Profumo d’Europa a Verona, per il Vicenza punto guadagnato, per Padova e Triestina occasioni perse. E il Pordenone ha l’influenza, il Venezia al Penzo sarebbe ultimo…
domenica 9 Febbraio 2020 - Ore 23:40 - Autore: Dimitri Canello
Incredibile ma vero, il Verona arbitro dello scudetto in quattro giorni prima ferma la Lazio all’Olimpico e poi batte in rimonta la Juventus. Sta accadendo quello che nessuno a inizio avrebbe potuto prevedere e cioè che, non soltanto l’Hellas con la salvezza non c’entra niente e che il valore della squadra è lontanissimo da quello ipotizzato dagli addetti ai lavori (me compreso, vittime di un abbaglio collettivo in senso opposto), ma addirittura che si può sognare l’Europa League. Cosa che penso in estate neppure Mago Merlino avrebbe potuto profetizzare. E invece, spinto da uno stadio fantastico, il Verona ha rimontato i campioni d’Italia, azzerato la prodezza di Ronaldo con un Borini e un Pazzini qualunque, lanciando un segnale preciso al campionato. Ivan Juric sta facendo un capolavoro assoluto, sono in arrivo in estate due plusvalenze straordinarie in estate con Rrhmani e Amrabat e chissà cos’altro ancora riserverà la sfera di cristallo del Bentegodi. Un portiere come Silvestri che subisce pochissimi gol neanche fosse il Buffon dei tempi buoni, un attacco protagonista anche senza fuoriclasse e un Borini che è arrivato col fuoco agli occhi che sta strabiliando.
In Serie B il Cittadella perde in casa con l’Empoli in una partita che sarebbe potuta finire in qualsiasi modo e conferma che in questo campionato può accadere di tutto e anche quello che non ti aspetti. Anche un punto può fare la differenza, figuriamoci tre in meno contro un avversario che doveva lottare per la A e che a momenti si ritrovava a sudare per non retrocedere. Il Chievo pareggia a Livorno nonostante una meraviglia da copertina da proporre in tutte le salse di Riccardo Meggiorini, il Pordenone ha la febbre alta e pareggia pure col Livorno. Nel girone di ritorno la media di Tesser è crollata e qualcuno comincia a temere che accada qualcosa già accaduto a Cremona e cioè che la squadra innesti la marcia indietro nel girone di ritorno. Serviranno altre conferme, per ora è quantomeno prematuro sentenziare in tal senso. Il Venezia, se il campionato si giocasse al Penzo, sarebbe retrocesso in C come ultimo della classe. Le cause sono le più disparate, la frattura in curva non aiuta e il clima tetro allo stadio nemmeno, ma la squadra non può sempre cercare la scappatoia nell’arbitraggio o nella sfortuna perché altrimenti le situazioni non si ripeterebbero a cadenze continue e costanti come accade da qualche tempo a questa parte. Altro giro, altra corsa, nel weekend prossimo ecco l’Entella a cercare di tastare il polso a una squadra che continua a vivere sull’ottovolante.
In Serie C giornata ancora una volta favorevole al Vicenza, che pareggia a Pesaro e che guadagna un punto sulle inseguitrici, visto che la Reggiana (finalmente) perde qualche colpo e incassa il secondo ko stagionale col Carpi, perde il Südtirol a Fermo e non vince nessuna delle inseguitrici. Di Carlo può essere soddisfatto anche nel momento in cui la squadra ha una leggera flessione, perché se flettere significa pareggiare senza subire gol in casa e prenderne uno al Benelli si possono dormire sonni sufficientemente tranquilli anche in prospettiva figura. Neppure il Padova ne approfitta per recuperare punti sulla seconda e terza piazza. Mandorlini, che incassa l’ottavo punto in quattro partite, spreca una grande occasione a Cesena dopo essere passato in vantaggio a dodici minuti dalla fine con Buglio. Come a Carpi, scappa, ma poi si fa riprendere, un’occasione di riflessione importante anche in prospettiva futura con vista sui playoff. Occasione sprecata pure dalla Triestina, che rischia di regalare all’Arzignano la prima vittoria stagionale al Menti e che, in nove, riesce a pareggiare con le solite immancabili polemiche arbitrali, che dominano a tutte le latitudini. Ne approfitto per sottolineare un aspetto, mai sufficientemente chiaro. Non sposiamo volentieri le tesi complottistiche, né tantomeno seguiamo l’onda popolare contro le giacchette nere. Certo, se ci fossero e se ci sono episodi clamorosi saremo qui a sottolinearli, ma chi cerca sponde per recriminare a queste latitudini sa che non troverà terreno fertile. Per impostazione, linea editoriale e perché in questo marasma, nonostante tutti i veleni, si cerca ancora di dare un messaggio all’esterno improntato allo sportività. Che poi ce ne sia ben poca qua e là sul territorio, questo è sicuramente vero. Però da qualche parte, per lanciare qualche ciambella di salvataggio a uno sport sempre nella bufera bisognerà pur cominciare.
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