Venezia, un Penzo da Serie A per una squadra che fa sognare. Padova, Triestina e Vicenza: la C è questa. Verona-Trento e quegli attacchi spuntati….
lunedì 9 Ottobre 2023 - Ore 23:22 - Autore: Dimitri Canello
Finisce il weekend lungo del calcio italiano (ormai ci abbiamo fatto l’abitudine), ma in vetrina ci finisce dritto il Venezia. Lo spettacolo del Penzo imbandito a festa con quasi 10mila spettatori ha riportato alla mente la Serie A e le atmosfere che si riuscivano a creare nell’anno dopo del calcio arancioneroverde, con quella salvezza sfuggita per poco ma che potrebbe essere stata un’occasione di ulteriore crescita. La vittoria più bella di Duncan Niederauer sono quei 9400 spettatori che hanno letteralmente spinto alla vittoria una squadra bella da vedere, intensa, coriacea, ben strutturata, ben guidata da Vanoli e capace di strappi poderosi. Tutti gli acquisti sono stati azzeccati: su tutti Altare, poi Gytkjaer, ma anche Idzes e Lella, senza trascurare il ritorno di Bjarkason. A proposito: adesso si è capito il perché del no ripetuto in estate ad Alex Menta, che avrebbe voluto portarlo a Trieste e che per tutta l’estate si è scontrato con il muro alzato da Filippo Antonelli. Una squadra che piace e che fa sognare, una squadra che a tratti incanta per lo spirito barricadero che è riuscito a infondergli il suo allenatore. E’ giusto e doveroso crederci, l’ho già detto e lo ribadisco, perché forse Parma e Palermo avranno qualcosa in più sulla carta, ma non così tanto da non cercare di provarci. E sto parlando di promozione diretta, tanto per essere chiari. L’ambiente, il nuovo centro sportivo Ca’ Venezia, i bagni di folla allo store, la permanenza di Pohjanpalo a furor di popolo sono tutti segnali di un club che vuole tornare in Serie A e che si sta strutturando, se mai dovesse riuscire nell’impresa, per rimanerci. Occhio, poi, perché dietro le quinte i rumors dicono che sono in arrivo nuovi soci, con i quali Niederauer sta trattando in modo serrato proprio in queste ore. Non siamo ancora alla fumata bianca, ma non siamo poi neppure così lontani.
Cade il Südtirol contro un Catanzaro che può andare lontano, pareggia il Cittadella sprecando una grande occasione per poter entrare in pianta stabile nel gruppo di testa. Sono alti e bassi fisiologici, all’interno di un campionato difficile, spigoloso, complesso da gestire per tanti motivi, che è ancora lungo e che ha ancora tanto da raccontare. Scegliamo due protagonisti in una giornata non certo da cornice: Ciervo a Bolzano, Cassano a Cittadella, due talenti che stanno sbocciando e su cui Bisoli e Gorini stanno insistendo. Per motivi diversi, possono fare tanta strada, dipenderà soprattutto da loro e come riusciranno a interpretare un ruolo che per forza di cose diventerà non più da comprimari.
Il Monday Night si conclude con la prima sconfitta stagionale del Vicenza. Ho visto tutte e tre le partite delle favorite per la promozione e si è capito che in C non è facile per nessuno, neppure in un girone sulla carta più debole dello scorso anno. Non mi è piaciuta la Triestina, che ha sofferto tantissimo il Renate, ma che ha avuto il merito di rimanere aggrappata alla partita, portando a casa un punto preziosissimo con un gol veramente bello: splendida la giocata di El Azrak, un capolavoro il colpo di testa di Redan, a dimostrazione che Menta i talenti li sa ben scegliere e individuare. Accanto a Tesser si può creare quel mix giusto che mette la Triestina a tutti gli effetti in corsa per il traguardo massimo. Gli alti e bassi, anche qui, ci stanno, ma se in una giornata non brillante riesci a portare a casa il punto, è un passo in avanti importante rispetto ad esempio, a quanto accaduto a Crema. Un’altra partita ancora più importante si sta giocando a livello politico. Il Comune di Trieste sta collezionando figuracce su figuracce, sindaco, assessore allo sport e giunta nel suo complesso sono indifendibili. La gestione del manto erboso dello stadio Rocco è un disastro su tutta la linea, ogni partita giocata a Fontanafredda è una freccia conficcata sulla porta del Palazzo del Municipio e un colpo alla credibilità di chi sta danneggiando lo sport della propria città. Le rassicurazioni date oggi alla delegazione dei tifosi ricevuta in Comune mi convincono poco: l’amministrazione si è impegnata a far giocare i playoff al Rocco, ma se conosco un po’ l’ambiente musicale mi sembra impensabile che gli organizzatori dei concerti di Max Pezzali e Ultimo accettino di spostarsi al Grezar. Chi vivrà, vedrà. Non mi è piaciuto troppo nemmeno il Padova, che non aveva più quel sacro furore agonistico che ho visto nelle prime giornate. Appena cala l’intensità, emerge qualche limite tecnico dell’organico e soltanto il tempo dirà se il pari interno con la Pro Patria è un normale rallentamento fisiologico, oppure è la spia di altro, magari del solito autunno difficile. Sabato a Sesto San Giovanni arriverà la risposta, non banale. Intanto, però, nonostante la frenata controllata, il Padova è ancora primo e non ha ancora perso una partita, avvicinato dal sorprendente Mantova (ma non scommetto sui virgiliani in corsa per il primo posto fino in fondo, li vedo fra le prime ma non primi), ma non dal Vicenza, che fallisce l’assalto alla vetta in una serata da dimenticare. Pessima la partenza a Vercelli, con uno di quegli errori che spiega perché Ronaldo gioca in Serie C e non in categorie più alte. Nonostante un talento indiscutibile e colpi di categoria superiore, queste amnesie e passaggi a vuoto ne hanno condannato la carriera e non decollare come avrebbe potuto. Ho visto un Vicenza nervoso, con addosso la pressione di dover vincere che non è facile da sostenere. Ho ammirato, invece, la pacatezza di Aimo Diana nel dopo gara. Sentendolo parlare dopo una sconfitta, si capisce perché abbia vinto un campionato e l’anno prima ci sia andato vicino. La gestione della sconfitta è la più grande sfida possibile per un allenatore. Se Diana riesce a normalizzare un ambiente pieno di frustrazione dopo anni di risultati al di sotto delle attese, le possibilità di ottenere il primo posto crescono esponenzialmente.
Pillole sparse. L’Udinese vista a Empoli avrà molti problemi a salvarsi e la posizione di Andrea Sottil resta estremamente instabile. Il Verona visto a Frosinone fa acqua da tutte le parti. Il gol al 94′ di Djuric interrompe un lunghissimo digiuno, ma i problemi offensivi di Baroni sono notevoli e nessuna soluzione (Djuric stesso, Henry, Mboula, Bonazzoli) convince sino in fondo per il ruolo di prima punta. I trequartisti, poi, vivono una fase di appannamento, soprattutto Ngonge che ha avuto una partenza sparata e che adesso si è fermato. Di problemi offensivi ne sa qualcosa anche il Trento, perché non può fare tutto Pasquato e perché Petrovic sta deludendo. Credo che Zamuner debba presto rivedere le strategie sul mercato, magari anche fra gli svincolati, se il suo centravanti continuerà a latitare, altrimenti tutti diventerà molto più difficile. La Virtus batte l’Arzignano nel derby e torna a correre, con una classifica bellissima, il Legnago si ferma ma resta una squadra ben costruita per i relativi obiettivi che può raggiungere la salvezza. Ad maiora.
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