Il pagellone del 2023 (da 0 a 10, senza eccezioni)
domenica 31 Dicembre 2023 - Ore 18:16 - Autore: Dimitri Canello
(d.c.) – Siamo a fine 2023 e, come di consueto, ecco il pagellone dell’anno solare, con promozioni e bocciature dal 10 allo 0, senza eccezioni.
10 a Stefano Marchetti – Sforna l’ennesimo capolavoro col budget più basso della categoria. Oggi il Cittadella lotta di nuovo per la A e meriterebbe di riuscire nell’impresa prima di tutto per la bravura e la competenza del suo direttore. Se ha rifiutato il Napoli deve avere davvero ottimi motivi per farlo, perché apparentemente sembra una follia. Una scelta coraggiosa, un pregio ma forse anche il suo limite. Perché dopo quanto fatto nella città murata, meriterebbe una chance in A. Anche lui deve fare in modo di poterla avere: a qualcosa bisogna pur rinunciare perché ricreare tali e quali le condizioni attuali a Cittadella altrove è pura utopia.
9 a Duncan Niederauer, Filippo Antonelli e Paolo Vanoli – tutto parte sempre dall’alto e il presidente è il primo che capisce i suoi errori e cambia rotta. La vera svolta arriva con Antonelli, un ds preparato e competente anche nella gestione della quotidianità, il resto lo fa un allenatore che ha il sacro furore dentro, che cavalca l’onda e ottiene risultati importantissimi. Ai playoff dopo essere stati ultimi, adesso secondi e in piena corsa per la promozione diretta. Manca la ciliegina finale, arriverà a maggio?
8 a Vincenzo Torrente – Perde tre volte in dodici mesi, è imbattuto per un intero girone. Riesce a trarre il massimo da un gruppo costruito al risparmio ed è l’unico, sin dall’inizio, a parlare di primo posto. Che ci riesca o meno, per ora ha vinto su tutta la linea
7 a Gigi Fresco e a Matteo Lovisa – Con i mezzi che ha, il presidente allenatore più famoso d’Italia fa il massimo e anche di più. Non sappiamo se riuscirà ad arrivare in Serie B, ma di sicuro la sua Virtus è un caso più unico che raro nel panorama nazionale. Che possa diventare il nuovo Chievo è tutto da dimostrare, ma la semina continua e prima o poi… Matteo Lovisa, dopo non essere riuscito a spedire il Pordenone in Serie B rimediando a una situazione finanziaria compromessa, va a Castellammare fra mille scetticismi e chiude il girone d’andata al primo posto spendendo pochissimo e smentendo i suoi detrattori. La stoffa c’è, lontano da papà le cose vanno persino meglio.
6 a Bravo – Ma come? Dopo un quarto posto e una semifinale playoff solo un 6? Il sospetto è che nell’impresa dello scorso campionato ci sia tanto di Bisoli e, se così fosse, lo scopriremo presto. Ancora una volta la gestione del dopo esonero, come accaduto con Zauli, lascia a desiderare e la scelta di Valente è oggettivamente un azzardo. Le somme si tireranno a fine anno e lì si capiranno molte cose.
5 a Rinaldo Sagramola e a Massimo Pavanel – Meriterebbero due voti in meno in relazione ai risultati ottenuti, ma li mettiamo qui perché si dimettono in situazioni diverse e si assumono le proprie responsabilità, con grande onestà. Non lo fa nessuno nel mondo del calcio, giusto riconoscere a entrambi un gesto apprezzabile e che li rende prima di tutto uomini
4 ad Aimo Diana – Lo ricoprono di soldi, lo blindano con due anni di contratto, gli prendono i giocatori che chiede, tutti senza eccezioni. Risultato: sfascia lo spogliatoio, si crea da solo il problema Ferrari, lo gestisce come peggio non potrebbe e si ritrova a dicembre a 18 punti dal primo posto. Un fallimento epocale, per un tecnico che, nella prima parte dell’anno, aveva portato la Reggiana in Serie B. Come cancellare tutto il buono fatto prima in pochi mesi
3 a Simone Giacomini – spende un patrimonio per conquistare la salvezza ai playout e celebra il successo sui social come se avesse vinto il campionato. Gestione imbarazzante sotto tanti aspetti, compreso il caos di gennaio con la cessione mancata del club e con un balletto durato settimane, obbligando il ds Romairone a un mercato surreale. Sceglie collaboratori nella migliore delle ipotesi inadeguati. Domina in Eccellenza a Siena, ma se vorrà sfondare nel calcio dovrà cambiare radicalmente modo di pensare
2 al Cjarlins Muzane – Spende più di tutti per salire fra i professionisti, si ritrova a lottare per non retrocedere. Dispiace per la famiglia Zanutta, che ci mette anima e corpo, ma se questi sono i risultati evidentemente c’è qualcosa che proprio non va anche a livello direttivo. Il flop di Carmine Parlato è fragoroso, ma il crollo della squadra coinvolge tutti, senza eccezione
1 a Mauro Lovisa – Il pallone è mio e, se non gioco più, me lo porto a casa. Cancella anni sulla cresta dell’onda con una fine ingloriosa. Un peccato, per un presidente che aveva portato il Pordenone a vette inimmaginabili. Ma se poi sparisce la squadra tutti i meriti pregressi vengono cancellati. Male, molto male, caro presidente
0 a Roberto Dipiazza – In quasi trent’anni di professione mai mi era capitato di vedere un sindaco così ostile al calcio e alla squadra della città che rappresenta. Fissa due concerti in pieno svolgimento dei playoff, combina un pastrocchio senza precedenti col prato del Rocco e obbliga la Triestina all’esilio a Fontanafredda. Il tutto con la proprietà più solida che si sia mai vista da queste parti, presa a schiaffi in faccia. E i 13mila di Triestina – Padova? Per l’ineffabile sindaco di Trieste sono acqua fresca. Tipico, a ben vedere, di quell’intellighenzia che odia il calcio, ma qui siamo ben oltre il lecito. Un caso unico in Italia. Avete mai sentito, del resto, di una squadra cacciata dalla propria città mentre lotta per la promozione? Pensavamo di averle viste tutte, evidentemente sbagliavamo
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