Verona – Le principali dichiarazioni del Direttore Sportivo gialloblù Sean Sogliano, rilasciate nella conferenza stampa di oggi, giovedì 14 settembre.
Direttore il mercato si è chiuso, è stato fatto un percorso condiviso con il Presidente e mister Baroni… “Sì, alcune operazioni sono state fatte, altre invece non sono state chiuse. È stato un mercato difficile, complicato per tutte le società e a maggior ragione per noi che venivamo da una stagione complicata. La volontà di cambiare qualcosa c’era, ma volevamo anche mantenere alcune situazioni già presenti per poterle anche migliorare. Personalmente io non mi ritengo mai contento di come si chiude una sessione di mercato perché penso si possa sempre fare meglio, è un mio modo di essere, ma sono consapevole che quello che si è appena concluso è stato un mercato difficile. Noi abbiamo cercato di abbassare il monte ingaggi, di inserire alcuni giocatori magari meno noti e di farne uscire altri. Ad oggi gran parte del lavoro è stato fatto. Alcune posizioni hanno un po’ condizionato la fase finale di questa sessione, e quando le destinazioni vengono rifiutate dai giocatori tutto si complica. Forse un po’ più di collaborazione da parte di qualcuno avrebbe aiutato, ma noi ora dobbiamo pensare solamente al campo e a cercare di fare più punti possibili”.
Come ci può descrivere il Verona che avete costruito? “Penso che per costruire qualcosa di nuovo serva tempo. In generale credo che al Verona di oggi non debba mancare una sola cosa: la consapevolezza di dover lottare in ogni partita per raggiungere il nostro obiettivo, quello della salvezza. Noi siamo una squadra che in questa stagione dovrà affrontare un campionato molto difficile. Quest’anno anche le società neopromosse hanno potenzialità economiche importanti; ad oggi trovare tre squadre da mettere dietro di noi non è semplice”.
Sono stati trattenuti giocatori come Hien, Ngonge… Cos’è cambiato in questo senso rispetto alle scorse sessioni di mercato? “Quest’anno ci sono stati due-tre mesi in cui si è parlato molto, ma le offerte concrete sono arrivate solo alla fine, e questa componente ha contribuito sul nostro modo di agire. Il lavoro fatto sul mercato è stato quello di abbassare il monte ingaggi, e questo ha permesso anche di resistere a qualche offerta che è arrivata: il Presidente ha resistito a queste proposte e gliene va dato atto. Abbiamo fatto un mercato di investimenti, puntando su ragazzi che hanno fame e voglia di farsi conoscere. Dovranno dimostrare che conta ancora anche questo: la voglia di lottare, di volersi affermare”.
Il mercato è stato impostato su un modulo tattico preciso? “È stata una via di mezzo. Mister Baroni è un allenatore esperto, sa riconoscere le potenzialità e anche le difficoltà di una squadra. L’anno scorso ha fatto un’ottima stagione giocando con la difesa a quattro. Per cambiare modulo servono caratteristiche precise. Il mercato era bloccato e non ci sono state le opportunità per poter fare un cambiamento così radicale. Credo che ragionando e vedendo le caratteristiche dei calciatori a disposizione il mister abbia deciso di riproporre un assetto tattico a cui la squadra era già abituata. Magari non sarà definitivo, ma potrà cambiare nel tempo in base alla crescita dei calciatori, al loro inserimento nei meccanismi tecnici o in base agli avversari”.
C’è stato il ‘colpo’ della sessione? “Io sono contento se la squadra fa punti. A gennaio sono state fatte delle operazioni che erano delle scommesse: forse una la stiamo vincendo, ma non voglio dirlo a voce alta. È un giocatore che ha ancora strada da fare. In questa sessione sono arrivati calciatori che hanno dimostrato di saper giocare in campionati importanti, e poi c’è sempre la speranza di aver avuto l’intuizione giusta, vedremo nel tempo. Dire un nome solo ora non sarebbe giusto: bisogna lasciare ai ragazzi il tempo di dimostrare”.
È difficile convincere i giocatori ad accettare Verona come destinazioni? “Io se fossi un giocatore verrei qui subito, mi sarebbe piaciuto giocare a Verona. Penso che un calciatore che gioca con questa maglia possa provare grandi emozioni. Se non si capisce questo aspetto penso sia meglio che non si venga qui”.
Quanto conta aver fatto anche quadrare i conti? “Soprattutto qui conta tantissimo. Il Presidente ci ha dato una linea che in questi mesi ho seguito. Non è facile mantenere un club in Serie A, che è un campionato sempre più competitivo anche dal punto di vista economico. Sapevamo di non dover fare investimenti importanti quest’estate perché erano già stati fatti l’anno scorso, quando sono stati spesi circa 15 milioni per l’acquisto di giocatori. Quest’anno sapevamo che non avremmo potuto ripetere questo modus operandi. Serviva portare giocatori magari meno noti, sperando che possano avere il giusto rendimento, anche per essere in futuro loro stessi degli uomini mercato”.
Cosa servirà quest’anno per raggiungere la salvezza? “Io sono preoccupato per la difficoltà del campionato che stiamo affrontando, ma penso che la preoccupazione in generale debba farti correre di più in campo, non spaventarti. Bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. L’abbiamo dimostrato l’anno scorso: la voglia e la volontà, la spinta dei tifosi ti aiutano. Dovremo cavalcare questo campionato con la stessa voglia dello scorso anno. Non dobbiamo cullarci in quello che siamo riusciti a fare la scorsa stagione: ora abbiamo 6 punti e dobbiamo farne altri 34. Lo spirito già da lunedì dovrà essere questo”.
Come mai è stato anticipato l’arrivo di Cruz? “Cruz doveva arrivare già lo scorso anno, ma non ha rinnovato il suo contratto in Argentina ed è stato messo fuori rosa dal suo ex club. Noi l’avremmo preso a gennaio a fine contratto, ma il suo entourage è riuscito a liberarlo prima e perciò abbiamo anticipato il suo arrivo. Sicuramente questo è stato un vantaggio per il ragazzo, per poterlo mettere in una condizione che possa aiutarlo. Se non si fosse allenato per tre mesi sarebbe arrivato in una condizione meno facile da recuperare”.
In questo mercato ha fatto qualche scelta che possiamo definite ‘utile’? “Mi piace questa domanda perché fa intendere il mio modo di pensare e di agire. Per me la miglior sensazione per un club è quella di poter fare esordire un giocatore della propria Primavera o proprio del Settore Giovanile, portare in Prima squadra dei ragazzi che possano crescere con chi ha più esperienza di loro. Io appartengo ancora a questo calcio. A volte sono operazioni che riescono, a volte invece no, altre volte non è semplice, ma penso sia importante lavorare con questa mentalità. Ci sono situazioni in cui è giusto provare. Sulemana lo scorso anno è arrivato dalla Primavera e ci ha dato una mano, Charlys potrebbe vivere la sua stessa situazione. Solo a vedere come si allena ti viene voglia di provarci. Avrà bisogno di tempo, dipenderà da lui, ma ha una fame e un’educazione che ha colpito tutti”.