Il virus – Sannino si estende, gli sfoghi di Magi e Venturato e i tribunali virtuali: allenatori alla berlina
martedì 17 Ottobre 2017 - Ore 08:00 - Autore: Dimitri Canello
Ancora una volta la copertina della settimana va agli allenatori. Il virus – Sannino ha contagiato altri due protagonisti, stavolta a finire nella trappola della tensione di una conferenza post – partita che si alza di tono ecco Giuseppe Magi e, in misura minore, Roberto Venturato. Perché? Per motivi diversi, ma non troppo. A Bassano Magi sbotta e se la prende con quella parte di tifoseria che non si accontenta più del medio cabotaggio, che “pretende che si vinca 3-0 con la Triestina”. Giustamente dice Magi: “Dove sta scritto? La società non me l’ha chiesto”. L’equivoco di fondo è sempre la presenza dei Renzo Rosso, perché si pensa che la sua forza economica si riversi sulla squadra ed invece è così solo in minima parte. Si tratta di scelte assolutamente rispettabili, come quelle di Squinzi e Gabrielli, di Campedelli e di Pasini, il presidente della Feralpisalò. Imprenditori forti ed economicamente attrezzati che preferiscono investire in provincia, non intendono mettere a rischio le proprie aziende e scelgono la tranquillità dei piccoli centri, anziché le tensioni delle grandi piazze. A Cittadella Venturato perde una partita assurda con la Cremonese in undici contro nove, gli va di traverso una domanda su Iunco e il tecnico risponde ringhiando, come già aveva fatto a Novara in circostanze analoghe. Perché? Perché, nonostante abbia ottenuto una promozione dalla C alla B al primo tentativo, un sesto posto e un piazzamento playoff al secondo in cadetteria, sono in molti a storcere il naso per i suoi metodi: “Cambia tanto, cambia troppo”, dicono. L’ho pensato anche io, a volte, però bisognerebbe ricordarsi pure di quando (tante volte) ha avuto ragione pur rivoluzionando la formazione. È un modo per tenere tutti sulla corda e per coinvolgere tutti, sinora i risultati sono a suo favore. Chiaramente lo si può fare a Cittadella, dove c’è meno pressione e più tolleranza, basterebbe qualche frase formulata diversamente quando si perde e forse il quadro avrebbe altre tinte, altre luci, altre tonalità. Ma i social spopolano e hanno creato un ambiente tossico quasi ovunque. Prima certe chiacchiere rimanevano confinate fra un bicchiere di vino e quattro mura di un bar, adesso il bar si è spostato sul web, tutti hanno il diritto di parola e le parole pesano come pietre, scritte nero su bianco. Ecco perché, fra i vari motivi di insofferenza di chi allena, va aggiunto il tribunale virtuale di Facebook, dove niente viene perdonato e dove tutti vanno giù con la mannaia.
In Serie B c’è una classifica da far venire il mal di testa. Se l’Entella avesse battuto l’Empoli sarebbe passato dal quattordicesimo al primo posto, il che rende bene l’idea dell’equilibrio che regna sovrano. Per questo dico che Venezia e Cittadella ci devono provare fino alla fine, perché la differenza al tirar delle somme rispetto alle prime carrozze della locomotiva che porta in A non è poi così marcata. Per adesso le sentenze vanno sospese, ma prendiamo atto che la sterilità offensiva del Venezia delle prime giornate, per esempio, è solo un ricordo e che Inzaghi ha già trovato la quadratura del cerchio.
In Serie C menzione speciale per il Mestre, che batte anche la Reggiana e che, pur senza stadio e costretto costantemente a salire in pullman con la valigia sempre in mano, riesce a sfoderare prestazioni eccellenti con un gioco da vetrina, forse il più bello del girone sino a questo momento. Complimenti a Zironelli, che sta dimostrando di essere arrivato in questa categoria nel momento giusto e con pieno merito. Cade il Padova, ancora una volta incapace di compiere il salto di qualità quando si tratta di imboccare il bivio giusto, ma tutto sommato la sconfitta di Teramo fa danni limitati. Davanti frenano tutte, la Triestina impone il pari al Bassano, frena pure il Pordenone che pareggia a Bergamo contro un Albinoleffe coriaceo e a cui manca un gol regolare annullato per fuorigioco che non c’è. Proteste vibrate in campo, garbate nel dopo gara. Apprezzabile lo stile di Alvini, da sottolineare ancora una volta il lavoro di Colucci. Ha preso in mano un’eredità pesantissima, quella di Tedino e nessuno pare essersi accorto che la macchina funziona ancora benissimo. Al Gala del Calcio Triveneto c’è stato un plebiscito nei pronostici per i neroverdi per la B, di sicuro il Pordenone lotterà fino alla fine, perché è solido e gioca bene. Occhio, però, al problema stadio, perché dal prossimo anno i velodromi come il Bottecchia e il Mecchia, per i nuovi regolamenti, saranno fuorilegge e che bisognerà studiare soluzioni alternative. Ne riparleremo.
Il Vicenza pareggia a Fermo e improvvisamente Colombo finisce alla berlina: fino a tre settimane fa tutti a lodarlo, sono bastati il ko di Reggio Emilia e il pari al Recchioni per farlo diventare inadeguato, incapace, da cacciare. Schizofrenia pura, quando i problemi biancorossi sono ben altri, sono sempre i soliti e albergano nella stanza dei bottoni. Le schermaglie continuano, la tendenza a usare Facebook persino per trattare una società di calcio pure, per favore pietà. E magari sarebbe opportuno almeno su quest’ultimo fronte un po’ di silenzio, se davvero si vogliono fare le cose fatte bene. Fermo restando che si è sempre in attesa di ricevere chiarimenti da Marco Franchetto, imprenditore che ha fatto tanto per questi colori e che, tuttavia, dovrebbe spiegare pubblicamente cosa è cambiato dal 10 luglio ad oggi con Boreas Capital. Prima seria, solida, con un futuro roseo, oggi non più. Perché? Ci auguriamo che Franchetto o chi per esso spieghi. Altrimenti è normale che la gente si senta presa in giro.
Scrivo dopo il posticipo Verona – Benevento, per chi lo ha visto uno spot alla rovescia per la Serie A. Un gol in novanta minuti, una fatica immane per l’Hellas per battere un avversario in dieci per un’ora che si avvia a battere tutti i record negativi della Serie A. Basti pensare che nessuno sinora aveva fatto peggio di Baroni, pure all’esordio sull’Olimpo. Ci auguriamo che chi di dovere abbia preso nota e capisca che bisogna lavorare seriamente per ridurre il numero di squadre presenti nella massima serie. Pecchia respira, si è preso quattro punti in due partite e ha allontanato per ora lo spettro dell’esonero. Le perplessità sul suo conto, invece, restano tutte. Il Chievo galleggia come sempre ben lontano dalla zona salvezza, pareggia a Reggio Emilia col Sassuolo e si avvia a grandi passi verso il consolidamento della sua posizione in A. E fa bene Campedelli ad arrabbiarsi quando si parla ancora di favola. Date un’occhiata al numero di campionati nella massima serie dei gialloblù e, ad esempio, a quelli del Padova e vi accorgerete che la storia non è immutabile. Infine l’Udinese, che scivola a Firenze e che aspetta una Juventus indiavolata dopo il ko con la Lazio. Si salvi chi può.
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