima. Perso Novakovich, adesso Menta ci sta riprovando per Redan e il problema è l’ingaggio, ma ci sono altri colpi in canna. Con il poliglotta Santoni in  panchina, l’amalgama potrebbe essere meno complicata del previsto.

Qui Vicenza. Morra era il top sul mercato, è arrivato. Rauti in C dovrebbe finalmente asciugare le polveri e iniziare a sparare. Manca un centrocampista centrale, arriverà. Quasi quasi un pensierino a Salvatore Burrai, che un altro anno da leone potrebbe averlo, noi lo faremmo. Ci sarebbe pure Marco Carraro, un pupillo di Vecchi. Poi, forse un trequartista, per il resto la difesa è a posto, qualcuno dovrà partire ma l’intelaiatura è la migliore fra le protagoniste annunciate del girone A. L’unico rischio, lo abbiamo ricordato: detto che in panchina c’è un big come Stefano Vecchi e che riconfermarlo è stata la scelta più giusta e logica che ci fosse, bisognerà capire come reagiranno a tutti gli assalti estivi mancati primattori come Confente e Della Morte. Restano, certo, forse, probabilmente. Ma con quale testa e con quali motivazioni? La grande incognita è tutta qui, per il resto i biancorossi sulla carta (molti faranno gli scongiuri) partono ancora davanti.

Qui Chioggia. Da applausi la campagna acquisti condotta sinora da Alberto Cavagnis. I giocatori giusti nei ruoli giusti, tanti innesti dalla D di talenti che avevano tantissime offerte: ma Gasperi, Lattanzio, Brzan, Morello sono tutti giocatori di categoria che dovrebbero bastare e avanzare per mantenere la categoria soffrendo il giusto. La rosa è quasi completa a inizio ritiro, un grande merito per chi l’ha costruita perché dà la possibilità ad Andreucci di lavorare e di seminare con i giusti tempi. A proposito di sofferenze: quella principale si chiama stadio, venerdì alle 8 del mattino parlerà Boscolo Bielo e darà conto dei progressi dei lavori per il Ballarin. A Chioggia sperano di rivedere la squadra in casa già a ottobre dopo l’esilio di Legnago, tornare a casa è la cosa più importante, oltre che determinante per restare fra i professionisti.

Qui Verona, sponda Hellas. Mosquera è la grande scommessa davanti, ha cominciato bene ma serve aspettare qualche test estivo più probante. Harroui ha dichiarato che voleva diventare gialloblù da due anni, di solito quando ci sono queste motivazioni poi il risultato è  (quasi) assicurato. Davanti manca ancora qualcosa, Zanetti vorrebbe provare a rivitalizzare Nzola, ma serve pazientare, sia per una questione d’ingaggio, sia per le pretese della Fiorentina. Il resto sono scommesse e, a dar retta agli ultimi due anni, ne sono state vinte tante, per cui c’è un credito da dare e da custodire.

Qui Verona, sponda Chievo. Chievo is back! è stato un tuffo al cuore, è tornata quell’atmosfera che Campedelli aveva cancellato, rendendo l’aria irrespirabile. Sembrava impossibile, a un certo, che la favola rivivesse con i passaggi istituzionali, legali e sportivi corretti, perché l’ex presidente voleva trascinare tutti nel baratro. E invece la pazienza e la tenacia di Sergio Pellissier e di Enzo Zanin, stanno facendo rivivere qualcosa di unico. Stay tuned!

Chiudiamo con le pillole. Si è radunato il Treviso e potrebbe essere l’anno buono per tornare fra i professionisti dopo una stagione di consolidamento. Le rivali? Dolomiti Bellunesi, Luparense, forse Adriese, per il resto sarà un girone triveneto tutto da scoprire. Il Trento si è fermato di fronte a difficoltà inattese sul mercato, ha perso due obiettivi che erano stati trattati (D’Amico e Falasca), adesso sta rimescolando le carte e si deve rimboccare le maniche. E rivedere la propria strategia. Per l’Udinese bisognerà attendere, il mercato è lungo, eppure qualcosa fra mille ruggini estive di Runjaic si è già visto in amichevole. Impensabile credere che il 20 luglio ci possano essere tutti gli automatismi registrati, eppure una traccia di calcio da seguire qua e là si è intravista. Un flash anche su Cittadella e Südtirol: il mercato è quello che ci si poteva attendere, nessun botto fragoroso, qualche giocatore da rilanciare, altri da valorizzare, giovani da far decollare. Obiettivi? La salvezza prima di tutto, poi tutto quello che verrà in più sarà tutto di guadagnato. Restano le tre veronesi: la Virtus ha ceduto diversi fra i migliori, ha scommesso su qualche prospetto dalla D e ha di fronte a sé una stagione non semplice. A Legnago il rischio da evitare è quello di montarsi la testa dopo un anno straordinario, il Caldiero sta mettendo tutti i tasselli al posto giusto e, con un po’ d’inventiva, di coraggio e di fantasia, si può salvare. Per il resto, c’è ancora più di un mese di mercato e tante cose possono ancora accadere.

The post Venezia in ritardo sul mercato: sì, ma ecco perché. Padova, quelle assenze che continuano e che fanno rumore. Triestina, che botti! Vicenza: certezze, rischi e prospettive (rosee). E a Chioggia gli innesti (e i tempi) giusti first appeared on Triveneto Goal.]]>
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Rivoluzione in panchina, è un estate di cambiamenti: Venezia, Verona, Udinese, Padova, Triestina e Trento ai raggi x. A Vicenza, invece…. https://www.trivenetogoal.it/2024/07/08/rivoluzione-in-panchina-e-un-estate-di-cambiamenti-venezia-verona-udinese-padova-triestina-e-trento-ai-raggi-x-a-vicenza-invece/213444/ https://www.trivenetogoal.it/2024/07/08/rivoluzione-in-panchina-e-un-estate-di-cambiamenti-venezia-verona-udinese-padova-triestina-e-trento-ai-raggi-x-a-vicenza-invece/213444/#respond Sun, 07 Jul 2024 22:28:46 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=213444 La clessidra scorre, così come il tempo che viaggia rapidamente in avanti, senza quasi dare la possibilità di prendere fiato. Siamo già in orbita ritiri estivi e impazza il calciomercato, ma ancora è difficile farsi un’idea precisa di quanto accadrà da qui a fine agosto. Fra un mese, poco più, si gioca di nuovo, nel […]

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La clessidra scorre, così come il tempo che viaggia rapidamente in avanti, senza quasi dare la possibilità di prendere fiato. Siamo già in orbita ritiri estivi e impazza il calciomercato, ma ancora è difficile farsi un’idea precisa di quanto accadrà da qui a fine agosto. Fra un mese, poco più, si gioca di nuovo, nel frattempo le squadre sono cantieri aperti. E’ un momento di profondo rinnovamento per il calcio triveneto, che vive di equilibri piuttosto fluttuanti. Una profonda ristrutturazione societaria ha interessato il Venezia, che ha rimescolato la governance che affiancherà Niederauer e sta cercando faticosamente di uscire da una crisi finanziaria che, diciamolo chiaramente e bilanci alla mano, ha portato il club a un passo dalla bancarotta. La Serie A aiuta tantissimo in quella che Filippo Antonelli ha definito “ristrutturazione del debito”, che in gergo finanziario indica un club in ambasce economiche che cerca di salvarsi la pelle. Per questo non ci si può aspettare un mercato roboante, per questo ogni operazione dovrà essere sostenibile, per questo la missione che aspetta Eusebio Di Francesco si annuncia difficilissima. Diciamolo chiaramente, in pochi fra i tifosi hanno fatto i salti di gioia quando il tecnico pescarese è stato scelto per guidare la squadra. Inizialmente non era in pole-position, poi ha scalato posizioni, vincendo la volata. I risultati, nel calcio, sono tutto e quattro esoneri e una retrocessione pesano nel giudizio complessivo di un allenatore che aveva incantato a Roma (sua la memorabile impresa in rimonta col Barcellona, sua la semifinale di Champions League), ma che poi si è perso per mille motivi lungo il percorso. Eppure, non una, ma ben due squadre hanno di nuovo bussato alla sua porta. Perché il calcio di Di Francesco affascina, perché a Frosinone sono stati lanciati in orbita giovani come Barrenechea, Soulè, Monterisi e Zortea, si è valorizzato Cheddira, c’era una squadra che giocava bene e che avrebbe meritato di salvarsi. Non ci è riuscita e negli almanacchi comparirà solo il risultato finale e tutto il resto verrà rapidamente dimenticato. Ammetto di fare il tifo per Di Francesco, perché è una di quelle poche persone che nel calcio merita un profondo rispetto, per com’è e per quello che vuole rappresentare. Così come lo vedi, è. Una trasparenza che spesso non lo ha aiutato in un mondo dove dominano doppiezza, falsità, scorrettezza e ambiguità, ma che gli permette allo stesso tempo di resistere ai risultati negativi e che mette in vetrina quello che può dare. Per il Venezia, quello che sta per cominciare, sarà un anno determinante. Se la squadra riuscirà a salvarsi, anche all’ultimo minuto dell’ultima giornata, sarà un passo forse decisivo in chiave futura. Il nuovo stadio avanza, il club è strutturato, la rosa che ha vinto i playoff è più pronta di tre anni fa a giocarsi la permanenza nella massima serie. Non aspettatevi colpi ad effetto, non aspettatevi botti fragorosi. Il Venezia dovrà cercare di restare in Serie A con la forza delle idee. Poi, è chiaro, non bisognerà esagerare possibilmente con le scommesse, perché giocatori come Doumbia che verranno valutati in ritiro dovrebbero fare un doppio salto ed è difficile immaginare che possano essere all’altezza di una capriola in avanti di questo genere. Insomma, d’accordo la sobrietà, ma servono uomini di categoria, che sappiano inserirsi in un meccanismo che già funzionava bene e che Di Francesco ha intenzione di portare avanti. Aveva cominciato con il 4-3-3, ma ha dimostrato di essere flessibile, per questo proseguirà con la difesa a tre e con quel 3-4-2-1 che si è visto nella seconda parte della stagione a Frosinone.

Impossibile, per ora, giudicare Udinese e Verona. L’Udinese ha scelto Kosta Runjaić, un’altra scommessa come Di Francesco, per motivi diversi. Al Legia Varsavia si è fatto conoscere per il suo modo di gestire il gruppo, molto ferreo e tosto, con una grande attenzione alla tattica. Possesso palla, intensità e organizzazione sono i pilastri fondamentali del suo approccio. Runjaić è un self made man, è partito da zero vendendo assicurazioni e oggi allenerà in Serie A. Gino Pozzo ha detto di essere stanco di vedere la squadra difendersi a tre, ragion per cui sotto questo profilo possiamo aspettarci una svolta immediata, per il resto andrà rivoluzionato il centrocampo, ma andrà puntellata la squadra in tutti i reparti. Nell’ultima stagione l’Udinese non è mai stata così vicina alla retrocessione, evitata per un soffio all’ultimo minuto dell’ultima giornata, dopo aver rischiato più volte di soccombere allo Stirpe contro l’orgoglioso Frosinone. Sarà una sorta di anno zero, con un allenatore nuovo, con una struttura societaria nuova e con il ritorno in Italia di un uomo con grande caratura internazionale come Gianluca Nani. Si scommette pesante, in Friuli, ma per le grandi rivoluzioni servono grandi cambiamenti. E questo sta accadendo. A Verona è tempo di un’altra centrifuga. Via i migliori, come sempre. Neanche il tempo di apprezzare la scommessa vinta Noslin che già il diretto interessato ha fatto le valigie. Quindici milioni in più nelle casse di un club che boccheggiava e che adesso respira un po’ di più e necessità di vincere tante altre scommesse. Partirà pure Cabal, altri arriveranno. Scommesse, si diceva. Non lo è quella in panchina, un altro volto nuovo per modo di dire, perché Paolo Zanetti in Serie A ha dimostrato quello che può dare. Ha vinto, ha perso, ha vinto, ha perso di nuovo, in un’alternanza di stati d’animo e di risultati che gli è servita per crescere. Apprezziamo la scelta fatta da Sogliano per raccogliere l’eredità pesantissima di Marco Baroni. Per Zanetti è un anno decisivo. Se fa bene può rimanere in pianta stabile in Serie A, altrimenti, forse, dovrà ricominciare dal piano di sotto, come ha fatto Alessio Dionisi. Secondo noi ci sono buone possibilità che possa essere un anno buono per il tecnico vicentino, sanguigno come la piazza che lo ha scelto. Gli acquisti, dunque: Harroui è un giocatore importante che può valere la A, per Suslov può essere l’anno della consacrazione, mentre il corazziere Mosquera è il tipico centravanti che piace a Zanetti e potrebbe fare bene. I colombiani, in Italia, hanno spesso avuto ottimi rendimenti e la scommessa ha un senso compiuto preciso.

In Serie A le trivenete hanno cambiato tutte allenatore. In Serie B Cittadella e  Südtirol, invece, hanno scelto la continuità. Anche qui inutile aspettarsi colpi roboanti, a guardare i conti le due uniche superstiti del territorio nel campionato cadetto sono fra quelle che spendono e investono di meno. Si affidano alla bravura e alle capacità dei loro dirigenti, in particolare al pedigree di razza di Stefano Marchetti, che di solito vede cose che altri non vedono. Ha visto qualcosa in Jacopo Desogus, un attaccante in cerca di rilancio dopo un anno in chiaroscuro. Altri arriveranno, qualcuno partirà, nel solito via vai della città murata. Gorini e Valente sono stati confermati dopo lunghe valutazioni. Per entrambi restare in sella è stato tutt’altro che scontato, per entrambi è un anno importante. Oggi è presto per dire dove potranno arrivare, anche perché i due organici andranno puntellati in modo deciso. Il Cittadella ha bisogno di rinforzi in mezzo, il Südtirol ha puntato su un Ceppitelli in fase calante che non regala oggi certezze. Ma le idee viaggiano in diverse direzioni: Poluzzi e Kurtic sono due colonne e i due rinnovi vanno nella giusta direzione, Pietrangeli mi sembra una puntata rischiosa, ma con i giusti accorgimenti potrebbe anche reggere il salto di categoria.

Si cambia, invece, anche in C. Cambia il Padova, che ha messo nel frullatore Andreoletti. Ci vuole coraggio, ad accettare la chiamata di un direttore che ha esonerato tre allenatori in tre anni, due dei quali secondi in classifica. Il primo che non perdeva da quattro mesi, il secondo che ha fatto un girone da imbattuto e che aveva perso appena tre volte, facendo 70 punti. Ci vuole coraggio ad accettare la chiamata di un direttore che non ha esitato ad affossare, anziché aiutare, i tecnici che lui stesso aveva scelto. Davvero poco convincenti (eufemismo) le conferenze stampa d’inizio stagione, dove Francesco Peghin è stato messo a fare il parafulmine e a dover spiegare scelte che lo hanno coinvolto suo malgrado, mentre Mirabelli è riuscito nell’impresa di raccontare che non venire a metterci la faccia subito dopo i rovesci degli scorsi playoff era un favore che ha fatto ai giornalisti, scaricando come sempre tutte le colpe sull’allenatore di turno. Stendiamo un velo pietoso, così come per tante altre arrampicate sugli specchi. Tante cose dovrebbe spiegare anche il patron Joseph Oughourlian, ad esempio quel passivo di quasi 7 milioni di euro al 30 giugno 2023, o le perdite d’esercizio relative al bilancio 2020-2021 “sterilizzate” fino al 2026, voci inquietanti che rimbalzano dietro le quinte, il rapporto inesistente con la tifoseria che ha scelto un’azione clamorosa. Contestazione a oltranza a Mirabelli, diserzione dall’Euganeo dei principali gruppi organizzati, uno stadio allo sbando che rimarrà ancor più deserto di prima, una curva sospesa che per completarla sembra che ci vogliano quattro o cinque lauree. Un clima pesantissimo, che di certo non aiuterà. Ma se la società riparte come se nulla stesse accadendo, non cambiando alcunché se non il solito allenatore su cui scaricare tutto al primo venticello contrario e ignorando i messaggi della piazza, riesce difficile pensare che possa essere l’anno buono per salire di categoria.

Cambia anche la Triestina, che scommette pesante su un nome esotico, un tecnico che parla cinque lingue e che si autodefinisce “manager”. Che possa essere Michele Santoni quel surrogato dirigenziale che manca a un grande scout come Alex Menta che studia da dirigente? Lo vedremo. Un pizzico di sfrontatezza un allenatore la deve avere, altrimenti non farebbe questo mestiere, l’importante è non esagerare, altrimenti si rischia di farsi veramente male. Su Santoni, tutte le referenze raccolte sono positive. E quando questo accade, ci sono probabilità concrete di poter vincere la scommessa. La Triestina punta a salire di categoria, ma vuole farlo in modo non convenzionale. Basta allenatori top come Tesser o come sarebbe potuto essere Toscano, si sceglie un poliglotta, abituato a far convivere diverse culture, con esperienze all’estero, ma italiano fino al midollo.

Cambia il Trento, che riparte da Luca Tabbiani, l’uomo del 4-3-3, del calcio armonico e verticale, delle mezzali di gamba d’inserimento e delle punte che attaccano la profondità. Trento la conosce e questo è già un ottimo punto di partenza, il resto lo dovrà fare lui, raccogliendo l’eredità pesante di Francesco Baldini, che se n’è andato sparando a zero su Luca Piazzi e lasciando intuire quello che potrebbe essere il vero, potenziale problema del prossimo campionato. Giusto per essere chiari: Giorgio Zamuner va lasciato lavorare senza invasioni di campo, altrimenti le erbacce cresceranno in giardino rovinando quanto fatto sinora e tutto sarà molto più difficile. A ognuno il suo campo d’azione, il rispetto dei ruoli è fondamentale per arrivare lontano e per raggiungere i propri obiettivi. 

In attesa di capire cosa riserverà la sfera di cristallo alle tre veronesi (la neopromossa Caldiero Terme, la Virtus Verona e il Legnago, che ha scelto nientemeno che Daniele Gastaldello per succedere a Massimo Donati), se la scommessa in panchina Alessandro Bruno  scelta dall’Arzignano si rivelerà vincente e se l’Union Clodiense impatterà al meglio con il professionismo (ottimo l’inizio di mercato del ds Alberto Cavagnis con operazioni molto convincenti, Gasperi su tutte), il finale di questo editoriale lo riserviamo al Vicenza. Ci eravamo lasciati con una finale playoff persa, il peggio che si possa augurare a qualcuno, anche al tuo peggior nemico. Il dopo è un gigantesco punto interrogativo, ma se si resiste alla tentazione di azzerare tutto, potrebbe essere un anno propizio alla raccolta, più che a una nuova semina. Si riparte senza due pilastri come Ronaldo e Ferrari, come Rolfini vittime di  gravissimi infortuni in una parte avanzata della propria carriera, da Stefano Vecchi che a questi livelli è una certezza, da un attaccante in cerca di riscatto come Luca Zamparo, da una base di lavoro ottima e da un reparto avanzato da ricostruire. Il budget, anche quest’anno, sarà il più importante del girone, ma i soldi non sono tutto. Servono competenza, unità d’intenti, intelligenza nei movimenti. Non sempre trattenere giocatori contro la loro volontà è la scelta migliore. Della Morte è cercato da squadre di categorie superiore, urge verificare se abbia la testa per rimanere, altrimenti avere un giocatore scontento e con la testa altrove in rosa rischia di essere un boomerang micidiale. Discorso analogo per Confente, in un ruolo chiave come quello di portiere. La difesa è già solida, rocciosa e affidabile, ora serve sistemare urgentemente il centrocampo e completare il reparto offensivo. Non è facile trovare attaccanti che reggano l’impatto con la grande piazza. Segnare a Rimini non è la stessa cosa che farlo a Vicenza, a Padova, a Trieste. Nella scelta degli uomini, va considerato attentamente anche questo aspetto. Sotto l’ombrellone, c’è tempo per riflettere, ponderare, costruire, confermare e, a volte, lasciare andare per il bene della squadra, di se stessi, del gruppo.

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Vicenza, l’epilogo più amaro: cosa fare adesso. Verona-Zanetti, una nuova sfida affascinante. Venezia, Udinese e Trento, rebus panchina. Padova, paga solo l’allenatore: mortificante. Trieste: cosa non sbagliare più https://www.trivenetogoal.it/2024/06/10/vicenza-lepilogo-piu-amaro-cosa-fare-adesso-verona-zanetti-una-nuova-sfida-affascinante-venezia-udinese-e-trento-rebus-panchina-padova-paga-solo-lallenatore-mortificante/211705/ https://www.trivenetogoal.it/2024/06/10/vicenza-lepilogo-piu-amaro-cosa-fare-adesso-verona-zanetti-una-nuova-sfida-affascinante-venezia-udinese-e-trento-rebus-panchina-padova-paga-solo-lallenatore-mortificante/211705/#respond Sun, 09 Jun 2024 22:56:26 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=211705 A qualche ora dalla sconfitta di Carrara, il Vicenza si scopre improvvisamente smarrito e cerca un appiglio per ripartire. 23 risultati utili consecutivi non sono bastati per rimediare a un girone d’andata disastroso e l’obiettivo – Serie B, arrivato davvero a un passo, è sfumato proprio sul rettilineo finale. Perdere una finale è atroce, ne […]

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A qualche ora dalla sconfitta di Carrara, il Vicenza si scopre improvvisamente smarrito e cerca un appiglio per ripartire. 23 risultati utili consecutivi non sono bastati per rimediare a un girone d’andata disastroso e l’obiettivo – Serie B, arrivato davvero a un passo, è sfumato proprio sul rettilineo finale. Perdere una finale è atroce, ne sanno qualcosa Triestina (ko col Pisa nel 2019), Padova (due ko con Alessandria e Palermo nel 2021 e nel 2022) e Cittadella (due ko con Verona nel 2019 e Venezia nel 2021). Rialzarsi dopo aver perso all’ultimo tuffo è difficile, per tanti motivi. Iniziamo l’analisi post – Carrara dicendo che il risultato maturato sul campo è giusto e che la Carrarese ha meritato la promozione. Che poi abbia la struttura per attrezzarsi in Serie B e non essere la solita meteora come furono Alessandria, Lecco e Feralpisalò, senza dimenticare lo stesso Padova, questo è tutto da vedere e da verificare. Fra andata e ritorno il Vicenza si è presentato in campo con una formazione spompata, ormai senza energie, con una serie di defezioni che avrebbero steso un bisonte. Quando ti manca 3/4 della tua spina dorsale, qualsiasi squadra andrebbe in difficoltà. Detto questo, fra andata e ritorno praticamente il Vicenza non ha fatto un tiro verso lo specchio della porta, con l’unico lampo di Costa all’andata. Per il resto la Carrarese, senza fare nulla di eccezionale o di fuori dalla norma, è stata superiore. E la Serie B, come detto, se l’è meritata senza “se” e senza “ma”. L’inquietudine biancorossa è determinata dai gravissimi infortuni subiti dai suoi giocatori: dopo Rolfini, che si era rotto il legamento crociato del ginocchio, ecco Ronaldo all’andata della finale e, forse, pure Ferrari al ritorno. Vecchi ha rischiato, provando a gettare nella mischia l’argentino, evidentemente condizionato dall’infortunio, che poi ne ha creato un altro probabilmente molto più serio. Ora la cosa da non fare è quella di resistere alla tentazione di resettare di nuovo tutto e non dilapidare quanto costruito nel girone di ritorno, anche se senza Ronaldo e Ferrari per molti mesi e con Tronchin già del Cittadella, andranno ricostruiti sia il centrocampo che l’attacco. Ovviamente Vecchi merita la conferma e il Vicenza deve ripartire da lui. Più difficile capire cosa accadrà in cabina di regia: Luca Matteassi non è certo della conferma e dietro le quinte si fa già il nome di Luca Leone. Se sarà una traccia giusta o sbagliata lo sapremo presto. Nel frattempo la Serie C sta diventando una maledizione per Renzo Rosso, che dopo sei anni è ancora al punto di partenza e non riesce più a disincagliarsi da quelle sabbie mobili che mietono ogni anno vittime illustri.

Al sesto anno è arrivato anche Joseph Oughourlian, che a Padova non se la passa certo meglio del collega. Anzi, sta per ripartire, a quanto pare, senza aver compreso che non possono bastare le plusvalenze per fare calcio. Serve una connessione con la piazza in cui si opera, serve non far fare il bello e cattivo tempo a dirigenti che, a due settimane dall’eliminazione playoff senza appello, non hanno neppure il coraggio di affrontare microfoni e taccuini per giustificare le proprie scelte fallimentari da gennaio in avanti. Se non con letterine senza contraddittorio che valgono meno di zero. Il Padova nel girone d’andata era secondo in classifica, non aveva perso neppure una partita, è bastato uno scontro diretto perso male per far perdere l’equilibrio a chi, al contrario, avrebbe dovuto garantirlo. E così ecco un mercato inutilmente extralarge e lo sconsiderato esonero di Vincenzo Torrente a tre giornate dalla fine. Il doppio schiaffo ai playoff col Vicenza e la contestazione della stragrande maggioranza della tifoseria organizzata? Come se nulla fosse successo. E giù “veline” su vetrine nazionali su quanto è bravo il direttore a vendere i giocatori, sull'”ottimo lavoro compiuto”, come se a restare in C bisognasse pure ringraziare e fare i salti di gioia. Peccato, in definitiva, che manchino le considerazioni su tutto il resto. Qualche domanda, ma solo le prime, che vorremmo fare e che poniamo qui. Perché Crescenzi, uno dei migliori del girone d’andata, non ha più visto il campo? Perché Trevor Trevisan è sparito dai radar? Perché alcuni giocatori del settore giovanile vengono avvicinati sempre dagli stessi procuratori? A cosa è servito prendere Valente e Tordini? Perché ai primi problemi di spogliatoio, favoriti dall’ingresso sulla scena di troppi giocatori a gennaio, il direttore non ha difeso l’allenatore? Un anno era colpa di Pavanel, poi di Caneo, poi di Torrente. Paga sempre l’anello più debole e cioè chi è in panchina, eppure le vere scelte sbagliate della proprietà sono i dirigenti, per lo meno per come si sono comportati e si comportano a Padova . Dopo cinque anni è ora di fare qualche conto e di tirare qualche somma, ma a Padova sembrano non aver capito nulla dei motivi per cui si rimane sempre invischiati in terza serie. Con gli stessi problemi, con gli stessi schemi che si ripetono anno dopo anno, con lo stesso distacco da una tifoseria che promette proteste di massa se tutto rimarrà come prima. A prescindere da chi sarà l’allenatore: a stasera Domenico Toscano sembra più vicino ad altri lidi, Matteo Andreoletti sarebbe l’ennesima scommessa in un mare magno di strategie nebulose e senza un vero filo conduttore.

Sono giorni convulsi per le panchine di mezzo Triveneto. Sono personalmente contento che Paolo Zanetti abbia una nuova chance a Verona. Una scelta coraggiosa, quella di Sean Sogliano, che evidentemente crede nella qualità del tecnico vicentino nonostante l’esonero di Empoli. Curioso che il valdagnese Zanetti allenerà prima il Venezia e poi il Verona, alla ricerca di quel fuoco sacro che lo aveva portato a salvare l’Empoli nel primo anno della sua esperienza in Toscana dopo la promozione col Venezia e l’esonero dell’anno successivo. Alti e bassi che non hanno chiarito fino in fondo la sua vera dimensione. Zanetti, un sanguigno con un’idea di calcio interessante e moderna, dovrà confrontarsi con una piazza calda, che ha sempre apprezzato gli allenatori caratteriali. E avrà una grande chance per dare una svolta alla propria carriera, magari con l’aiuto di Sogliano, che a Verona si muove come fosse nel suo paradiso calcistico, dove gli riescono tutte le mosse che non gli sono riuscite altrove.

Rebus panchina a Udine, Venezia e Trento. In Friuli è stato dato il benservito a Cannavaro, che la sua missione, in un modo o nell’altro, l’aveva completata. E che sarebbe rimasto volentieri. L’outsider si chiama Massimo Donati, che ha un’offerta anche dal Kallithea, in Grecia. Poi ci sono Di Francesco e Vivarini, due nomi in ballo anche a Venezia. Ma il vero uomo salvezza su cui bisognerebbe puntare a occhi chiusi è Davide Nicola e non a caso il Cagliari è andato a bussare alla sua porta, nel tentativo di strapparlo all’Empoli. Giampaolo, Pirlo, Bocchetti, D’Aversa sono gli altri nomi che girano nel vortice, il resto lo scopriremo molto presto. Ad oggi il Torino non ha ancora pagato la clausola per Paolo Vanoli: più il tempo si protrae, più non si possono escludere sorprese. Ma quella di domani potrebbe essere una giornata decisiva. A Trento, infine, ci sono quattro nomi in ballo: Chiappella, Tabbiani, Corrent e Andreoletti, quest’ultimo però il più difficile da raggiungere, soprattutto se Padova o Feralpisalò dovessero fare sul serio. La stagione finisce oggi, ma il calcio d’estate è appena cominciato. E quante se ne diranno, quante voci, quante chiacchiere, quante soffiate, quanti botti ancora da esplodere lungo il percorso. Infine la Triestina: tutto tace, per ora, dopo l’arrivo di Santoni. Una scelta, lo ribadiamo, coraggiosa, ma che secondo noi ha chance concrete di rivelarsi vincente. Alex Menta ha imparato la lezione dell’ultimo anno? Siamo convinti di sì ed errori come le cessioni di Finotto e Adorante, che poi hanno spopolato a Carrara e a Castellammare, non dovranno più essere compiuti. Non basta comprare i giocatori giusti, bisogna anche gestirli. E’ qui che Trieste deve vincere la sfida.

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Venezia, perché puoi diventare grande in Serie A. Vicenza, una scalata irresistibile (ma perdendo i pezzi): il Padova osserva e studia il futuro. Trieste, può essere l’anno buono https://www.trivenetogoal.it/2024/06/04/venezia-perche-puoi-diventare-grande-in-serie-a-vicenza-una-scalata-irresistibile-ma-perdendo-i-pezzi-il-padova-osserva-e-studia-il-futuro-trieste-puo-essere-lanno-buono/211324/ https://www.trivenetogoal.it/2024/06/04/venezia-perche-puoi-diventare-grande-in-serie-a-vicenza-una-scalata-irresistibile-ma-perdendo-i-pezzi-il-padova-osserva-e-studia-il-futuro-trieste-puo-essere-lanno-buono/211324/#respond Mon, 03 Jun 2024 22:47:07 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=211324 Il Triveneto ha (di nuovo) la sua terza squadra in Serie A. Sono passati due anni e il Venezia ci riprova. Scrivo a ventiquattro ore di distanza dalla magnifica impresa compiuta dalla squadra con una certezza: il club di Duncan Niederauer stavolta può andare in A per rimanerci e per costruire un grande futuro. Quando […]

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Il Triveneto ha (di nuovo) la sua terza squadra in Serie A. Sono passati due anni e il Venezia ci riprova. Scrivo a ventiquattro ore di distanza dalla magnifica impresa compiuta dalla squadra con una certezza: il club di Duncan Niederauer stavolta può andare in A per rimanerci e per costruire un grande futuro. Quando si dice programmazione a Venezia ecco un esempio assolutamente formidabile. Per un anno si è pensato soprattutto ad evitare che si sfasciasse il giocattolo, perché una retrocessione in C dopo quella in B sarebbe stata uno sfacelo finanziario e avrebbe probabilmente condotto al fallimento. Poi si è rilanciato, ma in modo intelligente, senza strafare, perché i conti rimanevano in profondo rosso e infatti il conto è stato presentato a gennaio, con i due ban Fifa e con una serie di decreti ingiuntivi il cui colpo è stato parato a fatica. La domanda da un milione di dollari è: cosa sarebbe successo se non si fosse centrata la promozione? Non lo sapremo mai, ma le nubi nere erano tante. Con un mercato estivo perfetto, qualche innesto al posto giusto e con una semina che ha cominciato a regalare i frutti, Filippo Antonelli ha costruito una squadra capolavoro, il resto lo ha fatto Paolo Vanoli. Il tecnico ha deciso di andare via già a gennaio. Quando fu ceduto Johnsen (a conti fatti una cessione indolore), si è rotto qualcosa. E lì Andrea D’Amico ha cominciato a lavorare per il futuro del suo assistito. Oggi Vanoli è virtualmente l’allenatore del Torino. Balla solo la clausola, che verrà pagata, o cash o con giocatori: un milione di euro sull’unghia. Le parole di Duncan Niederauer non sono un caso e sono suonate come un avvertimento a Urbano Cairo: pagare moneta, vedere cammello. Resta solo da capire come, ma l’affare si farà. E il Venezia dovrà cercare un sostituto. Radio mercato parla di un tecnico esperto, c’è persino chi azzarda Maurizio Sarri, un nome oggettivamente fuori portata. Eusebio Di Francesco sarebbe difficilmente presentabile dopo quattro esoneri e una retrocessione e saremmo sinceramente sorpresi se il piano B fosse questo. Pare Antonelli voglia un allenatore con le spalle larghe e qui la lista si restringe. Preferiamo non fare troppi nomi, li faremo quando avremo qualcosa di più in mano. Il resto del piano è presto spiegato. Il Venezia vorrebbe confermare gran parte della rosa, compresi i gioielli Tessmann (ha solo un anno di contratto, ma sul piatto c’è già il rinnovo per respingere Parma e Bologna) e Pohjanpalo, che ha più di qualche squadra pronta a pagare la clausola. Ma in A è tutto più semplice e trattenere i migliori sarà meno complesso. Oggi è giusto tributare il giusto elogio a Duncan Niederauer (per la capacità di aver cambiato strada al momento giusto, poi si vedrà se con i nuovi soci o meno); a Filippo Antonelli, uno dei più bravi direttori sportivi che sia transitato a queste latitudini (l’operazione Johnsen, con il gentlemen agreement di non farlo giocare negli scontri diretti, l’ultimo capolavoro); a Paolo Vanoli, che ha forgiato una squadra a sua immagine e somiglianza, probabilmente andando oltre  i limiti. Una menzione la faccio anche al tanto contestato (a Venezia) Alex Menta: deve affinare le capacità gestionali, ma di intuizioni giuste ne ha avute a bizzeffe. Oggi tutti i gioielli che splendono (Busio, Tessmann, Pohjanpalo, Bjarkason, lo stesso Idzes fu preso su sua imbeccata, Joronen), portano il suo marchio e Vanoli, lo ricordiamo, lo scelse lui. Ma è una città in festa che può sognare in grande. Con il nuovo Bosco dello Sport in arrivo, Venezia può diventare in prospettiva la nuova Udinese, magari persino la nuova Atalanta. Ci vorrà tempo, ma la strada è più che giusta e ci sono tutte le componenti per entrare in pianta stabile nel gotha della Serie A.

Dal Venezia al Vicenza. Stefano Vecchi ha messo insieme il suo ventiduesimo risultato utile consecutivo. Ai playoff ha subito un solo gol, su rigore, ha vinto quattro volte, pareggiandone due. Ormai guida col pilota automatico, aver eliminato l’Avellino, anche con la buona sorte che ha soffiato dalla parte giusta, è un  merito non da poco. Al ritorno guardatevi i gol di Della Morte e di Costa: due autentiche perle, giusto per ricordare che l’organico costruito l’estate scorsa era di primissimo livello. Avanti come un bulldozer, aggrappandosi a qualsiasi appiglio possibile. Una scalata irresistibile, che trova le sponde giuste. Ma che perde i pezzi. Se con la Carrarese dovessero mancare tutti insieme Ferrari, Golemic, Tronchin e Cavion sarebbero assenze pesantissime, anche perché da sei partite ogni tre giorni stanno giocando (quasi) sempre gli stessi. E’ questa la grande incognita nella corsa alla Serie B arrivata agli ultimi due, decisivi passaggi. Il Vicenza oggi va applaudito perché sta mettendo in campo tutto quello che ha, perché  Vecchi ha moltiplicato i talenti in rosa: chi aveva uno, ha reso due, chi aveva due ha reso quattro, chi aveva cinque ha reso dieci. Sulla carta il Vicenza sarebbe favorito al cospetto di una pur ottima Carrarese, ma le incognite infortuni e squalifiche non sono trascurabili e bisognerà avere le antenne dritte. La finale è tutta da giocare

Stretto nella morsa di un Triveneto che, da Verona a Udine sogna, il brutto anatroccolo oggi è il Padova di Joseph Ouhgourlian, alle prese con l’ennesimo insuccesso. Non si fosse esonerato Vincenzo Torrente si sarebbe potuta tranquillamente accantonare la parola fallimento, ma siccome a qualche dirigente piacciono le spacconate, quando poi ti ritorna tutto indietro allora la botta che ne consegue è durissima da assorbire. Di dimissioni nonostante dichiarazioni roboanti, nemmeno l’ombra e, cosa ben più grave, neppure una dichiarazione per spiegare: sono passati ben dieci giorni da quello schiaffo ai quarti contro il Vicenza e di Mirabelli si sono perse le tracce. Con quella sconcertante adunata finale della squadra per il rompete le righe senza alcun dirigente presente. Uno spettacolo avvilente, di cui speriamo Oughourlian abbia preso nota. Il tutto si aggiunge ai risultati sul campo: dopo l’esonero, tre partite inutili per chiudere la regular season, tre amichevoli (allenamenti congiunti), due derby, due sconfitte senza segnare un gol, il segno della fallimentare strategia suicida di Massimiliano Mirabelli. Che però ha due anni di contratto, una bella arma sul tavolo nonostante la contestazione, compatta, di tutta la tifoseria organizzata. Dieci giorni senza uno straccio di dichiarazione, neppure una scritta, per spiegare il suo fallimento maturato da gennaio a fine stagione. Aggiungiamoci le assenze in serie in tutti i momenti chiave della stagione e il quadro è completo. Un dirigente va valutato nel suo complesso, non soltanto per le cessioni (ottime) compiute. Di episodi accaduti dietro le quinte ne abbiamo un elenco lungo così che, al momento opportuno, tireremo fuori. La curiosità è che il futuro del Padova dipende anche… dal Vicenza. Nella città del Santo stanno aspettando di capire se il prossimo anno i biancorossi saranno o meno nel girone A della Serie C. Dovessero essere promossi, nel girone A, l’unica rivale con i muscoli ben in evidenza sarebbe la Triestina, che ha scelto un allenatore emergente (Santoni) e che spenderà molto per cercare di scalare le vette. Se il Vicenza dovesse essere promosso, magari Oughourlian potrebbe convincersi ad aprire i cordoni della borsa e a quel punto magari qualche speranza di convincere Domenico Toscano ci sarebbe. C’è anche chi sostiene che Mirabelli, inviso alla piazza che lo contesta duramente, sarebbe prossimo all’uscita. Ma sinceramente ci crediamo poco per i motivi, anche e soprattutto contrattuali e di spending review, di cui sopra.

Se il Padova tifa per la promozione del Vicenza, anche a Trieste ci sperano, perché ci sarebbe un’avversaria in meno in un girone oggettivamente più soft, anche se poi bisognerebbe capire quale delle squadre presenti potrebbe essere spostata nel girone B. C’è il rischio che l’Union Clodiense viri più a sud, finendo col duellare con Spal, Perugia e le altre, ma onestamente la troverei una scelta avvilente per una veneta che merita di stare nel girone A. La Triestina pensa in grande, vuole investire 15 milioni sul centro sportivo e ha pronta l’offensiva finale per la gestione dello stadio Rocco. Sono tutti aspetti che fortificano il progetto di Ben Rosenzweig e l’Alabarda è pronta a dare l’assalto alla B dopo un anno tribolato. Dovrà risolvere la grana Lescano, un capocannoniere con la valigia in mano che se ne andrà e dovrà aggiustare la rosa senza infarcirla di troppi stranieri, trovando il giusto mix con italiani che conoscano bene la C. Perché una scommessa, per quanto logica e con buone probabilità di essere vinta, c’è già in panchina e non bisogna esagerare.

Pillole sparse. Fra Verona e Baroni sarà divorzio, la scelta del sostituto sarà cruciale. In ballo tanti nomi, tutti con qualche chance di essere scelti: la scommessa affascinante di Massimo Donati, Alessio Dionisi, Paolo Zanetti, Gennaro Gattuso, Filippo Inzaghi. Con le opportune garanzie, Gattuso a Verona lo vedrei benissimo, mi sembrerebbe perfetto caratterialmente per una piazza battagliera come quella scaligera. Rebus aperto anche a Udine, dove Cannavaro non ha ancora abdicato per la conferma. In Serie C fra Trento e Baldini può maturare un inatteso divorzio, altrimenti si sarebbe già scelto di continuare, panchine vacanti, per ora, a Legnago ed Arzignano. Il Caldiero Terme ha confermato Soave, mentre il valzer delle panchine potrebbe toccare pure Bolzano e Cittadella.  Per ora ci fermiamo qui, ma ci sarà tanto da scrivere in un’estate che davvero, sul fronte, mercato, sembrerà non finire mai.

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Udinese, il finale più bello nell’anno più brutto. Venezia, tre anni dopo di nuovo a un gradino dall’Olimpo. Vicenza, avanti tutta con merito: ecco l’unico problema. Mirabelli, ora dimissioni. Triestina-Santoni, ok la scelta è giusta. Verona, Setti e un record troppo sottovalutato https://www.trivenetogoal.it/2024/05/26/udinese-il-finale-piu-bello-nellanno-piu-brutto-venezia-tre-anni-dopo-di-nuovo-a-un-gradino-dallolimpo-vicenza-avanti-tutta-con-merito-ecco-lunico-problema-mirabelli-ora-dimissioni-trie/210834/ https://www.trivenetogoal.it/2024/05/26/udinese-il-finale-piu-bello-nellanno-piu-brutto-venezia-tre-anni-dopo-di-nuovo-a-un-gradino-dallolimpo-vicenza-avanti-tutta-con-merito-ecco-lunico-problema-mirabelli-ora-dimissioni-trie/210834/#respond Sun, 26 May 2024 21:59:36 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=210834 Da pochi minuti ecco l’ultimo verdetto. L’Udinese si salva in extremis espugnando Frosinone e portando a casa una salvezza che a un certo punto pareva insperata. Il gol decisivo lo segna Keinan Davis, che arriva tardi, ma non fuori tempo massimo. Era l’acquisto che avrebbe dovuto tamponare la partenza di Beto, per un anno intero […]

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Da pochi minuti ecco l’ultimo verdetto. L’Udinese si salva in extremis espugnando Frosinone e portando a casa una salvezza che a un certo punto pareva insperata. Il gol decisivo lo segna Keinan Davis, che arriva tardi, ma non fuori tempo massimo. Era l’acquisto che avrebbe dovuto tamponare la partenza di Beto, per un anno intero non ha dato segni di vita. Ma si è risvegliato nel momento più difficile, quello decisivo, quello un gol vale una stagione. A retrocedere il Frosinone, che ha avuto la colpa di giocare con la paura cucita addosso oltre che con una buona dose di sfortuna nel momento decisivo, quella paura trasmessa da Di Francesco che non prometteva nulla di buono. L’Udinese oggi festeggia, ma per ricominciare dovrà cambiare tanto dopo aver sbagliato tanto. Se cambi tre allenatori in una stagione e salvi la pelle con una salvezza non del tutto meritata per quanto visto, devi sfruttare l’assist che il destino ti ha fatto e ricominciare con prospettive diverse. 

Tre anni più tardi, riecco il Venezia che bussa alla porta della Serie A. L’ultimo ostacolo è la Cremonese di Dennis Johnsen, neanche un minuto nella semifinale di ritorno contro il Catanzaro. Simbolo di un mercato in disarmo a gennaio, si è trasformato per ora in una cessione indovinata, ma i coni si fanno alla fine. Il Venezia ha giocato una semifinale eccellente con il Palermo, ha meritato di vincere sia all’andata che al ritorno. Ha trovato il miglior Pierini nel momento più importante dell’anno, ha dimostrato di poter fare a meno anche dei gol di Pohjanpalo, ha ritrovato un terzetto difensivo all’altezza della situazione, sa di poter contare su Tessmann e Busio che ultimamente non sbagliano un colpo, ha scoperto che sugli esterni i recenti stenti possono essere dimenticati, con un gol da quinto a quinto che è esattamente nei dettami di quella scuola – Conte che Vanoli ha imparato alla perfezione. Il tecnico andrà via a fine stagione, ma vuole lasciare un po’ come ha fatto Thiago Motta, con un risultato trionfale. Dovesse riuscire a riconsegnare la massima serie alla città sono straconvinto che stavolta il Venezia non sarebbe una meteora ma, con nuovi soci, un nuovo stadio in arrivo, con un centro sportivo coi fiocchi e una dirigenza capace potrebbe aprire un ciclo. Ma prima c’è l’ultimo step, quello più difficile. Bisogna battere la Cremonese, quella che per tutti aveva l’organico più attrezzato, più completo, più profondo. Quella che un Ravanelli gigante della difesa, uno Zanimacchia formato superlusso, un Franco Vazquez in forma smagliante, un Massimo Coda per tutte le stagioni, un Pickel che a centrocampo cattura più palloni di una calamita. Se pensiamo che Stroppa può permettersi il lusso di tenere in panchina, nell’ordine, Tsadjout, Johnsen, Falletti, Marrone, Lochoshvili, ci rendiamo  perfettamente conto di quanto difficile sia il compito che aspetta il Venezia. Il Penzo è già pronto per spingere la squadra all’impresa, basteranno due pareggi, ma la squadra ha già dimostrato più volte di non saper fare calcoli.

Il Vicenza ha battuto il Padova nel derby, superando così i quarti di finale con pieno merito. Non ha subito neppure un gol da quando sono iniziati i playoff, all’andata al Menti si è dimostrato superiore, al ritorno ha giocato molto meno bene ed è stato sostenuto da un pizzico di fortuna nel momento di difficoltà. Ma il lavoro di Vecchi, che ha indovinato il cambio decisivo inserendo una punta nel momento di massima difficoltà, è straordinario. Il tecnico ha capito che la squadra era troppo lunga e che Greco non riusciva a raccordare centrocampo e attacco. Quando Tronchin si è fatto male, anziché inserire un altro centrocampista, ha spostato Della Morte nel ruolo di trequartista e inserito Pellegrini, che nel giro di dieci minuti è risultato subito decisivo sul gol del vantaggio. Venti risultati utili consecutivi, una sola sconfitta col minimo scarto a Lumezzane, un Ferrari restituito agli antichi splendori, una difesa che non prende gol. Il Vicenza, così com’è, fa paura, ma ci sono anche i timori, in chiave semifinale contro l’Avellino, di essere un po’ corti a livello di rosa. Tronchin quasi certamente non ci sarà, Cavion dovrà rimanere fuori due mesi, Rossi e Proia non sono al top. Sinora hanno giocato (quasi) sempre gli stessi e questo, con partite ogni tre giorni, può rappresentare un problema. 

Dopo l’eliminazione ai quarti di finale del Padova per mano del Vicenza, che ha dimostrato nel complesso delle due partite di essere più forte sostenuto anche dalla fortuna negli episodi chiave, sul banco degli imputati sale inevitabilmente il grande fautore dell’esonero di Vincenzo Torrente e del mercato di gennaio, ossia Massimiliano Mirabelli: “Se le cose non andranno bene, mi prendo le mie responsabilità e sarò io il responsabile”. Lo disse il ds il 9 aprile, giorno della presentazione di Massimo Oddo. Ieri in sala stampa, però, nessuna traccia di chi avrebbe dovuto metterci la faccia, l’unico a mettercela il più degno, Peghin. Anzi, sollecitato sul perché non si fosse presentato ai microfoni per spiegare il suo fallimento, il diretto interessato si è pure risentito (sostenuto dai propri fiancheggiatori che un tempo giuravano fedeltà a Bonetto e che hanno cambiato casacca alla velocità della luce), con modalità in linea con quanto dimostrato nel corso della sua esperienza a Padova su cui preferisco soprassedere. Tre anni a Padova, risultati sportivi zero, se non quelli economici, ossia le cessioni dei pezzi pregiati, anche e soprattutto grazie al lavoro di altri. Mirabelli sa vendere? Sì, sa vendere e per questo motivo gli hanno rinnovato il contratto fino al 2026 (!!!), il problema è che gli è mancato tutto il resto. In tre anni, si è reso protagonista di una gestione infarcita di tracotanza e di superbia, non ha mai legato con la piazza, è stato difeso anche quando era indifendibile e ha pure fatto l’offeso, c’era sempre un colpevole su cui scaricare la colpa, ha collezionato assenze strategiche nei momenti topici della stagione. Tre anni, tre esoneri, sempre convincendo la proprietà che quella era la strada giusta. Possibile sia sempre colpa dell’allenatore? Mirabelli è stato il più contestato (in modo sacrosanto) sabato sera dagli ultras, che non hanno risparmiato neppure Alessandra Bianchi. Nelle cinque gestioni di Oughourlian in cinque anni c’è sempre un filo conduttore e cioè la scelta sbagliata dei dirigenti. Prima, dopo aver individuato Giuseppe Magalini come prescelto (scelta giustissima), ce lo si è fatti soffiare proprio dal Vicenza, poi portato in Serie B al primo tentativo. Poi, quando è stato mandato via Sogliano, ecco che si poteva nuovamente prendere Giuseppe Magalini e stavolta, per ripicca per il precedente vicentino, si è scelto Mirabelli. Si può governare la società con le ripicche? Al lettore la risposta. Col risultato che dopo due anni e mezzo Magalini ha portato il Catanzaro prima alla promozione in Serie B e poi a un passo dalla A e il Padova è sempre in Serie C. Con un ds con due anni di contratto da cui ci si aspettano per coerenza dimissioni immediate anche se dovesse avere già in mano la firma di Domenico Toscano, con una dirigenza che non riesce proprio a capire la città e a cui sbattono tutti le porte in faccia. E’ la città che non capisce Oughourlian e i suoi fedelissimi, oppure il contrario?

Nella serata in cui finisce il campionato di Serie A, c’è spazio per ricordare che in settimana ha parlato Maurizio Setti. Contestato perennemente, eppure capace di tenere la piazza per dieci anni consecutivamente, con il prossimo in arrivo. Setti sarà pure antipatico, non avrà possibilità illimitate, avrà commesso errori, ma nel suo ragionamento dal punto di vista logico tutto fila perfettamente. Sa governare un club anche in mezzo alle difficoltà finanziarie? Sì. Sa scegliere i suoi collaboratori? Sì. Sa quando cambiare? Sì. Ha portato fior di allenatori a Verona in questi anni? Sì. Ha portato fior di giocatori in ogni stagione? Sì. Sempre e solo merito dei dirigenti, oppure c’è anche un presidente che capisce di calcio e che sa come trarre il massimo dalle sue (limitate ) risorse? La salvezza di quest’anno è un capolavoro assoluto che ha due protagonisti in vetrina. Sean Sogliano, che evidentemente a Verona riesce a dare il meglio di sé e che ha trovato la piazza adatta per sfruttare le sue qualità e per dimenticare gli errori di Padova, ha rivoltato l’organico come un calzino e ha affidato a Baroni una squadra vera, non fatta di rattoppi e di rammendi. Il tecnico ha completato il capolavoro con una gestione perfetta e con un finale straordinario. Riuscire a salvarsi addirittura con una giornata di anticipo è qualcosa di eccezionale ed è giusto che sia ds che allenatore raccolgano i giustissimi elogi. Ora forse Baroni se ne andrà, Sogliano penso più difficilmente, ma non bisogna mai dimenticare Setti quando si parla di Verona. Perché non è scontato avere un presidente così.

Una parola sulla Triestina. Se mi chiedete cosa penso di Michele Santoni, non ho dubbi: approvo senza “se” e senza “ma” la scelta di Alex Menta. Non ero d’accordo (eufemismo) con la scelta di Roberto Bordin e i fatti mi hanno dato ragione, perché il tecnico ha peggiorato la posizione di classifica conquistata da Tesser e ai playoff non ha certo fatto meraviglie. Tutte le referenze raccolte su Santoni, che ha ben  allenato il Dordrecht, sono positive. Sarà pur vero che è una scommessa, ma stavolta è una scommessa che ha un senso e che potrebbe regalare ottimi risultati. Ora Menta non deve commettere l’errore di puntare solo su prospetti stranieri e di mixare il tutto con italiani che conoscano la categoria. La Triestina il prossimo anno sarà protagonista, se dovessi scommetterci non esiterei neppure un attimo nell’indicarla fra le favorite. A Trento, infine, si costruisce il futuro. Se davvero Baldini verrà confermato e con Zamuner al timone sarà un’ottima scelta, le premesse per scalare ancora qualche gradino ci sono tutte.

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Vicenza-Padova, il sorteggio peggiore (per entrambe), Venezia: ora o mai più. Triestina, gli errori si pagano (Lescano l’ultimo): come ripartire. Verona e Udinese, epilogo drammatico https://www.trivenetogoal.it/2024/05/19/vicenza-padova-il-sorteggio-peggiore-per-entrambe-venezia-ora-o-mai-piu-triestina-gli-errori-si-pagano-lescano-lultimo-come-ripartire-verona-e-udinese-epilogo-drammatico/210374/ https://www.trivenetogoal.it/2024/05/19/vicenza-padova-il-sorteggio-peggiore-per-entrambe-venezia-ora-o-mai-piu-triestina-gli-errori-si-pagano-lescano-lultimo-come-ripartire-verona-e-udinese-epilogo-drammatico/210374/#respond Sun, 19 May 2024 21:47:06 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=210374 Domenica mattina, ore 9.35 circa. Il sorteggio emette la propria sentenza: sarà Vicenza-Padova ai quarti di finale playoff di Serie C. E’ il sorteggio peggiore per il Vicenza, che avrebbe sperato in un avversario meno ostico fra le teste di serie e che (Vecchi dixit) ha messo il Padova in cima alla lista delle avversarie […]

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Domenica mattina, ore 9.35 circa. Il sorteggio emette la propria sentenza: sarà Vicenza-Padova ai quarti di finale playoff di Serie C. E’ il sorteggio peggiore per il Vicenza, che avrebbe sperato in un avversario meno ostico fra le teste di serie e che (Vecchi dixit) ha messo il Padova in cima alla lista delle avversarie più forti, che non ha mai battuto in stagione i biancoscudati e che ha una tradizione negativa nei derby che dura da anni, che dovrà fare i conti con la necessità di fare un gol in più degli avversari, mentre in caso di parità sarebbe eliminato come accadde a Cesena. E’ il sorteggio peggiore per il Padova, che avrebbe volentieri schivato un avversario che ha messo insieme 18 risultati utili consecutivi, che probabilmente se la vedrà con la più attrezzata sulla carta per salire di categoria capace di trovare una sua forza e una sua identità e che avrebbe evitato volentieri anche per la cabala, perché prima o dopo una tradizione favorevole per forza di cose si interrompe. E’ il sorteggio peggiore per il Triveneto che, dopo aver perso per strada Legnago e Trento, ha dovuto depennare dalla lista pure la Triestina e in semifinale avrà una sola rappresentante ad avere la chance di arrampicarsi in Serie B. Sarà un derby tesissimo, perché stavolta non ci saranno seconde chance e perché, delle due, ne resterà soltanto una. E non basterà, né per il Vicenza, né per il Padova, passare il turno e sbarcare in semifinale, perché un successo avrebbe senso solo se si riuscisse ad arrivare sino in fondo. Altrimenti ci si ritroverebbe il prossimo anno, sempre a braccetto, sempre in terza serie, in quei campetti di provincia che tanto stridono con il blasone e con le ambizioni di due piazze che non ne possono più di stare in C.

E’ finita la stagione della Triestina e l’epilogo è stato quello atteso. Con la Giana Erminio il passaggio del turno è stato un miracolo e solo la buona sorte e un errore arbitrale avevano spinto l’Alabarda agli ottavi. Poi, un bagliore improvviso, ossia il primo tempo dell’andata al Rocco col Benevento: una meraviglia, la miglior Triestina vista dell’era Bordin. Solo che poi si è ripiombati nei soliti errori, nei cambi sbagliati, in una gestione incomprensibile, in quel peccato mortale di chi trasforma il proprio capocannoniere (Lescano) in una zavorra. Diana si era distrutto con le proprie mani disinnescando il suo miglior giocatore (Ferrari) e trasformando una risorsa in un problema. Bordin, che ha collezionato una serie di topiche francamente sconcertanti, è riuscito nell’impresa di emulare il collega. Dicono che Lescano fosse ormai slegato dal resto del gruppo, che mentre i compagni schiumavano rabbia dopo una sconfitta si preoccupasse di controllare se il suo posto di capocannoniere fosse salvo, che abbia rotto con tutti e che andrà via. Ancora una volta, in questo caso, viene chiamata in causa la società, che non è riuscita a gestire al meglio un patrimonio che aveva fruttato 16 gol e che con Tesser brillava di luce purissima. Gli scazzi c’erano stati anche con lui, ma l’impressione era che il tecnico delle mille promozioni Lescano lo sapesse maneggiare. Il peccato originale resta il suo esonero, tutto il resto sono conseguenze. Chi non merita proprio questa eliminazione è l’ineffabile sindaco Roberto Dipiazza, che così si potrà sfregare le mani convinto di aver schivato un problema grande come una casa. Sappia, Dipiazza, che la figuraccia che ha collezionato con la questione concerti resta epocale anche al di fuori di Trieste e che Ultimo e Pezzali potranno sì cantare al Rocco senza il fastidioso tam-tam di chi reclama più che legittimamente il suo stadio, ma le sue decisioni sono quanto di più assurdo abbia visto da quando faccio questa professione. Mai, in 30 anni di carriera, mi sono trovato di fronte a un’amministrazione comunale che sfratta la squadra della sua città dal suo campo. Dipiazza e i suoi assessori meritavano che la Triestina andasse avanti fino alla fine e che il caso deflagrasse in tutta Italia più di quanto non abbia già fatto. Quanto al futuro, la proprietà di Ben Rosenzweig sembra avere piani ambiziosi e spalle larghe. Vuole metter radici e costruire strutture, a cominciare dal centro sportivo. Ripartirà da un allenatore giovane emergente fra Donati, Santoni e Gorgone, poi probabilmente arriverà un nuovo dirigente e si correggeranno alcune storture viste quest’anno. D’accordo il lavoro di scouting di Alex Menta, che rimane eccellente e che deve solo essere aggiustato, ma serve chi gestisca il club durante la settimana, chi medi fra giocatori e allenatore, chi smussi, accompagni, cucia e rattoppi. Perché altrimenti si ricadrà sempre nei soliti errori e i risultati non potranno essere quelli sperati.

Domani sera a Palermo c’è una tappa fondamentale della stagione del Venezia. A La Spezia la chiusura di sipario è stata negativa e la squadra ha sprecato un’occasione gigantesca considerati gli stenti del Como nelle ultime due giornate, ora arriverà la resa dei conti. In un marasma di voci che ha già messo sull’uscio di partenza Vanoli, Pohjanpalo (Napoli l’ultima iscritta per tesserarlo nella prossima stagione) e Tessmann, per tacere di altri rumors minori, l’ottima notizia è la risoluzione dei due ban Fifa e l’annuncio di Duncan Niederauer che i problemi finanziari siano stati risolti. Non solo, ma sia l’ottimo ds Filippo Antonelli e lo stesso presidente hanno annunciato che ci sarà un futuro per il Venezia sia in caso di A che in caso di B. Vi assicuriamo che, in relazione a quanto accaduto in questi mesi, non era assolutamente un epilogo scontato e questo annuncio deve far gioire a gran voce tutta la tifoseria. Non solo, ma siamo fermamente convinti che, se il Venezia dovesse riuscire a salire di categoria, con il nuovo stadio finalmente alle porte e un centro sportivo all’avanguardia, diventerebbe presto una realtà importante di tutto il calcio italiano, con la possibilità di rimanere in pianta stabile e con un progetto a lunga scadenza nella massima serie. Ora o mai più. Diversamente, si ripartirebbe senza molti gioielli e con una sforbiciata poderosa a tutta la rosa. Col Palermo non sarà facile. Per nulla. Brunori mi sembra in forma smagliante, gli esterni rosanero sono pericolosissimi, Diakite è diventato un attaccante aggiunto, la coppia centrale si è cementificata. Il Venezia oggi è un’incognita, perché ripartire non sarà facile dopo quanto accaduto al Picco per tanti motivi. Ma se passa il guado semifinale col doppio risultato a disposizione, in finale secondo me si presenterebbe da favorita qualsiasi sia l’avversario fra Cremonese e Catanzaro.

Ecco, infine, la Serie A. Se fra qualche ora il Verona vince a Salerno  si mette in salvo definitivamente e completa un grande capolavoro firmato Sogliano e Baroni. Impossibile trascurare il contributo di entrambi dopo la rivoluzione obbligata di gennaio. La Salernitana ha dimostrato di non essere in vacanza, ha spaventato la Juve e sta onorando il campionato sino in fondo. Ecco perché non bisogna dare nulla per scontato e non bisogna cedere dal punto di vista nervoso come ha fatto Thomas Henry col Torino. Oggi l’Udinese ha rischiato di sprofondare, l’ha salvata un rigore giusto, ma prima l’Empoli si è visto annullare un gol regolare con un grave errore arbitrale che può pesare tantissimo nella corsa salvezza. Sono sempre meno convinto degli arbitri, del Var e dell’uso capzioso che viene fatto, al punto che la proposta di alcuni club inglesi di eliminarlo, che fino a qualche tempo fa mi sembrava delirante, oggi mi sembra molto meno fuori luogo. L’ho già detto e lo ripeto. Non mi stupirei se presto emergesse del marcio come in epoche molto buie del nostro calcio. A una giornata dalla fine, l’Udinese deve resistere a Frosinone per salvare la pelle. Poi, se ce la farà, dovranno cambiare molte cose. Non è questo il modo di onorare 30 anni di militanza nella massima serie. Non è questa l’Udinese che avevamo imparato ad apprezzare e a prendere come esempio.

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Arbitri, è tempo di una nuova Calciopoli? https://www.trivenetogoal.it/2024/05/01/arbitri-e-tempo-di-una-nuova-calciopoli/209349/ https://www.trivenetogoal.it/2024/05/01/arbitri-e-tempo-di-una-nuova-calciopoli/209349/#respond Wed, 01 May 2024 20:00:11 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=209349 Chi mi conosce e mi segue sa bene quanto parlare di arbitri non sia mai stato il mio primo pensiero. Faccio di tutto per non farlo e per privilegiare al massimo l’aspetto sportivo, anche perché detesto i polveroni e la mancanza di obiettività anche di fronte a episodi oggettivi. Da qualche tempo, però, vedo troppe […]

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Chi mi conosce e mi segue sa bene quanto parlare di arbitri non sia mai stato il mio primo pensiero. Faccio di tutto per non farlo e per privilegiare al massimo l’aspetto sportivo, anche perché detesto i polveroni e la mancanza di obiettività anche di fronte a episodi oggettivi. Da qualche tempo, però, vedo troppe cose che non mi piacciono e che mi fanno venire brutti pensieri. Il Var avrebbe dovuto essere un mezzo oggettivo per valutare episodi dubbi e per dissipare ogni perplessità. Ed è vero, lo strumento a disposizione degli arbitri ha avuto il merito di ridurre notevolmente il numero di errori. Ma questo è accaduto soprattutto nei primi tempi, dopodiché si è assistito a un uso sempre più “bizzarro” (se così vogliamo chiamarlo) del mezzo, con episodi inquietanti in cui, contro ogni evidenza, il Var stesso non è intervenuto a correggere interpretazioni sbagliate del fischietto di turno. Siccome non appartengo al partito di chi vede marcio ovunque ma ci vedo ancora benissimo, ripeto a mezzo scritto quanto ho detto lunedì in una trasmissione a cui sono stato invitato: siamo pur sempre nel Paese di Calciopoli, il 2006 è lontano ma non così tanto, e non mi stupirei affatto se ben presto emergesse un nuovo scandalo a travolgere il mondo del pallone. Io lo scrivo oggi e ci metto la faccia, poi vedremo quello che accadrà nei prossimi mesi.  Nella giornata della Festa dei Lavoratori, ultimi di una lunga serie, abbiamo assistito a un mix di topiche incredibili. A Como e a Catanzaro ne sono successe di tutti i colori, indirizzando chiaramente la lotta per la promozione diretta e anche quella per i playoff, a questo si sono aggiunte le clamorose dimissioni  dell’arbitro Volpi dopo aver diretto Cremonese – Pisa (non si conosce il motivo) e altre amenità varie. Aggiungiamoci le denunce presentate da più arbitri alla trasmissione “Le Iene” nei mesi scorsi e gli errori a ripetizione che coinvolgono tutte le categorie per completare un quadro tutt’altro che edificante. Cosa accadrà? Chi vivrà vedrà…

In tutto questo mi riesce difficile parlare di calcio giocato, ma ci provo. Il Venezia saluta al 99% oggi con la rocambolesca sconfitta di Catanzaro la corsa al secondo posto. Lo fa dopo una prestazione tutt’altro che negativa, condizionata pesantemente da episodi avversi e da una serie di circostanze sconcertanti. A scanso di equivoci: no, non è un fallimento, se si arrivasse terzi si sarebbe conquistato un grande risultato e si affronterebbero i playoff da una posizione privilegiata, con il vantaggio del doppio risultato sia in semifinale che in finale. Ho visto ancora una volta una squadra gagliarda, pienamente sul pezzo e con tutta la rosa coinvolta. Mi è difficile, se non impossibile, bocciare le scelte di Vanoli legandole al risultato finale, proprio perché ritengo che il 3-2 sia a dir poco bugiardo. Così come bugiardo è il ko del Cittadella a Como. I granata giocano forse la loro miglior partita degli ultimi mesi, riescono a passare in vantaggio e hanno un unico demerito: aver subito l’1-1 quasi subito, non riuscendo a blindare il vantaggio quantomeno per qualche minuto. Il gol del 2-1 del Como è viziato da due falli e fa tutta la differenza di questo mondo. Aggiungiamo, in ogni caso, che il Cittadella visto nel girone di ritorno non merita di andare ai playoff, ma se oggi i granata si lamentano hanno perfettamente ragione. Arbitri nella bufera pure a Bolzano, dove la Ternana ha pesantemente contestato la direzione di Monaldi. Il Südtirol, in tutto questo, porta a casa tre punti che significano salvezza, ma anche se avesse perso ben difficilmente si sarebbe trovato invischiato nella lotta per non retrocedere. Oggi i complimenti vanno tutti a Federico Valente che, dopo una partenza difficilissima e trovatosi in panchina anche per i rifiuti altrui e non per reale convinzione di chi dirigeva, ha dimostrato di meritarsi i doverosi riconoscimenti per l’ottimo lavoro svolto. Adesso ci sarebbe spazio pure per immaginare un aggancio ai playoff e nelle ultime due giornate ci si può provare senza aver nulla da perdere.

Tempo di tirare le prime somme in Serie C. E’ finita la regular season e nessuna delle trivenete è riuscita ad agganciare il primo posto. Ha meritato il Mantova, che ha avuto l’intuizione di affidarsi a un direttore sportivo bravissimo come Christian Botturi per costruire una squadra di valore in appena venti giorni. Oltre ad aver scelto i giocatori giusti spendendo poco, ha puntato sull’allenatore giusto, dimostrando che la competenza di un dirigente abbraccia diverse componenti ed è determinante. A Padova, dove nessuno tranne Torrente aveva parlato di primo posto a inizio anno, si è scaricata per il terzo anno consecutivo sull’allenatore la mancata promozione, quando invece, in attesa dei playoff, l’aspetto che pochi sembrano considerare è che nessun dirigente transitato a queste latitudini ha avuto la capacità di centrare un miracolo sportivo o di indovinare tutto. Ovviamente il giudizio cambierebbe se i playoff portassero in dote la promozione e in questo senso Massimo Oddo ha deciso di mettersi in gioco pesantemente. Per ora ha fatto bene, ha conquistato sette punti in tre partite e si è sbilanciato, spiegando come con questi giocatori possa vincere i playoff. Ha fatto capire di avere una situazione migliore di quella di due anni fa e sicuramente il Padova agli spareggi se la giocherà, potendo sfruttare anche il secondo posto come trampolino di lancio. A Vicenza si era partiti in pompa magna, ma purtroppo Aimo Diana ha deluso chi aveva scommesso su di lui. Talmente fragoroso è stato il botto che Rinaldo Sagramola, con grande signorilità, ha rassegnato le dimissioni, cosa che non fa nessuno o quasi: “Mi hanno dato tutto, non ho saputo trovare soluzioni”, il senso del suo commiato. Il Vicenza ha poi scelto Stefano Vecchi, che ha confermato tutto quanto di buono penso di lui. Una sola sconfitta, ben sedici risultati utili consecutivi. Ne ho già parlato, lo rifaccio volentieri. Quando fu scelto, immediatamente approvai e oggi dico che ha in mano una delle favorite per la vittoria finale. Detto che fare pronostici ai playoff è impossibile (chi avrebbe scommesso sul Lecco vincente un anno fa? Rispondo io: nessuno), ci apprestiamo a vivere l’appendice stagionale senza certezze granitiche in mano. La Triestina continua ad essere un rebus, anche la sconfitta di Padova non ha fatto che aumentare i dubbi sulla gestione tecnica, che di certo non ha migliorato quanto fatto da Attilio Tesser. Dovessi dire oggi se l’Alabarda possa stupire, sarebbe più no che sì, ma nel calcio tutto può accadere. Complimenti al Trento, che sbarca ai playoff dove affronterà l’Atalanta Under 23. Anche se dovesse andare male, il risultato stagionale resta positivo e la campagna acquisti di gennaio ha lasciato il segno, così come l’investitura di Francesco Baldini, che ha messo insieme un ruolino di marcia di tutto rispetto. Straordinario il sesto posto del Legnago, con Massimo Donati pronto a spiccare il volo a fine stagione, ce l’ha fatta col fiatone pure Simone Bentivoglio ad Arzignano. Salvezza centrata e un altro anno di Serie C alle porte. Maluccio la Virtus Verona, che si è sì salvata, ma che ha fallito l’aggancio ai playoff, peggiorando sensibilmente il risultato della passata stagione.

Siamo alla resa dei conti pure in Serie A. Fabio Cannavaro a Udine ha cominciato perdendo con la Roma e pareggiando a Bologna, inguaiando sempre più i bianconeri, che tuttavia al Dall’Ara hanno dimostrato di essere vivi. Sulla graticola è finito pure Federico Balzaretti, che di sicuro non ha inciso come avrebbe voluto in una realtà complessa e consolidata come Udine, dove ogni pedina dell’ingranaggio deve funzionare al meglio per consentirne un corretto funzionamento. L’assenza di Deulofeu è stata un macigno, quella di Thauvin ha aggiunto ulteriori problemi, ma anche la gestione del portiere, con Okoli tutt’altro che irreprensibile pure a Bologna, ha lasciato molte perplessità. Il Verona ha perso con la Lazio giocando male e palesando diverse difficoltà. Non è ancora fuori dal guado, ma in una volata in cui tutto si deciderà per un punto o due, quel margine che attualmente conserva sul terzultimo posto potrebbe essere decisivo.

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Venezia, tutto chiaro? No! Ma in quattro partite scriverai il tuo futuro. Verona-Udinese, la via giusta e quella sbagliata. Padova-Vicenza-Triestina, cosa succede ai playoff https://www.trivenetogoal.it/2024/04/22/venezia-tutto-chiaro-no-ma-in-quattro-partite-scriverai-il-tuo-futuro-verona-udinese-la-via-giusta-e-quella-sbagliata-padova-vicenza-triestina-cosa-succede-ai-playoff/208739/ https://www.trivenetogoal.it/2024/04/22/venezia-tutto-chiaro-no-ma-in-quattro-partite-scriverai-il-tuo-futuro-verona-udinese-la-via-giusta-e-quella-sbagliata-padova-vicenza-triestina-cosa-succede-ai-playoff/208739/#respond Mon, 22 Apr 2024 21:57:11 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=208739 Questa settimana comincio dalla Serie A. E da un Verona-Udinese che sembra la fotografia del campionato delle due squadre. Ci sono due ricette per affrontare le difficoltà: la prima è quella di rimboccarsi le maniche, non cedendo alla tentazione della soluzione più rapida e consueta, ma anche più banale, ossia quella di esonerare l’allenatore. Lo […]

The post Venezia, tutto chiaro? No! Ma in quattro partite scriverai il tuo futuro. Verona-Udinese, la via giusta e quella sbagliata. Padova-Vicenza-Triestina, cosa succede ai playoff first appeared on Triveneto Goal.]]>
Questa settimana comincio dalla Serie A. E da un Verona-Udinese che sembra la fotografia del campionato delle due squadre. Ci sono due ricette per affrontare le difficoltà: la prima è quella di rimboccarsi le maniche, non cedendo alla tentazione della soluzione più rapida e consueta, ma anche più banale, ossia quella di esonerare l’allenatore. Lo ha fatto il Verona, che ha difeso Baroni anche quando la classifica, la qualità del gioco e le prospettive più immediate lo inchiodavano al muro. E adesso, dopo alcuni mesi incredibili, in cui si è riusciti a smantellare e a ricostruire la squadra praticamente da zero, si passa al raccolto. In quel gol di Coppola al 93′ c’è tutta l’essenza di un gruppo che si è raccolto attorno al suo allenatore. Ha superato la tempesta e adesso è a un passo dalla salvezza. Se salvezza sarà, i meriti andranno equamente divisi fra direttore sportivo (Sogliano) e allenatore (Baroni) perché l’uno senza il lavoro dell’altro non avrebbe potuto arrivare ai risultati che ha ottenuto. Poi c’è l’Udinese, con una strategia che più confusa non potrebbe essere, dove un direttore sportivo annuncia in tv che Cioffi non è in discussione e cinque minuti dopo dalla società filtra l’esatto opposto, ossia che l’allenatore verrà esonerato. Il giorno dopo ecco la conferma, altro giro, altra corsa e altro ribaltone. Dopo Sottil, salta anche Cioffi e la domanda sorge spontanea: siamo sicuri che la colpa sia davvero dell’allenatore? A scanso di equivoci l’Udinese può ancora salvarsi, ma ha scelto la via più tortuosa e rischiosa, perché Cannavaro tutto è fuorché una garanzia. In società sono stati commessi errori a raffica, a partire dalla costruzione della squadra, senza dimenticare un mercato di riparazione pressoché assente, se non fosse stato per il buon  prospetto di Giannetti. Poi c’è la gestione, in cui non riconosciamo più Pozzo, un autentico genio del calcio negli ultimi decenni che ha tenuto l’Udinese sempre nella massima serie, trasformandola nella nuova nobile provinciale per eccellenza del Triveneto. Chi potrebbe mai discutere un ruolino simile? Retrocedere non sarebbe una tragedia e i meriti superano abbondantemente i demeriti, ma crediamo che quanto visto quest’anno sia quanto di più lontano dalla miglior Udinese che avevamo imparato a conoscere ed apprezzare.

Scendiamo di un gradino ed ecco il Venezia. A Lecco sbanda paurosamente, va sotto anche per una formazione non particolarmente ispirata di Vanoli, ma poi il tecnico si arma di pazienza, corregge e ricama, ricuce e risale ed ecco il pari e poi il sorpasso. A dimostrazione che si può sbagliare (ci mancherebbe non si potesse farlo), ma se si ha in mano la squadra poi si trova anche il modo di rimediare.  Spedire in campo Andersen dal primo minuto è stato oggettivamente un errore, ma il tris di cambi a inizio ripresa è stato quantomai ispirato, a dimostrazione che questo Venezia se la giocherà fino in fondo. A fine stagione Vanoli, quasi certamente, andrà via. Lo si è capito in modo chiarissimo cogliendo i segnali che arrivano da varie parti e sembra la conclusione naturale di un percorso che il diretto interessato vuole completare consegnando alla città la Serie A. Nelle prossime quattro partite verrà scritto un pezzo di futuro. In settimana c’è stata una conferenza di Duncan Niederauer, che ha detto tanto, ma non tutto e non ha dissipato tutti i dubbi che circondano lo stato finanziario del club, che di certo non è solido. I problemi ci sono e non sono neppure di lieve entità, risolverli con l’ingresso di nuovi soci è la strada, ma è chiaro che chi mette i soldi vorrà avere voce in capitolo e di solito questo tipo di operazioni si conclude a lunga scadenza con un cambio della guardia ai vertici della società. Se davvero verrà ceduto il 40%, muteranno gli equilibri in seno al club, ma l’unica priorità in questo momento è concludere bene la stagione, cancellare i ban Fifa, iscrivere la squadra al prossimo campionato, possibilmente quello di Serie A. Parliamoci chiaro: il Como ha un calendario migliore e ha tre punti in più, per cui i favori del pronostico sono tutti dalla sua parte, ma il Venezia è in ballo e ballerà fino all’ultimo. Il terzo posto è il piano B, perché arrivare terzi regalerebbe un vantaggio enorme ai playoff. Ma prima c’è da seguire il piano A e venerdì al Penzo lo scontro diretto con la Cremonese farà sapere qualcosa di più. Südtirol e Cittadella non si fanno male. Il sogno sarebbero i playoff, ma per quanto visto sino ad oggi nessuna delle due li merita. Il calcio, però, è strano, perché le impennate di rendimento esistono e nella città murata ne sanno qualcosa, visto che hanno vissuto una sorta di età dell’oro fra novembre e dicembre, arrivando addirittura a un passo dal secondo posto. A Bolzano, invece, l’obiettivo dichiarato era la salvezza e la missione può dirsi pressoché compiuta, se davvero si aggancerà il treno promozione sarebbe davvero un’impresa.

In Serie C siamo arrivati al tempo dei verdetti. Il Padova è secondo, col Fiorenzuola gioca maluccio, rischia di perdere, poi in dieci contro undici gioca meglio che in parità numerica e acciuffa il pari. La vista è tutta in direzione playoff, adesso ci sarà quasi un mese di stop prima dell’ultima di campionato contro la Triestina. Oddo ha deciso di scommettere su se stesso e sulla voglia di rivincita dopo la finale persa di due anni f a Palermo. Un doppio ko che ancora pesa, perché ha provocato uno sconquasso societario i cui effetti si vedono ancora oggi. Sappia, Oddo, di dover contare solo su stesso, perché abbiamo visto  con quanta facilità vengano scaricati gli allenatori anche con manovre tutt’altro che limpide in questa gestione, dunque s’ingegni, studi le soluzioni migliori, pensi e sbagli con la sua testa senza farsi condizionare, perché tanto se le cose dovessero andare male il primo a pagare sarà sempre (e solo?) lui. Il Vicenza è un crescendo rossiniano clamoroso: non ci sono picchi eclatanti di rendimento, ma un percorso di crescita costante e deciso, che lascia qua e là segnali di grande fiducia per i playoff. Vecchi, com’era ovvio e comprensibile, ci ha messo qualche settimana per trovare la quadratura del cerchio, ma ha agito con grande oculatezza, ha preteso che venissero mandate via le mele marce (sull’identità, non serve sforzarsi più di tanto e le parole di Francesco Baldini sono lì a dimostrarlo) e ha fatto quadrato con un’idea precisa di gioco: niente rivoluzioni, difesa a tre confermata, correzioni a centrocampo con tanti pedalatori e un cervello (Ronaldo) rimesso al centro del progetto. Se lo si fa sentire importante, il brasiliano in C è un top e lo sta dimostrando. Il resto lo fanno due esterni di grande gamba (Costa soprattutto) e un Della Morte lasciato libero d’inventare. E occhio a Pellegrini, perché sinora ha mostrato solo una piccola parte di quello che sa fare. Ai playoff bisognerà fare i conti anche col Vicenza. E con la Triestina? Ogni volta che si ritorna al Rocco quest’anno i risultati sono stati quasi sempre deludenti e questo è indice, forse, di scarsa personalità del gruppo. Anche col Novara, poche luci e tante ombre, a partire da una formazione con una sola punta di ruolo (Lescano) e troppo poco propositiva. Bordin continua a non dare l’impressione di poter essere l’uomo della svolta, troppo ondivago, troppo incostante nella gestione mentre dietro le quinte per la prossima stagione continuano a girare i nomi di Domenico Toscano, se lascerà il Cesena e di Massimo Donati, reduce da due stagioni eccezionali a Legnago. Cosa può fare la Triestina ai playoff? Sarà una mina vagante, con tanta, troppa incostanza e altrettanta inaffidabilità che rende difficile fare un pronostico sensato.  C’è grande curiosità per capire chi, fra Trento e Virtus Verona si prenderà l’ultimo posto ai playoff. A Vicenza si è interrotta una lunga striscia positiva dei gialloblù, che però hanno ancora la possibilità di arrivare decimi. Fresco ha conquistato la salvezza (complimenti, non è mai un traguardo scontato) e adesso vuole provare il colpo gobbo, centrando ancora la qualificazione ai playoff. All’ultima giornata avrà la Pro Vercelli, mentre il Trento affronterà il Renate.  Resta l’Arzignano, che deve compiere l’ultimo sforzo per evitare i playout. All’ultima giornata avrà l’Atalanta, uno scoglio tutt’altro che semplice al netto delle motivazioni che saranno superiori per i giallocelesti. La salvezza è alla portata, ma serviranno novanta minuti di quelli che hanno rappresentato la fotografia della squadra: tanta intensità, verticalizzazioni continue, precisione sottoporta. Con questi ingredienti, evitare di scivolare ai playout, si può.

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Union Clodiense, benvenuta sull’Olimpo: un premio alla tenacia. Vicenza, la corsa continua. Padova-Triestina, perché crederci. Venezia, i 9500 del Penzo e il nuovo stadio: puoi diventare una big. Verona-Udinese, si decide tutto https://www.trivenetogoal.it/2024/04/17/union-clodiense-benvenuta-sullolimpo-un-premio-alla-tenacia-vicenza-la-corsa-continua-padova-triestina-perche-crederci-venezia-i-9500-del-penzo-e-il-nuovo-stadio-puoi-diventare-una-big-ver/208351/ https://www.trivenetogoal.it/2024/04/17/union-clodiense-benvenuta-sullolimpo-un-premio-alla-tenacia-vicenza-la-corsa-continua-padova-triestina-perche-crederci-venezia-i-9500-del-penzo-e-il-nuovo-stadio-puoi-diventare-una-big-ver/208351/#respond Tue, 16 Apr 2024 22:00:15 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=208351 La notizia della settimana è senza alcun dubbio la promozione in Serie C dell’Union Clodiense. Dopo 47 anni di attesa e mille bufere, Chioggia bussa di nuovo all’Olimpo dei professionisti e, per una realtà che in Veneto è tutt’altro che trascurabile anche come seguito di tifosi, è una grande notizia. E’ un premio alla tenacia, […]

The post Union Clodiense, benvenuta sull’Olimpo: un premio alla tenacia. Vicenza, la corsa continua. Padova-Triestina, perché crederci. Venezia, i 9500 del Penzo e il nuovo stadio: puoi diventare una big. Verona-Udinese, si decide tutto first appeared on Triveneto Goal.]]>
La notizia della settimana è senza alcun dubbio la promozione in Serie C dell’Union Clodiense. Dopo 47 anni di attesa e mille bufere, Chioggia bussa di nuovo all’Olimpo dei professionisti e, per una realtà che in Veneto è tutt’altro che trascurabile anche come seguito di tifosi, è una grande notizia. E’ un premio alla tenacia, dopo che due anni fa, con una beffa probabilmente immeritata, la promozione era sfumata al 90′ dello spareggio con l’Arzignano. Ci sono momenti che segnano la storia di una società: in quel caso a rovinare tutto furono un’espulsione e un gol quasi fuori tempo massimo, mentre per fare un esempio non così lontano, il Bari l’anno scorso di questi tempi stava per accarezzare il sogno Serie A. Al 93′ della finale playoff con il Cagliari era promosso, poi Pavoletti gettò un secchio d’acqua gelida addosso a un’intera città pronta alla festa. Ci sono momenti, si diceva, in cui un gol può cambiare un’esistenza. Gnago segnò al 90′ al Ballarin, più o meno come Pavoletti al San Nicola e per Chioggia è iniziato un uragano senza fine. A Bari è crollato il mondo, Polito che era considerato uno dei migliori ds su piazza è finito nel marasma, ha cambiato quattro allenatori e sta rischiando di retrocedere. A Chioggia lo scorso anno è stato un inferno, con la brutta storia che ha coinvolto capitan Cuomo e una stagione proseguita in mezzo alla tempesta, fra silenzi (troppi) e qualche caduta di stile. Due anni dopo, gli dei del calcio hanno restituito a Chioggia quanto era stato tolto da Gnago. Una cavalcata fantastica, che ha tanti padri: Ivano Boscolo Bielo, un chioggiotto doc, a cui più volte è stato proposto di acquistare il Venezia in passato, un presidente che ha avuto il merito di non mollare e che ha cercato di programmare (riuscendoci), Alberto Cavagnis, un ds capace e coerente nella sua gestione, che sta cercando di far capire a Chioggia che per crescere deve uscire dall’autoreferenzialità e deve aprirsi all’esterno. Perché l’Union Clodiense può diventare una realtà importante in Triveneto se aprirà le porte e non si chiuderà a riccio, diffidente verso il nuovo mondo. Il sindaco Mauro Armelao sta già facendo i passi giusti: deve sistemare la copertura della tribuna, deve allargare il settore ospiti, deve sistemare l’illuminazione e la videosorveglianza del Ballarin. La corsa contro il tempo è già cominciata, perché Chioggia vuole giocare la C in riva all’Adriatico, davanti alla sua gente, mettendosi in gioco. Antonio Andreucci ha fatto un capolavoro, non è stato facile nemmeno per lui resistere in certe situazioni, eppure si è ripreso quanto altri gli avevano tolto a Campodarsego. Stavolta, forse, la C la farà sul serio se glielo permetteranno lui quantomeno ci proverà. Una chance, dopo aver brillato a Trieste, a Campodarsego e a Chioggia, la merita.

In Serie C il Vicenza, con il passare delle settimane, spaventa sempre di più la concorrenza. Il successo col Mantova ha un valore limitato contro un avversario già con la pancia piena dopo la promozione e che è sceso in campo in ciabatte. Ma i segnali che arrivano dal quartier generale biancorosso sono inequivocabili. Vecchi ha fatto un girone di ritorno eccezionale, ha recuperato passo dopo passo tutti quei giocatori che con Diana si erano persi. Di Ferrari abbiamo già detto più volte, adesso si sta risvegliando anche Ronaldo che, se si sente importante e amato, in terza serie fa ancora la differenza. Il resto lo fanno due esterni all’arrembaggio (e in tal senso il rinnovo a sorpresa di Talarico va nella giusta direzione), un centrocampo di pedalatori e una difesa rocciosa, che ha trovato in Golemic il suo baluardo. Insomma, Vecchi sta ricreando qualcosa di importante, se poi sarà davvero magia lo vedremo ai playoff. Notizie dal fronte anche da Padova e Trieste. Massimo Oddo ha cominciato bene, la sua prima sulla panchina biancoscudata gli vale un 7 pieno. La squadra è partita male nei primi dieci minuti, ma ha retto con un po’ di fortuna l’urto dell’Atalanta che ha colpito un palo, poi ha giocato 45 minuti di pregevolissima fattura. Fino al 60′ ha meritato il doppio vantaggio, poi è sparita e da quel momento in poi deve ringraziare il suo portiere se ha portato a casa un successo prezioso e che fa bene al morale, oltre a chiudere a chiave un secondo posto mai veramente in discussione. Quel Donnarumma che qualcuno dietro la scrivania avrebbe voluto mettere da parte a metà stagione dopo quanto accaduto a gennaio con il polverone Raiola, ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato il bisogno, quanto sia centrale nel progetto e quanto faccia attualmente la differenza in C. In definitiva, con tutto il rispetto, Donnarumma rispetto a Zanellati è un’altra cosa. Nei giorni scorsi, poi, si è capito molto di quanto accaduto nella seconda parte della stagione a Padova e perché il meccanismo che aveva funzionato a meraviglia nel girone di andata si sia inceppato piano piano. Con un esonero, quello di Torrente, che la dirigenza aveva tentato di mandare a segno già dopo il pari col Trento, con il veto però di Oughourlian in persona, con il risultato che fra chi dirige e chi si allena(va) non ci si è parlati per oltre venti giorni. Che messaggio pensate che possa aver recepito la squadra in queste settimane? Oggi è giusto che Oddo lavori sereno e che possa provare a prendersi la rivincita della finale persa due anni fa. Ma è anche giusto mettere i puntini sulle “i”, perché se le cose non funzionavano più a dovere non era solo colpa dell’allenatore, ma di chi gli ha fatto terra bruciata attorno, togliendogli certezze settimana dopo settimana e creando un clima impossibile in cui lavorare, con molti giocatori che avevano già capito che aria tirava.

Insomma, se a Padova è andato in scena un remake di “De Catilinae coniuratione”, a Trieste la bufera sembra essere passata. Di quanto accaduto fra Tesser e la dirigenza abbiamo detto e scritto in abbondanza, Bordin è partito malissimo e ci ha messo molto del suo nell’aggiungere confusione a confusione. Ma ha avuto il merito di raddrizzare il timone. Prima aggiustando tatticamente la squadra, poi recuperando alcuni giocatori fondamentali (Correa su tutti), infine facendo crescere anche quegli acquisti così poco “invernali” e che, al contrario, avrebbero avuto più senso in estate. Fino a trasformarli in cavalli vincenti, o quantomeno potenzialmente tali come il giovane Vertainen, che di stoffa ne ha da vendere. Il resto, finalmente, potrà farlo il ritorno al Rocco, sopra un manto erboso finalmente all’altezza, davanti a quella curva che spesso e volentieri ha fatto la differenza. Bordin, forse, non sarà l’allenatore della prossima Triestina, ma ha il diritto di giocarsi le sue carte ai playoff. Non è ancora una Triestina affidabile al 100%, ma difensivamente si sta registrando, i giocatori chiave sono tornati in condizioni ottimali e, se non fosse per quell’assurdo pastrocchio – concerti perpetrato dall’amministrazione comunale che priverebbe l’Alabarda del Rocco se arrivasse in semifinale, potremmo pensare che al tavolo delle favorite ci potrebbe essere anche Trieste. In questa situazione, invece, il giudizio va quantomeno sospeso.

Pillole dalla C: il Trento si gode il gioiello di Cristian Pasquato, uno che ha un piede che con la terza serie c’entra zero o quasi e adesso può davvero ai playoff. La squadra che Baldini ha forgiato adesso ha un suo senso compiuto, i suoi equilibri fra i reparti, una difesa che subisce pochissimo, un centrocampo che ha il solo difetto di un’eccessiva irruenza, un attacco che ancora non offre garanzie totali, ma che sta migliorando sensibilmente. L’Arzignano si è quasi tolto dalle sabbie mobili e spera di evitare i playout: a 180′ dalla fine Bentivoglio deve fare quattro punti fra Pro Vercelli e Atalanta Under 23 per essere sicuro di non avere sorprese, viceversa con un bottino ridotto dovrà penare fino alla fine. Nemmeno la Virtus Verona può stare tranquilla. I rossoblù sono irriconoscibili e stanno facendo di tutto per complicarsi la vita. Nessuno chiede la luna, ma quest’anno si è persa quella spensieratezza che c’era fino all’anno scorso e le cessioni di gennaio (Faedo e Casarotto) hanno indebolito l’organico in modo troppo evidente. Per il Legnago, infine, il sesto posto è un autentico gioiello ed è facile prevedere che il prossimo anno qualcuno possa bussare alla porta di Venturato per prendersi e portare via Massimo Donati dopo due anni eccezionali.

L’altra notizia della settimana sono i 9500 spettatori del Penzo per Venezia – Brescia. D’accordo, c’erano tanti bresciani in trasferta, ma Venezia è una realtà particolare e, fino a quando non ci sarà lo stadio in terraferma, dovrà fare i conti con i soliti problemi. Ma stavolta, col Bosco dello Sport, ci siamo per davvero. Il nuovo stadio, a vedere progetti e rendering, sarà un gioiellino da 16mila posti (il giusto, checché se ne dica) che potrebbe trasformare Venezia in una realtà primaria del calcio italiano. Proviamo a fantasticare. Se Vanoli riesce a fare l’impresa, con la promozione diretta o anche tramite i playoff, con il nuovo stadio alle porte che presto potrebbe vedere posta la prima pietra, può davvero essere l’inizio di una nuova era. Il resto dovrà dirlo e farlo Duncan Niederauer. Per uno col suo patrimonio, tirare fuori qualche milione extra per ripianare i debiti e superare il doppio ban Fifa non dovrebbe rappresentare un problema insormontabile, né crediamo che il presidente andrebbe tranquillamente in curva a vedere la partita se non fosse convinto di poter risolvere i guai. L’accordo col fondo Cerberus sembra imminente e ci attendiamo un annuncio a brevissimo da parte del numero uno lagunare. Sul campo il secondo posto resta complesso nonostante i tre punti conquistati domenica. Il calendario del Como è più semplice, il Venezia non può sbagliare più praticamente nulla e si è complicato la vita da solo perdendo punti con squadre di bassa classifica. Ma, quand’anche arrivasse terzo, avrebbe una finestra privilegiata sui playoff e potrebbe ritrovare la A come nel 2021, quando ci arrivò tramite gli spareggi.

Pillole dalla B: Il Cittadella con l’Ascoli non mi è piaciuto per nulla (eufemismo), ha giocato male, ha confermato i problemi degli ultimi tre mesi. A Reggio più di qualcuno aveva definito fortunata la vittoria, a me al contrario i granata erano piaciuti e il successo non era stato casuale. Ma sabato ho visto tre passi indietro e il pari sta stretto ai bianconeri, che non hanno fatto nulla di che, ma che mi sono parsi più determinati. A vedere gli ultimi numeri, il Cittadella è in serie positiva da cinque partite, ma ci sono molte cose che non mi convincono. Ci torneremo sopra. Complimenti al Südtirol. Ha confermato di aver compreso la lezione, da quando Kurtic è salito in cattedra le quotazioni biancorosse sono lievitate, al punto che si potrebbe pure azzardare un secondo aggancio ai playoff.

Resta la Serie A. L’abbiamo tenuta per ultima, facendo un po’ una piramide al contrario. Sabato c’è Verona-Udinese, una partita decisiva, qualsiasi sia il risultato. Certo, un pareggio lascerebbe tutto com’è, ma non ci si può salvare soltanto con i punticini strappati qua e là. Aiutano molto, ma la zampata vera sono i tre punti in un marasma in cui regna un equilibrio massimale e in uno scontro diretto sarebbe un colpo al cuore all’avversario. Nell’ultimo turno hanno pareggiato quasi tutte (Verona, Sassuolo, Frosinone, Cagliari, stava pareggiando l’Udinese prima dello spavento Ndicka, fortunatamente con un lieto fine, ha perso solo l’Empoli lo scontro diretto col Lecce), ma il punto dell’Hellas a Bergamo è di quelli che fanno stropicciare gli occhi. Dico la verità: mi aspettavo che la carta salvezza potesse essere Swiderski, titolare nella Nazionale polacca, lo è stato solo in parte, visto che il vero jolly è Noslin. Contro Gasperini si poteva prendere un’imbarcata dopo il tremendo uno-due Scamacca – Ederson. Non solo non è successo, ma il pareggio è stato strameritato. Baroni continui così. Sta facendo un’impresa memorabile. 

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Padova: “Ti esonero per salvare me stesso (e il mio mercato)”: a fine stagione la verità. Triestina, il rebus continua. Vicenza: Vecchi-Ferrari per la B. Venezia, la coperta è corta? Cittadella-Gorini: un unicum in Italia https://www.trivenetogoal.it/2024/04/08/padova-ti-esonero-per-salvare-me-stesso-e-il-mio-mercato-a-fine-stagione-la-verita-triestina-il-rebus-continua-vicenza-vecchi-ferrari-per-la-b-venezia-la-coperta-e-corta-cittadella-gori/207811/ https://www.trivenetogoal.it/2024/04/08/padova-ti-esonero-per-salvare-me-stesso-e-il-mio-mercato-a-fine-stagione-la-verita-triestina-il-rebus-continua-vicenza-vecchi-ferrari-per-la-b-venezia-la-coperta-e-corta-cittadella-gori/207811/#respond Mon, 08 Apr 2024 21:00:19 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=207811 Il lunedì sera del calcio triveneto è animato da una notizia che per molti sarà clamorosa, ma che per chi segue le vicende del Padova non è esattamente un fulmine a ciel sereno. Esonerato Vincenzo Torrente da secondo in classifica e senza che la società, a inizio stagione, gli avesse chiesto la promozione diretta. Nel […]

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Il lunedì sera del calcio triveneto è animato da una notizia che per molti sarà clamorosa, ma che per chi segue le vicende del Padova non è esattamente un fulmine a ciel sereno. Esonerato Vincenzo Torrente da secondo in classifica e senza che la società, a inizio stagione, gli avesse chiesto la promozione diretta. Nel 2022 era successo a Massimo Pavanel, cacciato da secondo in classifica e senza sconfitte da quattro mesi. Dentro Massimo Oddo, autore di una rimonta clamorosa, che però non si era concretizzata proprio all’ultima curva. Non solo, ai playoff vittoria col brivido ai quarti con la Juventus Next Gen solo per il miglior piazzamento nella regular season, vittoria al 95′ col Catanzaro e poi finale persa col Palermo, sia all’andata che al ritorno. Nel 2023 ecco Bruno Caneo, presentato come il più innovatore dei profeti a cacciato in malo modo a metà stagione con la squadra ai confini della zona playout e dentro Vincenzo Torrente, che alla fine chiuderà quinto, eliminato al secondo turno dalla Virtus Verona dopo un arbitraggio a dir poco penalizzante. Nel 2024, altro giro, altra corsa: esonerato Vincenzo Torrente, secondo in classifica e battuto in finale di Coppa Italia, riecco Massimo Oddo. Domanda dalla risposta facile: in tutto questo vortice, qual è la costante? La decisione odierna significa sostanzialmente una cosa: chi dirige cerca di salvare se stesso e il suo mercato di gennaio, che sinora e ad oggi si è rivelato un fallimento. Il giudizio sarà confermato anche a fine stagione? Lo vedremo. Già in sede di commento, facemmo notare come cinque acquisti sembrassero troppi per una squadra seconda e che aveva trovato una sua identità. Come hanno reso questi acquisti? Tordini non pervenuto, Valente infortunato dopo un buon inizio e poi inceppato, Faedo in drastico calo dopo un buon inizio, Crisetig fermo da troppo tempo e con appena pochi sprazzi del giocatore che è stato, Zamparo al ribasso dopo una parentesi negativa a Chiavari. In un clima tossico e irrespirabile in cui diventa difficile lavorare per chiunque, ecco che, appunto, per difendere se stessi e il proprio operato trattando per l’ennesima volta le persone come un codice a barre, arriva l’esonero, accolto da più di qualche giocatore come fosse uno scherzo, tanta era l’incredulità. Con una conseguenza ben precisa: a fine anno si capirà dove sta la verità. Era colpa dell’allenatore o era colpa della campagna acquisti di gennaio, che ha costretto Torrente a cambiare modulo, rinnegando tutto quello che si era fatto nel girone d’andata? Basterà attendere un paio di mesi e dopodiché sarà tutto più chiaro. E si saprà a chi presentare il conto.

Il Padova è la terza squadra triveneta in Serie C fra le big a cambiare allenatore dopo Vicenza e Triestina. Hanno cambiato pure Trento e Arzignano, a dimostrazione di una stagione molto tormentata. Ognuna delle tre storie raccontate per le protagoniste attese ha cadenze diverse. A Vicenza il cambio sta funzionando e Stefano Vecchi sta guidando la squadra al terzo posto, con qualche alto e basso, ma con un trend che punta decisamente verso l’alto. Mercoledì ci sarà il recupero con la Pro Sesto, dovessero ribaltare lo 0-1 i biancorossi salirebbero al terzo posto a -6 dal Padova  e a +4 dalla Triestina. Vecchi ha tanti meriti sinora. Ha recuperato Ferrari, restituendogli un ruolo centrale nella squadra e ricevendo in cambio risultati immediati. El Loco sale a quota 12, ha invertito la rotta dopo i disastri dell’era Diana e potrà recitare un ruolo da assoluto protagonista anche ai playoff. Il resto lo fa una difesa di ferro, probabilmente la migliore dei tre gironi qualitativamente parlando e due esterni che stanno ricominciando a girare al massimo dei giri. A Trieste si era appena fatto in tempo a tornare a sorridere per le quattro vittorie consecutive e per il ritorno imminente della squadra al Rocco che sono arrivate due docce gelate. Quella di metà settimana contro l’Atalanta, con una vittoria sfumata in extremis e quella di ieri sera, con l’incomprensibile turnover varato da Bordin e con una sconfitta che fa male con la Virtus Verona. Anche in questo caso, dopo un inizio pessimo, qualche coccio era stato ricomposto. Rivedere Correa ad alti livelli è sicuramente una buona notizia, anche se gli errori gravi sul mercato di gennaio sono ancora lì a far rumore. Finotto fa faville a Carrara, Adorante a Castellammare è stato una delle chiavi della promozione, si fossero gestiti diversamente o si fossero sostituiti diversamente probabilmente a quest’ora staremmo parlando di un’altra verità. Ora è inutile continuare a riparlare di Tesser, perché lo si è fatto in abbondanza, gioverà concentrarsi sul presente e sul futuro. Quel futuro in cui si parla con insistenza di Domenico Toscano, che deve decidere se rimanere o meno a Cesena e che chiede un triennale per legarsi all’Alabarda se decidesse di lasciare da vincente, in cui si chiacchiera di Massimo Donati e di Andrea Dossena come possibili successori di Bordin. Il presente, invece, racconta di spareggi che potrebbero essere vissuti ancora da protagonisti, anche se personalmente nutriamo qualche dubbio. Troppe le incognite e troppe le contraddizioni, vedremo dove porteranno e se Bordin riuscirà a estrarre un coniglio dal cilindro. In chiave playoff se la giocheranno Trento e Virtus Verona, divise in classifica da un solo punto. Baldini sta facendo un ottimo lavoro, anche se le difficoltà offensive rimangono e davanti è sempre un terno al lotto pescare la combinazione giusta. Quello con maggiori margini di miglioramento è Italeng, il resto è tutto da costruire, ricamandoci sopra e mettendoci del proprio. Con una certezza: Cappelletti è tornato su buoni livelli e con Trainotti e Obaretin forma un reparto difensivo che funziona. Simone Bentivoglio si è preso una bella patata bollente fra le mani, ma per ora sta riuscendo nell’intento di salvare l’Arzignano. L’unica incognita è l’infortunio di Parigi, un giocatore imprescindibile per i colori giallocelesti.

Un passo in più e si sale in Serie B, dove il Venezia si è improvvisamente inceppato. Sorprendente e difficile da mandare giù, la doppia sconfitta dopo la pausa con la Reggiana. Si pensava a una resurrezione con l’Ascoli, invece senza Pohjanpalo abbiamo assistito a una prestazione grigia, senza squilli e con una sola grande occasione per segnare. Una cosa è certa, giocando come nelle ultime due partite non si va in Serie A, questo è poco ma sicuro. Il vero inghippo è che ancora la squadra non trova equilibrio e, comunque, la si giri, la coperta sembra corta. Per preservare la difesa, si toglie qualcosa all’attacco, se si molla qualche ormeggio, dietro si balla nonostante il 3-5-2. Vanoli ha una missione complicata, riuscire a far quadrare i conti nelle ultime sei giornate di stagione, recuperando il suo capitano diventato padre in un momento delicato della stagione e trovando soprattutto a centrocampo la chiave per riprendere Como e Cremonese. Torna a sorridere il Cittadella, dopo 11 partite senza vittorie, otto sconfitte e tre pareggi. In qualsiasi altro angolo d’Italia Gorini sarebbe stato esonerato, qui invece gli hanno dato fiducia al dodicesimo tentativo sono tornati i tre punti che mancavano da quasi tre mesi. Ottime notizie anche da Bokzano: Südtirol che blocca la capolista e che torna quel bunker difensivo che aveva fatto sognare ai tempi di Javorcic allenatore. Ma non c’è troppo tempo per festeggiare un risultato molto positivo. I playout distano appena quattro punti e il calendario è tutto fuorché agevole. La chiave? Saremo ripetitivi, ma Kurtic è l’ago della bilancia, se gira lui il Südtirol si salva, altrimenti diventa più dura.

Resta la Serie A. E’ appena terminato il posticipo e per l’Udinese arriva una beffa probabilmente immeritata. Frattesi al 95′ ricorda perché sia uno dei centrocampisti più decisivi di tutta la massima serie e dietro gli equilibri restano molto precari. Sembrava la giornata delle sliding doors con il gol di Samardzic, invece un rigore e un pacco-beffa fuori tempo massimo rimettono tutto in discussione. Sia l’Udinese che il Verona hanno tutte le possibilità di salvarsi, ma probabilmente la volata finale si deciderà per un punto, forse due, quindi ogni singola partita ha un peso enorme specifico da mettere sul piatto. Brutta sconfitta anche per l’Hellas: nonostante Bonazzoli e un gol di Swiderski annullato per un’unghia, il Verona affonda in casa con il Genoa in una partita in cui, rispetto alla tabella di marcia, avrebbe dovuto fare almeno un punto, se non tre. Anche qui, gli equilibri sono molto instabili, anche qui il calendario non aiuta, a cominciare da lunedì prossimo quando si andrà a Bergamo a caccia di punti pesanti e difficili. Ma non bisogna mollare, perché Sassuolo (senza Berardi) e Frosinone, al di là dell’attuale classifica, sembrano avere qualcosa in meno. E’ ora di dimostrarlo sul campo

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Venezia, uno spritz simbolo per brindare (ma a fine stagione). Padova-Vicenza-Triestina ai raggi x: come state? Südtirol-Legnago, weekend da cornice. Verona-Udinese e la grande ammucchiata https://www.trivenetogoal.it/2024/03/18/venezia-uno-spritz-simbolo-per-brindare-ma-a-fine-stagione-padova-vicenza-triestina-ai-raggi-x-come-state-sudtirol-legnago-weekend-da-cornice-verona-udinese-e-la-grande-ammucchiata/206546/ https://www.trivenetogoal.it/2024/03/18/venezia-uno-spritz-simbolo-per-brindare-ma-a-fine-stagione-padova-vicenza-triestina-ai-raggi-x-come-state-sudtirol-legnago-weekend-da-cornice-verona-udinese-e-la-grande-ammucchiata/206546/#respond Mon, 18 Mar 2024 11:00:55 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=206546 Tre squadre in copertina in un weekend da ricordare: il Venezia che travolge il Palermo al Barbera, il Südtirol che abbatte la Cremonese al Druso, il Legnago che sale sempre più in alto, arrampicandosi addirittura per qualche ora al quarto posto in classifica. Il Venezia visto all’opera a Palermo ha sfornato probabilmente la sua miglior […]

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Tre squadre in copertina in un weekend da ricordare: il Venezia che travolge il Palermo al Barbera, il Südtirol che abbatte la Cremonese al Druso, il Legnago che sale sempre più in alto, arrampicandosi addirittura per qualche ora al quarto posto in classifica. Il Venezia visto all’opera a Palermo ha sfornato probabilmente la sua miglior prestazione stagionale assieme a quella di Bari. Prestazione sontuosa, in cui tutto è girato a meraviglia come in un’orchestra che suona rispettando al massimo i tempi e riuscendo a far convivere varie anime all’interno dello stesso spartito. Paolo Vanoli cambia gli interpreti, ma il risultato è quasi sempre lo stesso. Vittoria e consensi, vittoria e secondo posto che è sempre lì, da conquistare con la forza del gruppo e delle idee. Che fa, Vanoli, prima di Palermo? Si ricorda della partita dell’andata, quando con Pohjanpalo e Gytkjaer insieme era arrivata una delle due sconfitte con la coppia di corazzieri sganciata dal primo minuto. La accantona, dunque, scegliendo di affiancare al capitano un velocista come Pierini e i risultati sono eccellenti. Non solo, ma stavolta a finire fuori nelle rotazioni dei difensori è Svoboda, il che dimostra in modo inequivocabile che il tecnico ha in mano la squadra. Un po’ come Thiago Motta a Bologna, un tecnico che si permette il lusso di togliere Calafiori, Orsolini e persino Zirkzee, ricevendo in cambio dalla squadra prestazioni sempre eccellenti. E così a Venezia l’allenatore rinuncia ora ad Altare, ora ad Idzes, ora a Svoboda, ora a Gytkjaer, ora a Pierini, ora ad Ellertsson, ora a Zampano senza che lo spartito ne risenta. Non è sempre facile spiegare o capire le sue scelte, ma bisogna riconoscere che il tecnico dimostra sempre di sapere quello che fa. Ha una coppia offensiva da sogno (18 gol Pohjanpalo, 10 Gytkjaer giocando molto meno), se riesce a recuperare anche Jajalo dopo i tanti, troppi infortuni, ha tutte le carte in regola per giocarsi il secondo posto. E la pausa sembra arrivare al momento giusto, perché tirare il fiato e ripartire a volte è un toccasana vero. Poi c’è la la fotografia simbolo, quella che spiega perché le cose funzionano: Pohjanpalo che brinda a suon di spritz con lo sfondo del Canal Grande dimostra quanto sia determinante la connessione con il territorio in cui si trovi per dare il meglio di se stessi. Con l’auspicio di brindare ancora (basta uno spritzetto) a fine stagione, quando si tireranno le somme di una stagione sinora fantastica.

Una grossa mano al Venezia l’ha data il Südtirol che, battendo nettamente la Cremonese, si è portato a distanza di sicurezza dai playout. Sabato al Druso è girato tutto bene per Valente, a cominciare dal gol annullato a Coda, per finire al vantaggio arrivato in modo quasi sorprendente, per finire a una gestione della gara eccellente sotto tutti i punti di vista. Come a dire: puoi anche avere fortuna, che serve sempre, ma la fortuna devi andartela a cercare e questo Südtirol sta dimostrando, dopo un periodo di assestamento quasi fisiologico quando in panchina hai un debuttante, di poter addirittura ambire ai playoff. Non è facile per nessuno batterlo, davanti ha ritrovato Odogwu che rimane una presenza molto ingombrante e di difficile contenimento per le difese avversarie, ma soprattutto sta beneficiando di un salto di qualità a livello qualitativo da quando Kurtic è entrato in pianta stabile fra i titolari. Lo scrissi al momento del suo arrivo a Bolzano: fosse stato in grado di tornare anche al 60-70% dei suoi fasti migliori, in questa categoria avrebbe potuto fare la differenza. E così è stato: il 3-4-2-1 scelto da Valente funziona e per la salvezza adesso non dovrebbe essere un problema arrivare a dama. Se poi dovesse essere playoff, sarebbe un autentico capolavoro, considerate tutte le turbolenze tecniche a cui abbiamo assistito all’inizio del guado.

Una copertina la merita in Legnago, che ha messo insieme 13 risultati consecutivi, meglio di Arsenal, Liverpool e Manchester City. Un cammino da record, corroborato dall’ennesimo capolavoro in rimonta con il Lumezzane, battuto dopo essere stati sotto di un gol a metà del secondo tempo. Se poi si va a scavare in profondità, si scopre che la partita l’hanno decisa due giocatori partiti dalla panchina (Rocco e Noce), la conferma che Massimo Donati ha in mano il gruppo e sa trarre il massimo dalla rosa che la società gli ha costruito in estate. Una rosa buona, varia, adeguata, con qualche primattore molto interessante (Van Ransbeeck), con giocatori cresciuti in modo esponenziale (Svidercoschi), con una difesa che tiene e che piace, con un portiere che splende (Fortin) e un innesto di gennaio azzeccatissimo (Boci).

Padova,Vicenza e Triestina, come state? Boccheggia il Padova, che ha smarrito brillantezza e convinzione e che non riesce a far convivere vecchi e nuovi dopo la campagna acquisti di gennaio. Gonfia il petto e mostra i muscoli il Vicenza, capace di vincere in dieci a Busto Arsizio giocando in inferiorità numerica per un’ora. Si rialza la Triestina, che a Sesto San Giovanni non gioca certo bene, ma strappa una vittoria sporca che aiuta a lavorare allontanando. Cominciamo dal Padova. Perché la squadra di Torrente si è fermata? Perché dopo mesi trascorsi a rincorrere, giocando spesso dopo il Mantova, una frenata con tanto di crisi di rigetto è da mettere in preventivo, Sia a livello psicologico che tecnico. Il passaggio al 4-3-3 era stato suggerito dall’arrivo di Valente, per esaltarne le caratteristiche, ma senza di lui non sarebbe una bestemmia tornare a quel 3-5-2 che così bene aveva performato nel girone di andata. Se poi le squadre avversarie capiscono il giochino del raddoppio sistematico su Liguori, chiaro che tutto diventi tremendamente più complesso. Passiamo al Vicenza. Solido, bello, tenace. Capace anche di superare la follia di Ronaldo, che ci ricasca di nuovo facendosi espellere e lasciando i suoi in dieci. E’ il suo grande limite, a ben guardare, quello che gli ha impedito di calcare con continuità palcoscenici più prestigiosi rispetto alla C. Ma se vinci una partita così, su un campo dov’è difficile per tutti fare risultato pieno, l’autostima sale e la convinzione aumenta. Se batte il Fiorenzuola il Vicenza può andare a -7 dal Padova. A sei giornate dalla fine il distacco è ampio, ma i momenti sono ben diversi fra le due squadre e non si può escludere nulla. Se però il Padova dovesse dilapidare un vantaggio simile si aprirebbe una parentesi preoccupante anche in chiave playoff. A correre c’è anche la Triestina, che si è rialzata con due vittorie consecutive. Due vittorie tutt’altro che esaltanti sotto il profilo del gioco, ma nel momento di massima difficoltà stagionale, non è lecito chiedere la luna. Giusto, invece, sottolineare le correzioni operate sull’undici tipo dopo i disastri delle prime uscite. Così la Triestina ha un senso, quantomeno per chiudere dignitosamente la stagione, sia pure all’interno di prospettive di spareggio quantomai incerte. Sui progetti del club, particolarmente ambiziosi in relazione alle strutture e all’impiantistica, preferiamo al momento attendere, ma non c’è da dubitare che la proprietà di Ben Rosenzweig voglia fare le cose in grande. Gli americani puntano al business, cosa assolutamente lecita, ma devono capire che l’aspetto sportivo legato ai risultati è assolutamente preponderante. Senza risultati, anche con le migliori intenzioni su tutto il resto, non si va da nessuna parte. 

Pillole varie. Il Verona s’inchina al Milan, prevedibile di fronte alla seconda forza del campionato, pagando soprattutto l’ingenuità in occasione del primo gol di Theo Hernandez, arrivato al tiro a suon di rimpalli, ma sfruttando anche la leggerezza nei contrasti di chi avrebbe dovuto fermarlo. Folorunsho ha festeggiato la prima convocazione in azzurro con una prestazione grigia, mentre Noslin ha confermato ancora una volta quanto ci abbia visto giusto Sogliano a puntare su di lui nel caos di gennaio, quando tutto si è ribaltato. In zona salvezza, peraltro, c’è una grande ammucchiata: ha vinto soltanto il Lecce, mentre hanno perso Sassuolo, Frosinone, Cagliari, Empoli e Udinese. Sconfitta, dunque, quasi indolore. Preoccupante, invece, la spaccatura ambientale in Friuli. I tifosi sono sul piede di guerra, le dichiarazioni di Cioffi poi corrette non hanno di certo aiutato a rasserenare gli animi e la semina dell’Olimpico con la vittoria sulla Lazio è stata quasi buttata via a causa di una prestazione incolore e mediocre contro il Toro. In casa, in tutta evidenza, c’è un problema e Sassuolo-Udinese dopo la sosta sarà una partita da non fallire per alcuna ragione. Fra Arzignano e Trento è uscito il pari, un risultato che non cambia troppo le prospettive per entrambe, mentre la Virtus Verona continua a boccheggiare e deve pensare soltanto a salvarsi, almeno in questo momento. Resta il Cittadella. Due pareggi per tamponare una crisi tecnica davvero inquietante. Dopo nove risultati utili consecutivi, la luce si è spenta: otto sconfitte e due pareggi, dieci gare senza vittorie. Un’enormità, considerato come si fa calcio a queste latitudini. La sosta arriva quantomai a pennello, urge ritrovare i granata nella loro versione. Anche perché sei punti sono un buon margine sulla zona calda, ma se non si cambia marcia con qualche vittoria non si può escludere del tutto qualche sgradita brutta sorpresa.

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Verona, il restyling -capolavoro che può condurre alla salvezza. Venezia, la forza della rosa e dei ricambi. Padova flop? No, è un Mantova stellare. Vicenza, ai playoff si può. Trento, effetto Baldini. Un Legnago da sogno https://www.trivenetogoal.it/2024/03/11/verona-il-restyling-capolavoro-che-puo-condurre-alla-salvezza-venezia-la-forza-della-rosa-e-dei-ricambi-padova-flop-no-e-un-mantova-stellare-vicenza-ai-playoff-si-puo-trento-effetto-baldini/206110/ https://www.trivenetogoal.it/2024/03/11/verona-il-restyling-capolavoro-che-puo-condurre-alla-salvezza-venezia-la-forza-della-rosa-e-dei-ricambi-padova-flop-no-e-un-mantova-stellare-vicenza-ai-playoff-si-puo-trento-effetto-baldini/206110/#respond Sun, 10 Mar 2024 23:15:22 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=206110 Non ho la certezza che il Verona si salverà, ma se dovessi puntare qualche penny sull’Hellas non avrei dubbi. Aver battuto Sassuolo e Lecce in sette giorni ha un valore incalcolabile, non soltanto sulla classifica, che si è fatta improvvisamente bellissima. Se tutto andrà per il verso giusto, la salvezza avrà un valore persino superiore […]

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Non ho la certezza che il Verona si salverà, ma se dovessi puntare qualche penny sull’Hellas non avrei dubbi. Aver battuto Sassuolo e Lecce in sette giorni ha un valore incalcolabile, non soltanto sulla classifica, che si è fatta improvvisamente bellissima. Se tutto andrà per il verso giusto, la salvezza avrà un valore persino superiore a quella clamorosa dello scorso anno. Riuscire a inventare un completo restyling a gennaio facendo partire tutti i migliori e sostituendoli con una serie di scommesse dall’estero è qualcosa che rimarrebbe negli annali, se l’operazione andasse a buon fine. Ma dirò di più. Se anche andasse male, il solo fatto di essere riusciti a costruire una squadra praticamente da zero che è in grado di lottare fino all’ultima giornata per il traguardo finale è qualcosa di incredibile di cui va dato merito a Sean Sogliano in primis e poi a Marco Baroni. Più volte sull’orlo dell’esonero nel girone d’andata, anche il tecnico è stato magistrale nel plasmare una squadra a sua immagine e somiglianza inserendo i nuovi misurandone con cura l’impiego e il minutaggio. Dopo il lancio di Noslin e di Swiderski, il prossimo che mi aspetto possa fare il salto di qualità è Mitrovic, un piccolo gioiellino che deve ancora far vedere quello che sa fare. A Lecce, prima di un finale bruttissimo con una scena da censura che ha visto protagonista Roberto D’Aversa, l’ha decisa Folorunsho, un altro che ha fatto passi da gigante in pochi mesi. In serata c’è stato il chiarimento D’Aversa – Henry, ma il brutto gestito dell’allenatore del Lecce resta da libro nero.

Il Venezia non molla la presa, non arretra di un centimetro, batte anche il Bari , si gode una rosa che sarà pure inferiore tecnicamente a quella di Cremonese, Como e Palermo, ma che non sta sfigurando affatto  al cospetto delle rivali. Oggi Vanoli è terzo a due punti dal secondo posto, si gode un Gytkjaer “riserva” extralusso, un Pohjanpalo che ha acquisito una continuità da Serie A, un Altare a cui la panchina sta onestamente strettissima per tanti, troppi motivi e un parco giocatori che offre alternative valide in ogni reparto. Il legame fra Antonelli e Vanoli, messo in crisi dallo sfogo del tecnico post mercato di gennaio, è tornato più solido che mai e questa è la vera arma da giocarsi quando si scende in campo contro avversari a cinque stelle, Cremonese su tutti. Il Cittadella si è preso un punto a Cosenza buono soltanto per interrompere la caduta libera e le otto sconfitte consecutive con cui si è presentato al Marulla. Gorini ha scelto la difesa a tre, ha fatto scelte forti come l’esclusione di Kastrati, ha optato per una partita ultra difensiva che ha prodotto il nulla o quasi davanti, ma che in questo momento aveva ben poche alternative per salvare la pelle e per provare a ripartire. Del resto, per la prima volta in settimana Andrea Gabrielli aveva lasciato intendere che, in caso di ulteriore sconfitta, qualcosa sarebbe potuto accadere. Non accadrà, almeno per ora, ma il Cittadella non è guarito e dovrà lavorare per svoltare davvero. Brutto ko per il Südtirol: s’inchina a un fuoriclasse della categoria come Daniele Verde, che riporta lo Spezia a galla, ha cinque punti di vantaggio sulla zona playout e non può dirsi ancora al sicuro. Le note liete: un cecchino di nome Casiraghi dal dischetto ma non solo (la Triestina in estate ci aveva visto giusto con un’offerta da urlo), il ritorno di Odogwu, la crescita di Molina, la tenuta di Kurtic. Le note stonate: la stecca di Peeters, il nervosismo di Tait, una difesa che non offre garanzie granitiche, l’incostanza della squadra nel suo complesso.

In Serie C è stata la settimana dell’allungo vincente del Mantova. Che dire? Niente più che fare i complimenti alla capolista, che ha una proiezione che viaggia spedita verso i 90 punti, un rendimento mostruoso che non ha mai subito una vera frenata, perché anche quei pareggi lungo il percorso, a leggerli bene, non tradivano alcuna vera incertezza. Il Padova ha perso la sua prima partita stagionale fuori casa a Gorgonzola con la Giana Erminio. Diciamolo chiaramente: ha giocato malissimo e ha meritato ampiamente la sconfitta. La quarta fatica in dieci giorni ha tagliato le gambe ai biancoscudati. Vincenzo Torrente ha fatto turnover, inevitabile dopo tre partite a mille all’ora e, giusto per essere chiari, è stata ridicolizzata la teoria che fosse sufficiente passare al 4-3-3 per risolvere tutti i problemi della squadra. Il Padova ha fatto un signor campionato fino a questo momento, l’anomalia è una sola e si chiama Mantova. Se di fronte hai un avversario che sembra sbarcato da Marte, che gioca un calcio divino e infligge lezioni a più avversari, ogni più piccola sbavatura sembra un peccato mortale e tutto viene ingigantito. Torrente ha perso due partite in sette mesi, ha fatto 65 punti e potrebbe arrivare a 80 a fine regular season, fuori casa non perdeva da un anno, cosa si poteva chiedergli di più? Chi parla di fallimento non sa quello che dice. Forse bisognerebbe semplicemente ammettere che c’è stato un direttore sportivo (Christian Botturi) che ha fatto meglio di tutti gli altri direttori delle squadre trivenete spendendo meno soldi, che ha saputo puntare su un tecnico emergente che ha fatto il resto (Davide Possanzini) e che ha messo in piedi una signora squadra in 20 giorni di tempo. Inutile scatenare la caccia al colpevole, a volte bisognerebbe solo fermarsi e applaudire e questo è uno di quei casi. Sul Padova si potrebbe scrivere un romanzo, ma quando scrivevamo che non era tutto così automatico cambiando ben cinque giocatori a gennaio ci riferivamo proprio alla gestione dello spogliatoio. Perché se prendi Crisetig basta sfogliare il suo curriculum per capire che non può essere arrivato per fare panchina e mettere in discussione un caposaldo dello spogliatoio come Radrezza  poteva portare con sé qualche inevitabile problema. Se poi Zamparo conferma di non essere quello di Reggio ma di essere quello di Chiavari, se Valente si infortuna sul più bello e se Tordini rimane ai margini è chiaro che non si possa aspettare miracoli da una squadra che aveva fatto un girone intero senza perdere. Risibile anche il discorso sugli scontri diretti: ha pareggiato a Mantova all’andata e ha perso male al ritorno, ha pareggiato sia all’andata che al ritorno col Vicenza, ha vinto a Trieste. E’ forse un ruolino di marcia da censura o tale da giustificare una caccia all’uomo sui social come se stessimo parlando di un autentico incapace? Meglio soprassedere.

Il Vicenza mercoledì all’Euganeo ha giocato un ottimo derby per sessanta minuti, fosse stato avanti 2-0 dopo un’ora non ci sarebbe stato nulla da dire. Poi, però, si è fermato e, incredibilmente, alla distanza è uscito il Padova che aveva giocato tre volte in una settimana contro nessuna dei biancorossi a causa del rinvio della partita col Fiorenzuola. Per questo il pari non è stato uno scandalo, sia pure arrivato su autorete. Poi c’è stato l’altro derby con l’Arzignano. Si è visto un Vicenza decisamente meno brillante, meno fluido nei movimenti, poco brillante nella gestione della palla e rivedibile anche in fase di non possesso. C’erano almeno due rigori, uno per parte e l’Arzignano ha fatto un’ottima figura, ma alla fine ancora una volta è stata decisiva la fisicità straripante dei biancorossi, che l’hanno risolta con il corazziere Golemic. Per i playoff il Vicenza è una delle favorite perché ha un organico ottimo i tutti i reparti e perché a gennaio è riuscito a fare pulizia all’interno dello spogliatoio, con una gestione diversa di quelli che per Diana erano problemi (Ferrari) e che adesso, al contrario, sono una risorsa (sempre Ferrari).

Vorrei dedicare, inoltre, un capitolo a parte a Massimo Donati e al Legnago. In estate avevo promosso a pieni voti la campagna acquisti estiva della società. I giocatori giusti al posto giusto, il resto lo ha fatto un allenatore protagonista della promozione dalla D e che, non solo si è ripetuto, ma è sbocciato in tutta la sua bravura. Oggi il Legnago è una squadra bellissima da vedere e anche efficace, Van Ransbeeck ha colpi incredibili, Giani è diventato un giocatore vero e anche Svidercoschi è sbocciato. Il resto lo fanno il dinamismo di Rocco, l’inserimento  di Boci, un portiere che ha un grande futuro di fronte a sé (Fortin). Il sesto posto è qualcosa di clamoroso nella forma, non nella sostanza perché strameritato. Dove arriverà questa squadra che non finisce mai di stupire nessuno lo sa, ma sono curioso di vederlo.

Mentre la Triestina viene fermata dal maltempo, fari puntati sul Trento. Vittoria netta, più di quanto non dica il punteggio, sulla Virtus Verona e tabù Briamasco sfatato. Avevo subito avuto l’impressione che la scelta di Francesco Baldini fosse stata indovinata, perché uno spogliatoio un po’ svogliato, un po’ indolente, aveva bisogno di un allenatore caratteriale, che smuovesse le montagne. Oggi il Trento è dentro i playoff e ha tutte le possibilità di rimanerci: la linea verde sta pagando, Caccavo, Italeng e Puletto promettono scintille, la difesa si è registrata con la coppia Trainotti – Cappelletti che si integra bene, il resto lo ha fatto la crescita di Obaretin. Per Fresco, invece, una caduta libera difficile da spiegare. Certo, non ha aiutato la cessione di Casarotto a gennaio, gli infortuni picchiano duro, ma qualcosa si è inceppato anche all’interno della squadra. Oggi i playout distano sei punti. Un margine tutto sommato buono, ma il trend delle ultime settimane è molto preoccupante. Occhio, perché in C si fa presto a scottarsi. 

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Triestina, l’autodistruzione continua. Padova-Vicenza decisiva (per i biancoscudati). Cittadella, è allarme rosso. Verona, vittoria immeritata ma a gennaio un capolavoro https://www.trivenetogoal.it/2024/03/04/triestina-lautodistruzione-continua-padova-vicenza-decisiva-per-i-biancoscudati-cittadella-e-allarme-rosso-verona-vittoria-immeritata-ma-a-gennaio-un-capolavoro/205638/ https://www.trivenetogoal.it/2024/03/04/triestina-lautodistruzione-continua-padova-vicenza-decisiva-per-i-biancoscudati-cittadella-e-allarme-rosso-verona-vittoria-immeritata-ma-a-gennaio-un-capolavoro/205638/#respond Mon, 04 Mar 2024 22:39:09 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=205638 Questa settimana comincio da Verona-Sassuolo. L’ho vista con grande attenzione ed è stata una partita tiratissima, che il Verona non ha giocato per niente bene. Il Sassuolo avrebbe meritato almeno il pari, ma quando Berardi è stato tradito dal tendine d’Achille, l’infortunio peggiore e più temuto per un calciatore, i suoi compagni hanno perso un […]

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Questa settimana comincio da Verona-Sassuolo. L’ho vista con grande attenzione ed è stata una partita tiratissima, che il Verona non ha giocato per niente bene. Il Sassuolo avrebbe meritato almeno il pari, ma quando Berardi è stato tradito dal tendine d’Achille, l’infortunio peggiore e più temuto per un calciatore, i suoi compagni hanno perso un punto di riferimento imprescindibile. Ed è arrivato un errore tecnico imbarazzante di Mateus Henrique, uno dei tanti della stagione neroverde, in cui il Verona  si è infilato immediatamente, mettendo in porta uno dei nuovi acquisti di gennaio (l’ottimo Swiderski) che ha sfruttato alla grande l’assist di Bonazzoli. Morale: il Verona ha vinto secondo noi immeritatamente, ma a gennaio il ds Sean Sogliano ha fatto un autentico capolavoro smantellando la squadra per volere della proprietà ma mantenendola competitiva con un organico che se la giocherà fino alla fine. E questa è già una notizia. Sogliano a Padova non mi era piaciuto per tanti motivi e ha sprecato una grande occasione per riportare il Biancoscudo in Serie B, ma siccome l’onestà intellettuale cerchiamo di mantenerla sempre, gli va dato merito sia della salvezza clamorosa dell’anno scorso, sia di quanto sta accadendo quest’anno. Quand’anche dovesse retrocedere, di sicuro è stato fatto il massimo in una situazione oggettivamente terrificante. E occhio anche all’Udinese, che si sta trovando impantanata nelle sabbie mobili della zona retrocessione e che rischia seriamente di finire in Serie B. Gabriele Cioffi traballa, la sua posizione non è più solida e lì sotto le posizioni sono ballerine, nessuno molla a parte la Salernitana. Vediamo oggettivamente male il Sassuolo, perché senza Berardi ha fatto un punto in dieci partite e, se la logica seguirà la traccia di questo campionato, per i neroverdi non ci sarà scampo. Resta un posto in ballo e Verona e Udinese se lo giocheranno con Cagliari, Frosinone, Lecce ed Empoli.

Scendiamo di un gradino. E’ stato un pomeriggio da incubo per il Venezia. A Como, infatti, aveva giocato meglio, aveva colpito due traverse clamorose, aveva creato più occasioni, aveva lasciato una migliore impressione sotto il profilo della costruzione del gioco e dello sviluppo della manovra. Poi ha ceduto al 90′, un po’ com’era accaduto a Parma, incassando una sconfitta immeritata e il sorpasso in classifica. Non solo, ma pure la Cremonese ha vinto fuori tempo massimo, completando un pomeriggio da incubo. Insomma, un ko pesantissimo perché avvenuto in un altro scontro diretto e duro da ingoiare per tutte le ragioni elencate. Certo, resta da appurare il perché la squadra subisca spesso gol nei minuti finali, al di là delle occasioni in cui la partita l’ha vinta fuori tempo massimo, che ci sono state e che hanno portato punti pesantissimi, come a Pisa. Si può ancora sognare la Serie A diretta? Certo, non bisogna mollare, ma a volte, come ha sottolineato giustamente Paolo Vanoli “ci vuole anche fortuna”. Frase giustissima, che fotografa alla perfezione un destino che si è accanito contro i colori arancioneroverde e che per ora non sta aiutando. Allarme rosso a Cittadella. Otto sconfitte consecutive sono tantissime, anche per un club che non mette mai in discussione un allenatore. In qualsiasi altra realtà una sequenza tale di ko avrebbe portato all’esonero di Gorini. Nella città murata le cose vanno diversamente, il presidente Andrea Gabrielli anche stasera ha ribadito che la strada non è quella di cambiare in panchina. Ma col Pisa, in tutta onestà, la prestazione è stata sconcertante. Se col Venezia i granata avrebbero probabilmente meritato di portare a casa un punto, domenica al Tombolato la sconfitta è stata meritata e non ci sono appigli possibili per contestare il verdetto del campo. Il trend al ribasso sta colpendo tutta la rosa e tutti i reparti, gli infortuni fanno il resto e per ora non si intravede la luce. Quella col Pisa era la partita giusta per invertire la rotta e invece è arrivato un flop fragoroso che fa riflettere. Chi, invece, ha sfruttato al massimo il turno del weekend è stato il Südtirol che, con una buona dose di buona sorte ha messo in cassaforte tre punti. Valente nel dopo gara ha ammesso che i tre punti valevano più di qualsiasi altra cosa con il Lecco e non è il caso di storcere troppo il naso. Anche qui gli episodi fanno la differenza e se una squadra segna spesso nei minuti finali del match non è un caso, ma un merito ben preciso.

Non so davvero come commentare quanto sta accadendo a Trieste, perché se avessi dovuto scegliere da esterno un modo migliore per autodistruggere il sistema alabardato, non avrei saputo trovare qualcosa di meglio di quello scelto dalla dirigenza. Si dice che negli Stati Uniti, quando si comprende che un obiettivo non è più raggiungibile, si scelga la strategia del tanking. Ossia disinvestire nella stagione di competenza, tirando a campare e scegliendo di rilanciare l’anno successivo. In Italia una cosa simile non è concepibile e anche questa spiegazione regge fino a un certo punto. Perché, nel momento in cui si è esonerato Attilio Tesser, non era assolutamente già calato il de profundis sulla stagione. La squadra era terza e il secondo posto era ancora a tiro, i giocatori seguivano l’allenatore e, sia pure in una fase fisiologica di flessione, c’era ancora tutto il tempo di giocarsela ai playoff. Oltretutto il Mantova sta frenando in testa alla classifica e il Padova ne ha immediatamente approfittato. Non riesco a concepire come si possa mettere insieme una tale sequenza di errori, esonerando un vincente come Tesser, puntando su un cavallo zoppo (ossia senza esperienza di C) come Roberto Bordin e andando allo scontro con l’ambiente e la tifoseria, dato che era chiaro sin dal suo arrivo che la scelta sarebbe stata un fallimento. Un punto casalingo in cinque partite, una squadra senza capo né coda, il Tognon semideserto, la contestazione durissima a fine partita contro società e allenatore. Così non si fa calcio, questo è poco ma sicuro. E si è gettato via un seguito e un entusiasmo straordinario che si era ricreato in città, in un’opera di autodistruzione che assume i contorni di un capolavoro alla rovescia e che rende inutile il pezzo mancante dell’attuale stagione. A queste condizioni, non accadrà nulla di buono, su questo sono pronto a scommettere.

Il Padova ha una determinazione e una volontà davvero encomiabile di tenere viva la stagione e il sogno primo posto. Merito di Vincenzo Torrente, ben ricordando il punto di partenza estivo che non va mai dimenticato. Il tecnico praticamente da solo ha tenuto in piedi la baracca conquistando pure la finale di Coppa Italia anche quando tirava una brutta aria e sembrava che non si aspettasse altro che un passo falso per prendere decisioni insensate. Ha dimezzato lo svantaggio dal Mantova, sceso da otto a quattro punti in due settimane e la squadra sembra volare sulle ali dell’entusiasmo, poggiandosi sulle solide spalle dei nuovi acquisti (non tutti) e su chi ha tirato la carretta sinora.  Il Mantova, al contrario, sembra molto nervoso e le squalifiche di Botturi e Possanzini tradiscono un’improvvisa insicurezza.  A Vercelli, doveroso sottolinearlo, la capolista ha avuto una buona dose di sfortuna colpendo ben quattro pali, ma i campionato si vincono anche con i dettagli e  adesso può davvero accadere di tutto. Oggi le percentuali di primo posto si sono rimodulate e dicono Mantova 70%, Padova 30%, un mese fa era Mantova 95 e Padova 5% e invece è ancora tutto in ballo. In questo quadro, sarà decisiva Padova-Vicenza in programma mercoledì all’Euganeo. Un derby che vale tantissimo per i biancoscudati, che vogliono completare una rimonta che avrebbe dell’incredibile, molto meno per i biancorossi, che si giocano l’unico obiettivo realisticamente percorribile, ossia il terzo posto con vista sui playoff. L’allagamento del Menti e il rinvio di Vicenza – Fiorenzuola hanno dato giorni di riposo in più agli uomini di Vecchi, che si giocheranno il derby dell’Euganeo liberi da eccessive pressioni. E, siccome i valori ci sono, ecco che il risultato finale, qualunque esso sia, sarà tutt’altro che banale.

Pillole finali: il Trento dovrà lottare fino alla fine per conquistare la salvezza, ma siccome il distacco dalla zona playoff non è poi così marcato, il confine fra la gloria, l’anonimato e l’inferno è talmente labile che basta poco per cambiare il senso di una stagione. La Virtus Verona perde molto male con la Pro Sesto, ma è una squadra imprevedibile e potrebbe dare fastidio domani al Mantova, soprattutto se la partita non si sbloccasse subito. Il Legnago continua nella sua stagione – capolavoro, in mezzo a una gestione eccellente dopo l’ottimo mercato estivo. L’Arzignano vive una situazione simile a quella del Trento. Anche qui basta poco per arrampicarsi ai playoff o per sprofondare in fondo alla classifica, finendo dritti contro l’incubo retrocessione. E’ ancora tutto in ballo, già domani con l’Albinoleffe sarà una tappa importante che darà indizi significativi su quale sarà l’epilogo della regular season

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Triestina, il suicidio perfetto. Padova, per il primo posto non è finita. Vicenza, la metamorfosi è completa. Venezia, una gemma in mezzo alla tempesta https://www.trivenetogoal.it/2024/02/25/triestina-il-suicidio-perfetto-padova-per-il-primo-posto-non-e-finita-vicenza-la-metamorfosi-e-completa-venezia-una-gemma-in-mezzo-alla-tempesta/205127/ https://www.trivenetogoal.it/2024/02/25/triestina-il-suicidio-perfetto-padova-per-il-primo-posto-non-e-finita-vicenza-la-metamorfosi-e-completa-venezia-una-gemma-in-mezzo-alla-tempesta/205127/#respond Sun, 25 Feb 2024 19:56:45 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=205127 Il suicidio perfetto è servito. L’ha completato la Triestina che, perdendo a Vicenza, ha incassato la quarta sconfitta consecutiva della disastrosa era Bordin, si è fatta scavalcare in classifica perdendo 12 punti in quattro giornate (un record alla rovescia) e adesso legge la targa al Vicenza. Inimmaginabile, soltanto un mese fa. Anche a cercarlo, non […]

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Il suicidio perfetto è servito. L’ha completato la Triestina che, perdendo a Vicenza, ha incassato la quarta sconfitta consecutiva della disastrosa era Bordin, si è fatta scavalcare in classifica perdendo 12 punti in quattro giornate (un record alla rovescia) e adesso legge la targa al Vicenza. Inimmaginabile, soltanto un mese fa. Anche a cercarlo, non avrei saputo trovare un modo migliore per distruggere una stagione, perché se per costruire ci si mette mesi, a mandare tutto in frantumi basta un gesto sconsiderato. Lo dissi al momento dell’esonero, mandare via Attilio Tesser è stata una scelta sciagurata, che continua, settimana dopo settimana, a produrre macerie. Si è sfasciato un gruppo, si è tolta quella figura di garanzia che teneva in piedi tutto, si è legittimato il malcontento di qualche giocatore, anziché farlo rientrare e dare forza all’allenatore. Poi addirittura, nello spiegare la decisione, si è accusato Tesser di “non aver saputo far crescere il ds Morris Donati”, come se toccasse all’allenatore un’incombenza simile. Mi dispiace dover constatare tutto ciò, perché la stagione era partita sotto i migliori auspici e adesso è tutto in frantumi. Un allenatore che perde quattro partite su quattro con una gestione scriteriata dovrebbe dimettersi all’istante, se ci fosse una logica e, invece, di dimissioni neanche a parlarne. Anzi, una conferenza stampa post match a Vicenza che lascia esterrefatti, descrivendo una realtà lontana anni luce da quella che il club ha apparecchiato. Mentre scrivo questo editoriale la società non ha ancora esonerato Bordin, non ha ancora richiamato Tesser, non ha ancora pensato a un piano B. Perché se proprio si voleva sostituire Tesser, si sarebbe dovuto pensare a un piano B all’altezza di un allenatore che ha vinto una sfilza di campionati e che stava seminando per riprovarci anche a Trieste. Oggi il Vicenza ha vinto con merito e della bella Triestina del girone d’andata si è persa praticamente ogni traccia. Tocca alla società rimediare e tempo da perdere, se si vuole salvare una stagione, non ce n’è più. La strada è una sola, come già scritto sette giorni fa. Vedremo cosa dirà Ben Rosenzweig domani.

Il Padova ha recuperato due punti al Mantova, da 9 il distacco è passato a 7 (scontro diretto compreso) e il weekend è stato tutto a favore della squadra di Vincenzo Torrente. Con l’Arzignano ha giocato una delle migliori partite dell’anno, ha messo in mostra una buona condizione, sta lanciando piano piano gli acquisti di gennaio (Crisetig ha messo la freccia su Radrezza prima ancora di quanto si potesse immaginare, Zamparo si è sbloccato, Faedo ha vissuto qualche amnesia ma ha margini di miglioramento enormi) e non molla assolutamente la presa. Oggi il borsino va aggiornato: Mantova 75%, Padova 25% e occhio che anche nella prossima giornata Possanzini avrà una trasferta difficile, mentre il Biancoscudo andrà a Meda. Mal che vada il Padova sta seminando in prospettiva playoff, visto che arrivare secondi offre un bel vantaggio agli spareggi. Se poi dovesse centrare una rimonta epocale, oggi sempre difficile, il capolavoro sarebbe completo. Molto bene il Vicenza, che Vecchi ha rimesso in piedi dopo un lungo pit-stop, sbagliando una sola partita e ponendo le basi per un finale di stagione da protagonisti. Avevo salutato con favore il cambio in panchina e i fatti stanno dando ragione alla decisione della società di spedire in soffitta Aimo Diana con un altro tecnico che lo scorso anno ha vinto il campionato a Salò. La ricetta è servita: un centrocampo di corridori costruito attorno a Ronaldo, Della Morte a dettare il gioco fra le linee e un attacco ritrovato. Segnano un po’ tutti, è tornato l’entusiasmo e la rosa sta finalmente dimostrando quello che tutti pensavano in estate. Vecchi ha in mano una Ferrari, che non correva perché il suo pilota si era complicato la vita da solo e che adesso viaggia libera da lacci e con un piano ben studiato nei minimi dettagli. Vecchi ha rinunciato alla difesa a quattro perché la rosa era costruita per giocare a tre dietro, ha rinunciato al suo credo tattico e si è adattato al materiale umano che gli è stato messo a disposizione. Occhio al Vicenza, può arrivare terzo ed essere protagonista ai playoff perché i valori ci sono.

Il Trento da trasferta è un portento. Da quando è arrivato Francesco Baldini ha fatto il pieno lontano dal Briamasco, mentre fra le mura amiche le cose non vanno bene. Ma la strada è quella giusta, il 4-3-1-2 è un buon compromesso per valorizzare la rosa, dietro bisogna cercare di trovare un equilibrio e davanti vanno mixate le varie opzioni fra Caccavo, Spalluto, Satriano e Italeng. Il Trento non è guarito, ma è giusto aspettare che la virata sia completa anche in casa. La Virtus Verona galleggia a Fiorenzuola e rimane agganciata al treno playoff. Il risveglio di Demirovic, che aveva cominciato l’anno alla grande e poi si era un po’ perso strada facendo, è una bellissima notizia, anche se la partenza di Matteo Casarotto e di Carlo Faedo a gennaio è difficile da assorbire, perché sono partiti due primattori e ci vuole tempo per ricostruire. Domani sera toccherà al Legnago tentare il sorpasso sul Lumezzane e prendersi un sesto posto che definirei sorprendente fino a un certo punto, perché l’estate scorsa promossi a pieni voti l’ottima campagna acquisti svolta e i risultati si stanno vedendo.

La copertina della settimana è il magnifico gioiello di Marco Olivieri all’Arena Garibaldi, uno stadio che aveva già ammirato altre prodezze di Riccardo Meggiorini in passato. E’ uno stadio dove, evidentemente, i colpi di classe la fanno da padrone e quel lungo abbraccio  al momento del gol al 92′ con Paolo Vanoli a correre sotto la curva assieme ai suoi spiega molte cose. Una gemma in mezzo alla tempesta. Il Venezia che finanziariamente boccheggia, che vive tempi durissimi fuori dal campo e per il quale anche il semplice pagamento degli stipendi viene accolto come una liberazione, ha scelto la via migliore per rispondere agli eventi nefasti  fuori dal terreno di gioco. Il gruppo si è compattato attorno al suo allenatore, il resto lo ha fatto un ds capace di navigare anche in acque torbide come Filippo Antonelli e l’asse fra tecnico e direttore non si è spezzato. Vanoli ha capito di avere in mano un gruppo sano, lo sta gestendo in modo egregio, ogni scelta ha il suo perché, anche quelle che apparentemente sembrano meno comprensibile. Ha coraggio e tiene tutti motivati, se fai fuori Altare dall’undici titolare e il gruppo non ne risente significa che sai quello che stai facendo. Davanti sono tutti in ballo, adesso c’è pure la candidatura di Olivieri, uno che per ora non aveva lasciato traccia e che da sabato può essere il vero acquisto di gennaio in una finestra priva di sorrisi. E’ in arrivo il derby col Cittadella e sarà un’altra prova del nove. Perché i granata stanno affondando, hanno incassato la sesta sconfitta consecutiva, una serie nera che non si vedeva da tempo e devono cercare di trovare un appiglio alla caduta libera delle ultime giornate. No, Edoardo Gorini non sarà esonerato, ma cogliendo qua e là indizi lungo il percorso, non è detto che non possa succedere se la rotta non dovesse essere invertita. E’ difficile capire cosa sia accaduto a un gruppo che aveva messo insieme nove risultati utili consecutivi e che era a due punti dal secondo posto. Oggi, nonostante gli zero punti negli ultimi 540 minuti è ancora in zona playoff, il che oggettivamente è incredibile, ma spiega molto bene cosa era stato fatto prima di questa crisi. L’attacco è in difficoltà, Pandolfi non ha proseguito la sua corsa al rialzo, le rotazioni non funzionano e il nervosismo che tradisce il gruppo è figlio di una situazione che rischia di precipitare. Il derby è l’occasione giusta per rialzarsi, ma è anche un appiglio da non mancare. Importantissimo e pesantissimo il successo del Südtirol sul Bari, contro ogni pronostico perché Iachini sembrava aver rimesso in piedi una squadra agonizzante e invece la strada per riemergere è ancora molto lunga. E’ bastato un altro rigore del cecchino Casiraghi per scacciare l’incubo playout e mettersi in una posizione da cui adesso sarà difficile crollare. L’unico obiettivo stagionale possibile, ossia la salvezza, è molto vicino. Bene Scaglia, che si è inserito molto rapidamente in una difesa che non ondeggia, il resto lo ha fatto il lancio nell’undici titolare di Kurtic che, come previsto, se sta bene può essere la chiave per mantenere la categoria. Occhio, infine, a Pecorino: a Catanzaro ha fatto un gol eccezionale e sta crescendo a dismisura.

Resta la Serie A. Il Verona deve ringraziare l’Empoli che ha fatto sprofondare il Sassuolo in zona retrocessione provocando l’esonero di Dionisi e onestamente l’investitura di Bigica, se sarà definitiva, lascia più di qualche dubbio. A Bologna l’Hellas ha perso con dignità, ma stringi stringi era difficile immaginare un risultato diverso. Thiago Motta l’ha vinta a centrocampo e con i gol dei  centrocampisti. Un bagliore nel buio: quello acceso da Mitrovic, il cui esordio promette molto bene. Il suo eventuale impiego nelle prossime giornate potrebbe rappresentare una scheggia impazzita negli schemi offensivi di Baroni. L’Udinese ha perso male a Genova, recrimina giustamente per un gol annullato a Lucca, ma dovrà sudarsi fino in fondo la salvezza. E la squadra non ha molte certezze su cui poggiare. Mai come quest’anno, mantenere la Serie A, sarà il vero scudetto

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Triestina, chiedi scusa e richiama Tesser. Come Vecchi ha rimesso in piedi il Vicenza. Padova, non è solo questione di modulo. Venezia, inquietudini, rivelazioni e una squadra da applausi. Verona, se ci riesci è l’impresa del secolo https://www.trivenetogoal.it/2024/02/18/triestina-chiedi-scusa-e-richiama-tesser-come-vecchi-ha-rimesso-in-piedi-il-vicenza-padova-non-e-solo-questione-di-modulo-venezia-inquietudini-rivelazioni-e-una-squadra-da-applausi-verona-se/204750/ https://www.trivenetogoal.it/2024/02/18/triestina-chiedi-scusa-e-richiama-tesser-come-vecchi-ha-rimesso-in-piedi-il-vicenza-padova-non-e-solo-questione-di-modulo-venezia-inquietudini-rivelazioni-e-una-squadra-da-applausi-verona-se/204750/#respond Sun, 18 Feb 2024 22:02:49 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=204750 Tre partite, zero punti, due gol fatti, otto subiti, un tracollo tattico e tecnico senza giustificazioni. E’ incredibile (ma perfettamente spiegabile) come a Trieste si sia riusciti a passare da un clima tutto a favore della nuova proprietà guidata da Ben Rosenzweig nello spazio di un mese a una tifoseria in fermento, a una dirigenza […]

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Tre partite, zero punti, due gol fatti, otto subiti, un tracollo tattico e tecnico senza giustificazioni. E’ incredibile (ma perfettamente spiegabile) come a Trieste si sia riusciti a passare da un clima tutto a favore della nuova proprietà guidata da Ben Rosenzweig nello spazio di un mese a una tifoseria in fermento, a una dirigenza travolta da critiche, a una squadra allo sbando (perché di tale si tratta), a contestazioni e a una frattura che sembra insanabile dopo quanto accaduto oggi a Lumezzane fra il ds Morris Donati e gli ultras presenti. Ora andrò dritto al punto: c’è una soluzione a questo caos creato dalla dirigenza della Triestina. Ringraziare Roberto Bordin per quanto fatto (nulla, a dire la verità, con formazioni fuori da ogni logica e con un impatto alla rovescia sulla squadra) e dargli immediatamente il benservito, comporre il numero di telefono di Attilio Tesser a capo chino, chiedergli scusa e chiedergli di tornare. E poi: terminare la stagione senza altri colpi di testa, con la convinzione di poter ancora dire qualcosa al tavolo dei playoff. Fateci caso: prima del folle esonero di Tesser la Triestina aveva nove (9!) punti di vantaggio sul Vicenza quarto in classifica, pensava ancora al secondo posto, mentre nel giro di tre settimane le due rivali sono a pari punti, col vento che soffia tutto dalla parte della squadra di Stefano Vecchi e il Padova è distante anni luce. Fossi in Alex Menta, metterei da parte l’orgoglio e non ci penserei due volte. Essere un buon dirigente significa anche ammettere di aver sbagliato e tornare indietro. Si può imparare dagli sbagli, si può riconoscere un errore. Molto peggio percorrere un vicolo cieco fino ad andarsi a schiantare, trascinando tutto con sé. Tesser, con il quale la squadra aveva avuto un calo di rendimento nelle ultime settimane, rimaneva l’uomo di garanzia, quello che in Serie C ha vinto spesso e non è stato praticamente mai esonerato. Era stimato e rispettato dalla squadra e i ribelli (se davvero c’erano) si possono tranquillamente mettere all’angolo, era apprezzato dalla tifoseria, godeva e gode di ottima stampa a ragion veduta visto il curriculum e il pedigree, era il giusto collante fra una proprietà alla prima esperienza in Italia e il territorio. Indico anche una soluzione 2, nel caso Tesser non accetti di tornare e, quindi, rinunci al resto del contratto. Si apra il libro degli allenatori ancora su piazza e si vada su un tecnico che abbia esperienza, che conosca la categoria, che sappia dove mettere le mani in una rosa che rimane competitiva ai massimi livelli. Si potrebbe dire che tre partite sono poche per tirare giudizi trancianti. A volte non lo sono e questo è uno di quei casi. Quanto visto fra Mantova, Renate e Lumezzane è più che sufficiente per capire che Bordin non è l’uomo giusto per Trieste. Lo si poteva immaginare prima del suo arrivo per tante ragioni, se n’è avuta conferma in queste prime tre uscite.

Vorrei fare i complimenti a Stefano Vecchi per come sta gestendo la situazione al Vicenza. Ho sempre avuto stima per lui, sia come tecnico, che come uomo e devo dire che è cresciuto tantissimo in questi anni, grazie alle esperienze fatte fra Venezia, Bolzano e Salò. Ha trovato un ambiente e una squadra in grave difficoltà, una dirigenza che non sapeva cosa fare, una proprietà con il morale sotto i tacchi e, fino a questo momento, ha sbagliato una sola partita, trovando la quadratura del cerchio con scelte intelligenti e mirate. Prendete il centrocampo visto sabato a Meda. Vecchi ha capito e sa perfettamente che in Serie C bisogna correre. Cos’ha fatto: ha messo intorno a Ronaldo tutti i pedalatori della rosa, Talarico, Tronchin e Greco. In questo contesto Ronaldo diventa un primattore in questa categoria e infatti le ultime prestazioni lo dimostrano. Il problema del centrocampo del Vicenza lo avevo fatto notare diverse volte. Troppi cervelli pensatori, troppi giocatori dai ritmi bassi e pochi incursori di gamba. Insomma, mancava velocità e Vecchi l’ha trovata. Così ha ottenuto un duplice obiettivo: ha ridato smalto alla linea mediana, ha protetto la difesa e ha resistito alla tentazione di passare alla linea a quattro, contravvenendo al suo credo tattico. Con i dogmi, se non hai i giocatori giusti, non vai lontano, al contrario la strada scelta da Vecchi è quella giusta e ai playoff il Vicenza può essere protagonista, per un semplice motivo: la rosa è valida, lo abbiamo sempre detto e scritto, ma era governata male e Diana aveva fatto di tutto, ma proprio di tutto, per crearsi i problemi in casa.

E il Padova? In settimana è arrivato il cambio di modulo con il passaggio al 4-3-3. Ha scelto Torrente, che conosce perfettamente questa impostazione, visto che l’ha utilizzata spessissimo in carriera e lo ha fatto anche lo scorso anno. Così facendo ha messo Valente nelle condizioni migliori per poter incidere, ha chiesto un sacrificio a Faedo, perfetto per una linea a tre, molto meno a suo agio con una disposizione a quattro almeno nelle occasioni in cui l’avevo visto all’opera alla Virtus Verona. Con la Pro Sesto la prestazione non è stata scintillante, a dimostrazione del fatto che non è certo il cambio di modulo la soluzione a tutti i problemi. Chi lo pensa evidentemente non ha seguito quanto è accaduto quest’anno, non ha mai bazzicato dentro uno spogliatoio di calcio e sottovaluta gli effetti di inserire ben cinque potenziali titolari in una squadra che in un girone non aveva perso neppure una partita. Il cambio più delicato è quello in cabina di regia: Crisetig ha bisogno ancora di tempo, secondo me almeno un altro mese, per tornare ai suoi livelli, quando starà bene non ci saranno dubbi, semplicemente guardando il curriculum, su chi sarà il titolare in quel ruolo. Nel frattempo, però, per Torrente non è facile escludere oggi Radrezza. La squadra è girata bene anche grazie a lui e oggi Radrezza sta meglio di Crisetig. Allo stesso tempo, però, quest’ultimo per entrare in forma ha bisogno di giocare il più possibile, ecco spiegato il suo impiego da titolare sabato all’Euganeo. Il Mantova dista sempre tre vittorie, 9 punti sono tanti, ma abbiamo visto che si possono anche recuperare, come ha fatto il Vicenza con la Triestina. Certo, ci vorrebbe un crollo della capolista, che però non mi sembra in alcun modo di subodorare. Ma tant’è, oggi le percentuali nella volata al primo posto dicono Mantova 80-85%, Padova 15-20%.

Capitolo Trento. Ho guardato oggi la partita con la Pergolettese e, con mia grande sorpresa, dopo il blitz di Lumezzane, sono stati fatti, non uno, ma due passi indietro. Certo, gli infortuni hanno picchiato duro: prima Russo, poi Giannotti, poi ancora Cappelletti, sono caduti come birilli. Quando perdi tre titolari non è facile per nessuno, neppure per Francesco Baldini che torna a queste latitudini dopo l’esperienza in chiaroscuro a Vicenza. Capisco la scelta della società, arrivata a mio parere in grave ritardo, e capisco anche perché si è scelto di andare su un caratteriale, su un allenatore che assomiglia molto a un sergente, che non ha paura di andare allo scontro anche dentro lo spogliatoio. E nello spogliatoio del Trento, era evidente guardando partite e risultati, qualcosa non funzionava. Ora diamo un po’ di tempo (non troppo) a Baldini perché possa sistemare la situazione, che si è fatta molto calda. Il margine di errore è basso e nessuno aspetta. Settimana con due pareggi per Virtus Verona e Arzignano, che non riescono a battere Albinoleffe e Novara. Rossoblù in zona playoff, giallocelesti sospesi in un limbo che andrà valutato nelle prossime settimane.

Saliamo di un gradino e andiamo in Serie B. Oggi ho visto Venezia – Modena e ancora una volta ho ammirato una squadra sul pezzo, che commette qualche errore di troppo, ma che è totalmente dalla parte dell’allenatore. Il risultato è un grande rammarico, il risultato non rende giustizia a quanto visto in campo, perché la squadra avrebbe meritato la vittoria. Faccio fatica a muovere qualche rilievo a Vanoli, che stimo davvero molto. Un unico appunto glielo posso fare su Altare: non sono sicuro che meriti la panchina e che l’attuale terzetto titolare possa fare a meno di lui. Lo ritengo un top assoluto per la categoria, magari sarà un momento di appannamento, ma non rinuncerei a lui. Per il resto mi sembra che l’allenatore abbia le idee molto chiare e tutti i cambi e le rotazioni svolte abbiano una logica precisa. Abbiamo vissuto peraltro l’ennesima settimana assurda anche a queste latitudini. Ancora una volta si è scoperto quasi per caso il secondo ban consecutivo della Fifa e stavolta, dopo quello col Bayern Monaco per Michael Cuisance, non è stato onorato neppure il pagamento di una rata per Thomas Henry. Un segnale inquietante, mitigato solo in parte dal pur importantissimo pagamento degli stipendi, che evita penalizzazioni nell’attuale stagione. La prossima scadenza è il 16 marzo, il club sostiene che la onorerà, ma certamente non può far stare tranquilli quanto accaduto negli ultimi mesi. I rumors su Cerberus, il fondo pronto a entrare nel club (alla guida o come semplice socio di minoranza?) sono stati liquidati con “no comment”, il che per esperienza in questi casi significa quasi sempre una mezza ammissione. Voglio ancora dare fiducia a Niederauer, anche se gli ultimi eventi fanno venire più di qualche dubbio. I debiti, a quanto pare, sono parecchi e non voglio nemmeno pensare a cosa accadrebbe a giugno nel caso in cui non vengano sistemate le pendenze in essere. Si tenga ben presente che, se la società non sanerà i suoi debiti, non si iscriverà al prossimo campionato e dovrà ricominciare per l’ennesima volta dai dilettanti. Ovvio che una promozione in Serie A cambierebbe tutto in meglio e risolverebbe tutti i guai, perché andare in Serie A è un affare senza “se” e senza “ma” e chi dice il contrario non sa quello che dice. Un pericoloso percorso lungo il precipizio, in cui evitare di cadere è l’unica priorità possibile.

E il Cittadella? Cinque sconfitte consecutive cominciano ad essere tanto ed Edoardo Gorini in sala stampa a La Spezia si è sfogato, dicendosi pure preoccupato per la sua panchina. Non credo che Marchetti lo esonererà, sarebbe una vera sorpresa, ma certo è che qualcosa che non va c’è. Impossibile, però, non dedicare almeno due parole all’ineffabile arbitro Matteo Gualtieri di Asti, che continua a combinarne di cotte e di crude e che per tutta risposta sale di categoria. Vorrei che qualcuno all’Aia avesse la decenza di spiegare il perché, perché se la base è il rendimento e quello che si vede non ci sono spiegazioni. Sabato a La Spezia basta dare un’occhiata ai cartellini: un solo ammonito nello Spezia, una sequenza infinita sul fronte granata. Chi mi legge sa che non amo parlare di arbitri, in questo caso non potevo non scrivere nulla, perché quello che ho visto non mi è piaciuto. Attenzione, però. Il Cittadella non gira più come prima e dovrà darsi una mossa, perché si fa presto a passare in Serie B dall’altare alla polvere. Il Südtirol ha fatto un’ottima partita a Catanzaro, continua a dimostrare di giocare meglio fuori casa che in casa e ha riscoperto Jasmin Kurtic, uno che se si rimette in sesto può essere la chiave per la salvezza. Oggi il distacco dalla zona calda è ancora risicato (tre punti sono davvero pochi) e per salvarsi Valente dovrà imparare in fretta a fare l’allenatore fra i professionisti e non soltanto dei ragazzini. La stoffa c’è, il problema è che non c’è tempo di fare rodaggio e ogni passo falso pesa come un macigno.

Dulcis in fundo, Hellas e Udinese. Ho visto Verona-Juventus e la prestazione gialloblù è stata ammirevole. Marco Baroni sta facendo un piccolo miracolo, perché integrare sei nuovi giocatori con quelli rimasti dall’epurazione di gennaio è quasi una mission impossible, eppure il tecnico ci sta riuscendo. Contro la Juve si sarebbe persino potuto vincere se Rabiot non avesse estratto dal cilindro un gol dei suoi nel momento più difficile. Il gol di Noslin è la conferma che forse si è visto giusto quando si è andati a pescarlo nel sottobosco del calcio continentale, ora la multinazionale gialloblù deve compiere il passo più difficile. Diventare una squadra e non una Babele del calcio europeo. Se ci riesce, firma l’impresa del secolo, ancor più difficile di quella dello scorso anno. Pillola finale su Udinese – Cagliari. Una partita dominata dalla paura, con l’errore clamoroso di Lucca, il gol di Zemura, quello di Gaetano, un pari che lascia tutto ancora in ballo.  Oggi l’Udinese è a +3 sulla zona salvezza, ma non può certo dirsi al sicuro.

 

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Padova, quel primo posto che scappa e il fuoco amico su Torrente. Bordin, la prima non va. Vicenza, i meriti di Vecchi. Trento, Baldini per ripartire (ma serve chiarezza). Venezia, Vanoli ci crede. Verona, Baroni e quel tempo che non c’è https://www.trivenetogoal.it/2024/02/12/padova-quel-primo-posto-che-scappa-e-il-fuoco-amico-su-torrente-bordin-la-prima-non-va-vicenza-i-meriti-di-vecchi-trento-baldini-per-ripartire-ma-serve-chiarezza-venezia-vanoli-ci-crede-ve/204230/ https://www.trivenetogoal.it/2024/02/12/padova-quel-primo-posto-che-scappa-e-il-fuoco-amico-su-torrente-bordin-la-prima-non-va-vicenza-i-meriti-di-vecchi-trento-baldini-per-ripartire-ma-serve-chiarezza-venezia-vanoli-ci-crede-ve/204230/#respond Sun, 11 Feb 2024 23:10:46 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=204230 Com’è andata la prima di Roberto Bordin sulla panchina della Triestina? Mica troppo bene. I primi quindici minuti sono stati un incubo, sono stati incassati due gol e altri ne potevano arrivare, poi lentamente la squadra ha risalito la corrente e nel finale ha riaperto la contesa col Mantova, cedendo di misura. L’era Tesser è […]

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Com’è andata la prima di Roberto Bordin sulla panchina della Triestina? Mica troppo bene. I primi quindici minuti sono stati un incubo, sono stati incassati due gol e altri ne potevano arrivare, poi lentamente la squadra ha risalito la corrente e nel finale ha riaperto la contesa col Mantova, cedendo di misura. L’era Tesser è già alle spalle, ma in città non si parla d’altro. Nessuno ha compreso o appoggiato la scelta societaria di cambiare allenatore, meno che mai dopo un comunicato grottesco da museo degli orrori della comunicazione. Bordin è l’uomo scelto per farlo dimenticare, ma ha cominciato con il piede sbagliato. Prima di tutto con una formazione totalmente sbilanciata in avanti con ben quattro attaccanti contemporaneamente in campo (Redan, Lescano, D’Urso ed El Azrak) che era impossibile da sostenere, più che mai contro la capolista. Il risultato è stato pessimo, meglio è andata con l’ingresso di Fofana e dopo l’uscita di un irriconoscibile D’Urso. Ma per scacciare l’ombra di un tecnico amatissimo e stimato, reduce solo da trionfi in Serie C e che comunque era terzo in classifica ci vuole ben altro. Concediamo quantomeno un paio di prove d’appello al nuovo allenatore, ma martedì col Renate è già una partita importante, perché dietro c’è il Vicenza che spinge e sei punti si possono recuperare senza troppi problemi. Il resto lo hanno fatto le dichiarazioni di Ciofani, un atto d’accusa verso quella frangia di giocatori che, di fatto, è costata la panchina a Tesser. Quei 7-8 scontenti che sono andati alla corte di Menta a chiedere di essere ceduti o a manifestare il proprio scontento. E qui sta l’errore, a mio avviso: Menta, che di talenti ne continua a scoprire diversi ma che da dg deve operare in modo diverso, doveva fare muro e dare forza all’allenatore e a quel punto, forse, la fronda sarebbe rientrata per il bene di tutti. La Triestina adesso è a un bivio. Il secondo posto non è irraggiungibile ma non sembra esattamente nelle corde di questo gruppo alla data attuale, mentre c’è da difendere il terzo in ottica playoff. La stagione può ancora raccontare e dire tanto, ma l’idea di giocare i playoff a Lubiana o a Capodistria la trovo fuori luogo, non tanto per averla pensata, ma perché significherebbe darla vinta a un’amministrazione che ha fatto una figuraccia epocale con il caso Rocco e con il caso concerti e che non può arrogarsi il diritto di spingere il calcio fuori dal territorio cittadino.

Ma la settimana ha detto anche altro. Il Padova ha praticamente alzato bandiera bianca dopo il pareggio con il Trento nella corsa al primo posto. I punti da recuperare sul Mantova adesso sono nove, decisamente troppi, anche se la matematica ancora non condanna i biancoscudati. E’ anche vero che quando si dice così di solito ormai i giochi sono fatti, ma il Mantova si è rialzato subito e qualche dubbio sui troppi cambi nel mercato di gennaio si comincia a fare strada. Fateci caso: nel girone d’andata il Padova non aveva mai perso, per alzare la qualità dei ricambi sarebbero forse bastati un paio di ritocchi, tre al massimo. Cinque potrebbero essere troppi, perché stravolgere mezza squadra a gennaio dopo un girone senza perdere è rischioso e sinora i risultati danno torto a chi scelto la (mezza) rivoluzione e non gli aggiustamenti mirati. Sono arrivati un difensore (Faedo), due centrocampisti (Valente e Crisetig), due attaccanti (Tordini e Zamparo), ma nessuno di loro per ora ha dato un contributo determinante. Perché ci vuole tempo, perché c’è chi non giocava da sei mesi (Crisetig), chi ha dato il meglio di sé in un altro ruolo (Valente), chi è stato inserito in un reparto che già funzionava (Faedo) , chi per ora non ha gonfiato la rete (Zamparo), chi ha prodotto qualche fiammata ma nessuno sconquasso (Tordini). Tatticamente serve qualche aggiustamento? Può essere, ma anche qui serve mettersi d’accordo. Chi ha parlato in società di primo posto in estate? Lo dico io: nessuno. Solo Vincenzo Torrente è partito con un obiettivo preciso e pur con un organico costruito al risparmio con giocatori provenienti da squadre di piccolo cabotaggio (Pro Sesto, Pergolettese, Sangiuliano), ha saputo produrre un piccolo capolavoro. So come funziona il calcio e non sono sorpreso che ora sui social si sia scatenata la caccia al colpevole del fuoco amico, che si sia dimenticato improvvisamente da dove è partita questa stagione semplicemente perché il Padova, forse, non arriverà primo. Ma può essere il secondo posto un fallimento considerate le premesse? La risposta è un no a caratteri cubitali. Una sola cosa imputo a Torrente: l’esclusione di Crescenzi, che fino a quando è stato in campo guidava la difesa meno battuta del campionato. Il fatto che sia finito in panchina non ha spiegazioni tecniche plausibili, se non il fatto che ci si prepara a una possibile plusvalenza (Delli Carri) e si è scelto di metterlo in un ruolo diverso da quello in cui era partito a inizio anno per motivi che conoscono solo i diretti interessati. Per il resto Torrente ha colpe vicine allo zero, ha fatto tanto, anzi tantissimo e sono sicuro che se riterrà opportuno cambiare modulo, non esiterà a farlo. Scelga con la sua testa, senza farsi imporre nulla da nessuno, tanto se andrà male sarà comunque il primo a pagare come sempre avviene nel calcio. Anche perché il 4-3-3 lo conosce come le sue tasche, visto che lo scorso anno lo ha praticato con buoni risultati per diversi mesi. E, curioso anche qui, l’anno scorso i tuttologi da social sostenevano che avrebbe dovuto giocare col 3-5-2…

Ora il Vicenza. Stefano Vecchi sta facendo un ottimo lavoro. A Caravaggio si è vista una squadra sul pezzo, non ancora perfetta, ma ben allenata e ben guidata. Ronaldo ha finalmente battuto un colpo dopo mesi di incertezze e di prestazioni sottotono, dimostrando di aver ancora qualcosa da dare in questa stagione. Giustissima l’idea di mettere contemporaneamente Talarico e Tronchin, che hanno portato dinamismo e gamba a un centrocampo troppo compassato e apprezzabile anche la decisione del tecnico di proseguire con la difesa a tre, avendo valutato l’organico non adatto per giocare a quattro. Questo piace di Vecchi, ossia il non ragionare per dogmi e la capacità di variare il suo credo tattico. Si è capito anche perché Rolfini non è mai stato a un passo dall’Ancona come si è letto per settimane, semplicemente perché mai il Vicenza lo ha considerato in uscita. E infatti Rolfini è rimasto, a Caravaggio ha segnato e per ora distanziato la concorrenza di Pellegrini, che pure con Ferrari forma una coppia molto ben integrata. Se il Vicenza riesce a recuperare Ferrari ai livelli dell’anno scorso, può ancora salvare la stagione e vivere i playoff da protagonista.

A Trento chi ci capisce qualcosa è bravo. Oggi l’allenamento lo ha diretto Francesco Baldini, che non è ancora stato annunciato come successore di Joan Moll Moll, ma che è la scelta di Mauro Giacca per provare a svoltare. Per gli annunci ripassare domani. Qualcuno racconta che Massimo Pavanel (ancora) avrebbe rifiutato, probabilmente la verità non si saprà mai, fatto sta che la società e Giorgio Zamuner avevano già deciso di esonerare Moll Moll prima dell’ottima prestazione di Padova. Quello che sta accadendo per certi versi è surreale e se il Trento non farà chiarezza e sceglierà una linea coerente da qui a fine stagione, rischia di trovarsi in una situazione impossibile da prevedere ad agosto. Ci vogliono scelte forti e nette, i tentennamenti e le tempistiche prima post – Tedino e poi per il dopo Moll non sono quelle ottimali. Nel frattempo la squadra ha: 1) battuto la Triestina alla prima giornata;2) battuto il Mantova; 3) travolto il Vicenza; 4) pareggiato col Padova all’Euganeo. Questi risultati dimostrano che l’organico costruito è tutt’altro che scarso, ma serve una guida forte e decisa, che metta a tacere gli spifferi di spogliatoio e che da qui a fine anno entri nel gruppo come un bulldozer. Baldini è stato scelto per questo e, dopo due esoneri, cerca un riscatto immediato

Il Venezia ha inflitto una severa lezione al Südtirol, battuto per 3-0 giocando la partita sul suo stesso terreno, quello abituale e più conosciuto. Niente più 4-4-2, ma 3-5-2 con il ritorno di Idzes, l’esclusione coraggiosa di Altare, il ricorso a una squadra più fisica e muscolare. Il Südtirol, in tutta onestà, è parso davvero poca cosa e deve ringraziare il favore arbitrale ricevuto ad Ascoli se oggi è tutto sommato lontano dalla zona playout. Come già sottolineato, con la scelta di Valente, il ds Paolo Bravo ha scelto di giocare al rischiatutto e c’è da augurarsi per lui che gli vada bene, altrimenti si saprà a chi eventualmente presentare il conto. Può sorridere, invece, Paolo Vanoli. Nel giorno in cui Dennis Johnsen a Cremona si fa cacciare e la Cremonese rallenta, il Venezia riparte anche senza di lui. Le note positive ci sono. Zampano da quinto rende meglio, Idzes può essere la svolta per il rendimento difensivo della squadra, Joronen è la solita sicurezza e anche Andersen riesce a non far rimpiangere, almeno per un pomeriggio, lo squalificato Tessmann. Vanoli gioca con le parole, ma si capisce lontano un miglio che, al di là di tutto, nella promozione crede eccome ci si sta dedicando anima e corpo. Anche senza Johnsen. Il Cittadella è in crisi di risultati e ha perso la quarta partita consecutiva. Dei quattro ko, quello col Parma è quello nettamente più onorevole. Per come è arrivato, per come è maturato, perché la squadra ha dimostrato di essere viva e di lottare fino alla fine. Fatto sta che, però, il meccanismo si è inceppato e, fino a quando non verranno chiarite le reali condizioni di Baldini e quest’ultimo non tornerà al top, ai granata mancherà quell’ultimo trampolimo per svoltare davvero.

Infine il Verona. Pareggia a Monza in una partita soporifera, porta a casa un punto d’oro, boccheggia ma non affonda. I nuovi (Swiderski e Noslin su tutti) avrebbero bisogno di tempo, ma di tempo Marco Baroni non ne ha. Oggi si è visto anche Centonze, un altro dei newcomers che ha qualità interessanti e un curriculum di tutto rispetto. Baroni ha una missione difficilissima, partire dall’identità costruita faticosamente in un girone e aggiungere in corsa correttivi obbligati per cercare di salvare la categoria. Nel primo tempo oggi all’U Power Stadium qualcosa si è visto, ma adesso arriva la Juve e il calendario certo non dà una mano. Nella ripresa è parso che le due squadre si siano accontentate del pari, nessuno ha tirato in porta o quasi e sembrava che non si volesse disturbare troppo l’avversario. Nella settimana in cui l’Empoli espugna Salerno potrebbe forse non bastare. Ma il Monday Night offre in dono Juventus-Udinese. Mai come stavolta, a Cioffi serve un’impresa per non sprofondare.

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