La sentenza del Rocco, la prigione di Zenga, la missione di Cosmi e il doppio volo di Venturato e Grosso
lunedì 11 Marzo 2019 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
Profumo di Serie B. Inebriante, inconfondibile, impossibile da non avvertire nell’aria. Il Pordenone espugna il Rocco, vince una partita sui nervi, adesso vede il rettilineo finale e vede la B. Merito di una società che ha saputo costruire puntando sull’ambizione e la tenacia di Mauro e Matteo Lovisa, sulla competenza del dg Fabrizio Cometti e indovinando forse per un incastro del destino la scelta dell’allenatore. Eccolo, l’uomo che scrive la storia: si chiama Attilio Tesser, che batte la Triestina 2-1, vola a +10 sul secondo posto e sta per completare un’impresa eccezionale. Magari non avrà l’organico più forte, ma non conta soltanto questo. Perché ci vuole coesione, compattezza, un’idea di gioco, collaboratori validi, una preparazione adatta, senza contare che l’allenatore in terza serie conta almeno il 60%. Non per caso il Rocco si tinge di neroverde, perché prima che con la tecnica e al netto degli episodi di cui si lamenta Mauro Milanese, il Pordenone per chi scrive ha vinto con merito. Ha vinto sui nervi, li ha mantenuti saldi in uno stadio fantastico e ha resistito nella ripresa a una Triestina che ha dato tutto, ma che esce con una bocciatura dal confronto con la capolista. Perché la differenza la fanno i dettagli e quando sbagli un tempo intero e pure un penalty contro chi comanda da settembre non puoi pensare di fare risultato. Adesso la questione più difficile sarà quella mentale, perché dopo un ko simile bisognerà resettare tutto e mettere nel mirino il secondo posto. E poi i playoff, perché la Triestina può salire anche con gli spareggi, a patto che sappia sedersi sul lettino dello psicologo e riesca subito a ricostruire le certezze con cui è arrivata a un passo dal Paradiso.
In settimana parlavo con un giocatore di Serie B e mi diceva: “L’allenatore conta tantissimo, anche ad alti livelli”. Magari chi mi legge pensa che io batta troppo sul tasto guida tecnica, ma in anni e anni ho maturato la convinzione che sia davvero così. Ho visto squadre fortissime barcollare per colpa di nocchieri non all’altezza, ho visto al contrario squadre sulla carta non irresistibili dominare e primeggiare grazie a chi sedeva in panchina. A Venezia, quest’anno non ne va bene una e certamente, ci mancherebbe, non può essere solo colpa dell’allenatore: si è partiti con Vecchi, la squadra l’ha seguito ma lui non è riuscito a entrare nella testa dei giocatori dopo la doppia cavalcata di Inzaghi. Tacopina ha deciso di cambiare, virando a 180 gradi: Zenga, che a scanso di equivoci considero un ottimo allenatore sotto il profilo tattico ma che si sperava avesse imparato dal passato e non ripetesse sempre i soliti errori a 60 anni, è entrato in scena come un caterpillar, ha spinto in alto la squadra, poi si è liquefatto, prigioniero dei suoi eccessi e del suo personaggio. Ne sono convinti pure in società, che sia andata così e Tacopina è stato costretto a cambiare ancora. La chiave in negativo prima di Benevento: il derby con Padova era stato un successo, ma Zenga qualche giorno dopo si presenta in spogliatoio e dice che cambierà 6-7 giocatori. Scandagliate ai raggi x le due formazioni di quelle due partite e capirete tutto, perché da lì è iniziata una sorta di roulette russa e la discesa agli inferi di una squadra che adesso dovrà soffrire. Vincono tutte, il Padova che Bisoli finalmente cambia osando e venendo immediatamente premiato a La Spezia. Vince la Cremonese e vince pure il Crotone, lì sotto a guardare la classifica vengono i brividi. Ora in laguna sul ponte di comando c’è Serse Cosmi, che nel Monday Night comincia contro il Palermo. Ha salvato l’Ascoli lo scorso anno, finalmente vedremo conferenze stampa e rapporti normali e senza show ai confini del grottesco come l’ultimo di Zenga: polemizza e critica i cronisti, accusandoli di superficialità e di non venire a vedere gli allenamenti perché erano a porte aperte. Insomma, l’accusa è di scarsa professionalità: tralasciando le indicazioni in palese contraddizione persino sul bollettino medico e le bugie più pietose addirittura sui giocatori convocati, la volta che mi sono presentato al Taliercio per assistere alla seduta pomeridiana dopo aver chiesto il permesso all’ufficio stampa per poterlo fare, Zenga mi ha allontanato senza spiegazioni pur essendo la seduta aperta al pubblico. Ai tifosi interesserà poco, ma fa capire in parte perché il signor Walter si è autodistrutto con le sue stesse mani, finendo con l’implodere su se stesso. Magari adesso non ci sarà calcio champagne, ma si baderà al sodo seguendo un tema e tracciando una linea retta. Non so come finirà, però oggi una puntata sulla salvezza del Venezia la farei e dico che Tacopina ancora una volta ha fatto la cosa giusta. Poi a fine anno sarà il caso di rivedere diverse situazioni a livello dirigenziale, perché qualcosa che non va a tutti gli effetti dietro la scrivania c’è. E al quartier generale di viale Ancona manca tremendamente una figura “alla Perinetti”, tanto per essere chiari. Che sappia anche e soprattutto gestire la quotidianità facendo da collante fra squadra e società.
Dulcis in fundo, Cittadella e Verona, con una citazione per il Vicenza. Il 4-1 a San Benedetto fa rumore, servono altre conferme ma è un risultato talmente eclatante che il prossimo capitolo (contro la Triestina) regalerà conferme definitive. O guarigione completa e allora il finale di stagione potrebbe essere sorprendente, oppure saremo punto e a capo. Sabato ho visto Cittadella – Pescara ed è stata uno spettacolo. Calcio fantastico per essere la B, quando si gioca a viso aperto Venturato è a prova di macchia. Otto gol fra Lecce e Pescara, il blitz di Brescia, il Cittadella è tornato con la scommessa Moncini puntualmente e prevedibilmente vinta da Marchetti che fa ancora rumore. Sinceri complimenti a Fabio Grosso: è stato delegittimato su piazza quando Setti e D’Amico hanno incontrato Cosmi con la notizia rimbalzata prima della trasferta di La Spezia. Più debole così la sua posizione non sarebbe potuta essere. Ha vinto tre partite su quattro e ha dimostrato di avere la squadra dalla sua. Si può dire di tutto, contestarne il modo di interpretare lo spartito, ma quando si fa così servono solo applausi. E riconoscere che aveva ragione lui. Anche qui: non ho la sfera di cristallo, ma l’Hellas ha l’organico non solo per la promozione, ma per vincere il campionato in volata. E’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma con una Primavera a mille all’ora ce la può ancora fare.
Commenti
commenti