Quello scempio arbitrale al Castellani. Verona-Venezia, panchine che scottano. Südtirol-Cittadella, il peso delle scelte. Padova-Vicenza, il duello infinito. Trieste, una virata netta per cancellare un horror movie. Trento, che meraviglia!
martedì 26 Novembre 2024 - Ore 23:20 - Autore: Dimitri Canello
Di temi di cui discutere questa settimana ce ne sono davvero tantissimi, in tutte e tre le categorie professionistiche che seguiamo. Apro con Empoli e dal mani di Cacace sul tiro di Lucca che sarebbe valso un sacrosanto rigore all’Udinese. Penso che un errore macroscopico simile non sia accettabile. Credo alla buonafede di chi dirige, ma in questo caso dire che mi sorgono dubbi è poco: se anche l’arbitro non lo avesse visto, il Var non può non aver posto rimedio a uno scempio simile. Non lo ha fatto, quindi qualcuno dovrebbe spiegare perché. Ovviamente non avremo mai la risposta giusta e allora, scusate, visti tutti gli episodi che continuano ad accadere a tutte le latitudini se dovesse presto sollevarsi un polverone non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi. Chi mi legge sa che non amo parlare degli episodi arbitrali, se non di quelli eclatanti. Siccome mi rendo conto io stesso che i casi si stanno cominciando a sommare anche nei miei scritti, ne traggo le dovute conseguenze. Fa bene Runjaic a lamentarsi, lo aveva già fatto Nani nelle precedenti puntate e gli episodi sono sospetti stanno cominciando ad essere un po’ troppi. Sul campo la squadra interrompe la striscia negativa con un pari al Castellani. Non è molto, ma quantomeno aiuta e adesso non si potrà sbagliare nel weekend prossimo col Genoa per evitare di tornare a contatto con la zona pericolo.
Allarme rosso a Verona e a Venezia, dove Paolo Zanetti ed Eusebio Di Francesco sono a rischio esonero. Il Verona è crollato di nuovo, dopo essere stato travolto a Bergamo, ne ha presi cinque in un tempo e deve ringraziare l’Inter per essersi fermata nella ripresa, evitando una Caporetto storica. Squadra senza capo né coda, demolita sia tatticamente che strutturalmente, ma anche fisicamente, da un avversario sì più forte, ma che ha fatto quello che ha voluto. Non ha funzionato il tentativo di Zanetti di mettersi a specchio dei nerazzurri, anzi la squadra è parsa snaturata e priva dei consueti riferimenti. La speranza per i tifosi gialloblù è che di solito quando l’Hellas ha le spalle al muro, riesce spesso a risorgere, come l’Araba Fenice. Sarà così anche a Cagliari? Va persino peggio a Venezia. La squadra è ultima in classifica, avrebbe dovuto fare almeno quattro punti fra Parma e Lecce per dare un senso al calendario e invece si ritrova con zero punti, una contestazione della curva e con una panchina a dir poco traballante. La società ha confermato la fiducia a Di Francesco, ma certamente oggi c’è molto da dire su quello che sta succedendo. Primo: la campagna acquisti oggettivamente per ora ha fallito. Duncan è sotto la sufficienza, Schingtienne e Sagrado sono due scommesse perse alla data attuale, Yeboah dopo una buona partenza si è perso, Raimondo non ha avuto spazio e Oristanio fa tutto bene eccetto che segnare, non esattamente un dettaglio. L’unico ad aver viaggiato con un rendimento sempre sopra la sufficienza resta Nicolussi Caviglia. Secondo: se decidi di giocare con un pressing costante, scambi sullo stretto, a mille all’ora con continue sovrapposizioni, non puoi pretendere che la squadra regga tutta, nei suoi undici, fino al 90′. Appena Giampaolo ha cambiato inserendo Rebic e Jean, la partita è cambiata, il Venezia è rimasto prima sorpreso e poi stordito, con cambi tardivi che non hanno dato alcun risultato. Si dirà: d’accordo ma il materiale umano è quello che è. Vero anche questo, ma con i complimenti e le occasioni mancate non ci si salva. Insomma, tocca a Di Francesco riprendersi il Venezia, studiando le contromisure necessarie per far rendere la squadra al massimo delle sue potenzialità . Se poi anche quest’ultimo tentativo non dovesse andare a buon fine probabilmente ci sarà soltanto una strada da percorrere. Quella di un cambio in panchina, reso inevitabile da un ultimo posto che se oggi appare ancora rimediabile, dopo un altro ko peserebbe come un macigno sul morale e sulle prospettive della squadra.
In Serie B piove, anzi grandina, su Südtirol e Cittadella. Visto che Zaffaroni (al quale ribadiamo la nostra stima totale) ha cominciato con il piede sbagliato perdendo due partite consecutivamente, verrebbe da riproporre lo stesso quesito che abbiamo posto al momento dell’esonero di Valente. Siamo sicuri che, con tutti gli allenatori che si sono alternati in questi anni sulla panchina biancorossa, il problema sia davvero in panchina? Il nostro consiglio ai vertici del club è, in tutta franchezza, quello di guardare altrove, dove è facile immaginare. A Cittadella ribadiamo, al contrario, tutte le nostre perplessità sulla scelta caduta su Alessandro Dal Canto per sostituire Edoardo Gorini. Stefano Marchetti si è guadagnato un credito talmente ampio in questi anni da non poter certo finire sul banco degli imputati come qualcuno suggerisce. La filosofia è rimasta sempre la stessa, il budget economico l’ultimo della categoria, gli acquisti sono in linea con quelli degli altri anni. ça perplessità riguarda il tecnico. Quali meriti ha Dal Canto per sedere dov’è? Abbiamo seguito la sua carriera e onestamente ci sfuggono. In queste prime partite, peraltro, non c’è stato alcun segnale che ci abbia fatto cambiare idea. Su Capradossi sospendiamo il giudizio e attendiamo di capire quello che potrà dare a questa squadra dopo tanti mesi di naftalina. Come ha spiegato un noto direttore sportivo, “se qualcuno rimane svincolato per troppo tempo, un motivo c’è sempre”…
Mentre scriviamo a Trieste è appena andata in scena un’autentica rivoluzione. Daniele Delli Carri è diventato il nuovo direttore sportivo della Triestina e ha subito completato una virata di 360 gradi, riportando Attilio Tesser sul ponte di comando al posto di Pep Clotet. Una doppia scelta giusta (finalmente!). Le parti si sono incontrate oggi pomeriggio, ci sono state delle richieste, pochi minuti fa è arrivato il sì. Dal suo arrivo a Trieste, Clotet ha dato poco o nulla, non ha vinto neppure una partita, è rimasto coinvolto nel marasma e la non gestione del gruppo da parte della società ha continuato a fare danni peggio della grandine. Ci sono giocatori a cui non frega nulla di quello che sta succedendo, altri sembrano in gita turistica, altri ancora si comportano come dopolavoristi. A scanso di equivoci: riteniamo Delli Carri un’ottima soluzione, così come la sarebbe stata Mattia Collauto. Ora, però, il dirigente foggiano deve essere messo nelle condizioni di poter lavorare e provare a rimediare a un marasma senza precedenti. I dati dicono che, fino a quando c’è stato Tesser in panchina le cose funzionavano e la squadra era terza in classifica, Delli Carri lo avrebbe voluto a Pescara e adesso con lui di nuovo in sella potrà riportare la Triestina lontana dai bassifondi di una classifica horror. Forse la Triestina vede finalmente la luce in fondo al tunnel dopo mesi da manicomio. Domenica c’è il Padova, che ha vinto anche a Lecco, con il solito copione. Gioco buonissimo, episodi che girano tutti a favore, un Fortin insuperabile e un attacco che, non appena può, colpisce senza pietà. Era un passaggio molto delicato della stagione, con il Vicenza tornato per una notte addirittura a -1 con due partite in più, ma il Padova ancora una volta l’ha superato brillantemente. Per ora quella di Andreoletti è una cavalcata trionfale, siamo quasi a dicembre e la squadra non accenna a dare segni di cedimento, nonostante chi sta dietro abbia messo insieme quattro vittorie consecutive. E’ anche una guerra di nervi, quella fra Padova e Vicenza, fatta di tanti piccoli particolari. Come il trittico Triestina-Atalanta-Union Clodiense che in una settimana fornirà un verdetto probabilmente determinante sulla volata promozione. Il Vicenza, si diceva. Ottimo per 45 minuti a Legnago contro un’Union Clodiense in grave difficoltà, irriconoscibile nel secondo tempo quando i granata hanno prima segnato rimettendo in piedi la partita. In conclusione: se il Vicenza è quello del primo tempo del Sandrini col Padova se la può quantomeno giocare, se è quello della ripresa le possibilità diminuiscono drasticamente. La chiave? I recuperi di Ronaldo (ormai imminente) e di Ferrari (bisognerà aspettare gennaio). Se tornano quelli pre-infortunio sono due rinforzi che potrebbero spostare gli equilibri. Sul Trento ormai sono finiti gli aggettivi: altro successo pieno, altra conferma che la squadra è stata costruita veramente bene, che è stato scelto un allenatore bravo e capace, che anche i sostituti funzionano e regalano certezze, che la dirigenza lavora bene e con criterio. Il quarto posto oggi è un punto di partenza per un bel futuro. Il Trento può davvero costruirsi qualcosa di grande, se non avrà fretta, se muoverà i passi nella giusta direzione. Una priorità è ricostruire il rapporto con i tifosi, creare una nuova generazione che si innamori dei gialloblù, dopo tante vicissitudini. Se lo meriterebbe davvero
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