Triestina e Venezia: una settimana di ordinaria follia. Padova, occasione sprecata. Vicenza e quelle voci su Rosso… Verona, applausi nonostante il caos e il ko. Trento-Moll Moll: vicolo cieco
lunedì 5 Febbraio 2024 - Ore 23:50 - Autore: Dimitri Canello
Una settimana di ordinaria follia. A Trieste e Venezia sembra essere tornati indietro di un anno, dopo quanto accaduto a cavallo fra la fine del mercato l’ultimo weekend. La notizia del giorno è senza dubbio l’esonero di Attilio Tesser, una decisione su cui mi trovo in totale disaccordo. Vero, ultimamente la Triestina perdeva colpi, ultimamente qualcosa non funzionava, ma una società che crede in un progetto e in un allenatore non lo abbandona alla prima difficoltà. Lo prende per mano e lo sostiene, trova un punto d’incontro fra le diverse esigenze. Poi ci sono i messaggi, quelli lasciati lungo il percorso. Se l’obiettivo era quello di tentare il tutto per tutto per la Serie B, non più direttamente, ma tramite i playoff, ci si sarebbe aspettati un mercato diverso. La cessione di Adorante è stato il primo nonsenso. Era l’unico giocatore in grado di cambiare la partita dalla panchina, aveva dimostrato di essere un potenziale titolare, poteva persino coesistere con Lescano, forzando un po’ la mano. Lo si è lasciato andare prima di una partita fondamentale come quella contro il Trento, poi vinta grazie a un ragazzo (Minesso) che si voleva cedere fino al giorno stesso della partita e che poi ha risolto quel match. Non contenti, si è andati a prendere un esterno interessante come Petrasso, ma senza alcun tipo di esperienza in terza serie. Idem per Vertainen, buon talento, ma totalmente acerbo per il campionato italiano, almeno oggi. Dulcis in fundo, il pasticcio – Krollis e Kiyine. A Trieste dicono che i documenti fossero pronti dalle 19.20, a La Spezia l’esatto opposto, che il mancato trasferimento è dipeso da errori della Triestina. Insomma, Tesser si è trovato di colpo senza tre giocatori come Pierobon, Adorante e Finotto e con una sconfitta pesante da metabolizzare come quella con la Pro Patria. Secondo le informazioni che ho raccolto, il gruppo non era contro Tesser. Certo, qualcuno era più scontento di altri, ma è impossibile in una rosa che lotta per un traguardo importante che tutti siano felici. Ma mettiamo pure che esonerare Tesser fosse la scelta giusta, di sicuro la soluzione ottimale non può essere Roberto Bordin, un professionista serio e una persona che ho anche conosciuto nel corso degli anni, ma sprovvisto della benché minima esperienza di Serie C. Insomma, dopo l’intervista a “Il Piccolo” di Ben Rosenzweig, a distanza di 72 ore il mondo si capovolge, con un comunicato stampa surreale, che ho dovuto rileggere tre volte per essere sicuro di aver compreso correttamente quanto scritto. Insomma, Trieste all’improvviso ripiomba nel caos ed è un peccato perché questo corso sembrava avere tutte le carte in regola per arrivare lontano. Di sicuro Tesser non è uno che tace e, di fronte a quanto accaduto nella sessione di gennaio, non crediamo di andare molto lontani dalla realtà dicendo che il tecnico si sarà sicuramente lamentato con Alex Menta per quanto accaduto. Da qui alla crisi improvvisa il passo è stato breve e oggi le quotazioni della Triestina anche in prospettiva playoff sono in deciso ribasso.
Anche a Venezia non si scherza. A un giorno dalla fine del calciomercato, si scopre che Dennis Johnsen, uno degli elementi chiave della rosa arancioneroverde, è in partenza. Sembra non dico una bufala, ma un tentativo respinto di un club rivale. Qualche ora e il quadro si fa inquietante. Johnsen parte: per la Serie A? Per l’estero? No, per andare alla Cremonese, in quella che è a tutti gli effetti una diretta concorrente per il traguardo massimo, o forse “la” diretta concorrente. La società scarica tutto sul giocatore, dicendo a chiare lettere che è stato Johnsen a rifiutare il rinnovo, che è stato Johnsen a volersene andare, che non si poteva fare diversamente. Il giocatore dirà a distanza di qualche giorno l’esatto opposto. Non solo, ma per dieci giorni nessuno si è sentito in dovere di spiegare che non si poteva fare mercato perché non era stata pagata una rata di Cuisance. Il ban della Fifa l’ha scoperto il sottoscritto grazie a una segnalazione di un operatore internazionale e da lì tutto è risultato più chiaro. Perché un ds bravo e preparato come Antonelli non fosse riuscito a trovare una soluzione in entrata per rinforzare il reparto esterni con uno fra Romero e Seck, perché non fosse arrivato nessuno in un mese di mercato, perché tutto procedesse a rilento mentre le altre si rinforzavano. Non solo quell’esterno non è arrivato, ma addirittura se n’è andato forse il più forte, per quanto incostante, per quanto scostante a tratti, ma l’unico veramente in grado di spaccare le partite. Niederauer ha spiegato, ma anche qui sarebbe stato opportuno spiegare tutto e non soltanto una parte, perché i tifosi meritano trasparenza e spiegare che il club ha avuto difficoltà economiche sarebbe stato capito dall’ambiente, mentre cercare di nascondere almeno in parte la nuda verità, non è stata una buona idea e il cortocircuito mediatico che ne è seguito rischia di fare tanti danni. Dopo aver tanto lavorato per ricucire un legame spezzato, adesso sembra, appunto, di essere tornati indietro di un anno, con polemiche sui social, con i tifosi inferociti, con un clima tutt’altro che sereno. Paolo Vanoli ha mostrato molto coraggio nel dire chiaro e tondo che, no, quella cessione non l’aveva proprio mandata giù. Con queste premesse Vanoli a fine stagione sicuramente saluterà, probabilmente anche in caso di promozione e il Venezia dovrà ricominciare daccapo. Ma intanto c’è una stagione da salvare e una sconfitta del tutto immeritata a Parma da metabolizzare. Un peccato perdere così, dopo una prestazione ottima sotto tutti i punti di vista, perché la prodezza di Camara al 100′ è un tiro che se ci riprovi dieci volte, nove volte esce o finisce fuori dallo stadio e una volta magari va dentro. Ora ci vorranno tutta la bravura di Antonelli e la forza di Vanoli per tenere unita la squadra e non perdere il legame preziosissimo con i tifosi. Senza troppi giri di parole: che il Venezia sia in difficoltà finanziarie è evidente, altrimenti la rata al Bayern Monaco sarebbe stata pagata, l’ingresso del fondo americano con sede a Londra a questo punto lo voglio toccare con mano prima di fare qualsiasi commento. Tuttavia Niederauer qualche credito in questi mesi l’ha accumulato ed è giusto concedergli un minimo di fiducia, perché le difficoltà, con le dovute maniere, si possono anche superare.
Questi i due temi principali della settimana. Per il resto andiamo un po’ in ordine sparso: 1) il Verona visto a Napoli lascia davvero ben sperare e, in quel marasma che è stato il calciomercato invernale gialloblù, qualche piccola chance di produrre quello che sarebbe un autentico miracolo gestionale esiste ancora. I possibili crac: Noslin, Swiderki, ma anche Mitrovic e Centonze qualche numero interessante ce l’hanno, per non parlare di Vinagre. Certo, tutto va contestualizzato e prendere un’infornata di stranieri a gennaio senza il tempo di ambientarsi per certi versi è come buttarsi in una vasca di squali e sperare di farla franca, ma vediamo cosa ne uscirà da qui a fine anno. 2) Il Vicenza visto a Crema per almeno un tempo ha lasciato intravedere un barlume di speranza di poter ancora mettere in piedi la stagione. In un marasma di voci sul futuro del club, c’è chi giura che Renzo Rosso a fine stagione lascerà e che le mosse di gennaio per contenere i costi spieghino perfettamente quello che accadrà a fine stagione. Di conferme oggi è praticamente impossibile trovarne, ma la spaccatura ambientale e la stanchezza del patron dopo tre anni difficili potrebbero anche spingerlo a salutare. Una cosa, però, vorrei dire ai tifosi vicentini e su questo mi sbilancio. Se anche Rosso dovesse lasciare, sono certo che al suo posto non arriverebbe un avventuriero o uno scappato di casa, ma qualcuno in grado di pensare a un’idea nuova di calcio dopo quanto visto in questi cinque anni. Insomma Vicenza resta una piazza attraente e con grandi potenzialità, per cui, quand’anche dovesse essere, non mi aspetto un nuovo Pioppi, tanto per essere chiari; 3) il Padova ha sprecato una grande occasione per avvicinare il Mantova. La capolista ha perso e anche questa è una notizia che può starci, in un campionato così lungo e logorante un passo falso è normale perché marziani in questo girone non ne esistono. Stucchevole il fatto che sul tribunale virtuale dei social c’è chi abbia già cominciato a chiedere la testa di Torrente dopo averlo osannato fino a tre settimane fa. Già dimenticato (per qualcuno, speriamo non per la società che ha già esonerato più volte in passato) un intero girone senza sconfitte, il fatto che l’allenatore sia stato l’unico a parlare di promozione diretta dall’estate quando nessuno del club lo aveva fatto, che la squadra abbia overperformato per tutto il girone d’andata e che non sempre le rivoluzioni di gennaio portano frutti (si ricordi, ad esempio, il Südtirol, che prese in inverno Galuppini, Mawuli, H’Maidat e De Marchi, quest’ultimo l’unico a dare qualcosa, il che è tutto dire). Chi invoca a gran voce il cambio modulo con il passaggio alla difesa a quattro dimentica che così facendo si favorirebbe sicuramente Valente, ma sfavorirebbe Faedo, perfetto per la difesa a tre e su cui la società ha fatto un investimento. Assurdo poi mettere in discussione Torrente perché dà una possibilità a Bianchi, che sette giorni prima aveva segnato a Novara (se non ora, in assenza di Fusi, quando?), o perché schiera Valente quinto a centrocampo, o perché mette Crisetig al posto di Radrezza indisposto o lancia Zamparo dal primo minuto al posto di Bortolussi. La verità è che a Verona non è facile vincere per nessuno e anche il pari di domenica è sì un’occasione sprecata, ma non è una bestemmia calcistica; 4) il Trento ha sbagliato a puntare su Moll Moll, una scelta azzardata per una squadra che deve prima di tutto salvarsi. Serviva una guida più esperta e sicura, ma Pavanel ha sbagliato a sua volta a non accettare subito la proposta di Zamuner, che lo avrebbe protetto e schermato e ha perso la sua chance. E così adesso le sofferenze e i patimenti dominano la scena, con la follia di Italeng e il bruttissimo ko interno col Fiorenzuola a testimoniare che il cambio in panchina era sì necessario ma che il prescelto avrebbe dovuto essere qualcuno di più esperto; 5) il Südtirol ha vinto una partita sporca importantissima anche grazie a un errore arbitrale a favore e a un rigore evidente non dato all’Ascoli ed è riuscito per ora a dimenticare la brutta settimana post Cosenza. La salvezza resta tutt’altro che scontata, ma la vittoria fra le polemiche regala un pizzico di serenità in più e oggi ha un valore incalcolabile; 7) la magia del Cittadella si è spenta improvvisamente. Tre sconfitte consecutive su cui c’è ben poco da recriminare se si ha un minimo di onestà intellettuale hanno improvvisamente fatto precipitare le quotazioni granata in chiave playoff. Ma nella città murata tante volte si sono superati momenti anche peggiori e siamo convinti che anche stavolta sarà così. 8) l’Udinese sta rischiando grosso e anche contro il Monza ha mostrato tutte le incongruenze dell’attuale stagione. La squadra fatica a segnare, dietro ha vissuto una giornata finalmente tranquilla contro uno degli attacchi più asfittici del campionato, ma ha limiti evidenti in tutti i reparti. Basterà per salvarsi?
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