Var anche nelle categorie inferiori e paracadute alla rovescia: Udine e Vicenza, quando la società fa la differenza
martedì 31 Ottobre 2017 - Ore 18:21 - Autore: Dimitri Canello
Un turno (e un derby) infrasettimanale di A e di B, un altro weekend intenso e tanti pareggi, ma anche tante sconfitte fragorose. Il mappamondo triveneto non tradisce mai e di spunti ne offre a getto continuo. L’ultimo ieri sera, con il posticipo del Bentegodi fra Verona e Inter, concluso con la terza sconfitta consecutiva dell’Hellas e con la contestazione della curva nei confronti di Fabio Pecchia, con uno striscione tanto eloquente quanto condiviso da gran parte della tifoseria. Pecchia dice di “lavorare da 15 mesi con i fucili puntati addosso” e rivendica “la promozione in Serie A”, peccato che dimentichi come questa è stata ottenuta. All’ultima giornata, con un potenziale largamente superiore alla concorrenza, con molti più soldi investiti e con tanti, troppi affanni. Giampaolo Pazzini resta il grande equivoco di fondo, quel contratto quinquennale firmato a suo tempo grida ancora vendetta, ma una gestione del genere lascia esterrefatti. Persino un opinionista pacato come Angelo Di Livio ieri a Mediaset ha fatto notare a Pecchia che “con il Pazzo la squadra è salita di 20 metri”. Di sicuro non può essere l’unico argomento di discussione, ma ribadiamo come l’opinione di tecnici, addetti ai lavori e tifosi sia sostanzialmente unanime sull’allenatore: mai vista tanta convergenza “negativa” in tal senso e un motivo dovrà pur esserci. Difficile pensare che siano tutti visionari o incompetenti.
L’Udinese estrae il coniglio Barak dal cilindro, ennesimo capolavoro di un team gestionale che continua a sfornare miracoli e batte l’Atalanta anche grazie a un quarantenne. Arzillo e da applaudire come Albano Bizzarri, che para un rigore decisivo e che si prende di forza la porta ai danni di Simone Scuffet. Il Chievo inanella due ko consecutivi, Sorrentino conferma di essere l’ombra del bel portiere che fu e il passaggio di consegne fra zoccolo duro e nuove leve porta con sé qualche prevedibile difficoltà. Eppure sul Chievo i dubbi restano pochi e facilmente dissipabili, quantomeno se si tratta di difendere con le unghie la massima serie.
In B più che gli allenatori bisognerebbe assumere trapezisti, perché il livellamento generale è impressionante, perché anche le virgole fanno la differenza e per questo le lamentele su episodi e arbitraggi si fanno sempre più insistenti. Il suggerimento è quello di estendere al più presto il Var anche alle categorie inferiori, le polemiche ci saranno sempre, ma almeno i casi più eclatanti non faranno più rumore come prima e nessuno potrà gridare al complotto. Il Venezia rallenta, il Cittadella accelera di nuovo, anche qui prima di stendere le prime sentenze bisognerà aspettare ancora diverse partite.
Equilibrio in B ed equilibrio anche in C. Rallentano a sorpresa Mestre e Triestina, frena ancora il Pordenone, che pareggia troppo e che stavolta si lamenta (con qualche ragione) dell’arbitraggio: non per l’espulsione (giusta) di Stefani, ma per un rigore che poteva starci e che non viene concesso. Destino inverso rispetto a quanto accaduto a Bergamo con l’Albinoleffe, anche in questo caso vale il discorso di cui sopra. Il Var anche nelle categorie inferiori eliminerebbe (diciamo in un buon 60-70%) i veleni. Lo scandalo Modena nel frattempo prosegue, il Padova riceve in dono tre punti che probabilmente evaporeranno (come quelli conquistati dalle avversarie) fra una decina di giorni e il Palazzo non ci fa certo una bella figura. Al di là delle dichiarazioni di rito, il governo del calcio dovrebbe farsi qualche domanda e trovare qualche risposta per evitare che scene simili si ripetano.
Brutta settimana a Vicenza e dintorni. A Bolzano crolla ancora Colombo, che viene di fatto esonerato e sfiduciato dopo il ko contro la sua ex squadra. Tutto deciso, dunque? In un mondo normale la risposta sarebbe affermativa. I precedenti, invece, suggeriscono un minimo di prudenza, soprattutto quando in passato non ci si è potuti fidare neppure di un comunicato ufficiale (leggi Manfredonia al settore giovanile). E infatti cosa succede? Lerda parte e arriva a Vicenza, per poi fare dietrofront, ennesima figuraccia di chi gestisce un club in totale spregio alla logica e al buon senso e a un qualsivoglia rispetto per chi tifa e soffre per i colori biancorossi. Mentre nubi nerissime si addensano sulla città del Palladio e i valori tecnici vengono prevedibilmente azzerati da quanto accade nella stanza dei bottoni, anche il ds Zocchi finisce ingiustamente ed improvvisamente stritolato da una situazione assurda. Vien da chiedersi, poi, con quale credibilità in uno scenario del genere il povero Colombo si presenterà all’appello di fronte alla squadra domenica per la partita contro la Sambenedettese. Non se la passa bene neppure il Bassano. Stefano Rosso bacchetta il Padova e mortifica i suoi con giudizi legittimi ma molto poco lusinghieri, poi però perde pure col Renate (che non è una meteora e che darà fastidio fino alla fine) e scopre che qualche conto non torna neppure al quartier generale della Diesel.
Pensierino finale sul paracadute. Come giustamente ha fatto osservare più di qualche opinionista, così com’è concepito proprio non funziona. Bisognerebbe rovesciarlo e premiare, anziché chi retrocede, chi sale di categoria, evitando situazioni imbarazzanti e senza senso come quella di un Benevento che nulla c’entra con la massima serie. Dodici mesi fa era toccato al Pescara ripercorrere più o meno queste orme, prima ancora ad altri piccoli club che fanno capolino sull’Olimpo e si tolgono subito dopo di mezzo, quasi imbarazzati. Basterà perché qualcuno si accorga che serve qualche soluzione alternativa?
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