Drake, cronaca di un salvataggio clamoroso in laguna. Venezia-Verona, dalla Coppa Italia allarmi da non sottovalutare. Padova, Mirabelli e quegli assurdi riferimenti alla discriminazione. Trieste: Menta, la B e i soliti dilemmi. Vicenza e quella mossa da non fallire
martedì 13 Agosto 2024 - Ore 00:37 - Autore: Dimitri Canello
La notizia della settimana è senza alcun dubbio la rivelazione di Gq Italia, che ha messo nero su bianco quanto in tanti dietro le quinte già avevano intuito. E cioè il clamoroso salvataggio del Venezia operato da uno dei rapper più famosi al mondo, quel Drake che fa il record di visualizzazioni online e che gestisce un vero e proprio impero musicale e mediatico, con varie ramificazioni. Dunque, Drake e i suoi uomini hanno messo sul piatto ben 40 milioni in neppure un mese che hanno salvato il Venezia dalla bancarotta. Diciamocelo chiaro e tondo, quando arrivò a gennaio la notizia del Ban Fifa solo un cieco poteva non vedere la gravità della situazione. Il Venezia boccheggiava, non fosse salito in Serie A sarebbe quasi certamente fallito con tanto di ripartenza dalla Serie D, fatto sta che alla fine questo non è successo. E il merito va ascritto al salvatore più impensabile, colui che ha portato in laguna il marchio Nocta (una costola di Nike), permettendo alla città più iconica del mondo di immaginare un futuro a cinque stelle. Il primo passo, difficilissimo, è stato compiuto, ossia quello di tornare in Serie A. Adesso resta la parte più importante e cioè riuscire a superare il secondo guado, quello di riuscire a salvare la categoria. Se il Venezia ci riesce, può smaltire l’ultima parte di quei folli contratti che hanno quasi colpito e affondato il club, consolidare il suo patrimonio, creare valore vero alla sua rosa, strutturarsi per diventare una realtà a tutti gli effetti da massima serie. Ci sono bivi, nella vita, in cui se imbocchi la strada giusta, ti si aprono autostrade, se imbocchi quella sbagliata, affondi e ti schianti. Il Venezia ha camminato lungo il precipizio per due anni, deve ringraziare Filippo Antonelli se ha salvato la pelle e, dal punto di vista tecnico, è stato creato un vero capolavoro. Dispiace che Vanoli, che sul campo ha compiuto una grande impresa, non abbia compreso quello che stava accadendo attorno a lui. Se n’è andato, a mio modo di vedere, nel modo sbagliato. Bastavano poche parole, bastava un po’ di eleganza e di riconoscenza in più. Nessuno gli avrebbe impedito di cambiare aria, ma l’uscita di scena non è stata delle migliori. Non parliamo di Tanner Tessman, al centro di un’estate sconcertante e di una telenovela stucchevole. Diciamolo chiaro e tondo, il centrocampista ha collezionato figuracce e adesso dovrà trovare una via d’uscita anche agli occhi di quelli che restano, fino a prova contraria, i suoi tifosi.
Nel frattempo sarà bene non sottovalutare quello che ha raccontato la prima ufficiale del Rigamonti. Calcio d’estate sì, ma i segnali sono stati inequivocabili. Dietro si balla il samba, che non è quello del tormentone di queste settimane di bella stagione, ma una danza tutt’altro che gradevole per i colori arancioneroverdi. Le attenuanti non mancano: le assenze non possono essere sottovalutate (Pohjanpalo, Busio, Oristanio, non esattamente tre giocatori qualunque), i meccanismi vanno oliati, ma se prendi tre gol da una squadra di B è evidente che qualcosa da rivedere ci sia, a una settimana dall’esordio in campionato. A tutto questo si aggiungono i rinforzi che dovranno essere acquistati da qui al 30 agosto: servono un difensore centrale, un esterno sinistro, un centrocampista e magari un altro giocatore offensivo. Anche qui, bisogna essere ciechi per non vedere gli equilibrismi di Antonelli, costretto a fare i conti con un budget ridotto, con ingaggi monstre da smaltire (Redan è andato, resta Haps, lo scoglio più difficile) e la voglia di creare valore. Solo che mi riesce difficile pensare che Doumbia sia già pronto per la A, mentre su Nicolussi Caviglia ho più di qualche dubbio che spero possa essere smentito in caso di arrivo (molto probabile, a quanto assicura Radio mercato). La Coppa Italia ha portato in dote anche un discreto carico di inquietudini non solo per il Venezia, ma anche per il Verona. Se prendere tre gol a Brescia non è certo l’ideale per presentarsi ai nastri di partenza della massima serie, anche scivolare in casa contro il Cesena neopromosso in Serie B non è certo un bel biglietto da visita. L’unico sorriso è stato Casper Tengstedt, l’ennesima scommessa di Sogliano che si è presentato gonfiando subito la rete. Il resto è un groviglio di buone intenzioni, che per ora non trovano il risultato sperato. Suslov è parso fuori condizione, Montipò ha la testa giusta per restare a Verona? E ancora: troppi giocatori fuori condizione e forse non sufficientemente sereni dal punto di vista mentale delle proprie potenzialità per presentarsi ai nastri di partenza con il piglio giusto. Non è finita, la campagna acquisti del Verona ed è giusto dare tempo a Zanetti. Allo stesso tempo, come per il Venezia, non bisogna sottovalutare certi segnali, altrimenti si rischia una falsa partenza e fra cinque giorni sarà già campionato.
Non volevo parlare ancora di Massimiliano Mirabelli, perché quello che dovevo dire l’ho detto e scritto in tutte le salse e si rischia di diventare sovrabbondanti. Ma quando leggo che si domanda se i tifosi padovani siano discriminanti nei suoi confronti per via delle sue origini, mi cadono davvero le braccia. A uscite avvilenti e a spiegazioni altrettanto fuori luogo ormai si è fatta tristemente l’abitudine, ma in questo caso quello che ho letto è davvero troppo. Ed è impossibile non rispondere. Mi verrebbe da rispondere, per esempio con un nome e un cognome: Mauro Meluso, calabrese come Mirabelli, amatissimo e rispettato a Padova e fautore della penultima promozione in B della storia biancoscudata. Poi mi verrebbe da rispondere Piero Aggradi, forse il dirigente più amato della storia del Padova. Ma scrivo e continuano a venirmi in mente altri nomi: Vincenzo Italiano, Aniello Cutolo, Giuseppe Galderisi, Carmine Parlato, Antonio Di Nardo. Cos’hanno in comune tutti questi nomi? Sono tutti meridionali, a Padova sono stati e sono amati, coccolati, rispettati e portati in trionfo. Mi fermo qui, mi sembra possa bastare. Per cui il ds eviti sparate imbarazzanti e, se ci riesce, provi a farsi un esame di coscienza, senza riempirsi la bocca solo della parola “plusvalenze”, dimenticandosi che i giocatori venduti a peso d’oro sono il frutto del lavoro di altri e non certo del suo lavoro. Di giocatori acquistati e rivenduti da Mirabelli non ce n’è neppure uno, almeno per ora. Uno potrebbe essere Bortolussi, per il quale la Triestina potrebbe offrire più del doppio rispetto a quanto fu pagato al Novara. Ma è chiaro che il Padova non vorrebbe rinforzare una diretta concorrente, per questo tre offerte sono state respinte, il tutto mentre il giocatore stuzzicato da un triennale a cifre ben più alte rispetto a quelle percepite al Padova tentenna e ondeggia (per forza, verrebbe da aggiungere). Chiudo l’argomento Padova con un pensiero personale: chi oggi dispensa lezioni di tifo e di giornalismo è lo stesso che difendeva a spada tratta il Cavalier Cestaro che ha condotto il Padova al camposanto calcistico oltre che alla sparizione dal calcio professionistico, che finge di non comprendere che sono passati cinque anni e che questa società, nonostante un sostegno totale e compatto dell’ambiente, non ha portato uno straccio di risultato anzi disgregando la tifoseria, che vorrebbe anestetizzare la piazza costringendola a rassegnarsi a un triste cabotaggio in terza serie. Le cifre parlano, gli almanacchi pure e, basta sfogliare qualche pagina e citare qualche cifra, Padova non è da Serie C e non dovrà mai rassegnarsi a esserlo.
Da Padova a Trieste. Il dibattito è sempre lo stesso. Alex Menta croce o delizia dell’Alabarda? A Venezia il suo operato resta difficile da giudicare: da un lato 9/11 della squadra titolare che ha conquistato la Serie A sono frutto di sue intuizioni, l’allenatore della promozione (Vanoli) l’aveva scelto lui, ci sono giocatori che hanno rappresentato plusvalenze importanti (Johnsen, per esempio). Ma ci sono anche alcuni abbagli, operazioni economicamente sanguinose che hanno messo quasi ko il club. Colpe sue dovute all’inesperienza, certamente, ma peggio ha fatto chi non ha messo un freno, pur potendolo fare, ossia Niederauer. Ha imparato la lezione Menta? Di certo non è uno sciocco. Il primo anno a Trieste è stato in chiaroscuro, tante cose buone, ma anche scelte sbagliate come l’esonero di Tesser. Quest’anno il solito vortice di operazioni e alcuni giocatori di assoluto livello: Roos, Vicario, Voca, il ritorno di D’Urso, l’eccellente cessione di Parlanti al Feyeenoord, giusto per fare alcuni esempi. Poi tante scommesse, potenziali brillanti intuizioni come Sambu dal Porto B che è un signor centrocampista con numeri e cifre da urlo. Resta l’interrogativo se questo marasma di giocatori possa diventare una squadra e se lo spogliatoio possa amalgamarsi coi tempi necessari per competere per la B. Tocca a Michele Santoni provarci e non sarà facile. Menta quest’anno si gioca tanto e sta mettendo tutto se stesso per provare a vincere la scommessa Triestina.
Il Vicenza ha vinto a Legnago in Coppa con mezza squadra fuori: Laezza, Rolfini, Cester, Morra e Rossi oltre a Ronaldo, Golemic, Ferrari. Dopo dieci minuti è uscito Zamparo per infortunio ma, nonostante questa ecatombe di guai, nel primo tempo ha dominato e Rauti ha segnato un gran gol. Nella ripresa Sandon si è fatto espellere per doppia ammonizione e questo evidenzia la priorità assoluta nel trovare il difensore che dovrà sostituire Golemic. Resta un’operazione da non fallire e fondamentale per la salita in B. Sul mercato non è facile reperire un nome all’altezza che possa cancellare quanto accaduto al capitano. Così come resta fondamentale da qui a fine agosto trovare una soluzione che blindi Della Morte senza scontentarlo. Avere un giocatore demotivato e senza rinnovo e adeguamento contrattuale sarebbe un boomerang
Il Trento ha cominciato la stagione nel modo migliore. Ha espugnato Trieste, ha messo a segno una grande operazione con l’arrivo di Peralta, ha preso due ottimi giovani come Vallarelli e Fini, potrebbe ancora chiudere un altro colpo in extremis. Le premesse per fare un buon campionato ci sono, la squadra mi sembra equilibrata e completa. Pillole finali: Sanchez all’Udinese è una delle operazioni più suggestive dell’intero calciomercato, rivedere il Pordenone in campo e i tifosi neroverdi sugli spalti è davvero una buona notizia, il Caldiero Terme ha messo subito il turbo. Dulcis in fundo: l’iniziativa del Mestre per un tifo sano, con abbonamenti a prezzi stracciati in tribuna a chi non insulta l’avversario. Un sasso nello stagno, forse, ma qualcuno doveva pur provarci.
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