Padova, aggancio in vetta ed effetto Torrente. Vicenza, i tanti perché di un flop. Triestina, il nemico è sempre lo stesso. Trento, una domenica da ricordare

Poteva essere un segnale da non sottovalutare: da 2-0 a 2-2 a un minuto e mezzo dalla fine, per il Padova pareva un’occasione persa, invece la domenica si è trasformata in un autentico trionfo. Ecco l’aggancio al Mantova capolista e tre punti guadagnati sulla concorrenza. Riguardatevi, se potete, il gol del 3-2 alla Pro Vercelli di Palombi al 95′, una rete bellissima arrivata al termine di un’azione che raramente si vede in Serie C, con tre passaggi di prima, un assist magnifico di Varas e un movimento da attaccante vero di un giocatore che si è perso nel corso degli anni, ma che se si ritrova può essere un’arma potentissima a disposizione di Vincenzo Torrente, un allenatore bravo, efficace e molto sottovalutato. Aggancio in vetta completato, anche se non va trascurato che il Padova, imbattuto, sia allo stesso punto del Mantova, che di partite ne ha perse due. Questo perché nell’era dei tre punti è meglio vincere una partita e perdere la successiva piuttosto che mettere insieme due pareggi. In ogni caso l’effetto Torrente è lì, sotto gli occhi di tutti. In undici mesi, alla guida del Padova, ha perso soltanto due volte in campionato, con la Pergolettese e col Renate a Meda e ai playoff con la Virtus Verona. Per il resto il ruolino di marcia è immacolato, quasi una marcia trionfale. E’ presto, ancora presto, per capire se i biancoscudati potranno davvero ribaltare un pronostico che sulla carta li vedeva sotto Vicenza e Triestina, in partenza come terza forza del campionato. Quello che si vede oggi sul campo è una squadra che ha una fame incredibile di vittorie: gente come Varas, Fusi, Capelli, Villa, l’anno scorso giocava (con tutto il rispetto) a Crema, a Sesto San Giovanni e Sangiuliano. Oggi una prima scommessa può dirsi vinta, nel senso che nessuno dei nuovi acquisti ha risentito del salto nella grande piazza, migliorando ulteriormente il proprio rendimento. Se venissero vinte un altro paio di scommesse (Palombi, per esempio, ma anche Bianchi, senza dimenticare il rilancio di Perrotta) ecco che il Padova potrebbe legittimamente ambire al primo posto, un traguardo che a inizio anno sembrava lontano e che oggi si è, almeno un po’, avvicinato.

Chi, invece, non riesce a darsi pace, è il Vicenza. Il tracollo di Legnago è arrivato, almeno per chi scrive, totalmente inatteso. Mai mi sarei aspettato un simile risultato dopo le due vittorie contro Arzignano e Pro Patria, eppure guardando la partita non trovo nulla da eccepire alla sentenza finale. I biancorossi reclamano un rigore per un intervento sospetto su Ferrari, ma le immagini non permettono di nutrire certezze granitiche sul fallo subito essendo l’inquadratura troppo lontana. E in ogni caso, con tutto il rispetto per Massimo Donati e i suoi ragazzi, non ci può aggrappare a un episodio a Legnago se ti chiami Vicenza e vuoi vincere il campionato in mezzo a una partita senza capo né coda (e non è la prima volta). In settimana abbiamo assistito al prevedibile valzer di giustificazioni sulle esclusioni del centravanti dopo il mio ultimo editoriale. Spiegazioni che mi hanno convinto molto poco. Mi aspettavo quelle di Ferrari (qualcuno ha chiesto addirittura le nostre scuse) e allora sono andato a rileggermi tutte le dichiarazioni pre e post-match di Diana sul Loco. Mai si è parlato di problemi fisici e di infortuni prima di un unico accenno, rapido e nebuloso, precedente alla partita con la Pro Patria. Peraltro in mezzo a una serie di altre frasi e considerazioni che tutto sembravano, fuorché relative a un giocatore infortunato o non idoneo alla battaglia. Due sono le cose: o esiste un problema di comunicazione, oppure c’è qualcosa che non è sufficientemente chiaro in questa vicenda. Se si fosse detto, per esempio, con chiarezza sin dall’inizio che Ferrari stava male, nessuno avrebbe sollevato la benché minima obiezione sul suo mancato impiego. Invece, dopo i misteri di Pasini rimasto fuori per mesi senza una spiegazione salvo poi scoprire che si trattava di pubalgia o di qualche altro problema mai emerso, adesso c’è pure il caso del capocannoniere dello scorso campionato, uno da quasi 40 gol in due stagioni improvvisamente diventato un problema. Che, rebus sic stantibus, “non è in condizione” o “deve migliorare”: oppure, sempre parole dell’allenatore, “metto i giocatori che mi danno più consistenza anche fisica” (Diana post Padova), oppure ancora “mi affido a chi negli allenamenti  mi dà in questo momento più certezze, Ferrari è un giocatore come tutti gli altri e deve alzare il suo livello di allenamento” (Diana pre Arzignano), o ancora “Devo vedere e vedo che sta cercando di avere una reazione almeno in allenamento per potersi giocare il posto da titolare” (Diana post Arzignano), “si sta impegnando e poi la miglior medicina per gli attaccanti sapete tutti qual è” (Diana pre Pro Patria). Non è che il problema del Vicenza sia solo ed esclusivamente Ferrari, ma mi riesce difficile pensare a una squadra che vince, domina e rimonta rinunciando al suo miglior giocatore. A nostro avviso esiste una questione da risolvere, o in un senso o nell’altro. Anche Greco, uno dei protagonisti assoluti dello scorso anno, è finito fuori dall’undici titolare ed è chiaro che in un centrocampo che non brilla certo per dinamismo ma che si caratterizza piuttosto per piedi buoni, la sua assenza si avverta eccome, più che mai quando dall’altra parte si trovano squadre che fanno dell’intensità il loro marchio di fabbrica. Oggi il Vicenza, che ha mostrato un grosso deficit di personalità in tanti interpreti, ha 10 punti da recuperare, non su una ma su due squadre, mentre la Triestina di punti in più ne ha cinque, forse sei, forse otto a seconda di come finirà il recupero con l’Atalanta Under 23. Se dopo il derby col Padova avevo scritto che il Vicenza aveva il 10% di possibilità di rimonta, oggi quel 10% è diventato un 5%, perché bisognerebbe immaginare il crollo di tre squadre, oltre a un exploit biancorosso fuori dalla norma. Molto, molto difficile.

La Triestina non ha giocato e deve lottare con eventi extra campo davvero frustranti. Il quiz del Rocco si sta trasformando in un labirinto, dove c’è chi mente sapendo di mentire e chi si sta arrampicando sugli specchi. Fatto sta che, dopo l’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia per il rifacimento completo del manto erboso con escamotage, fino a febbraio la Triestina rimarrà in esilio a Fontanafredda (un danno gravissimo), che la partita col Padova non si sa dove si giocherà e che se si parla addirittura di Udine la situazione è davvero seria. Se poi si aggiunge il rinvio della partita con l’Atalanta che complica ulteriormente le cose, è chiaro che l’Alabarda sta fronteggiando varie problematiche del tutto esterne al campo in mezzo a una corsa a ostacoli complicatissima. Al netto di tutto ciò, indicherei ancora la Triestina come la favorita per la promozione diretta, ma tutti questi eventi rendono davvero complesso il pronostico di questa volata per la B. Il Mantova oggi ha perso la sua seconda partita e, sempre secondo chi scrive, non ha una squadra da primo posto. Ma neppure il Lecco lo scorso anno era da promozione e alla fine è stato promosso, per cui occorre tenere conto di tutte le variabili in gioco nel momento in cui si traccia un’analisi di tendenza.

Dulcis in fundo, il Trento. Finalmente si vede la mano di Bruno Tedino, con un 4-3-3 modellato sulle caratteristiche migliori degli interpreti a disposizione. Attys, che sta giocando esterno, ha un futuro segnato da mezzala ad alti livelli, se avrà l’intelligenza di seguire i consigli del suo allenatore. Oggi è la giornata di Petrovic, che segna un gol pesantissimo scacciando le voci sempre più insistenti dell’arrivo di un pezzo da novanta al mercato di gennaio. Dopo varie valutazioni, alla fine Giorgio Zamuner ha scelto di tenere duro un mese e di scegliere il rinforzo giusto per il reparto offensivo alla riapertura delle liste. Una scelta che ci sentiamo di condividere, visto che un eventuale svincolato fra quelli proposti avrebbe avuto bisogno di almeno un mese prima di poter essere schierato. La vittoria di Mantova permette al Trento di agganciare Vicenza e Pro Vercelli e di sognare un buon piazzamento playoff. Il tutto mentre l’Arzignano naviga a vista ma non dovrebbe avere alcuna difficoltà a salvarsi e la Virtus Verona fa i conti con la prima mini crisi della stagione. Sei gol subiti in due partite e nessun gol fatto. Solo uno svarione temporaneo, o c’è dell’altro che cova sotto la cenere?

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