Pordenone e Tesser all’ultimo tornante (ma poi cosa succede?), Venezia e Padova in bilico sul precipizio, il Vicenza in picchiata e il karma del Chievo
domenica 31 Marzo 2019 - Ore 23:38 - Autore: Dimitri Canello
E’ davvero l’ultimo tornante. Un’altra giornata è passata e il Pordenone è sempre più vicino al traguardo. Gestione perfetta, sino a questo momento, per la capolista, che dopo aver espugnato il Rocco ha messo insieme tre pareggi consecutivi. Non molto, ma quanto basta per tenere la Triestina a sette punti e per intravedere dietro l’ultima curva cieca il rettilineo finale. Non è ancora ora di staccare le braccia dal manubrio, ma Attilio Tesser sta completando l’ennesimo capolavoro. Pari anche col SudTirol, la Triestina cade a Imola mentre generosamente cerca l’assalto ai tre punti. E’ il peso che deve sostenere chi insegue, che non può staccare mai e che deve sempre far girare al massimo dei giri i pedali, col rischio di sfracellarsi alla prima discesa. I punti adesso sono sette, tantissimi, con il percorso che ormai sta esaurire i Gran Premi della Montagna. Bisogna però chiedersi cosa succederà dopo a Pordenone, che viaggia a passo spedito meritatamente verso la Serie B. Perché le voci che ipotizzano che qualcuno (chi?) abbia bussato alla porta di Tesser per il prossimo anno sono sempre molto insistenti. E non a caso anche il ds Matteo Lovisa in settimana ha precisato: “I matrimoni devono proseguire per la volontà comune di entrambi”. Una puntualizzazione non casuale, secondo chi scrive. E che andrà presto approfondita.
C’è chi ride e c’è chi piange. Piange il Padova, che cambia allenatore, che ritrova finalmente un minimo di gioco e un’idea di come mettere in campo la squadre senza sconsiderate forzature, ma che non va oltre il pari a Cittadella. Guardate l’ultima azione della partita, al minuto numero 89: un rimpallo casuale mette Bonazzoli e Baraye due contro uno davanti a Paleari. Qui accade l’impensabile: basterebbe un comodo passaggio di destro (non sarà il suo piede, ma se un attaccante non sa ricambiare il favore a chi tre settimane prima gli ha messo un pallone al bacio a La Spezia con il piede invertito evidentemente c’è qualcosa che non funziona) e Baraye dovrebbe soltanto spingere in porta la palla. Invece no, Bonazzoli prima controlla male e poi si allarga, perché in testa ha il tiro in porta, la soluzione egoistica e non la squadra. Nel calcio la qualità non basta, ci vuole la testa e se Bonazzoli continuerà su questa strada sprecherà l’enorme talento che Madre Natura gli ha messo a disposizione. Il Padova è quasi retrocesso, dovrebbe fare sei punti fra Ascoli e Carpi per sperare, in qualsiasi altro caso scorreranno i titoli di coda con largo anticipo. Il Venezia non sta poi tanto meglio: ha una partita in meno e cinque punti in più, ma ha vinto una volta nelle ultime quattordici uscite. Da brividi. Cosmi ha restituito compattezza, la squadra però sembra non riuscire mai a fare quel passetto in più per portare a casa tre punti. Missione difficilissima, quella di Cosmi, anche perché dietro corrono in molte e martedì col Cittadella (che vuole fortemente i playoff) anche in questo caso non si scappa. Ci vuole un successo pieno, il pari non modificherebbe nulla degli attuali equilibri, anzi contribuirebbe ad accrescere l’instabilità e l’insicurezza. Le buone notizie sono le spalle larghe di Cosmi e i talenti “indigeni”, Bocalon e Vicario, che tengono a galla la squadra, senza dimenticare il magnifico coast to coast di Lombardi dell’1-0 che fa ben sperare per queste ultime giornate. Perché la differenza la faranno i giocatori di qualità
Fischi e insofferenza a Vicenza. La squadra arranca, sbuffa, esce pure dalla Coppa Italia e con tutta la buona volontà nei 180 minuti la causa prima non può essere l’arbitraggio. Il Monza passa perché è più squadra, perché davanti Marchi segna e Arma segna col contagocce e perché semplicemente il Monza è più forte. Bedin contesta il rosso a Nicolò Bianchi, così come a Padova qualcuno (non la dirigenza) contesta il rosso a Cappelletti di sabato. Per carità, magari le due decisioni saranno state fiscali, severe, forzate. Ma chi ha giocato a calcio sa che in certe occasioni le trappole sono in agguato, che i nervi vanno tenuti sotto controllo per quanto possibile e che la priorità assoluta resta quella di schivarle ad ogni costo. Guardando le due partite la netta impressione in entrambi i casi è che stesse per accadere qualcosa. Come poi puntualmente è avvenuto. Il Vicenza non vince al Menti da novembre, galleggia appena sopra la zona playoff e probabilmente ci arriverà. Rosso s’innervosisce se gli chiedono se il prossimo anno sarà quello in cui si metteranno sul tavolo i carichi da novanta per la B, eppure la domanda è più che lecita. Vivacchiare in Serie C non può essere la soluzione agli interrogativi, presto si saprà cosa bolle in pentola al quartier generale biancorosso, dove Werner Seeber è in bilico e dove bisognerà decidere (in fretta) le strategie per il futuro.
Dal piano di sotto bussa l’Arzignano (giocherà al Menti? Chilese socio di minoranza del Vicenza cosa farà in caso di promozione?), da due piani più in alto sta per scendere il Chievo. In molti dicono che sia una questione di karma. Di certo, dopo quanto accaduto l’estate scorsa, è stato sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare. Perché una retrocessione non è mai un caso. Chissà, magari era veramente destino, che dovesse finire così…
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