Treviso, Sottovia a Trivenetogoal: “La mia miglior stagione! Niente di impossibile per questa piazza: sul mio futuro…”
sabato 3 Giugno 2023 - Ore 11:40 - Autore: Pietro Zaja
Ha vinto ben sei campionati, ma quello di quest’anno con il Treviso ha un sapore ben diverso. Incoronato re da tutti i tifosi biancocelesti, Dario Sottovia si è preso tutto nel corso della stagione: l’amore dei supporters in primis, la promozione in Serie D e il primato di capocannoniere del girone B di Eccellenza veneta, con 33 reti siglate nell’arco di tutta l’annata. Da calcio di rigore, con conclusioni fantascientifiche o con una precisione chirurgica in area… Non c’è alcuna differenza, il 9 biancoceleste ha segnato in ogni modo. Tra ricordi della stagione appena trascorsa e futuro. Sottovia si è raccontato a Trivenetogoal. Ecco le sue parole.
Ti facciamo i nostri complimenti per la grande stagione che hai disputato, innanzitutto. Ma, a più di un mese dalla promozione in Serie D che la piazza voleva tantissimo, che emozioni stai provando?
“Un mese è abbastanza per metabolizzare. Personalmente sono già proiettato alla prossima stagione. Andando a ritroso, però, vedo le foto e ripenso a ciò che abbiamo fatto: resta un segno indelebile per chiunque vincere un campionato in una piazza come Treviso, al di là della categoria. La cosa che ti resta di più, penso sia la consapevolezza di aver dato una mano a scalare una categoria, per far salire una piazza che merita di stare più in alto”.
Che significato ha avuto questa promozione? Che legame hai instaurato con la piazza?
“Ho fatto la miglior stagione della mia carriera a livello numerico, anche se ne ho fatte molte altre di importanti. Ho avuto la fortuna di vincere campionati in piazze comunque prestigiose, come Mestre e Trento, però Treviso, per la piazza, per l’aria che respiri e per lo stadio, ti dà quel qualcosa che inevitabilmente lascia un segno nella carriera di un giocatore”.
Qual è stato l’ingrediente che vi ha portato a vincere il campionato, ammesso che ce ne sia uno?
“La cosa più importante che c’è stata quest’anno è stata la consapevolezza di voler vincere e di essere dei vincenti. Se tu inizi la stagione a luglio con la consapevolezza che devi vincere e che vuoi vincere, anche nei momenti di difficoltà, come in quelle 4 partite del girone d’andata in cui abbiamo realizzato un solo punto, la nostra mentalità è stata da vincitori. È stata sempre un gruppo che non ha mai pensato al secondo posto o di dover rincorrere qualcuno: questa voglia di star sempre davanti, anche quando le altre ci rosicchiavano qualche punto, alla fine ha fatto la differenza. Abbiamo sempre lavorato con quella mentalità da persone che sanno vincere. Questo mindset ce l’ho sempre avuto, perché ho avuto la fortuna di vincere 6 campionati, quindi è una cosa che conosco. Qualcuno che l’ha vinto per la prima volta, magari l’ha scoperto adesso. Non è mai facile fare un campionato di vertice rimanendo sempre davanti”.
A livello personale, questa mentalità da vincente come l’hai acquisita? Tutto frutto di madre natura?
“Credo che nella vita uno che vuole vincere e che ha degli obiettivi, anche per quanto siano alti e importanti, e che cerca di raggiungerli, se vuole può farlo. Lo penso io nella mia mentalità di attaccante, ma lo stesso vale per un difensore o per un allenatore. Credo anche che siano stati scelti dei giocatori e un allenatore di esperienza, che hanno fatto campionati di vertice, vincendoli anche. Quindi, la stessa mentalità, portata all’interno di uno spogliatoio, si somma e si eleva al quadrato. Però, questa mentalità si forma nel tempo”.
Sei proiettato al futuro: rimarrai a Treviso?
“Tendo a finire le stagioni godendomi il momento, però l’anno prossimo o tra due anni mi godrò quello che ho fatto a Treviso. Dentro la mia testa resterà sempre qualcosa di importante. Il mio obiettivo è quello di rimanere a Treviso, sto benissimo e ho un legame molto importante con la piazza, con i tifosi e con la società. Poi, se c’è sempre da capire quali sono gli obiettivi della società, del nuovo direttore che arriverà. Io vorrei restare”.
Dando per scontato che rimarrai, che campionato ti aspetti l’anno prossimo?
“Credo che il girone C di Serie D si sia molto equilibrato. Ci sono molte squadre che possono fare bene e la differenza, secondo me, la fa l’organizzazione, così come chi sbaglia meno. Negli ultimi anni ci sono sempre stati campionati tirati a due o tre squadre: l’anno scorso ha vinto il Legnago, magari contro anche qualche pronostico, perché è la squadra che nei momenti di difficoltà ha sbagliato di meno in assoluto. Non c’è niente di impossibile per una piazza come Treviso. Se si fanno le cose in maniera organizzata e con la mentalità giusta puoi anche trovarti lì davanti e provare a vincerlo. Comunque, credo sarà un campionato equilibrato, ci saranno più piazze che proveranno a vincerlo”.
Tu e Posocco siete sembrati complementari in campo: vi completavate un po’ a vincenda. È così? Che intesa è nata tra di voi in campo?
“Con Checco non avevo mai giocato. L’avevo sempre visto da avversario e l’avevo sempre visto fare l’attaccante esterno. È stata una delle pedine fondamentali di questa squadra, perché si è adattato a fare l’attaccante a due, che magari era un ruolo che non aveva quasi mai ricoperto nella sua carriera. È stato fondamentale. Il fatto di completarsi lo scopri strada facendo: lui ha delle doti fisiche importanti, è un giocatore che tiene palla, che fa salire la squadra e si fonde un po’ con me, che sono un attaccante più brevilineo e da area di rigore. Secondo me, però, questa scelta è stata azzeccata. Quando abbiamo cambiato modulo c’è stato anche un pizzico di fortuna nel trovare questa intesa tra le nostre qualità. Per me Posocco è un giocatore sprecato in Eccellenza, può fare molto bene anche in D, per le caratteristiche ha”.
Hai segnato 33 reti quest’anno: qual è stato il gol più importante?
“Ci sono stati tanti gol importanti, dai gol al Borgoricco al ritorno ai due gol di Noale all’andata. Forse il gol a Motta di Livenza su calcio di rigore è stato il gol che ha dato una spinta in più per giocare le ultime due partite, senza dimenticare quello nell’ultima partita con il Giorgione. Credo, però, che il gol che ha fatto la differenza nell’arco delle 36 partite sia stato quello nella partita di Noale, al ritorno. Il gol del pareggio. Quel gol lì, se ti metti a fare i calcoli, ci ha dato un punto e ne ha tolti due al Noale che avrebbe vinto la partita. Quindi, se fai questi calcoli, il Noale avrebbe vinto il campionato. Ma anche per bellezza, credo sia stato il gol più importante della stagione”.
Qual è stata la prima cosa a cui hai pensato quando hai segnato il tuo ultimo gol della stagione contro il Giorgione al Tenni?
“Quel gol lì ha chiuso tutto quello che c’era da chiudere, quindi va a chiudere una stagione di sacrifici, di imprecazioni… Abbiamo lavorato duramente dal 27 luglio. A dicembre abbiamo fatto anche un richiamo invernale importante, quindi abbiamo fatto tanti sacrifici. Ti trovi a valutare una stagione e a chiuderla così, avendo portato a casa l’obiettivo a cui si puntava. Ti passa davanti un’intera stagione e non per niente ho fatto una cavalcato di cento metri, che ho poi pagato, perché non avevo più gambe. È stato il momento più emozionante della stagione, perché metti i puntini sulle “i” e metti in archivio un campionato in una piazza come Treviso. Era un sogno che si avverava, un desiderio molto profondo”.
Quanto ti hanno emozionato i 3500 del Tenni?
“Questa è una piazza impressionante, quindi se si riesce a stare davanti e a fare un campionato importante lo stadio si riempie. Giocare davanti a così tante persone in Eccellenza non è una cosa che in tanti si possono permettere. Per un calciatore dà stimoli. Treviso è una piazza imbarazzante. È tutto quello a cui un calciatore può ambire in categorie come queste”.
Tutte le squadre che sono venute ad affrontarvi sembravano assatanate e pronte a dare il 110%…
“È normale, perché vai a giocare in uno stadio che ha storia, contro una società importante. Subentrano tante cose. Magari tanti calciatori che vorrebbero essere al tuo posto cercano di dimostrare che sono più forti di te e che la meritano più di te, però, alla fine credo sempre che se il Treviso ha scelto quei giocatori vuol dire che quelli erano i giocatori più forti per quella piazza in quel momento. Abbiamo avuto dei momenti in cui abbiamo sofferto e che non pensavamo di poter avere, però alla fine abbiamo dimostrato con il risultato finale che non è stato sbagliato nulla e che i giocatori che erano lì meritavano di starci. È vero che tutti fanno la partita della vita, però alla fine resta una giustificazione che non serve a niente. Devi vincere le partite, come abbiamo fatto noi. Sarà così anche l’anno prossimo, sarà il più bello stadio del girone e per me questo è uno stadio clamoroso. È normale che chi arriva darà qualcosa in più”.
Quando riprenderete?
“Adesso siamo fermi. A luglio riprenderemo. Ora abbiamo un po’ di tempo per rifiatare, per poi ripartire. Chi è come me vorrebbe già ripartire prima, però un po’ di vacanza ci sta!”.
Spero di rivederti segnare al Tenni ogni domenica l’anno prossimo allora!
“Speriamo si concluda con una fumata bianca, ma io sono convinto di sì”.
Foto: FotoStampa Treviso FBC 1993
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