Verona, il retroscena: cosa può accadere da qui a giugno. Udine, una vergogna da cancellare e la figuraccia di Cioffi. Venezia, così non si va in A. Vicenza, chi fa il ds? Mantova-Padova-Triestina, il borsino della settimana
domenica 21 Gennaio 2024 - Ore 23:13 - Autore: Dimitri Canello
Mettetevi nei panni di Marco Baroni. Dopo aver scampato l’esonero qualche settimana fa, riapre il mercato a gennaio ed ecco la mazzata. Vanno via, uno dopo l’altro, Hien, Terracciano, Faraoni, Hongla, Ngonge, Doig, ossia tutti i migliori della squadra, con rarissime eccezioni. Non solo, ma potrebbe non essere finita qui, in una situazione che definire drammatica è poco. Da un anno e mezzo si sa che il Verona è in vendita, il problema è che per vendere il club serve ripulirlo dalle passività perché nessuno si vuole far carico del monte debitorio che attualmente esiste. Per vendere Maurizio Setti deve, dunque, ripianare e sanare i contenziosi. Lo ribadiamo: nessuno dei potenziali acquirenti che si sono avvicinati intende accollarsi più debiti e pendenze. Nell’attuale sessione il Verona è prossimo a incassare 50 milioni, altre cessioni potrebbero maturare in estate più con altri 25 milioni previsti più, in caso di retrocessione, altri 25 milioni di paracadute. Il deficit che si aggira attualmente attorno ai 100 milioni verrebbe quasi completamente ripianato e a quel punto il club potrebbe diventare appetibile ed essere venduto. In tutto questo, a qualcuno ancora interessa che il Verona non retroceda? A Baroni, che deve ingoiare ogni settimana un boccone amarissimo, sicuramente sì. Lo ha dimostrato anche sabato all’Olimpico, dove un Hellas devastato da cessioni e squalifiche ha fatto una figura più che dignitosa con la Roma, riuscendo quasi a pareggiare dopo un brutto primo tempo in cui era andato sotto 2-0. Lì sotto si sgomita, l’Hellas ha poche chance di spuntarla, ma ci proverà fino in fondo, a cominciare da un drammatico Verona – Frosinone in programma nel prossimo weekend.
Dobbiamo parlare anche di quanto accaduto sabato sera a Udine. Una vergogna, senza “se” e senza “ma” che nel 2024 si debba ancora parlare di versi della scimmia e di offese legate al colore della pelle. Il giochino di negare l’evidenza ha vita breve, perché per fortuna l’Udinese ha preso nettamente le distanze dall’accaduto. Una condanna netta e apprezzabile, la strada giusta. Dispiace soltanto per la figuraccia fatta da Gabriele Cioffi, che non ha speso una parola di biasimo per quanto accaduto. Carlo Ancelotti, quando Vinicius fu subissato di insulti razzisti, stoppò il bordocampista a fine gara dicendo che non avrebbe parlato di calcio, ma solo di quello che era accaduto fuori dal campo, Cioffi ha fatto esattamente il contrario e il silenzio in un caso simile non può essere contemplato. Trova le differenze. Se vogliamo estirpare la piaga del razzismo, l’ambiente dev’essere compatto, e anche i tifosi dovrebbero allontanare chi fa del male a se stesso, alla squadra e a tutto il movimento. Più che mai a Udine, dov’è stata costruita una squadra multietnica e dove la diversità è un valore e non qualcosa da denigrare. Un tempo pensavo che l’indifferenza fosse la miglior medicina, oggi ho cambiato idea. Perché a forza di minimizzare, anche una minoranza di imbecilli prenderà forza e, al contrario, bisogna reagire e isolare chi entra allo stadio e non ha capito che l’età delle caverne non esiste più. Un breve flash tecnico: l’Udinese subisce troppi gol, cinque nelle ultime due partite e neppure la scelta di fare fuori Marco Silvestri dopo una serie di errori commessi sta pagando, perché neppure il giovane Okoye regala sicurezze.
In Serie B è stata una giornata nera per Venezia e Cittadella. I segnali più allarmanti arrivano da Cosenza, dove gli arancioneroverdi sono affondati in modo preoccupante. I gol subiti sono diventati improvvisamente tantissimi: 14 in 6 partite, un’enormità per una squadra che aspira a salire di categoria. Diciamolo chiaro e tondo. Con il rendimento delle ultime giornate, per tanti, troppi motivi non si va da nessuna parte. L’assenza di Jay Idzes (a proposito, è prossimo al rientro e questa è davvero una bella notizia) inizialmente era stata coperta egregiamente, ma poi i nodi sono venuti al pettine, anche perché Altare e Sverko insieme non funzionano e il rendimento di quest’ultimo trascina al ribasso anche uno dei pilastri dell’attuale stagione. L’attacco segna tanto, ma non può bastare e a questo punto Vanoli deve trovare qualche correttivo, altrimenti bisognerà rassegnarsi a lottare per i playoff ridimensionando le proprie ambizioni. Servirebbe che anche Duncan Niederauer battesse un colpo: due mesi fa la cessione del Venezia sembrava cosa fatta, poi il presidente non ha più parlato e l’assenza della sua guida probabilmente si fa sentire. Servirebbe che tornasse a parlare, magari spiegando quello che sta accadendo, anche se si potrebbe obiettare che non parla perché in questo momento non ha nulla da comunicare. Ho visto anche Ternana – Cittadella ed è stata una di quelle partite in cui è girato davvero tutto storto. Due legni nei primi nove minuti, poi il vantaggio su una magia di Pereiro, che ha spaccato il match con due assist e un super gol. Il resto non ha regalato quell’intensità a cui il Cittadella ha abituato e bene ha fatto Gorini a dire nel post partita che non è stata solo sfortuna. Giornata negativa anche per il Südtirol, che avrebbe meritato la vittoria a Brescia e invece si è ritrovato con un rigore dubbio contro e un pari che fa schiumare rabbia. La lotta per evitare i playout è aperta, nelle prossime settimane si capiranno molte cose, anche in relazione a come verrà conclusa l’attuale finestra di mercato.
In Serie C il Mantova vincendo a Sesto San Giovanni ha spento gli entusiasmi di Padova e Triestina, che ieri per motivi diversi si sono prese tre punti non banali. Contro l’Alessandria era una partita trappola e ha rischiato seriamente di diventarlo. Alla fine è bastato un gol di Liguori dopo neppure due minuti per scacciare la paura, ma i fantasmi del post – Mantova ci sono ancora, come ha riconosciuto giustamente Vincenzo Torrente. Gli ultimi due acquisti, Zamparo e Crisetig, sono due signori acquisti, che possono far compiere alla squadra un salto di qualità rispetto a quanto visto sinora. Non è finita nella lotta al primo posto e penso che molto si capirà fra tre giornate quando ci sarà Mantova – Triestina. Al momento la capolista ha il 70% di probabilità di spuntarla, il Padova ne ha il 20%, la Triestina il 10%. I giochi, però, sono ancora aperti, perché nessuno si ferma e basta un passo falso per rimettere tutto in discussione. Certo, il Mantova ha tante frecce al proprio arco e potrebbe rinforzarsi ulteriormente da qui a fine mese. La Triestina si è rimessa a correre, ancora una volta in zona Cesarini e per la quinta volta in stagione ha vinto oltre il novantesimo. Al Piola sono stati negati due rigori netti, uno per parte, il gol decisivo di El Azrak è stato fortunato complice una deviazione, ma l’Alabarda mi è parsa viva e sul pezzo. La domanda: cosa succederà fra i pali? Matosevic era assenze ufficialmente per influenza, Agostino ha fatto il suo dovere e non è da escludere che la società decida di cambiare anche in questo ruolo. Dopo le parole di Tesser, inoltre, Pierobon sembra in uscita e forse dovrà essere sostituito, potrebbe servire qualcosa in attacco e per il resto la squadra sembra all’altezza di competere per il traguardo massimo anche se ha un ritardo molto importante. Per forza di cose un’eventuale rimonta che avrebbe dell’incredibile passa attraverso un blitz al Martelli. Sino ad allora, è bene non dare giudizi troppo trancianti.
Il Vicenza ci è ricascato di nuovo. Chi ha osservato il primo tempo a Lumezzane ha visto una squadra che sembrava ritrovata, che ha creato occasioni, che ha comandato il gioco e che sembrava poterla portare a casa abbastanza agevolmente. E’ passata in vantaggio, ma inspiegabilmente da lì in poi si è spenta la luce e si sono visti vecchi difetti. Errori marchiani, un rilassamento incomprensibile subito dopo aver segnato, incertezze e timidezze fatali. Il ko è molto pesante perché interrompe un processo di crescita che sembrava imboccato dall’arrivo di Vecchi. Resta un mistero quello che accadrà sul mercato, dove le cessioni sono più difficili del previsto, dove l’equivoco Ferrari non è ancora stato risolto perchè il Lecco è sempre dietro l’angolo e, dopo aver messo a segno qualche cessione, potrebbe riprovarci dopo la prima offerta respinta al mittente. Serve, però, una strategia chiara e unità d’intenti fra tutte le componenti tecniche e societarie. E soprattutto: decide Seeber o decide Matteassi? Gli equivoci vanno chiariti subito, perché non fanno bene a nessuno. Sulla lista della spesa, c’è sempre una punta di gamba e magari un centrocampista di corsa e inserimento negli ultimi giorni se verranno ceduti due degli attuali interpreti della linea mediana. Non semplice, per via degli stipendi alti e per l’appetibilità ridotta dopo una prima parte di stagione sottotono.
Restano Trento, Virtus Verona, Arzignano e Legnago. La scelta di puntare su un esordiente in panchina come Moll Moll mi sembra molto rischiosa e i risultati delle prime due uscite sono modesti, sia pure con qualche sprazzo di luce. Approvo, invece, le scelte tecniche, visto che sia Giannotti e che Italeng sono due rinforzi di buon livello. Giornata nera per l’Arzignano, battuto in casa dalla Pro Patria, pari il derby veronese. Sarà che Fresco aveva abituato tutti bene, ma la Virtus ultimamente scricchiola un po’. Arriverà ai playoff, ma sembra aver perso un po’ di smalto soprattutto dietro. Che ci sia qualche carrambata dietro l’angolo da qui a fine mercato?
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