La manna Tacopina, il rebus-Vicenza, la bellezza del Mestre e la cavalcata del Padova: un’altra settimana sulle montagne russe
martedì 14 Novembre 2017 - Ore 23:41 - Autore: Dimitri Canello
È la settimana della pausa Nazionali e la Serie A è rimasta ferma, inerme di fronte alla catastrofe azzurra di cui purtroppo siamo tutti testimoni. Non è questa la sede per parlarne, ma in un mondo normale a 24 ore dall’apocalisse sportiva del nostro calcio che non riesce neppure a portare la propria Nazionale al Mondiale di Russia, Carlo Tavecchio e Giampiero Ventura dovrebbero essere già evaporati in altri lidi, invece il primo a dimettersi non ci pensa nemmeno e se uscirà di scena sarà solo perché costretto, il secondo discute di buonuscita deludendo anche chi pensava fosse una persona, prima che un tecnico diverso. Una sola postilla, oltre che una chiave di lettura interessante l’ha offerta il presidente del Venezia Joe Tacopina: il quale ha ricordato che nel 2006, anno in cui l’Italia vinse la Coppa del Mondo a Berlino, gli stranieri fossero il 29% del totale dei giocatori presenti nella Serie A italiana, mentre oggi sono il 57%. Qualcosa vorrà pur dire…
Nel frattempo in sette giorni di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. A Venezia proprio Tacopina può giustamente specchiarsi in quello che sinora è un autentico capolavoro. Due promozioni in due anni e adesso il secondo posto dietro soltanto al Palermo. L’ho detto e scritto già a inizio stagione quando i pronostici mettevano il Venezia nelle retrovie e, al contrario, sostenevo che le prospettive secondo me potevano essere ben diverse. Lo ribadisco adesso. Non so se Filippo Inzaghi il prossimo anno sarà in Serie A, ma ho la netta impressione che, prima o dopo, il Venezia in quella categoria ci ritornerà e che Tacopina sia una vera e propria manna dal cielo per i tifosi arancioneroverdi. Occhio, perché proprio i tifosi stanno tornando allo stadio, lentamente ma stanno tornando: domenica col Perugia al Penzo erano quasi cinquemila, la strada è decisamente quella giusta, se poi a gennaio arriverà quell’attaccante che Giorgio Perinetti aveva inseguito invano ci sarà da divertirsi parecchio… Il Cittadella si è un po’ incartato, vuoi perché non può sempre essere colpa degli arbitri o della sfortuna quando si perde, vuoi perché il campionato è fatto di piccoli cicli e i granata stanno vivendo una mini-eclisse probabilmente temporanea. Ma anche qui sono convinto che non ci siano motivi di allarmarsi, perché la base è sana e le prospettive continuano a sembrarmi rosee
Scendiamo di un gradino e passiamo alla Serie C. Sono state giocate altre due giornate e sono arrivate conferme su tutto il fronte. Il Padova ha fatto sei punti che pesano una tonnellata nella corsa al primo posto, col Mestre ha sofferto ed è stato messo sotto, ma ha vinto. E non è un dettaglio. Ha atteso, ha ondeggiato e ha speculato sugli errori di Gritti, Perna e Politti, i centrali difesivi arancioneri: lo ritengo un merito e non certo qualcosa per cui arrossire, perché ci sono diversi modi per vincere le partite e quello di Pierpaolo Bisoli funziona eccome. Ma attenzione venerdì alla Triestina, il Padova deve temere molto questa partita perché l’Alabarda ha tutte le carte in regola per tentare l’impresa all’Euganeo. Tasto rewind sul Mestre: Zironelli all’Euganeo ha fatto un figurone, ha messo in vetrina un calcio da champagne e bollicine, il migliore della categoria. Può permetterselo perché il Mestre gioca senza pressioni e quando si scende in campo con la mente libera si possono fare meraviglie. Non mi aspettavo il ko col Renate, la vera sorpresa di inizio stagione e che ha un portiere che sta parando anche i sassi. Il Pordenone è in grossa difficoltà, col Padova ha giocato bene, ma alla lunga le carenze d’organico rispetto all’anno scorso e soprattutto gli infortuni stanno rivelandosi una zavorra. Provate voi a togliere i quattro migliori giocatori alle pretendenti alla promozione e poi magari molti degli attuali equilibri verrebbero rivisti. Sta risalendo la Feralpisalò, che continuo a ritenere una delle squadre più attrezzate per il salto di qualità, sta crollando il Bassano che paga un mercato al ribasso e le scorie della passata stagione all’interno dello spogliatoio. Perché nella mente di diversi protagonisti si sono create ansie e insicurezze che Giuseppe Magi non è riuscito a diradare.
Un pensiero a parte merita il Vicenza. Ha perso (male) a Santarcangelo con un modulo senza capo né coda se guardiamo alle caratteristiche dei giocatori della rosa. Comi e Ferrari assieme possono giocare, ma Bianchi centrale difensivo, Di Molfetta esterno di un centrocampo a cinque e De Giorgio mezzala non si possono proprio vedere. Se si cercano alternative tattiche allora il 4-2-3-1 o un 4-4-2 pure possono avere un minimo di senso pur con Romizi da adattare, ma il 3-5-2 è un abito che con questa rosa proprio non calza. Continuo però a pensare che i problemi biancorossi siano in gran parte societari più che tecnici. C’è stato l’attesissimo closing (o quantomeno qualcosa che ci assomiglia moltissimo) e, a distanza di sette mesi dalla prima manifestazione d’interesse, Boreas Capital è salita sul ponte di comando. Il futuro, però, resta un gigantesco punto interrogativo. I debiti sono tornati ad aumentare e sono di 14 milioni, la conferenza stampa di oggi non ha chiarito praticamente nulla, né (a mio parere) ha portato elementi di discontinuità rispetto all’opinione che ho dall’inizio di questa vicenda. Sul club e sulle prospettive stagionali rimangono parecchie zone d’ombra e non resta che attendere per capire se, dopo tanti anni bui, il futuro di una società così gloriosa come il Vicenza possa essere meno cupo di quanto al momento non appaia. Resta un mistero la posizione di Alfredo Pastorelli, le cui mosse apparentemente indecifrabili, in realtà un senso potrebbero avercelo eccome. Nelle prossime settimane ne sapremo sicuramente qualcosa di più.
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