Triestina, chiedi scusa e richiama Tesser. Come Vecchi ha rimesso in piedi il Vicenza. Padova, non è solo questione di modulo. Venezia, inquietudini, rivelazioni e una squadra da applausi. Verona, se ci riesci è l’impresa del secolo
domenica 18 Febbraio 2024 - Ore 23:02 - Autore: Dimitri Canello
Tre partite, zero punti, due gol fatti, otto subiti, un tracollo tattico e tecnico senza giustificazioni. E’ incredibile (ma perfettamente spiegabile) come a Trieste si sia riusciti a passare da un clima tutto a favore della nuova proprietà guidata da Ben Rosenzweig nello spazio di un mese a una tifoseria in fermento, a una dirigenza travolta da critiche, a una squadra allo sbando (perché di tale si tratta), a contestazioni e a una frattura che sembra insanabile dopo quanto accaduto oggi a Lumezzane fra il ds Morris Donati e gli ultras presenti. Ora andrò dritto al punto: c’è una soluzione a questo caos creato dalla dirigenza della Triestina. Ringraziare Roberto Bordin per quanto fatto (nulla, a dire la verità, con formazioni fuori da ogni logica e con un impatto alla rovescia sulla squadra) e dargli immediatamente il benservito, comporre il numero di telefono di Attilio Tesser a capo chino, chiedergli scusa e chiedergli di tornare. E poi: terminare la stagione senza altri colpi di testa, con la convinzione di poter ancora dire qualcosa al tavolo dei playoff. Fateci caso: prima del folle esonero di Tesser la Triestina aveva nove (9!) punti di vantaggio sul Vicenza quarto in classifica, pensava ancora al secondo posto, mentre nel giro di tre settimane le due rivali sono a pari punti, col vento che soffia tutto dalla parte della squadra di Stefano Vecchi e il Padova è distante anni luce. Fossi in Alex Menta, metterei da parte l’orgoglio e non ci penserei due volte. Essere un buon dirigente significa anche ammettere di aver sbagliato e tornare indietro. Si può imparare dagli sbagli, si può riconoscere un errore. Molto peggio percorrere un vicolo cieco fino ad andarsi a schiantare, trascinando tutto con sé. Tesser, con il quale la squadra aveva avuto un calo di rendimento nelle ultime settimane, rimaneva l’uomo di garanzia, quello che in Serie C ha vinto spesso e non è stato praticamente mai esonerato. Era stimato e rispettato dalla squadra e i ribelli (se davvero c’erano) si possono tranquillamente mettere all’angolo, era apprezzato dalla tifoseria, godeva e gode di ottima stampa a ragion veduta visto il curriculum e il pedigree, era il giusto collante fra una proprietà alla prima esperienza in Italia e il territorio. Indico anche una soluzione 2, nel caso Tesser non accetti di tornare e, quindi, rinunci al resto del contratto. Si apra il libro degli allenatori ancora su piazza e si vada su un tecnico che abbia esperienza, che conosca la categoria, che sappia dove mettere le mani in una rosa che rimane competitiva ai massimi livelli. Si potrebbe dire che tre partite sono poche per tirare giudizi trancianti. A volte non lo sono e questo è uno di quei casi. Quanto visto fra Mantova, Renate e Lumezzane è più che sufficiente per capire che Bordin non è l’uomo giusto per Trieste. Lo si poteva immaginare prima del suo arrivo per tante ragioni, se n’è avuta conferma in queste prime tre uscite.
Vorrei fare i complimenti a Stefano Vecchi per come sta gestendo la situazione al Vicenza. Ho sempre avuto stima per lui, sia come tecnico, che come uomo e devo dire che è cresciuto tantissimo in questi anni, grazie alle esperienze fatte fra Venezia, Bolzano e Salò. Ha trovato un ambiente e una squadra in grave difficoltà, una dirigenza che non sapeva cosa fare, una proprietà con il morale sotto i tacchi e, fino a questo momento, ha sbagliato una sola partita, trovando la quadratura del cerchio con scelte intelligenti e mirate. Prendete il centrocampo visto sabato a Meda. Vecchi ha capito e sa perfettamente che in Serie C bisogna correre. Cos’ha fatto: ha messo intorno a Ronaldo tutti i pedalatori della rosa, Talarico, Tronchin e Greco. In questo contesto Ronaldo diventa un primattore in questa categoria e infatti le ultime prestazioni lo dimostrano. Il problema del centrocampo del Vicenza lo avevo fatto notare diverse volte. Troppi cervelli pensatori, troppi giocatori dai ritmi bassi e pochi incursori di gamba. Insomma, mancava velocità e Vecchi l’ha trovata. Così ha ottenuto un duplice obiettivo: ha ridato smalto alla linea mediana, ha protetto la difesa e ha resistito alla tentazione di passare alla linea a quattro, contravvenendo al suo credo tattico. Con i dogmi, se non hai i giocatori giusti, non vai lontano, al contrario la strada scelta da Vecchi è quella giusta e ai playoff il Vicenza può essere protagonista, per un semplice motivo: la rosa è valida, lo abbiamo sempre detto e scritto, ma era governata male e Diana aveva fatto di tutto, ma proprio di tutto, per crearsi i problemi in casa.
E il Padova? In settimana è arrivato il cambio di modulo con il passaggio al 4-3-3. Ha scelto Torrente, che conosce perfettamente questa impostazione, visto che l’ha utilizzata spessissimo in carriera e lo ha fatto anche lo scorso anno. Così facendo ha messo Valente nelle condizioni migliori per poter incidere, ha chiesto un sacrificio a Faedo, perfetto per una linea a tre, molto meno a suo agio con una disposizione a quattro almeno nelle occasioni in cui l’avevo visto all’opera alla Virtus Verona. Con la Pro Sesto la prestazione non è stata scintillante, a dimostrazione del fatto che non è certo il cambio di modulo la soluzione a tutti i problemi. Chi lo pensa evidentemente non ha seguito quanto è accaduto quest’anno, non ha mai bazzicato dentro uno spogliatoio di calcio e sottovaluta gli effetti di inserire ben cinque potenziali titolari in una squadra che in un girone non aveva perso neppure una partita. Il cambio più delicato è quello in cabina di regia: Crisetig ha bisogno ancora di tempo, secondo me almeno un altro mese, per tornare ai suoi livelli, quando starà bene non ci saranno dubbi, semplicemente guardando il curriculum, su chi sarà il titolare in quel ruolo. Nel frattempo, però, per Torrente non è facile escludere oggi Radrezza. La squadra è girata bene anche grazie a lui e oggi Radrezza sta meglio di Crisetig. Allo stesso tempo, però, quest’ultimo per entrare in forma ha bisogno di giocare il più possibile, ecco spiegato il suo impiego da titolare sabato all’Euganeo. Il Mantova dista sempre tre vittorie, 9 punti sono tanti, ma abbiamo visto che si possono anche recuperare, come ha fatto il Vicenza con la Triestina. Certo, ci vorrebbe un crollo della capolista, che però non mi sembra in alcun modo di subodorare. Ma tant’è, oggi le percentuali nella volata al primo posto dicono Mantova 80-85%, Padova 15-20%.
Capitolo Trento. Ho guardato oggi la partita con la Pergolettese e, con mia grande sorpresa, dopo il blitz di Lumezzane, sono stati fatti, non uno, ma due passi indietro. Certo, gli infortuni hanno picchiato duro: prima Russo, poi Giannotti, poi ancora Cappelletti, sono caduti come birilli. Quando perdi tre titolari non è facile per nessuno, neppure per Francesco Baldini che torna a queste latitudini dopo l’esperienza in chiaroscuro a Vicenza. Capisco la scelta della società, arrivata a mio parere in grave ritardo, e capisco anche perché si è scelto di andare su un caratteriale, su un allenatore che assomiglia molto a un sergente, che non ha paura di andare allo scontro anche dentro lo spogliatoio. E nello spogliatoio del Trento, era evidente guardando partite e risultati, qualcosa non funzionava. Ora diamo un po’ di tempo (non troppo) a Baldini perché possa sistemare la situazione, che si è fatta molto calda. Il margine di errore è basso e nessuno aspetta. Settimana con due pareggi per Virtus Verona e Arzignano, che non riescono a battere Albinoleffe e Novara. Rossoblù in zona playoff, giallocelesti sospesi in un limbo che andrà valutato nelle prossime settimane.
Saliamo di un gradino e andiamo in Serie B. Oggi ho visto Venezia – Modena e ancora una volta ho ammirato una squadra sul pezzo, che commette qualche errore di troppo, ma che è totalmente dalla parte dell’allenatore. Il risultato è un grande rammarico, il risultato non rende giustizia a quanto visto in campo, perché la squadra avrebbe meritato la vittoria. Faccio fatica a muovere qualche rilievo a Vanoli, che stimo davvero molto. Un unico appunto glielo posso fare su Altare: non sono sicuro che meriti la panchina e che l’attuale terzetto titolare possa fare a meno di lui. Lo ritengo un top assoluto per la categoria, magari sarà un momento di appannamento, ma non rinuncerei a lui. Per il resto mi sembra che l’allenatore abbia le idee molto chiare e tutti i cambi e le rotazioni svolte abbiano una logica precisa. Abbiamo vissuto peraltro l’ennesima settimana assurda anche a queste latitudini. Ancora una volta si è scoperto quasi per caso il secondo ban consecutivo della Fifa e stavolta, dopo quello col Bayern Monaco per Michael Cuisance, non è stato onorato neppure il pagamento di una rata per Thomas Henry. Un segnale inquietante, mitigato solo in parte dal pur importantissimo pagamento degli stipendi, che evita penalizzazioni nell’attuale stagione. La prossima scadenza è il 16 marzo, il club sostiene che la onorerà, ma certamente non può far stare tranquilli quanto accaduto negli ultimi mesi. I rumors su Cerberus, il fondo pronto a entrare nel club (alla guida o come semplice socio di minoranza?) sono stati liquidati con “no comment”, il che per esperienza in questi casi significa quasi sempre una mezza ammissione. Voglio ancora dare fiducia a Niederauer, anche se gli ultimi eventi fanno venire più di qualche dubbio. I debiti, a quanto pare, sono parecchi e non voglio nemmeno pensare a cosa accadrebbe a giugno nel caso in cui non vengano sistemate le pendenze in essere. Si tenga ben presente che, se la società non sanerà i suoi debiti, non si iscriverà al prossimo campionato e dovrà ricominciare per l’ennesima volta dai dilettanti. Ovvio che una promozione in Serie A cambierebbe tutto in meglio e risolverebbe tutti i guai, perché andare in Serie A è un affare senza “se” e senza “ma” e chi dice il contrario non sa quello che dice. Un pericoloso percorso lungo il precipizio, in cui evitare di cadere è l’unica priorità possibile.
E il Cittadella? Cinque sconfitte consecutive cominciano ad essere tanto ed Edoardo Gorini in sala stampa a La Spezia si è sfogato, dicendosi pure preoccupato per la sua panchina. Non credo che Marchetti lo esonererà, sarebbe una vera sorpresa, ma certo è che qualcosa che non va c’è. Impossibile, però, non dedicare almeno due parole all’ineffabile arbitro Matteo Gualtieri di Asti, che continua a combinarne di cotte e di crude e che per tutta risposta sale di categoria. Vorrei che qualcuno all’Aia avesse la decenza di spiegare il perché, perché se la base è il rendimento e quello che si vede non ci sono spiegazioni. Sabato a La Spezia basta dare un’occhiata ai cartellini: un solo ammonito nello Spezia, una sequenza infinita sul fronte granata. Chi mi legge sa che non amo parlare di arbitri, in questo caso non potevo non scrivere nulla, perché quello che ho visto non mi è piaciuto. Attenzione, però. Il Cittadella non gira più come prima e dovrà darsi una mossa, perché si fa presto a passare in Serie B dall’altare alla polvere. Il Südtirol ha fatto un’ottima partita a Catanzaro, continua a dimostrare di giocare meglio fuori casa che in casa e ha riscoperto Jasmin Kurtic, uno che se si rimette in sesto può essere la chiave per la salvezza. Oggi il distacco dalla zona calda è ancora risicato (tre punti sono davvero pochi) e per salvarsi Valente dovrà imparare in fretta a fare l’allenatore fra i professionisti e non soltanto dei ragazzini. La stoffa c’è, il problema è che non c’è tempo di fare rodaggio e ogni passo falso pesa come un macigno.
Dulcis in fundo, Hellas e Udinese. Ho visto Verona-Juventus e la prestazione gialloblù è stata ammirevole. Marco Baroni sta facendo un piccolo miracolo, perché integrare sei nuovi giocatori con quelli rimasti dall’epurazione di gennaio è quasi una mission impossible, eppure il tecnico ci sta riuscendo. Contro la Juve si sarebbe persino potuto vincere se Rabiot non avesse estratto dal cilindro un gol dei suoi nel momento più difficile. Il gol di Noslin è la conferma che forse si è visto giusto quando si è andati a pescarlo nel sottobosco del calcio continentale, ora la multinazionale gialloblù deve compiere il passo più difficile. Diventare una squadra e non una Babele del calcio europeo. Se ci riesce, firma l’impresa del secolo, ancor più difficile di quella dello scorso anno. Pillola finale su Udinese – Cagliari. Una partita dominata dalla paura, con l’errore clamoroso di Lucca, il gol di Zemura, quello di Gaetano, un pari che lascia tutto ancora in ballo. Oggi l’Udinese è a +3 sulla zona salvezza, ma non può certo dirsi al sicuro.
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