Padova e Triestina, c’è posta dall’America. Vicenza, manca qualcosa (parte due). Venezia, due reparti su tre vanno alla grande: si può sperare. Trento sprint, Verona-Como, trova le differenze
mercoledì 19 Marzo 2025 - Ore 00:24 - Autore: Dimitri Canello
Può sembrare paradossale, ma la salvezza per la Triestina americana dopo i disastri di metà marzo e il mancato pagamento di Irpef e Inps, può arrivare… ancora dall’America. L’Alabarda a stelle e strisce che boccheggia dietro le quinte e che sul campo regala un’altra prova di maturità nello scontro ansiogeno contro la Pro Patria avvicinandosi alla salvezza sul campo, potrebbe ricevere l’ancora di salvataggio decisiva per rimanere in piedi ancora una volta dagli Stati Uniti. Sì, perché dopo aver trattato a lungo con un gruppo svizzero nei giorni scorsi, un altro gruppo americano, a quanto pare molto serio, sembrerebbe disposto ad assumere il controllo, non della Triestina, ma di Lbk Capital, ossia del fondo che acquisì la proprietà dell’Alabarda nell’estate del 2023. Molte cose sono successe nel frattempo e Ben Rosenzweig, in tutta evidenza, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza a guidare un club così prestigioso e storico non solo per il Nord Est, ma per tutto il calcio italiano. Troppi errori, gestioni mediatiche imbarazzanti e, visto che il presidente è lui, è lui a doversi fare da parte per il bene di tutti. Non è andata meglio a Sebastiano Stella, che ha messo in fila una serie di topiche notevoli, confermando i dubbi che esistevano sul suo conto a gestire un ruolo tanto determinante come quello di Ceo. Semplicemente, non è cosa per lui, per mandare avanti la Triestina serve gente all’altezza di una governance del club, che merita rispetto e non sciatteria e pressapochismo. La salvezza può arrivare dall’America e dal tanto vituperato e controverso Alex Menta, che ha molto da farsi perdonare, ma che è l’unico ad avere i contatti per evitare il peggio e per dare un senso a quasi due anni vissuti pericolosamente sulle montagne russe. E’ lui, infatti, a tessere la tela con questo gruppo imprenditoriale americano che sta trattando con Rosenzweig la sua uscita di scena. A Trieste, inutile dirlo, sperano di non dover assistere a metà aprile a un drammatico epilogo che sarebbe catastrofico a tutti i livelli. Non concediamo cambiali in bianco a nessuno, nel senso che prima di dire che davvero finirà bene attendiamo che gli eventi facciano il proprio corso. E solo dopo, eventualmente, diremo la nostra. Chi ha tirato fuori tanti soldi, al di là di tutti gli errori, un po’ di credito ce l’ha e, dunque, attendiamo di capire cosa succederà.
Ma l’America potrebbe essere nel futuro anche del Padova. Nella settimana in cui la squadra fa un giro panoramico all’inferno con biglietto di ritorno e un saliscendi da brivido nel corso di Padova-Pergolettese (al 45′ per la prima volta dall’inizio dell’anno il Vicenza era davanti di un punto, al 90′ la capolista è tornata ad avere quattro punti di vantaggio), dietro le quinte molte cose stanno accadendo. Il presidente Francesco Peghin ha smentito categoricamente che il Padova sia in vendita, Oughoourlian quando è sbarcato a Padova da un lato è sembrato voler continuare la sua avventura, dall’altro ha dispensato bacchettate a tutti quelli che lo circondano nella città del Santo, come chi si vuole togliere molti sassolini prima di uscire di scena. Secondo alcuni andrà avanti, secondo altri ha già deciso di cedere. Da mesi scriviamo che di acquirenti interessati a rilevare il pacchetto di maggioranza del Padova ce n’è più di uno. Il più serio è un gruppo di tre imprenditori americani, il cui capofila è originario di Firenze, ha una moglie trevigiana e ha base a Washington D.C. per la sua attività. Il gruppo ha disponibilità economiche rilevanti, è già inserito nel mondo del football e dello sport americano, è intenzionato, se l’affare andrà in porto, a investire sullo stadio Euganeo per rifarlo completamente e sul centro sportivo. Non solo, ma l’acquirente potenziale è in città in questi giorni e ora tocca a Oughourlian decidere. Venderà il Padova o rilancerà? Nei prossimi giorni sapremo, ma la buona notizia, se mai ce ne fosse stato il bisogno è che, se Oughourlian dovesse decidere di lasciare, il Padova continuerà ad esistere, con progetti di crescita interessanti. Una notizia rassicurante, che non deve destabilizzare, ma deve anzi far comprendere come il club abbia ancora un’attrattiva, nonostante negli ultimi 30 anni abbia navigato troppo in terza serie e poco nelle categorie più nobili a cui era più abituato nei 60 anni di storia precedente.
Il duello col Vicenza oggi e alla data attuale, pende più verso la città del Santo. L’acquisto di Cristian Buonaiuto, come già avevamo avuto modo di sottolineare, può spostare gli equilibri, mentre il Vicenza ogni volta che arriva vicino al traguardo, costantemente non riesce a fare il salto di qualità. In tutta evidenza, ribadiamo quanto già scritto una settimana fa, manca qualcosa. Fateci caso. E’ sceso a -3 e la settimana successiva ha tradito con una prestazione scialba e insufficiente a Salò, ha avuto il derby in mano e si è fatto raggiungere al 94′ gestendo malissimo il possesso palla sull’ultima punizione, è sceso nuovamente a -2 dopo aver battuto il Novara, a Lecco è andato in vantaggio con un pizzico di fortuna. Ci si sarebbe aspettati che scoprire negli spogliatoi che il Padova perdeva e che per la prima volta si era davanti in classifica avrebbe messo le ali alla squadra. Nulla di tutto questo. Nel secondo tempo praticamente non si è tirato in porta e il Lecco ha, anzi, ottenuto il pareggio, acuendo la sensazione che il Vicenza non riesca a completare l’opera ogni volta che gli si presenta davanti l’opportunità per farlo. Manca personalità, forse, manca lucidità, manca la “garra” per fare il salto e mettere la freccia. Il risultato dell’avversario non si può controllare, ma il proprio rendimento e il modo in cui si gestiscono le partite soprattutto in trasferta sì. Mancano sei giornate e il tempo per smentire questa tendenza è sempre meno. Ora, davvero, non si dovrà più sbagliare se si vuole il primo posto e potrebbe anche non bastare.
Il Trento, nel frattempo, è tornato a correre. Prima ha battuto la Virtus Verona al Gavagnin, un risultato eclatante contro un avversario che era forse la squadra più in forma del campionato. Poi si è ripetuto contro l’Alcione Milano, giocando un ottimo primo tempo e risultando meno brillante paradossalmente quando è rimasto in superiorità numerica. Fatto sta che i gialloblù hanno concesso il bis, scoprendo una nuova solidità difensiva grazie anche al ritorno di Barison assieme a Cappelletti e all’affidabilità di un ottimo Maffei, che si è preso la fascia sinistra con grande personalità. Insomma, il Trento sta bene, è quarto in classifica e, nel momento di massima pressione stagionale, ha dato risposte molto convincenti. A volte una stagione è fatta di bivi, se imbocchi quello giusto tutto ti sorride, altrimenti entri in un vicolo cieco e rischi di buttare via tutto il lavoro fatto sino a quel momento. In coda l’Union Clodiense sta affondando sotto mille incongruenze ed errori probabilmente dovuti all’inesperienza della categoria. La retrocessione sembra inevitabile, mentre il Caldiero Terme sta lottando con il coltello fra i denti e proverà fino alla fine ad evitare il ritorno in Serie D, così come sta provando a fare il Legnago. L’Arzignano sogna i playoff ed è a un solo punto dalla decima piazza. Può concludere alla grande una stagione iniziata malissimo e che può finire quasi come in un sogno.
Il Venezia ha aumentato le proprie certezze dopo il mercato di gennaio. In porta l’infortunio di Stankovic poteva rappresentare una mazzata durissima da assorbire, forse un colpo letale. Invece il ds Filippo Antonelli ha scovato l’idea giusta, qualcosa che poteva assomigliare a un azzardo e che invece sta dando risultati eccellenti. Ionut Radu era in uno di quei momenti in cui la carriera può prendere una direzione e destinarti all’oblio, oppure un’altra direzione e offrirti il riscatto. Era ricordato solo per i disastri di Bologna che costarono lo scudetto all’Inter, sta dimostrando sul campo di avere molto da dare. Ha ottimi fondamentali, una buona reattività, ha subito un gol in quattro partite, rimanendo con la porta inviolata con Lazio, Atalanta e Napoli, tre big che non sono riuscite a fargli gol. Merito anche di un reparto che oggi è solido, roccioso, affidabile. Candé ha avuto un impatto notevolissimo, Schingtienne si è preso una maglia da titolare e Idzes è diventato una certezza. Radu subisce pochissimi gol perché davanti ha una difesa che a inizio anno non dico fosse la banda del buco ma quasi e che oggi invece è una delle più difficili della A da superare. Questo perché anche il centrocampo è decollato. Kike Perez ha confermato tutte le sue qualità e ha dato quel dinamismo che mancava in mezzo a tanto equilibrio, Zerbin è spesso fra i migliori. Insomma, porta, difesa e centrocampo funzionano alla grande e sono migliorati. Stankovic ne avrà ancora per un mese e mezzo minimo, ma può recuperare senza fretta con un Radu così. Il vero peccato è non essere riusciti a sostituire adeguatamente Pohjanpalo. Come già ho avuto modo di scrivere, Shomurodov sarebbe stato un ottimo innesto, così come Yaremchuk e, tecnicamente parlando, avrei rischiato la puntata pure con Ben Yedder. Non è arrivato nessuno di loro e ci si è dovuti accontentare di quelli che, in tutta evidenza, sono stati dei ripieghi. Fila ha qualità ma è giovane e acerbo. Se si dovesse retrocedere sono convinto che in B farebbe bene, mentre Maric non ha mai dato la sensazione di poter essere un attaccante determinante in Serie A. Basterà tutto questo per salvarsi? Le percentuali di riuscita dell’impresa, diciamolo chiaramente, sono basse, eppure gli impegni proibitivi stanno finendo e, dopo il Bologna al Penzo, arriveranno partite alla portata e scontri diretti. Con i pareggi si rimane a galla ma prima o dopo si affonda, per salvarsi ci vogliono le vittorie. Sembra una cantilena, ma è davvero così.
Il Verona, ormai è evidente a tutti, si salverà. Ogni volta che ha avuto le spalle al muro si è sempre rialzato. Sempre. Anche a Udine era una partita non dico da dentro o fuori ma sicuramente molto importante e: a) la difesa più perforata del campionato è rimasta imbattuta; b) Duda ha sfornato un capolavoro su punizione; c) è arrivato un altro successo pesantissimo; d) Zanetti ha gli stessi punti del tanto celebrato Fabregas, che spendendo oltre 90 milioni sul mercato, dal punto di vista squisitamente numerico non ha fatto meglio di chi ha fatto le nozze coi fichi secchi sia in estate che a gennaio. Se salvezza sarà, andranno dati i giusti meriti non solo a Sogliano, capace di scovare talenti ovunque a basso prezzo, ma anche a un allenatore che pare aver trovato la sua dimensione nell’anno più difficile. Che ha vissuto giornate nerissime, ma che è sempre rimasto in piedi, sostenuto adeguatamente da una società che non lo ha mai lasciato da solo, resistendo alla tentazione di esonerarlo quando praticamente lo aveva fatto.
Postilla finale per la Serie B. Ho visto Cittadella-Sassuolo e non c’è stata partita, al di là del punteggio finale che potrebbe ingannare. Troppo forte la corazzata neroverde, che ha giochicchiato per 90 minuti, troppo leziosa persino nei momenti in cui sarebbe servito piazzare i colpi giusti. Invece, specchiandosi troppo nel proprio talento, il Sassuolo ha rischiato persino di pareggiare una partita che aveva dominato in lungo e in largo. Per il Cittadella è arrivata la seconda sconfitta casalinga consecutiva e la classifica si è fatta nuovamente più cupa, con la zona pericolo di nuovo a una sola lunghezza. Un passetto più su sta il Südtirol, beffato dalla Carrarese nel finale. C’è ancora da soffrire per entrambe, anche se ribadiamo la nostra convinzione: dovessimo giocarci qualcosa al tavolo da gioco, scommetteremmo sulla salvezza di entrambe. Sono due squadre da battaglia, che possono arrivare in fondo salvando la pelle, in un modo o nell’altro
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