Il miracolo – Zigoni e la legge del contrappasso a Venezia, il Vicenza e la svolta necessaria, Perinetti-Inzaghi e la suggestione Verona, l’attesa di Trieste e il valzer dei direttori
domenica 12 Maggio 2019 - Ore 23:30 - Autore: Dimitri Canello
La copertina dell’editoriale della domenica sera stavolta ha un solo, unico, possibile protagonista: Gianmarco Zigoni. La sua storia è davvero incredibile. Arriva a Venezia due estati fa dopo una trattativa lunghissima e un corteggiamento asfissiante: prestito con obbligo di riscatto fissato per il 2018 a 450mila euro da corrispondere al Milan e ingaggio pesante. Logico che con queste premesse Zigo abbia avuto subito una pressione enorme sulle spalle. A dire il vero non se l’è cavata troppo male: ci ha messo un po’ a carburare, gioca, segna qualche gol, in tutto a fine anno saranno sei giocando pochissimo nel girone di ritorno. A Ferrara chiedete a un qualsiasi tifoso della Spal che ricordo conserva di Zigoni: risponderanno tutti “bellissimo”, perché Zigo è stato uno dei protagonisti della doppia promozione dalla C alla A segnando 11 gol con la maglia della Spal in B. Mica pochi. Magari non sarà un centravanti appariscente, di certo se la squadra non viene costruita per esaltarne le caratteristiche rischia di essere il classico giocatore bersaglio facile per le frustrazioni del tifoso medio quando le cose vanno male. Passa un’altra estate e Zigoni resta per due mesi sul mercato. Attorno a Ferragosto arriva la svolta: sembra del Padova, tanto che il 16 a Milano i due ds Valentino Angeloni e Giorgio Zamuner si incontrano per chiudere. Poi succede che la richiesta è un contratto triennale, che l’ingaggio è al rialzo fino a sfiorare i 300mila euro e il presidente Roberto Bonetto si tira indietro. Zigoni, che era già pronto a fare le valigie, resta a Venezia. Fa bene in precampionato, poi cominciano i problemi. Tendinopatia achillea, consulti con specialisti in mezza Europa, ma non se ne viene a capo. A gennaio sembra di nuovo in partenza, ma non sta bene e non è vendibile. Il Venezia, che voleva cederlo a tutti i costi, è costretto a tenerselo controvoglia. Passano le settimane e Zigoni resta ai margini, continua a curarsi, mai una protesta, mai una parola fuori posto, Zenga viene esonerato e arriva Cosmi. A tre giornate dalla fine la notizia: “Zigo è tornato in gruppo”. Qualcuno sui social profetizza: “Segnerà il gol salvezza”. Si arriva all’ultima giornata. A Carpi il Venezia sta perdendo 2-0, è praticamente retrocesso, Cosmi pesca il jolly dalla panchina e si gioca l’ultima carta, quella della disperazione. Sbaglia un gol fatto, poi ne segna tre da centravanti puro, di razza, di quelli che stanno in area e se passa un pallone lo buttano dentro. Quello del 92′ vale una stagione intera e forse cambia la storia del Venezia. Se si salverà, probabilmente tanti fantasmi verranno scacciati. Eppure, eccola, la legge del contrappasso: Zigoni toglie il Venezia dal baratro, dopo aver avuto la valigia in mano per due sessioni di mercato. Ora i playout, ma potrebbero anche non servire, se la mannaia della Giustizia Sportiva domani si abbattesse sul Palermo, come sarebbe forse giusto che fosse, per chi ha avuto modo di scrutare anche solo parzialmente le carte. Ma, visti i precedenti, non c’è alcuna certezza che si arriverà al verdetto più pesante. La Procura federale e la Giustizia Sportiva hanno una credibilità ridotta ai minimi termini dopo il caso – Chievo della scorsa estate. Tutto si poteva fare, fuorché non decidere o farsi beffare dagli avvocati della difesa per un errore procedurale. Inaccettabile. Adesso c’è l’ultima chance di restituire credibilità a se stessa e al movimento, sempre che ci sia davvero voglia di cambiare qualcosa. E occhio, perché c’è ancora la questione Foggia aperta sul tavolo. Come ogni anno, finiscono i campionati e il verdetto del campo può essere modificato a tavolino a bocce ferme, con tempistiche nella migliore delle ipotesi “bizzarre”. Con il rinvio di playoff e playout certo, tutto il contorno rasenta come sempre il ridicolo e la nausea resta il sentimento dominante di chi segue queste vicende ormai da anni.
Il Vicenza gioca una buona partita a Ravenna, le prova tutte, forse avrebbe meritato la vittoria, ma saluta al primo gradino dei playoff. Non c’è molto di cui sorprendersi, dopotutto né più né meno, il trend stagionale è stato come quello del Bassano 2017-2018. Ora, col massimo rispetto per Werner Seeber e Giovanni Colella, se si vuole veramente un progetto a vincere, serve altro. Innanzitutto serve un rialzo del budget, poi un progetto chiaro e uomini giusti al posto giusto. Radio-mercato gracchia che Giuseppe Magalini sia in pole-position e il suo legame con Domenico Di Carlo dai tempi del Mantova delle meraviglie è arcinoto. Di Magalini (e di Fabio Lupo) si chiacchiera pure a Padova (dove il finanziere Joseph Oughourlian, attuale patron del Lens in Francia e del Club Millonarios in Colombia, potrebbe diventare nuovo socio di maggioranza) e al Chievo, che deve però fare i conti con altre urgenze, prima di tutto quella di iscriversi al campionato. Perché la situazione economica dopo la retrocessione e nonostante il paracadute non è per niente rosea e bisognerà fare i salti mortali per far quadrare tutti i conti. Di Carlo, potendo, rimarrebbe al Chievo, Vicenza ha un posto speciale nel suo cuore ma per scendere in C chiede (giustamente) un progetto a vincere. Magalini negli ultimi anni non è che abbia fatto meraviglie. L’ultimo anno da applausi fu nel 2016 nell’Alessandria dei miracoli, poi esonero, poi Reggio Emilia senza la promozione che la città chiedeva, poi Viterbese e un altro divorzio a metà percorso. Si è vociferato pure di contatti con Sean Sogliano, altro nome che per scendere in C dovrebbe essere convinto con un progetto a vincere e che è in ballo pure a Venezia, dove c’è Serse Cosmi con cui c’è da tempo stima reciproca. Probabile un cambio di poltrona a Padova e pure a Verona, dove l’ultima suggestione è la ricomposizione del tandem Perinetti – Inzaghi. Un vero e proprio colpo di scena, che per ora rimane sullo sfondo, ma che qualche chance di andare in porto ce l’ha. Il valzer continua a Verona, Chievo, Vicenza, Padova, Venezia: cambieranno probabilmente tutti. Intanto il Verona ha agguantato i playoff all’ultimo tuffo, così come il Cittadella che ha dimostrato ancora una volta come non muoia mai. Per essere sicuro di batterlo bisogna essere avanti di tre gol e neppure lì puoi essere tranquillo fino in fondo. Si chiama mentalità e Venturato in questi tre anni ha dimostrato tanto. Gioco, idee, rotazioni impensabili a qualsiasi altra latitudine, azzardi che spesso si rivelano vincenti.
Se in Veneto il valzer dei direttori è pronto a dare il via alle danze, in Friuli – Venezia Giulia non cambierà praticamente nulla. A Pordenone si proseguirà con il triumvirato Lovisa padre-Lovisa figlio-Tesser, a Udine Pradè non si dovrebbe muovere, tanto più che la salvezza adesso è davvero vicina, meno che mai si muoverà Milanese da Trieste, dove la Triestina si sta tenendo in calda per il rush finale dei playoff. Monza-SudTirol è un match da fuochi d’artificio, forza e tecnica contro sostanza granitica, Pavanel vuole andare fino in fondo e ha un’unica grande incognita con cui fare i conti. La lunga pausa da qui a quando tornerà in campo, il 29 maggio: l’assenza di Lambrughi nella prima partita è pesante, ma non impossibile da gestire. Arrivati a questo punto della stagione, restare fermi qualche settimana non è uno scherzo. Forse è l’ostacolo più grande verso l’impresa. Per il resto l’Alabarda se la può giocare con chiunque, anche contro le più forti
Commenti
commenti