Pordenone, la B e poi Treviso (ma la Figc accetterà?): Padova-Vicenza un anno dopo, Cosmi über alles e la speranza di Trieste
domenica 14 Aprile 2019 - Ore 23:41 - Autore: Dimitri Canello
Quando il Mestre fu promosso in Serie C, due anni fa di questi tempi pensavo e ripensavo a cosa sarebbe successo dopo. Mettevo sul tavolo le carte e comunque le girassi non trovavo una soluzione. Tornavo sempre al punto di partenza e le combinazioni portavano tutte alla sparizione del club, prima o dopo, dal calcio professionistico. Motivazione: l’assenza di uno stadio a norma. Stefano Serena ha resistito un anno, è migrato a Portogruaro, poi ha fatto due passi indietro tornando in Eccellenza. Vicenda gestita malissimo dal presidente a livello mediatico, con un grosso danno d’immagine (e non solo) per i colori arancioneri, ma epilogo inevitabile. Non certo e non solo per colpe sue. Due anni dopo la storia si ripete a meno di cento chilometri di distanza. Il Pordenone sabato prossimo a Gubbio potrebbe festeggiare la Serie B, il problema non è la matematica e non è nemmeno riconoscere quanto stanno facendo Lovisa e Tesser ma quello che succederà dopo. Penso a cosa accadrà dopo. E come mescolo le carte sul tavolo anche qui torno sempre al punto di partenza: e cioè allo stallo, a un vicolo cieco. Qui, quantomeno, una piccola fessura si è aperta. Ed è una fessura che a più di qualcuno non piacerà. Parliamoci chiaro: uno stadio nuovo a Pordenone se non è utopia poco ci manca, al Tognon di Fontanafredda si può arrivare in tempo per la Serie C, ma per eventuali lavori in prospettiva Serie B ci vorrebbero almeno due anni. Il Bottecchia andrà fuorilegge come il Mecchia di Portogruaro, Udine è una soluzione solo sulla carta perché ha costi altissimi sotto tutti i punti di vista e sarebbe solo un rinviare il problema. Domanda: se per Pordenone-Teramo, partita che può valere la promozione, allo stadio ci vanno 2100 persone, cosa succederebbe, per esempio, per un Pordenone-Cittadella o per un Pordenone-Venezia il prossimo anno alla Dacia Arena? Arrivare a 1500 spettatori per me sarebbe già un successo. Ecco, quindi, che compare sullo sfondo Treviso e il trasloco al Tenni. Operazione imprenditorialmente spericolata come e forse più di quella che ha portato Rosso a cancellare il Bassano e a portare tutto a Vicenza, ma a mio avviso l’unica possibile per dare un senso all’impresa eccezionale di quest’anno. Molti storceranno il naso come l’hanno storto per la vicenda Bassano-Vicenza, ma quella strettoia che si apre lungo il percorso che porta al vicolo cieco di cui sopra un senso ce l’ha. Cosa deve succedere perché il Pordenone traslochi a Treviso e compia una vera mutazione genetica trasformandosi in un successivo momento nel nuovo Treviso? Dietro le quinte molti pezzi del puzzle sono già andati a posto, ora bisogna capire se l’amministrazione comunale guidata da Mario Conte accetterà di rimettere mano a sue spese al Tenni, portandolo a norma per la Serie B. Mai lo potrebbe fare aprendo il portafoglio per una squadra che si chiami Pordenone, ma se il Pordenone diventasse Treviso e rinascesse in B le cose cambierebbero. Gli imprenditori trevigiani di cui presto verranno svelati i nomi sono già pronti, per il resto basta aspettare. La domanda è: la Figc accetterà? Per ora nei corridoi più di qualcuno è pronto ad alzare la paletta rossa, ma inizialmente erano in molti a storcere il naso pure per il salvataggio del Vicenza e alla fine quel comma “salvo casi di eccezionalità” delle Noif che vuol dire tutto e il contrario di tutto fece scattare la luce verde. Nel frattempo mi metto nei panni di un tifoso del Pordenone, capisco la rabbia e la frustrazione e immagino come possa sentirsi. Del resto la sempre più pressante carenza di strutture nel Nord – Est del pallone è un aspetto che preoccupa e inquieta, soprattutto in prospettiva futura.
Padova-Vicenza, un anno dopo. Il Padova tornerà in Serie C dopo un campionato osceno, in cui si sono collezionati errori su errori e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non vedo, però, malafede. Roberto Bonetto ha pagato l’inesperienza in questa categoria, prima ancora che le risorse economiche limitate. Ha fatto e ha sbagliato, così come lo ha fatto Giorgio Zamuner, un direttore che adesso tutti insultano e dileggiano, ma è stato l’unico a portare il Padova in Serie B vincendo un campionato in 33 anni di storia con Pierpaolo Bisoli in panchina. La retrocessione è un mix di errori che si divide fra chi sta sul ponte di comando e chi si è seduto in panchina. Bisoli ha dimostrato che la sua storia in B potrebbe anche essere finita quest’anno, ma ha vinto un altro campionato di C appena un anno fa e qualche merito dovrà pur avercelo. Per questo magari qualcuno, nella terza serie potrebbe ancora bussare alla sua porta. Il primo anno di Renzo Rosso a Vicenza è stato davvero deludente. Era stato definito un anno zero, è stato fatto né più né meno (forse qualcosa in meno) rispetto al solito Bassano che negli anni precedenti galleggiava (con qualche sprazzo verso l’alto) nei piani medio-alti della categoria. Nella prossima stagione verrà azzerato tutto: Werner Seeber se ne andrà e c’è un filo proprio con Bonetto che al momento sembra sottile, ma che a certe condizioni potrebbe anche diventare più robusto. Dipenderà se Bonetto resterà, innanzitutto. E poi che progetto avrà. Se non tenterà l’immediata risalita e dovesse prospettarsi un campionato di medio profilo, le parti potrebbero anche convergere. Ma a Padova potrebbe anche passare di mano la società se non ci saranno sviluppi positivi sulla questione stadio, fermo restando che al momento è tutto in sospeso. A Vicenza la proprietà rimarrà la stessa, qualcuno da via Schio (chi?) ha chiamato Attilio Tesser, che potrebbe lasciare Pordenone, per affidargli la panchina: gli altri candidati sono Di Carlo e Paolo Zanetti. Se gli verrà prospettata una C a vincere, Tesser potrebbe anche accettare fra le tante offerte ricevute. Ma prima c’è da scegliere il ds. Il sogno sarebbe Stefano Marchetti, che però al 95% dirà di no. Ecco perché possono rientrare in gioco altri nomi (Giuseppe Magalini è uno di questi) ed ecco perché dalla scelta del ds si capirà molto bene se Renzo Rosso ha davvero voglia di fare una squadra per traslocare al piano più alto. Presto la soluzione al rebus, ai playoff francamente vedo ben poche prospettive nell’attuale situazione.
Nel giorno della matematica retrocessione in B del Chievo (argomento già trattato, con tanto di analisi e considerazioni personali), resta in ballo la Serie B. Il Cittadella perde a Salerno e per i playoff dovrà lottare, mentre a Venezia arriva una vittoria che può cambiare anche la storia della società. Per questo va detto, senza “se” e senza “ma”: Cosmi über alles. In una situazione ambientale e di squadra difficilissima, sulla vittoria col Foggia per 1-0 c’è l’impronta indelebile di un vecchio guerriero che potrebbe bissare l’impresa di Ascoli. Inutile, arrivati a questo punto, star lì a disquisire sulla qualità del gioco offerto. Conta solo vincere e salvarsi, per il resto ci si penserà più avanti e Cosmi tira giustamente dritto per la sua strada con un solo pensiero in testa: portare in porto la nave, con o senza playout.
Chiusura con la Triestina. Asfalta la Fermana e alza la posta. Vuole il secondo posto (decisivo lo scontro diretto di sabato prossimo a Salò) e poi ci si giocherà tutto ai playoff. La speranza: per il Pordenone è l’anno del Centenario, per la Triestina pure e quest’anno c’è un posto in più per la B. Oltretutto a Trieste lo stadio c’è ed è bellissimo, lo zoccolo duro pure, la passione per il calcio va solo coltivata e risvegliata, i soldi e la competenza non mancano di certo. Se son rose…
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