L’Italia prova a reagire, spinta da un Barella intraprendente che al 9’ calcia dalla distanza, ma Maignan si fa trovare pronto. Gli uomini di Spalletti cercano di alzare i ritmi e mantenere il possesso palla, ma la Francia si dimostra compatta e aggressiva, spezzando le manovre azzurre. La sfortuna colpisce al 34’, quando una punizione velenosa di Digne colpisce l’incrocio dei pali e rimbalza sulla schiena di Vicario, trasformandosi in un autogol che vale il raddoppio francese.

La reazione azzurra, però, è immediata. Al 36’ Dimarco e Tonali costruiscono una grande azione sulla sinistra: il cross teso dell’esterno dell’Inter attraversa l’area e trova Cambiaso, che di piattone fulmina Maignan. Il gol riapre la partita e ridà fiducia all’Italia, che chiude il primo tempo in crescita.

La ripresa inizia con una Francia solida e un’Italia volenterosa ma poco incisiva. Al 66’, un’altra punizione battuta da Digne punisce ancora gli azzurri: Rabiot svetta più alto di tutti e firma di testa il 3-1, mettendo in ghiaccio la partita. Spalletti risponde con una serie di cambi per aumentare la spinta offensiva, inserendo Raspadori, Maldini e Kean, ma la difesa francese, guidata da Konaté e Saliba, si dimostra impenetrabile.

Nonostante qualche tentativo, come un’azione personale di Cambiaso al 70’ e un’incursione di Kean all’80’, l’Italia fatica a creare vere occasioni da gol. La Francia, invece, gestisce il vantaggio con intelligenza, rallentando il gioco e spegnendo sul nascere ogni velleità azzurra.

Con questa sconfitta, l’Italia chiude il girone della Nations League al secondo posto, proprio dietro alla Francia. Una serata amara per gli uomini di Spalletti, che ora devono riflettere sui troppi errori commessi e ripartire con maggiore convinzione in vista delle prossime sfide internazionali.

Al 12’ arriva il gol dell’Italia: Barella vede il taglio di Di Lorenzo sulla destra, il terzino crossa perfettamente verso il centro, dove Tonali è pronto per un facile tap-in che porta l’Italia in vantaggio, 1-0! È un’azione costruita con precisione, espressione dell’intesa e del ritmo di gioco che gli Azzurri stanno cercando di imporre.

Il Belgio, scosso dal gol, prova a reagire, ma la difesa italiana, guidata da Bastoni e Donnarumma, riesce a respingere i primi tentativi di Lukaku e compagni. Al 25’ c’è un momento di tensione: Engels è dolorante a terra dopo un contatto con Bastoni, e il gioco viene momentaneamente fermato. Dopo questo episodio la partita si intensifica, e fioccano le occasioni da entrambe le parti.

Verso la metà del secondo tempo l’Italia continua a sfiorare il raddoppio, sfruttando le avanzate di Di Lorenzo e Retegui. La difesa belga però riesce a salvarsi, in particolare con un intervento decisivo di Theate sulla linea. Sul fronte opposto il Belgio cerca il pareggio sfruttando la fisicità di Lukaku, ma Donnarumma si dimostra sempre attento e sicuro, bloccando diversi tentativi.

Nel finale entrano forze fresche: Spalletti manda in campo Gatti e Raspadori, mentre il Belgio cerca di cambiare le carte in tavola inserendo Bakayoko. Negli ultimi minuti la pressione belga si fa pericolosa: al minuto 84 i Diavoli Rossi vanno vicini al gol con un colpo di testa che si stampa sul palo, salvando Donnarumma. La difesa italiana regge, e, dopo un finale di sofferenza, gli Azzurri riescono a portare a casa una vittoria sofferta ma meritata, mostrando compattezza e spirito di squadra.

Il primo tentativo della Juventus arriva con una conclusione ravvicinata di Thuram che tuttavia non sorprende Okoye. Ospiti a trazione anteriore con uno scambio in velocità tra Yildiz e Cambiaso sulla sinistra. Il terzino calcia di potenza ma Okoye è sulla traiettoria e para in due tempi. La squadra friulana si fa notare in contropiede con il solito Thauvin murato dalla difesa bianconera. Juventus in vantaggio circa al 20′ del primo tempo. Perfetto inserimento di Thuram che riceve dalla sinistra da Yildiz, evita la chiusura difensiva di Kabasele e calcia in diagonale costringendo Okoye ad una sfortunatissima deviazione che rimbalza sul palo e si insacca alle sue spalle. Immediata reazione dei padroni di casa con Davis che da posizione decentrata sulla destra chiama Di Gregorio al salvataggio in corner. Udinese ancora in avanti con un cross dalla destra all’indirizzo di Payero che però, nel tentativo di colpire di testa, travolge Di Gregorio che resta a terra. Dopo il gol è l’Udinese a tenere con più continuità la gestione della palla, con la Juventus che ha abbassato un po’ il suo baricentro. Dai piedi di Thuram nasce l’azione del raddoppio bianconero. Il francese scambia ancora con Yildiz che punta la difesa e calcia verso l’angolino alla destra di Okoye, il palo salva i friulani ma a rimorchio arriva Savona che con il sinistro infila il gol della sicurezza. Cinica in attacco e soprattutto solida a livello difensivo a differenza delle ultime uscite la Juventus chiude avanti di due reti il primo tempo al Friuli.

Doppo cambio ad inizio ripresa per l’Udinese di Kosta Runjaic con l’uscita di scena da parte di Kabasele e Lovric, al loro posto Ebosse e Zarraga. Abisso estrae il primo giallo della gara alle spese di Bijol per un fallo su Vlahovic. Episodio arbitrale al 7′ minuto della ripresa. Udinese in gol con Davis ma Abisso ferma la raggiante esultanza del Bluenergy Stadium. Erroraccio di Gatti che lascia andare il pallone mandando a vuoto di Di Gregorio, e favorendo il tap-in di Davis, ma l’arbitro interviene subito annullando la rete per il disturbo dello stesso Davis ai danni di Gatti. All’ora di gioco si rivede in avanti la Juventus. Giocata di Vlahovic che conquista palla sull’out di destra e rimette al centro per l’inserimento di Koopmeiners. L’ex Atalanta però è leggermente indietro e il pallone sfila verso la linea laterale. Ancora bianconeri in avanti con la percussione dalla destra di Weah e cross basso all’indirizzo di Yildiz, l’azione sfuma di pochissimo. Al 65′ altra doppia sostituzione per i friulani escono Zemura e Thauvin ed entrano Kamara e Lucca, dall’altra parte Thiago Motta muove la panchina con l’inserimento di McKennie e Conceicao. Prima di lasciare il campo al talento portoghese grande occasione per Vlahovic che impegna con il suo sinistro l’attento Okoye. Con l’uscita di Vlahovic la Juventus ha variato il suo assetto offensivo: è Yildiz a giocare come vertice dell’attacco, con Conceicao largo a destra. Udinese in pressing offensivo e che conquista tre corner nel giro di pochissimi secondi. Sul terzo tiro consecutivo dalla bandierina l’Udinese sfiora il gol con un bel colpo di testa di Davis. Di Gregorio respinge con i pugni. Friulani anche sfortunati Lucca stacca più alto di tutti ma centra in pieno la traversa a Di Gregorio battuto. Juventus vicina al tris nel finale. Ripartenza bianconera gestita da Mbangula che scappa via sulla sinistra e rimette al centro per l’inserimento di Koopmeiners che calcia in modo impreciso favorendo la parata di Okoye.

Seconda sconfitta consecutiva per l’Udinese di Kosta Runjaic dopo la debacle subita al Penzo nel turno infrasettimanale. Torna al successo invece la Juventus di Thiago Motta che si riprende almeno per una notte il terzo posto in classifica.

UDINESE – JUVENTUS 0-2

Marcatori: 18′ pt aut. Okoye, 36′ pt Savona

UDINESE (3-5-2): Okoye; Kabasele (Ebosse 1’st), Bijol (Modesto 42’st), Giannetti; Ehizibue, Lovric (Zarraga 1’st), Karlstrom, Payero, Zemura (Kamara 20’st); Davis, Thauvin (Lucca 20’st). A disposizione: Sava, Padelli, Abankwah, Zarraga, Kamara, Palma, Lucca, Bravo, Brenner, Ebosse, Ekkelenkamp, Rui Modesto, Pizarro. Allenatore: Runjaic.

JUVENTUS (4-2-3-1): Di Gregorio; Savona (Cabal 35’st), Gatti, Kalulu, Cambiaso (Danilo 36’st); Thuram (McKennie 25′ st), Locatelli; Weah (Mbangula 42’st), Koopmeiners, Yildiz; Vlahovic (Conceicao 25’st). A disposizione: Perin, Pinsoglio, Danilo, Conceicao, McKennie, Adzic, Fagioli, Cabal, Rouhi, Gil Puche, Mbangula. Allenatore: Motta.

Ammoniti: Bijol (UDI), Locatelli (JUV), Davis (UDI), Gatti (JUV)

Arbitro: Rosario Abisso della sezione di Palermo; Assistenti: Cecconi – Zingarelli; Quarto ufficiale: Prontera; VAR: Paterna; AVAR: Chiffi.

Recuperi: 2′ (pt), 4′ (st)

Nel secondo tempo, l’Italia mantiene il controllo del possesso palla e, al 54’, arriva il raddoppio con Giovanni Di Lorenzo, che sfrutta una punizione pennellata da Raspadori. Israele, però, non si arrende e riapre la partita al 66’ con un colpo di testa su corner di Abu Fani, che sorprende Vicario. L’Italia reagisce subito e, al 73’, segna il 3-1 con Frattesi, che finalizza una bella azione corale. Pochi minuti dopo, al 78’, Di Lorenzo firma il poker e la sua doppietta personale, chiudendo di fatto la partita.

Nel finale, Spalletti opera alcuni cambi, tra cui l’ingresso di Lorenzo Lucca e del figlio d’arte Daniel Maldini, che danno freschezza alla squadra. Gli Azzurri continuano a controllare il gioco fino al fischio finale, portando a casa una vittoria importante, non solo per il risultato, ma anche per la qualità del gioco espresso.

Il primo tempo si chiude con l’Italia in vantaggio grazie a Frattesi che al 38′ sfrutta un ottimo cross di Dimarco insaccando di petto sul primo palo. Nonostante un buon avvio degli israeliani, la squadra di Spalletti prende il controllo del gioco facendo valere il possesso palla e la qualità negli inserimenti. Raspadori e Bellanova sfiorano il raddoppio, ma il primo tempo si conclude sull’1-0.

Nel secondo tempo l’Italia continua a spingere e trova il secondo gol al 62′ con Moise Kean che ribadisce in rete una respinta corta del portiere Gerafi su un tiro di Raspadori. Israele prova a reagire con alcuni cambi offensivi e sfiora il gol con una conclusione di Peretz, ma Donnarumma riesce a sventare il pericolo.

Al 75′, però, viene annullato un gol a Tonali per fuorigioco, con il VAR che conferma la decisione dell’arbitro. Nonostante il risultato già a favore degli azzurri, Israele accorcia le distanze al 90′ con un colpo di testa su calcio d’angolo, ma la partita resta saldamente nelle mani dell’Italia, che porta a casa una vittoria convincente dopo aver dominato a Parigi contro la Francia.

Si chiude così il torneo disputato al Centro di Preparazione Olimpica sul litorale pisano, che ha anche assegnato i pass per la fase finale continentale. Per l’Italbeach sono stati cinque giorni emozionanti, partiti con una sconfitta difficilmente preventivabile – contro l’Estonia ai tiri di rigore – e poi proseguiti con un cammino che ha ritrovato gli Azzurri già conosciuti, quelli campioni d’Europa e vice campioni mondiali in carica; un percorso fatto di larghi successi, contro Cechia e Romania, e vittorie di maturità e solidità, come contro la Danimarca. E infine concluso con il titolo dell’International beach Soccer Tirrenia 2024, conquistato al termine di una finale giocata con la consueta solidità, fisica e mentale.

“E’ una giornata particolare, il nostro Euro 2024 si è chiuso ieri. Siamo dispiaciuti per non aver potuto dare a tutti i tifosi italiani la gioia che meritano. Dispiaciuti per il risultato, ma sappiamo che nel mondo dello sport il risultato è soggetto a moltissime variabili. Quello che rimane è la delusione per non aver potuto dimostrare a chi ci ha seguito tutto quello che è stato fatto in fase di preparazione. Rimane la delusione di un’incapacità nell’esprimere quello che avremmo dovuto fare e non aver toccato con mano il carattere della nostra italianità nel reagire ad alcuni limiti che abbiamo sempre evidenziato. Non siamo riusciti a sopperire ai limiti con il carattere.

E’ una riflessione che ieri io, il mister e Gigi Buffon abbiamo fatto con tutta la squadra, una delusione che i ragazzi hanno condiviso con noi. Questo gruppo non si distacca dalle responsabilità, le abbiamo divise equamente. Non abbiamo nulla da nascondere, siamo tutti responsabili. Dobbiamo continuare ad esserlo mostrando un grande senso di responsabilità. Ieri sera ho fatto una lunga chiacchierata con Spalletti, non si può pensare di abbandonare un progetto di soli otto mesi: c’è da cambiare e rivedere qualcosa in termini di approccio. Ci saranno delle riflessioni profonde iniziate ieri sera. Dobbiamo crescere tutti, abbiamo solo un modo per capire che quando si cade bisogna avere la capacità di rialzarsi. 

Bisogna farlo con la forza delle idee e del lavoro. Bisogna tenere distinte le responsabilità politiche da quelle tecniche, altrimenti corriamo il rischio di aggredire la parte tecnica e sfociare nella parte tecnica. Stiamo costruendo un progetto pluriennale nel quale Spalletti è centrale: ha avuto scarsa possibilità di usare i calciatori.

Dobbiamo continuare a lavorare, Spalletti ha la nostra fiducia. Tra sessanta giorni inizia un nuovo appuntamento e non possiamo pensare che in sessanta giorni fioriscano i Mbappé, i Ronaldo o i Messi. Abbiamo l’esigenza di attuare la politica della valorizzazione del talento, che c’è. Tutte le nostre nazionali giovanili sono tutte qualificate alle fase finali, siamo l’unica Federazione ad aver raggiunto questo obiettivo. Non possiamo impattare nelle politiche di scelte societarie, poteremo questo tema nel consiglio federale”. 

“Le critiche feriscono tutti, ma bisogna avere la capacita di prendere spunto per poter migliorare e crescere. Le critiche costruttive vanno prese in considerazione, quelle legate a una richiesta di dimissioni no. Nell’ambito di una governance federale non esiste che qualcuno possa pretendere delle dimissioni o pensare di governare il nostro mondo. La scadenza del mio mandato è prevista a marzo 2025 e le elezioni avverranno nella prima data utile: non si possono fare prima della chiusra delle Olimpiadi. Quella è l’unica sede deputata democraticamente a scegliere la governance, che sarà legittimata a fare delle scelte progettuali. Critiche sì, ma facciamole costruttive”. 

“Ci sono delle leggi nazionali e internazionali che impediscono di imporre nelle scelte imprenditoriali l’utilizzo dei giovani: è un fatto culturale. Il 67% dei calciatori in Serie A è straniero, noi stiamo resistendo strenuamente alla richiesta di liberalizzare il tesseramento degli stranieri. Questo porta ad attacchi politici alla federazione. Non c’è l’atteggiamento culturale nel capire che un asset fondamentale per risolvere i problemi sono i settori giovanili e le strutture. Lavorare con i giovani è un investimento per il futuro, non un costo. Dobbiamo essere tutti d’accordo nel proporre un progetto di valorizzazione dei giovani: al nostro interno ci sono delle opposizioni. Io posso solo cercare attraverso la persuasione di ottenere qualcosa. Non c’è nessun contrasto tra la federazione e la politica, è solo un confronto diretto come accade in tutti gli altri stati. C’è un confronto tra le norme dello sport e le leggi dello stato”.

“La consapevolezza c’è, ci mancherebbe. Quando abbiamo parlato con Spalletti, la nostra progettualità era fondata sul 2026. Nessuno di noi è in grado di garantire un risultato attraverso un impegno e un progetto. Non è un caso che dal 2018 la scelta della Federazione è stata di finanziare il più possibile l’attività di base e l’abbiamo fatto portando a casa dei progetti storici. Tra sessanta giorni comincia la Nations League, possiamo fare tutti i discorsi che volete ma questo è il gruppo dei calciatori a disposizione. Siamo un po’ più lontani dagli obiettivi che ci eravamo prefissati, ce ne siamo resi conto ieri. Non possiamo annullare le buoni prestazioni del passato, dobbiamo recuperare la capacità di tirare fuori il meglio dai ragazzi. L’obiettivo 2026 è reale, siamo consapevoli che sarebbe un disastro inimmaginabile non centrare la qualificazione al Mondiale: vorrebbe dire che non saremmo stati in grado di trovare un progetto per centrare l’obiettivo”. 

Ricandidarmi? È davvero prematuro, non ci sono le condizioni. Non mi sono soffermato sulla mia voglia di continuare questo percorso che da qualche mese mi impedisce di tornare a casa. Non sono un amministratore unico, è giusto che ci sia un confronto aperto e la possibilità di verificare che questo percorso possa continuare o vada interrotto”.

“Da ieri sera abbiamo iniziato questo percorso. Attraverso l’individuazione di alcuni errori, la risposta immediata è di porre in essere una serie di atti che possano evitare ulteriori errori del genere. Abbiamo già iniziato a individuare tecnici di grande esperienza che lavorano nei club di Serie A per costituire un organo consultivo per il presidente federale e per individuare una strategia per i ragazzi e i giovani. Non possiamo più commettere gli errori fatti: si tratta di un lungo periodo, ogni volta ci caschiamo e dopo alcune fasi di sfogo ritorniamo e ci adagiamo su un confronto politico meno aspro. Il confronto politico deve essere talmente aspro da creare delle soluzioni”.