I due volti sorridenti della vetta (Vicenza e Südtirol) e il Padova che improvvisamente s’inceppa: a gennaio gli attaccanti…
lunedì 18 Novembre 2019 - Ore 00:58 - Autore: Dimitri Canello
Bastano due sconfitte per capovolgere il mondo. E bastano due vittorie per vedere il panorama fino all’orizzonte. In due settimane in vetta alla classifica è cambiato tutto. Prendete il Padova che aveva appena espugnato il Menti, scavalcando nuovamente il Vicenza. Vincere il derby poteva essere un trampolino di lancio per un consolidamento ai piani alti del girone B e invece si è trasformato in un boomerang. Tre partite, una di Coppa, due di campionato e tre sconfitte. Questi sono i fatti ed è evidente che qualcosa si sia inceppato. I numeri difficilmente mentono: nelle ultime sette partite la squadra di Salvatore Sullo ha perso quattro volte e ha conquistato sette punti con una media di uno a partita. “Colpa” del calendario più duro, certo, ma c’è anche dell’altro. A Salò il Padova non avrebbe meritato di perdere, però ha perso, evidenziando alcuni problemi tattici e tecnici. Sullo ha cambiato modulo, spostando Gabionetta dietro le punte, ma penalizzando Baraye che da quarto basso rende decisamente meno che da quinto (o da quarto) di centrocampo. Non convince l’insistenza chirurgica su Mokulu (1 gol su rigore nelle prime 15 partite, sarà pur vero che un attaccante non può essere giudicato solo per i gol, ma da che mondo è mondo un centravanti dovrebbe segnare), stupisce l’improvvisa esclusione di Buglio che non gioca neppure un minuto e desta qualche perplessità pure la sostituzione di Santini, che al Turina era stato sin lì il migliore. In mezzo a molti meriti, questi sono gli spunti emersi sotto la pioggia di Salò.
Si dice che al Padova manchi un centravanti da doppia cifra. Sarà vero che il problema è proprio questo? Basta bussare alla porta accanto, quella della capolista Vicenza, per avere qualche legittimo dubbio: i gol del reparto offensivo di Domenico Di Carlo sono ben distribuiti (da una parte i 4 di Marotta, i 3 di Guerra, i 3 di Giacomelli, i 2 di Arma, l’1 di Saraniti e volendo l’1 di Vandeputte contro i 4 di Santini, i 3 di Soleri, i 2 di Pesenti e di Bunino e l’1 di Mokulu), ma non c’è un puntero come sinora lo è stato Daniele Paponi per il Piacenza con 9 gol a referto. La classifica, peraltro, dice che con questa situazione il Vicenza è primo, mentre il Piacenza è settimo, per cui il punto forse non è questo. E a volerla dire tutta nemmeno il Südtirol ha Paponi, ma ha una mezzala atipica come Morosini (8 gol) e un Mazzocchi in forte crescita che scalpita (6). La forza vera la fa la panchina e soprattutto la gestione della rosa: partite come quella con la Reggiana e come quella odierna col Ravenna, il Vicenza le ha vinte con due fantastici tiri da fuori di due difensori. Il primo di Bruscagin, il secondo di Cappelletti e fanno sei punti in cassaforte in due partite (per motivi diversi) difficilissime da sbloccare. Insomma se al Padova serve un attaccante, lo stesso problema ce lo dovrebbero avere il Vicenza e pure il Südtirol. Quindi cosa aspettarsi a gennaio? Un’asta per un centravanti di ruolo fra le primattrici del girone, mentre a Trieste tira aria di rivoluzione? Staremo a vedere.
Nel frattempo, mentre il Vicenza veleggia in testa e dietro le quinte cominciano a scaldarsi i motori per lo scontro diretto del Druso del primo dicembre (ma prima ci sarà Triestina – Südtirol al Rocco), proprio Stefano Vecchi sta compiendo un capolavoro assoluto. Ha detto giustamente l’ex allenatore del Venezia che davanti tutte corrono ed è vero. Basta guardare la Feralpisalò, che quando Stefano Sottili è subentrato a Damiano Zenoni aveva 13 punti di ritardo dal Padova e adesso dai biancoscudati ha un gap di appena uno, o la Reggiana, che ha vinto tre partite oltre il 90′ e che ha perso una sola volta. Detto che l’organico di Massimiliano Alvini sta andando ben oltre le attese e per competere per il traguardo massimo servirebbero innesti mirati a gennaio in tutte le zone del campo (l’undici titolare è davvero fortissimo, mancano i ricambi di valore), il Südtirol ha vinto nove delle ultime undici partite. Una media spaventosa, che lo colloca appena sotto al primo posto occupato dal Vicenza. Una realtà complessa, quella del club di Walter Baumgartner, che sta facendo meraviglie gestionali, ma che deve far convivere varie anime a livello ambientale e che ha molte sfide da vincere di fronte a sé. Nel giorno in cui Imolese – Triestina viene rinviata per maltempo (possibile, ma non certo, recupero mercoledì 4 dicembre), in cui la Virtus Verona scivola male a Modena e in cui l’Arzignano va a prendersi punti salvezza pesantissimi a Rimini lontano dal Menti (e nella settimana in cui Venezia si sveglia con l’acqua alta che bussa drammaticamente alle porte di casa incassando la solidarietà di tutti i club e le tifoserie della zona) la copertina settimanale ha due volti sorridenti. Quello ben conosciuto del Vicenza di Renzo Rosso, che si trova dove in molti ipotizzavano potesse stare (o quantomeno aggirarsi nei paraggi dello stesso) e quello nuovo di zecca del Südtirol che rappresenta Bolzano e un territorio frastagliato e alla ricerca di un’identità. Mentre il Padova si guarda allo specchio e s’interroga su come rimettersi a correre sfruttando un calendario nuovamente in discesa, il nuovo stadio Druso a Bolzano viaggia spedito con i milioni della Provincia così come il progetto del centro sportivo. Ma le sfide non sono finite. Anzi, sono appena cominciate. E i verdetti, quelli definitivi, sono ancora ben lontani dall’essere emessi
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