Il controsorpasso del Padova sul Vicenza, il marchio di Zigoni, un Pordenone da sballo e un Ivan Juric da standing ovation
domenica 3 Novembre 2019 - Ore 22:00 - Autore: Dimitri Canello
Due anni dopo. Qualcosa di meno, a dire la verità. Il 27 gennaio del 2018, in un momento disastroso per la storia del Vicenza, il Padova di Pierpaolo Bisoli espugnò il Menti per 1-0 e diede il la alla vittoria del campionato. Il 3 novembre 2019, in circostanze completamente diverse e con una retrocessione sulle spalle già metabolizzata, il Padova di Salvatore Sullo ottiene lo stesso identico risultato, rimette la freccia su un Vicenza di ben altro spessore e in ben altre condizioni societarie e opera il controsorpasso. Non è una vittoria decisiva, perché al termine del campionato mancano ancora 25 partite, ma è un segnale importante. Dato a se stessi e al campionato. Come già emerso nelle scorse settimane, la squadra costruita da Sean Sogliano e guidata da Salvatore Sullo se la giocherà fino alla fine. Non so se sarà promosso, ma in questo girone in cui davvero l’equilibrio regna sovrano, una vittoria così psicologicamente vale tanto e regala consapevolezza, autostima e tanta fiducia in se stessi. Come ha vinto il Padova a Vicenza? Capitalizzando al meglio gli episodi, tenendo duro a fine primo tempo nel momento di massima spinta degli uomini di Di Carlo e difendendo su ogni pallone, senza mollare di un centimetro. La vittoria del Menti parte dalla difesa, prosegue a centrocampo dove pure mancavano Fazzi e Castiglia e finisce in attacco dove la spizzata di Soleri regala il giusto premio a un ragazzo che sta sgomitando per emergere e arrivare in cima. Aveva davanti Mokulu (ottimo l’ingresso in partita odierno) e Pesenti, potrebbe addirittura scalzare entrambi, anche se sottoporta la rapacità di Pesenti serve e servirà eccome. Il Vicenza gioca una partita diligente, sfiora il gol dell’ex con Cappelletti ma senza mai dare l’impressione di avere il colpo risolutore, anche perché Giacomelli va in panchina per la seconda settimana consecutiva e, probabilmente scottato dall’esclusione, non entra in campo con il solito piglio. Anzi, viene ammonito e salterà Triestina-Vicenza, dove la sua qualità sarebbe sicuramente servita. E attenzione, perché il capitano ha pure un contratto in scadenza, una situazione che andrà seguita con attenzione sotto tutti i punti di vista. Alla fine decide un episodio, come spesso accade in queste circostanze, ma il Padova non ruba nulla e alla fine l’1-0 ci può stare. Occhio, che in Serie C di verdetti definitivi non ce ne sono, domani sera c’è Feralpisalò – Triestina, un crocevia fondamentale per entrambe nell’avvicinamento alla vetta e con Gautieri a caccia del quarto successo consecutivo della sua impeccabile gestione, la Reggiana vince al 97′ con un gol che scatena proteste a non finire (rivedere per credere), mentre il Südtirol pareggia in extremis a Imola. Domenica prossima ecco Padova – Südtirol e Triestina-Vicenza, come a dire che di carne al fuoco ce n’è ancora parecchia.
In Serie B c’è un marchio indelebile timbrato col fuoco al Del Duca. A tre minuti dalla fine, Capello pennella e Gianmarco Zigoni colpisce, regalando un punto importantissimo al Venezia. Fosse andata ancora male, sarebbe stata la terza sconfitta consecutiva e la crisi (di risultati) sarebbe stata certificata dai fatti. Invece no, lui, lo Zigoni mite e tranquillo, così lontano dagli eccessi di un padre ingombrante, dimostra che si può essere super anche quando non sei una testa calda, anche quando il corpo e i tendini ti tradiscono e ti inchiodano per mesi, neanche per settimane. Complimenti a Zigoni, così lineare, così apprezzato per il modo che ha di porsi, mai una parola fuori posto, sempre a testa alta qualsiasi cosa succeda. Merita questa e altre soddisfazioni. A veder lavorare Alessio Dionisi, poi, viene in mente Roberto Venturato. Stesso modulo (4-3-1-2), gestione del gruppo simile e forse addirittura più spericolata, con giocatori che segnano nella partita precedente lasciati fuori e dosati senza che per ora emergano crepe nello spogliatoio. Magari dovrà affinare qualcosa, ma sulla panchina arancioneroverde siede un tecnico che potrebbe fare strada.
Il Pordenone vince ancora e sale lassù, dove nessuno avrebbe potuto immaginare. E’ vero che il rigore concesso del 2-0 è molto probabilmente fuori area, ma limitarsi a questo nell’analisi del match vinto col Trapani non sarebbe corretto. Ci sono occasioni a raffica, pali e traverse, una squadra che gioca a memoria, che sui calci da fermo colpisce nemmeno avesse il radar e che fa punti e avanza non per caso. Oggi alla Dacia Arena c’erano 4mila persone, sarà vero che sono stati reclutati i bambini delle scuole, ma è proprio questa la strada da perseguire. Una notizia bella per chi come Mauro Lovisa sta facendo miracoli senza avere uno stadio in città e che sembra non fermarsi neppure davanti alle montagne più ripide da scalare.
Dulcis in fundo, la Serie A. Verona-Brescia, come prevedibile, è una polveriera, Balotelli come sempre è nel centro del mirino, immancabili le accuse di razzismo, le polemiche e quant’altro. La Figc ha aperto un’inchiesta, bisognerà capire quanti sono i responsabili degli eventuali buu razzisti, perché alcuni giocatori del Brescia in campo hanno detto di aver sentito i cori, mentre quelli che erano in panchina con Corini no: e la curva gialloblù ha scelto la strada dell’ironia, all’insegna del “Mario, Mario!” per accogliere il “nemico” tanto odiato. Il giudice sportivo chiederà un supplemento d’indagine, resta il fatto che sul campo il Verona fa meraviglie, Ivan Juric era stato accolto fra scetticismi e alzate di spalle, partiva in fondo a tutte le griglie di inizio stagione e sembrava condannato a una retrocessione certa. Pur senza un centravanti di spessore, sta facendo meraviglie, ha creato un feeling ambientale con la città che ricorda tempi da leoni di altri tecnici sanguigni (Mandorlini, Prandelli) e per ora c’è solo da spellarsi le mani. L’Udinese espugna Genova con Luca Gotti in panchina e dovrà scegliere che fare: continuare con lui dopo l’esonero di Tudor oppure andare su uno fra Ballardini o Zenga, oppure sulla sorpresa? A Pozzo l’ardua sentenza.
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