La seconda giovinezza di Pillon, i reset di Venezia e Chievo, Pordenone-Vicenza per la gloria e quella corsa sotto la Furlan…
martedì 9 Ottobre 2018 - Ore 22:47 - Autore: Dimitri Canello
La copertina della settimana la dedico ancora una volta a un allenatore. Che la merita più di qualsiasi altro, perché fa questo mestiere da quasi 30 anni, perché ha saputo rigenerarsi e tenersi aggiornato e adesso è primo in classifica in Serie B. Non so se ci resterà, ma quello che sta facendo è veramente un capolavoro. Lo chiamano sempre per le missioni impossibili, eppure a 62 anni è riuscito a convincere il Pescara (dopo averlo salvato) a confermarlo da inizio stagione. E Bepi Pillon, uno che ti fa venire voglia di continuare a seguire questo sport così malandato e circondato da un’aria irrespirabile, continua a stupire: è lassù davanti a tutti e potrebbe pure avere due punti in più se non avesse letteralmente gettato alle ortiche una partita già vinta a Padova. I suoi detrattori dicono che pratichi un calcio vecchio, ultradifensivista e che non si discosti mai dal buon vecchio 4-4-2. A Pescara sta dimostrando esattamente il contrario: si sono visti Mancuso falso nueve, il 4-3-3, una manovra avvolgente e pure qualche sprazzo di buon gioco. Insomma, altro che allenatore superato: dopo aver portato il Chievo ai preliminari di Coppa Uefa e il Treviso in Serie A più di un decennio fa, il baffo di Preganziol si gode una seconda giovinezza. E dimostra di sapersi circondare di collaboratori sul pezzo, validi e che lo aiutano a tenersi stimolato.
Poi c’è la bella classifica del girone B di Serie C. Che innalza la bandiera del Triveneto sul ponte di comando e racconta di un Pordenone primo, di una Triestina seconda che corre e non si ferma e di un Vicenza appena dietro e senza aver mai perso. Il SudTirol ha perso terreno, ma ha le qualità per rimanere in scia al gruppo di testa, intanto domenica al Bottecchia Pordenone-Vicenza racconterà già qualcosa di più su questo campionato appeso ai verdetti dei tribunali e che si sta dimostrando scoppiettante. In vetrina finiscono ancora una volta gli attaccanti: Arma (attorno al suo rendimento ruota la dimensione del Vicenza 2018-2019) segna il terzo gol in due partite, Granoche (è lui a poter portare in alto l’Alabarda) scende in campo con una costola incrinata ma gonfia la rete sotto la Furlan come ai bei tempi, Candellone anche quando non timbra è decisivo: si guadagna un rigore e allunga la serie positiva neroverde. La certezza a Pordenone si chiama Tesser, se lavora dall’inizio difficilmente fallisce. E qualche piccola carenza in un organico comunque valido e con un centrocampo stellare può essere brillantemente superata.
Ancora allenatori. Ottobre è il mese in cui saltano le prime teste. Lorenzo D’Anna a Verona è già ai saluti. Il Chievo è partito con tre punti di penalizzazione e di punti sul campo ne ha conquistati appena due (uno dei quali a dir poco sorprendente all’Olimpico contro la Roma), per il resto è un pianto greco. Il Chievo è aggrappato da qualche anno alla A con i denti e con le unghie, ma lentamente si sta sgretolando il terreno da sotto i piedi. La campagna acquisti è stata deficitaria, del resto con quella spada di Damocle della Giustizia Sportiva sulla testa non si poteva immaginare nient’altro. Dietro l’angolo c’è nientemeno che Giampiero Ventura, dopo che Beppe Iachini e Davide Nicola hanno detto no. Indubbiamente una scelta affascinante che, dopo la Caporetto azzurra, potrebbe rappresentare un’insperata ancora di salvezza per entrambi. Ventura qualcosa nella sua carriera l’ha pur sempre dimostrata e con il Chievo potrebbe rilanciarsi: è un binomio che può funzionare come affondare, non resta che attendere il verdetto del campo.
Chiusura di sipario con il Venezia. E’ il momento più difficile per Joe Tacopina da quando è arrivato in laguna. La scommessa – Vecchi, su cui il presidente si è esposto in prima persona, è sul punto di essere persa. Tutti, lui compreso, si aspettavano che fra Livorno e Perugia arrivassero almeno quattro punti, invece ne è arrivato appena uno e le quotazioni dell’attuale allenatore arancioneroverde sono precipitate. Tanto che il presidente nelle prossime ore tornerà in Italia per prendere in mano la situazione in prima persona. Nonostante un contratto triennale, per Vecchi tira aria di esonero. Tacopina è tormentato, perché stima l’uomo, ma non vede segnali di reazione in un gruppo che sembra anestetizzato. Non possono bastare le perdite di Stulac e di Audero o l’addio di Inzaghi a giustificare un tracollo simile. Se è vero che la campagna acquisti è stata puntata sul contenimento dei costi, è altrettanto vero che il gruppo non vale il penultimo posto in classifica. Insomma, magari lo scorso anno si è andati oltre le proprie possibilità, ma la dimensione non può essere neppure la zona retrocessione. Per questo Tacopina sta per prendere in mano la situazione: e i primi nomi che circolano in mezzo a mille smentite, fanno pensare che il presidente voglia rilanciare e non certo lasciare che la barca affondi.
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