Union Clodiense, benvenuta sull’Olimpo: un premio alla tenacia. Vicenza, la corsa continua. Padova-Triestina, perché crederci. Venezia, i 9500 del Penzo e il nuovo stadio: puoi diventare una big. Verona-Udinese, si decide tutto
mercoledì 17 Aprile 2024 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
La notizia della settimana è senza alcun dubbio la promozione in Serie C dell’Union Clodiense. Dopo 47 anni di attesa e mille bufere, Chioggia bussa di nuovo all’Olimpo dei professionisti e, per una realtà che in Veneto è tutt’altro che trascurabile anche come seguito di tifosi, è una grande notizia. E’ un premio alla tenacia, dopo che due anni fa, con una beffa probabilmente immeritata, la promozione era sfumata al 90′ dello spareggio con l’Arzignano. Ci sono momenti che segnano la storia di una società: in quel caso a rovinare tutto furono un’espulsione e un gol quasi fuori tempo massimo, mentre per fare un esempio non così lontano, il Bari l’anno scorso di questi tempi stava per accarezzare il sogno Serie A. Al 93′ della finale playoff con il Cagliari era promosso, poi Pavoletti gettò un secchio d’acqua gelida addosso a un’intera città pronta alla festa. Ci sono momenti, si diceva, in cui un gol può cambiare un’esistenza. Gnago segnò al 90′ al Ballarin, più o meno come Pavoletti al San Nicola e per Chioggia è iniziato un uragano senza fine. A Bari è crollato il mondo, Polito che era considerato uno dei migliori ds su piazza è finito nel marasma, ha cambiato quattro allenatori e sta rischiando di retrocedere. A Chioggia lo scorso anno è stato un inferno, con la brutta storia che ha coinvolto capitan Cuomo e una stagione proseguita in mezzo alla tempesta, fra silenzi (troppi) e qualche caduta di stile. Due anni dopo, gli dei del calcio hanno restituito a Chioggia quanto era stato tolto da Gnago. Una cavalcata fantastica, che ha tanti padri: Ivano Boscolo Bielo, un chioggiotto doc, a cui più volte è stato proposto di acquistare il Venezia in passato, un presidente che ha avuto il merito di non mollare e che ha cercato di programmare (riuscendoci), Alberto Cavagnis, un ds capace e coerente nella sua gestione, che sta cercando di far capire a Chioggia che per crescere deve uscire dall’autoreferenzialità e deve aprirsi all’esterno. Perché l’Union Clodiense può diventare una realtà importante in Triveneto se aprirà le porte e non si chiuderà a riccio, diffidente verso il nuovo mondo. Il sindaco Mauro Armelao sta già facendo i passi giusti: deve sistemare la copertura della tribuna, deve allargare il settore ospiti, deve sistemare l’illuminazione e la videosorveglianza del Ballarin. La corsa contro il tempo è già cominciata, perché Chioggia vuole giocare la C in riva all’Adriatico, davanti alla sua gente, mettendosi in gioco. Antonio Andreucci ha fatto un capolavoro, non è stato facile nemmeno per lui resistere in certe situazioni, eppure si è ripreso quanto altri gli avevano tolto a Campodarsego. Stavolta, forse, la C la farà sul serio se glielo permetteranno lui quantomeno ci proverà. Una chance, dopo aver brillato a Trieste, a Campodarsego e a Chioggia, la merita.
In Serie C il Vicenza, con il passare delle settimane, spaventa sempre di più la concorrenza. Il successo col Mantova ha un valore limitato contro un avversario già con la pancia piena dopo la promozione e che è sceso in campo in ciabatte. Ma i segnali che arrivano dal quartier generale biancorosso sono inequivocabili. Vecchi ha fatto un girone di ritorno eccezionale, ha recuperato passo dopo passo tutti quei giocatori che con Diana si erano persi. Di Ferrari abbiamo già detto più volte, adesso si sta risvegliando anche Ronaldo che, se si sente importante e amato, in terza serie fa ancora la differenza. Il resto lo fanno due esterni all’arrembaggio (e in tal senso il rinnovo a sorpresa di Talarico va nella giusta direzione), un centrocampo di pedalatori e una difesa rocciosa, che ha trovato in Golemic il suo baluardo. Insomma, Vecchi sta ricreando qualcosa di importante, se poi sarà davvero magia lo vedremo ai playoff. Notizie dal fronte anche da Padova e Trieste. Massimo Oddo ha cominciato bene, la sua prima sulla panchina biancoscudata gli vale un 7 pieno. La squadra è partita male nei primi dieci minuti, ma ha retto con un po’ di fortuna l’urto dell’Atalanta che ha colpito un palo, poi ha giocato 45 minuti di pregevolissima fattura. Fino al 60′ ha meritato il doppio vantaggio, poi è sparita e da quel momento in poi deve ringraziare il suo portiere se ha portato a casa un successo prezioso e che fa bene al morale, oltre a chiudere a chiave un secondo posto mai veramente in discussione. Quel Donnarumma che qualcuno dietro la scrivania avrebbe voluto mettere da parte a metà stagione dopo quanto accaduto a gennaio con il polverone Raiola, ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato il bisogno, quanto sia centrale nel progetto e quanto faccia attualmente la differenza in C. In definitiva, con tutto il rispetto, Donnarumma rispetto a Zanellati è un’altra cosa. Nei giorni scorsi, poi, si è capito molto di quanto accaduto nella seconda parte della stagione a Padova e perché il meccanismo che aveva funzionato a meraviglia nel girone di andata si sia inceppato piano piano. Con un esonero, quello di Torrente, che la dirigenza aveva tentato di mandare a segno già dopo il pari col Trento, con il veto però di Oughourlian in persona, con il risultato che fra chi dirige e chi si allena(va) non ci si è parlati per oltre venti giorni. Che messaggio pensate che possa aver recepito la squadra in queste settimane? Oggi è giusto che Oddo lavori sereno e che possa provare a prendersi la rivincita della finale persa due anni fa. Ma è anche giusto mettere i puntini sulle “i”, perché se le cose non funzionavano più a dovere non era solo colpa dell’allenatore, ma di chi gli ha fatto terra bruciata attorno, togliendogli certezze settimana dopo settimana e creando un clima impossibile in cui lavorare, con molti giocatori che avevano già capito che aria tirava.
Insomma, se a Padova è andato in scena un remake di “De Catilinae coniuratione”, a Trieste la bufera sembra essere passata. Di quanto accaduto fra Tesser e la dirigenza abbiamo detto e scritto in abbondanza, Bordin è partito malissimo e ci ha messo molto del suo nell’aggiungere confusione a confusione. Ma ha avuto il merito di raddrizzare il timone. Prima aggiustando tatticamente la squadra, poi recuperando alcuni giocatori fondamentali (Correa su tutti), infine facendo crescere anche quegli acquisti così poco “invernali” e che, al contrario, avrebbero avuto più senso in estate. Fino a trasformarli in cavalli vincenti, o quantomeno potenzialmente tali come il giovane Vertainen, che di stoffa ne ha da vendere. Il resto, finalmente, potrà farlo il ritorno al Rocco, sopra un manto erboso finalmente all’altezza, davanti a quella curva che spesso e volentieri ha fatto la differenza. Bordin, forse, non sarà l’allenatore della prossima Triestina, ma ha il diritto di giocarsi le sue carte ai playoff. Non è ancora una Triestina affidabile al 100%, ma difensivamente si sta registrando, i giocatori chiave sono tornati in condizioni ottimali e, se non fosse per quell’assurdo pastrocchio – concerti perpetrato dall’amministrazione comunale che priverebbe l’Alabarda del Rocco se arrivasse in semifinale, potremmo pensare che al tavolo delle favorite ci potrebbe essere anche Trieste. In questa situazione, invece, il giudizio va quantomeno sospeso.
Pillole dalla C: il Trento si gode il gioiello di Cristian Pasquato, uno che ha un piede che con la terza serie c’entra zero o quasi e adesso può davvero ai playoff. La squadra che Baldini ha forgiato adesso ha un suo senso compiuto, i suoi equilibri fra i reparti, una difesa che subisce pochissimo, un centrocampo che ha il solo difetto di un’eccessiva irruenza, un attacco che ancora non offre garanzie totali, ma che sta migliorando sensibilmente. L’Arzignano si è quasi tolto dalle sabbie mobili e spera di evitare i playout: a 180′ dalla fine Bentivoglio deve fare quattro punti fra Pro Vercelli e Atalanta Under 23 per essere sicuro di non avere sorprese, viceversa con un bottino ridotto dovrà penare fino alla fine. Nemmeno la Virtus Verona può stare tranquilla. I rossoblù sono irriconoscibili e stanno facendo di tutto per complicarsi la vita. Nessuno chiede la luna, ma quest’anno si è persa quella spensieratezza che c’era fino all’anno scorso e le cessioni di gennaio (Faedo e Casarotto) hanno indebolito l’organico in modo troppo evidente. Per il Legnago, infine, il sesto posto è un autentico gioiello ed è facile prevedere che il prossimo anno qualcuno possa bussare alla porta di Venturato per prendersi e portare via Massimo Donati dopo due anni eccezionali.
L’altra notizia della settimana sono i 9500 spettatori del Penzo per Venezia – Brescia. D’accordo, c’erano tanti bresciani in trasferta, ma Venezia è una realtà particolare e, fino a quando non ci sarà lo stadio in terraferma, dovrà fare i conti con i soliti problemi. Ma stavolta, col Bosco dello Sport, ci siamo per davvero. Il nuovo stadio, a vedere progetti e rendering, sarà un gioiellino da 16mila posti (il giusto, checché se ne dica) che potrebbe trasformare Venezia in una realtà primaria del calcio italiano. Proviamo a fantasticare. Se Vanoli riesce a fare l’impresa, con la promozione diretta o anche tramite i playoff, con il nuovo stadio alle porte che presto potrebbe vedere posta la prima pietra, può davvero essere l’inizio di una nuova era. Il resto dovrà dirlo e farlo Duncan Niederauer. Per uno col suo patrimonio, tirare fuori qualche milione extra per ripianare i debiti e superare il doppio ban Fifa non dovrebbe rappresentare un problema insormontabile, né crediamo che il presidente andrebbe tranquillamente in curva a vedere la partita se non fosse convinto di poter risolvere i guai. L’accordo col fondo Cerberus sembra imminente e ci attendiamo un annuncio a brevissimo da parte del numero uno lagunare. Sul campo il secondo posto resta complesso nonostante i tre punti conquistati domenica. Il calendario del Como è più semplice, il Venezia non può sbagliare più praticamente nulla e si è complicato la vita da solo perdendo punti con squadre di bassa classifica. Ma, quand’anche arrivasse terzo, avrebbe una finestra privilegiata sui playoff e potrebbe ritrovare la A come nel 2021, quando ci arrivò tramite gli spareggi.
Pillole dalla B: Il Cittadella con l’Ascoli non mi è piaciuto per nulla (eufemismo), ha giocato male, ha confermato i problemi degli ultimi tre mesi. A Reggio più di qualcuno aveva definito fortunata la vittoria, a me al contrario i granata erano piaciuti e il successo non era stato casuale. Ma sabato ho visto tre passi indietro e il pari sta stretto ai bianconeri, che non hanno fatto nulla di che, ma che mi sono parsi più determinati. A vedere gli ultimi numeri, il Cittadella è in serie positiva da cinque partite, ma ci sono molte cose che non mi convincono. Ci torneremo sopra. Complimenti al Südtirol. Ha confermato di aver compreso la lezione, da quando Kurtic è salito in cattedra le quotazioni biancorosse sono lievitate, al punto che si potrebbe pure azzardare un secondo aggancio ai playoff.
Resta la Serie A. L’abbiamo tenuta per ultima, facendo un po’ una piramide al contrario. Sabato c’è Verona-Udinese, una partita decisiva, qualsiasi sia il risultato. Certo, un pareggio lascerebbe tutto com’è, ma non ci si può salvare soltanto con i punticini strappati qua e là. Aiutano molto, ma la zampata vera sono i tre punti in un marasma in cui regna un equilibrio massimale e in uno scontro diretto sarebbe un colpo al cuore all’avversario. Nell’ultimo turno hanno pareggiato quasi tutte (Verona, Sassuolo, Frosinone, Cagliari, stava pareggiando l’Udinese prima dello spavento Ndicka, fortunatamente con un lieto fine, ha perso solo l’Empoli lo scontro diretto col Lecce), ma il punto dell’Hellas a Bergamo è di quelli che fanno stropicciare gli occhi. Dico la verità: mi aspettavo che la carta salvezza potesse essere Swiderski, titolare nella Nazionale polacca, lo è stato solo in parte, visto che il vero jolly è Noslin. Contro Gasperini si poteva prendere un’imbarcata dopo il tremendo uno-due Scamacca – Ederson. Non solo non è successo, ma il pareggio è stato strameritato. Baroni continui così. Sta facendo un’impresa memorabile.
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