Luna park Venezia, ricchi premi e cotillon: e la A non è un sogno. Ma sull’Olimpo del calcio c’è posto per tante…
martedì 7 Novembre 2017 - Ore 07:57 - Autore: Dimitri Canello
Avanti, c’è posto. In rigoroso ordine meritocratico sgomitano in tante per accaparrarsi la copertina della settimana. Venezia, Chievo, Triestina, Vicenza e Mestre, con tanti applausi per tutti, sono autorevolissime candidate e scegliere non è facile. Dietro la lavagna, invece, finiscono in tre: Verona, Bassano e Pordenone, la prima una vecchia conoscenza di questo disastroso inizio di stagione in Serie A, la seconda ad annaspare dopo una partenza promettente, la terza una new – entry assoluta, visto che si tratta del primo stop stagionale di un campionato per il resto esemplare.
Fra tutte le candidate scegliamo il Venezia, perché siamo fermamente convinti che la clamorosa impresa di compiere il triplo salto, mai riuscita prima d’ora a nessuno, non sia una chimera. Lo dicevamo a inizio stagione, ribadiamo anche adesso, dopo lo squillo di Brescia. In un campionato così equilibrato e livellato, il dovere è quello quantomeno di provarci. Poi, se non si riuscirà, nessuno potrà sollevare la benché minima obiezione. La mentalità vincente che Inzaghi ha trasmesso ai suoi ragazzi permette imprese da cornice. E, chissà, le imprese che per adesso spingono il Venezia al terzo posto in classifica, oltre ad aumentare l’autostima dei giocatori, potrebbero regalare in primavera un sogno adesso innominabile. Perché, nonostante il pessimismo cosmico di certe previsioni, crederci fino in fondo in un campionato del genere, dove anche le virgole fanno la differenza, è quasi un obbligo. Al Rigamonti sembra di stare alle giostre, il luna park che anima il pomeriggio bresciano porta con sé tutto: ricchi premi e cotillon, cavalli da corsa, ruota panoramica e ottovolante e pure gli autoscontri in un convulso quanto memorabile finale.
Andiamo avanti e passiamo al Chievo. Il Napoli, come ha giustamente fatto notare Rolando Maran nel dopogara, viaggiava con una media di oltre tre gol segnati a partita. Una macchina da gol semplicemente mostruosa, che però si è fermata al Bentegodi. Per merito di Sorrentino, che si è rialzato dopo che sembrava in caduta libera e ha sfoderato una prestazione degna dei bei tempi, parando tutto il possibile e anche di più. E ci sono pure i demeriti di Sarri, un bravissimo allenatore e che ha portato idee e pure qualcosa di nuovo in un calcio in cui sembrava di aver visto tutto e il contrario di tutto. Ma che non concepisce la parola turnover, lasciando ammuffire in panchina attaccanti come Giaccherini e Ounas che meriterebbero, almeno ogni tanto, qualche gettone-presenza. Ma il Chievo, dopo aver preso sberle a destra e a manca, si è rialzato, confermando che i timori espressi da qualcuno erano del tutto ingiustificati.
Poi la Triestina. Che sfodera una prestazione monstre a Pordenone, ripetendo il blitz di Vicenza. Dopo il tris del Menti, il poker al Bottecchia, con un attacco che viaggia a ritmi sensazionali. La qualità della rosa è molto buona dalla cintola in su, dietro manca qualcosa, ma non è detto che non si possa intervenire a gennaio per tamponare, correggere, aggiustare. E, chissà, magari giocarsi le proprie chance nella roulette russa dei playoff.
Ecco il Vicenza. In una situazione che definire di caos è dire poco si rialza dopo aver sfiorato il baratro con la Sambendettese, risollevandosi assieme al suo allenatore. Prima esonerato e poi rimesso in sella e poi miracolosamente illeso. Colombo è una brava persona e un bravo tecnico, chi lo conosce dice che va in difficoltà solo quando deve gestire le pressioni e in una situazione come quella vicentina non è certo semplice districarsi fra le liane della giungla. Almeno fino a quando non verrà fatta chiarezza societaria. L’ho scritto tante volte e lo ribadisco. L’organico biancorosso è di assoluto livello, ci saranno magari alcune lacune, ma nessuna delle pretendenti alla promozione (Padova compreso) mi sembra esente da difetti. Niente, insomma, che non si possa correggere a gennaio, i problemi veri albergano nella stanza dei bottoni. Adesso che Vi.Fin sembra essersi decisa di cedere a Boreas Capital dopo quasi sette mesi di trattative (ricordate bene, si cominciò ad aprile!), ecco Fabio Sanfilippo a minacciare azioni legali per un precontratto firmato e per un credito che il politico piemontese sostiene, documenti alla mano, gli sia stato ceduto da Franchetto. In una situazione simile dire con certezza che il closing si farà è ancora un azzardo. Fino al 13 novembre (e forse anche oltre) sarebbe bene aspettare con prudenza gli eventi, anche se tutti i segnali convergono verso il lussemburgo (o verso l’Arabia?). Che poi cedere a Boreas sia l’opzione migliore per il futuro del Vicenza chi scrive non lo pensa minimamente, ma i fatti dimostreranno se la posizione assunta in merito sia giusta o sbagliata.
Applausi convinti al Mestre. Mette sotto il Pordenone e gli strappa il pareggio, duella ad armi pari con la Feralpisalò e sfiora la vittoria, ora batte pure il Bassano. E attenzione, perché il derby con il Padova tutto è fuorché scontato, Zironelli sta facendo un lavoro meraviglioso e si è tolto pure un altro sassolino, andando a battere quel Bassano che cinque anni fa lo aveva scartato come possibile guida della prima squadra.
Dietro la lavagna c’è il solito Verona. Perde pure a Cagliari, Pecchia sarà sfortunato, ma ogni volta che toglie Pazzini perde. E anche alla Sardegna Arena è andata così. Esce Pazzini e segna Faragò, un caso? Una volta può anche essere, due pure, alla terza c’è da farsi qualche legittima domanda. Ora: ridurre i problemi dell’Hellas alle sostituzioni di Pazzini e ai problemi con Pecchia sarebbe riduttivo e superficiale, ma andando avanti così in riva all’Adige può finire soltanto in un modo e cioè con la retrocessione in Serie B. Sinora è arrivato un solo successo, contro il Benevento in dieci, oltre a tre pareggi stentati. Poi sempre disco rosso e tanti errori di gestione di Pecchia, che non ha materiale eccelso, ma che di sicuro non lo lavora al meglio. Fusco dice che non cambierà l’allenatore, forse perché dovrebbe sconfessare pure una campagna acquisti molto deficitaria, non soltanto per colpe proprie. Auguri di pronta guarigione, ma non sarà facile.
Il Pordenone da qualche settimana arrancava, aveva messo in fila una serie di pareggi, alcuni dei quali molto tirati e ha perso Gerardi per infortunio e Stefani per squalifica. La squadra è più debole rispetto all’anno scorso, se la può giocare, ma se cominciano a venir meno i cardini del progetto va in difficoltà. E potrebbe averne anche domani nel turno infrasettimanale, perché non ci sarà Silvestro e soprattutto neppure Burrai. Poi c’è il Bassano che, fateci caso, dallo sfogo di Magi contro una parte del pubblico in occasione dei mugugni della partita con la Triestina, ha sempre perso. Anche qui, solo un caso? Lecito dubitare, così com’è lecito dubitare che la soluzione sia quella di cambiare allenatore. Lo scorso anno non portò a nulla, si può ragionare e studiare vie alternative. In attesa del mercato di gennaio, che non è vicino, ma nemmeno poi lontanissimo. E ne vedremo sicuramente delle belle, si spera migliori del pasticcio – Modena. Una pagina nera di cui il governo del calcio deve prendere atto e fare presto mea culpa, evitando che certe scene da campi parrocchiali si ripetano ancora in un campionato professionistico.
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