Union Clodiense, Boscolo Bielo: “Ad aiutare la società dovrebbero essere le aziende del territorio: la città fatica a comprendere queste cose”
venerdì 26 Luglio 2024 - Ore 13:10 - Autore: Pietro Zaja
Queste le dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa da Ivano Boscolo Bielo, presidente dell’Union Clodiense, neo-promossa nel Girone A di Serie C dopo aver dominato in lungo e in largo il Girone C di Serie D: “Ieri sono stato a Falcade a trovare la squadra e mi sembra che le cose stiano procedendo bene. Ho scambiato due battute anche con i ragazzi. Mi sembrano ragazzi che hanno voglia di lavorare e anche di sacrificarsi. Cerco di trasmettere loro le stesse sensazioni che sento io. La società si trova in una nuova situazione e tutti insieme dobbiamo andare avanti per un percorso che ci deve portare a dei risultati. Dobbiamo pensare di partita in partita. Ho parlato anche con il mister e il direttore sportivo, che mi hanno confermato le mie buone sensazioni iniziali. Sento di aver fatto tutto quello che potevo fare da presidente. Per me a aiutare la società dovrebbero essere le aziende del territorio e a ora mi sento un po’ preoccupato. Se mancano le risorse poi è un po’ un problema. Si rischia di avere lo stadio, ma non la squadra l’anno prossimo. La città fa fatica a comprendere questa cosa qua. Sembra quasi che ci sia un disinteresse. La città vive queste cose qua nel momento in cui accadono. Se dovesse succedere il peggio sarebbe un’occasione persa. Senza l’aiuto di tutti non si fa niente. Dev’essere chiara questa cosa. Già combattiamo per lo stadio e da soli si fa fatica a fare tutto. Però voglio ringraziare gli sponsor che mi stanno dando una mano, ma non provengono dal territorio. Solo alcuni. Io penso sia una questione di sensibilità, perché se l’alibi dello sponsor è quello di non fare da sponsor perché non c’è lo stadio, non ci siamo. Qua non interessa niente a nessuno… Non parlo solo del calcio, la città è così. Ognuno guarda il proprio orticello. Ho ricevuto dei no, motivati in modi che non voglio neanche dire. Questa cosa può dare una visibilità generale. E’ vero che possono esserci alcune partite che non giocheremo in casa, ma il nome dell’Union Clodiense girerà e a mio avviso qui noi abbiamo una mentalità di questo genere. Quando si inizia un progetto lo devi portare avanti. Quello che la società doveva fare l’ha fatto. I punti erano tre: società, stadio e sponsor. Il nostro l’abbiamo fatto, ma mi auguro che le cose vadano meglio in prospettiva, sia con il discorso del campo che con l’aiuto. L’idea di un percorso triennale lo si era pensato di farlo assieme, ma se qualche punto arranca diventa più complicato. Ripeto, i ragazzi mi sembrano dei bravi ragazzi e anche il mister mi ha detto delle fatiche che fanno nei doppi allenamenti. Nessuno si è tirato indietro. Sabato abbiamo un’altra partita, poi torniamo qua. Ci sono più aspetti che ti cambiano dalla Serie D alla Serie C. Il primo aspetto che abbiamo affrontato era quello di diventare una squadra professionistica. Tutto diventa più complicato a livello di gestione amministrativa, per esempio. Prima era una domanda di iscrizione alla federazione, ma adesso è cambiata. Ma anche sul campo noti che qualcosa è diverso e ieri l’ho notato con i ragazzi. Prima parlavo con mister e direttore, adesso devo farlo anche il segretario generale, il responsabile marketing… Tutto cambia, però ti dà anche più soddisfazione, pure quando ti confronti con gli altri, lo fai in maniera diversa. Siamo entrati in un altro mondo. Quando il direttore mi dice che ha sentito l’Empoli, il Brescia, il Bologna, la Spal, prima queste cose non le facevamo… Qua è una questione di mentalità, di fare aggregazione tra di noi. Non è un problema solo di oggi, ma che a mio avviso c’è sempre stato. Io non mollo, continuo a chiamare le persone e mi auguro che da qua in poi ci sia qualcuno pronto ad aprirsi. A me interessa fare bene quello che spetta a me. Parleremo del discorso stadio con i tifosi. Dovremo anche capire come fare per la questione abbonamenti… Speriamo che il 30 ottobre sia la data che loro hanno detto”.
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