Vicenza-Padova, un derby chiave in arrivo. Triestina, una prova di maturità e un Rocco da Serie A. Venezia, vizi ed errori: una domenica nera. Il Trento risorge, Treviso e Mestre vogliono la C
domenica 22 Ottobre 2023 - Ore 23:31 - Autore: Dimitri Canello
Se vinci partite in cui per un tempo vieni preso a pallonate e riesci a sfruttare gli episodi, ribaltando una tendenza nefasta, significa che può essere il tuo anno. Quantomeno per giocartela fino in fondo. Il Padova visto ad Arzignano a fine primo tempo meritava di essere sotto almeno di due gol, poi Casini ha commesso un’autentica sciocchezza compromettendo una partita che sin lì i giallocelesti avevano interpretato alla perfezione. In superiorità numerica e nonostante le assenze, il Padova ha portato a casa tre punti che pesano come macigni in un momento psicologicamente delicato. Un guado superato, in modo magari “sporco”, come l’ha definito Torrente, ma superato. E non era affatto semplice. Il Mantova è lì, incollato alla capolista del girone A dopo una vittoria rocambolesca e fortunata col Novara, la Triestina è a quattro punti, il Vicenza addirittura a sei. C’è un turno infrasettimanale di mezzo, ma il derby di domenica al Menti può tranquillamente essere catalogato come una partita chiave soprattutto per i biancorossi. A differenza del Padova, il Vicenza è costretto a inseguire, il margine di errore si è ridotto e la squadra non ha saputo sfruttare più di un tempo in superiorità numerica al Rocco. Nel secondo tempo, nonostante l’uomo in più, ha rischiato due volte di andare sotto, uscendo soltanto nel finale, quando Scarsella ha sprecato un’occasione clamorosa.
Parliamoci chiaro: se il Vicenza è quello visto nelle ultime tre partite, la promozione è destinata a rimanere anche quest’anno una chimera. Il potenziale di una rosa atomica è stato sfruttato sinora solo in minima parte e troppi protagonisti sono largamente al di sotto del loro standard ottimale. Tesser ha protestato alzando i toni nel dopo gara. Dirò come l’ho vista: la seconda ammonizione a Vallocchia, una situazione molto al limite, da regolamento può essere catalogata come fallo imprudente e, di conseguenza, il cartellino giallo ci può stare, così pure il rosso. Manca un’espulsione a Costa (un chiaro caso di dogso) nella ripresa, così come l’arbitro non è piaciuto quanto a gestione cartellini e, più in generale, della partita. Il Rocco, da troppo tempo fuori dal calcio che conta, è stato uno spettacolo: c’erano due tifoserie di categoria superiore, che meriterebbero almeno la B, l’atmosfera era elettrizzante in tutto e per tutto. Mi è piaciuta nel complesso di più la Triestina, che ha dato prova di grande maturità in una situazione oggettivamente difficile.
La partita promozione è aperta, ma dopo nove giornate qualcosa abbiamo capito. Continuo ad essere scettico sul Mantova, ma se è ancora lì davanti con le prime un motivo ci sarà. Il Padova non ha mai perso e questo conta eccome. La Triestina sta carburando e ha grandi prospettive tecniche per i prossimi mesi. Il Vicenza è in difficoltà, ben oltre il lecito. Attenzione, perché in mezzo alla settimana c’è un turno infrasettimanale per nulla banale. Il Padova ha una partita trappola contro il Renate, il Vicenza affronta un Fiorenzuola in ambasce che ha appena cambiato allenatore, la Triestina va a Legnago, il Mantova avrà un osso durissimo come la Pro Vercelli. Insomma, di carne al fuoco ce n’è tantissima, mentre Gigi Fresco si è preso un primattore come Ceter che si è presentato procurandosi il rigore decisivo contro il Fiorenzuola e dimostrando quanto possa pesare un simile acquisto in mezzo alla stagione. E la Virtus Verona, in un modo o nell’altro, è sempre lì fra le migliori. E’ stata la settimana del Trento, che finalmente è rifiorito. Le turbolenze settimanali avevano fatto temere il peggio, ma Tedino ha ritrovato la sua squadra , l’ha rivitalizzata e l’ha rialzata. Non è che ci si possano aspettare miracoli, ma di sicuro la squadra ha in canna l’ingresso ai playoff, più che mai se Pasquato, anche part-time, continuerà a deliziare le platee con colpi che con questa categoria c’entrano poco o nulla. Petrovic si è finalmente sbloccato e la speranza è che adesso recuperi il tempo perduto, Attys si configura come una possibile, prossima plusvalenza e ha potenzialità sconfinate.
Mi ha deluso fortemente il Venezia oggi a Reggio Emilia. Per svariati motivi. Il primo è che la squadra, che pure complessivamente non ha giocato male, non pareva avere quel fuoco sacro che si era visto a Modena e col Parma. E se in questa categoria non sbrani il campo, qualsiasi avversario ti può sorprendere. La Reggiana non era certo un ostacolo insormontabile, non aveva mai vinto in casa e il Venezia aveva tutte le potenzialità per portare a casa, se non i tre punti, quantomeno almeno un pareggio. Mi ha sorpreso la mancata conferma della coppia Pohjanpalo – Gytkjaer davanti, proprio ora che contro il Parma avevano mostrato di poter coesistere, pur con qualche necessario accorgimento tattico. Pierini non mi ha convinto, ha sprecato un’occasione in cui avrebbe dovuto segnare e non far fare bella figura a Bardi, imperdonabile Zampano nella sciocchezza dell’espulsione e Pohjanpalo forse sarebbe meglio che lasciasse calciare i rigori a qualcun altro. Sbagliare, ci mancherebbe, si può, ma non è la prima volta che il centravanti non segna dal dischetto e magari si potrebbe riconsiderare questa gerarchia negli specialisti dagli undici metri. Il Südtirol ha sorpreso la Cremonese, Bisoli conosce bene la piazza e l’ambiente avendoci lavorato da allenatore e sa come penetrare nelle pieghe delle attuali difficoltà, anche ambientali, dei grigiorossi. Spesso la fortuna ha sorriso al Südtirol, ma gli episodi bisogna andare a cercarseli e questa squadra quest’anno è ancor più determinata su questo fronte, perché l’effetto sorpresa è finito e gli avversari hanno imparato a conoscere i panzer altoatesini che non finiscono mai di stupire. Male, davvero male, il Cittadella a Pisa per almeno 84 minuti. Poi, ancora una volta, è uscito il dna di una squadra che non molla mai, nemmeno nelle giornate peggiori. Avrebbe potuto persino pareggiare ma, come ha onestamente sottolineato Gorini, non lo avrebbe meritato.
Il Verona è in crisi e non si ritrova più. L’ottima partenza aveva illuso tutti, ma adesso man mano che passano le giornate i nodi stanno venendo al pettine. Ngonge si è spento, davanti manca un centravanti in grado davvero di fare la differenza e il gioco non convince nella girandola di soluzioni provate. Il calendario, peraltro, non aiuta visto che si va a Torino contro la Juventus e che il Monza di questi tempi che verrà dopo è un brutto cliente per chiunque. I problemi ci sono in tutti i reparti: la difesa fa acqua sia individualmente che nei movimenti, a centrocampo non si riesce a trovare un assetto convincente e Baroni ultimamente sembra davvero poco ispirato.
Una pillola finale per la Serie D. Occhio al Treviso, che continua a vincere e che si è portato a ridosso della vetta occupata dall’Union Clodiense (che ci riprova ancora) e dal Mestre. E anche Zecchin fa sul serio: se gli arancioneri risolvessero la questione stadio il loro posto sarebbe tranquillamente fra i professionisti, ma il calcio triveneto aspetta di nuovo il Treviso nel posto che per troppo tempo gli è mancato. Dietro la scrivania c’è un fuoriclasse della categoria come Attilio Gementi e i risultati si stanno vedendo. La squadra è buona, probabilmente non è la più forte, ma se fosse fra le prime a dicembre, la società sarebbe disposta a investire per tentare l’impresa.
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