Treviso, Boron a tutto tondo: “Io come Theo? Mi ispiro a lui: spero di rimanere e di giocare la Serie D con il biancoceleste”
martedì 16 Maggio 2023 - Ore 14:35 - Autore: Pietro Zaja
Il Theo Hernandez del Treviso. Con le giuste contromisure, ma sono molti gli aspetti che li avvicinano: il ruolo, quello di laterale di spinta a tutta fascia, il piede preferito, il mancino, e ultimamente anche i capelli, color platino. Una moda che il francese rossonero ogni tanto si lascia scappare. Andrea Boron non l’ha imitato in questo, una voglia di cambiamento ci dice, ma studiarsi le movenze del proprio giocatore preferito per poi provare ad applicarle sul campo è all’ordine del giorno. Studio a casa, pratica in campo. Dedizione, cuore, sacrifici e una causa biancoceleste entrata fin da subito nelle vene. Treviso la sente sua e ora non vorrebbe lasciarsela sfuggire. Perché il calcio è anche questo, amore a prima vista. Autore di una buonissima stagione, culminata con la promozione del Treviso in Serie D, l’esterno a tutta fascia Boron ci ha raccontato questi sei mesi vissuti all’ordine e ai dettami di mister Enrico Cunico, ma non solo…
A più di tre settimane dalla partita con il Giorgione che ha portato poi alla promozione in Serie D, che emozioni stai provando ancora adesso?
“Emozioni bellissime, proprio di soddisfazione e di alleggerimento, perché sono stati davvero cinque mesi intensi e un po’ per tutto, per la piazza, per il clima che si era creato. Alla fine ce la siamo giocata fino all’ultimo, il Noale ha spinto tanto e noi siamo stati bravi a tenere il vantaggio, quindi c’era un clima intenso e bello teso, che ci ha accompagnato per tutto il tragitto. Per questo è stata anche una soddisfazione immensa. Poi inizi a realizzare che a Treviso sono da dieci anni che provavano a salire ed esserci riusciti è una soddisfazione ancora più grande, così come aver dato questa gioia alla città, che ci teneva così tanto. Anche quando giravi per il centro capivi che c’era questa voglia di andare su ed esserci riusciti è un motivo di grande orgoglio”.
Qual è stato il tuo momento preferito di quella domenica? Qualcosa ti ha stupito in particolare?
“Beh, sentire il boato del Tenni, davanti a 3500 spettatori, la curva e la tribuna piene e sentire che il Tenni ha spinto dentro quella palla di Posocco, che ha sbloccato la gara. Alla fine eravamo 0-0 fino al 70′ e sapevamo che dall’altra parte il Noale stava vincendo, quindi fino a quel momento eravamo secondi, e provare quella gioia lì di vedere la palla entrare, il guardalinee che segnava con la bandierina verso il centrocampo, quindi avvertendo che era tutto regolare, è stato bellissimo. Una gioia immensa”.
La festa come l’hai vissuta?
“Durante la festa mi sono lasciato andare, mi sono scatenato. Sono venuti i miei famigliari, i miei amici e vedere tutta la gente che è entrata in campo, i bambini, i genitori dei bimbi che venivano a congratularsi, è stato bellissimo. I tifosi, la curva… Sono contento perché siamo riusciti anche a creare un buon rapporto tra la squadra e la società e tra la squadra e i tifosi. Non sempre succede. Anche il fatto che ci siamo trovati a giocare con così tanti spettatori all’ultima di campionato ti fa capire che siamo riusciti a creare un’unione d’intenti”.
Eri sotto pressione sapendo che saresti sceso in campo davanti a così tante persone? De Poli ci ha raccontato che vi siete detti che è stata la partita più difficile della vostra carriera…
“A livello di emozioni e di quello che si provava quando si era in campo ho provato delle emozioni fortissime. Treviso ti chiede di vincere per forza, per cui quel mix di emozioni sono state davvero forti. Posso metterla tranquillamente tra le partite più importanti che ho giocato. Poi, quando scendi in campo, sei così concentrato che non ti rendi neanche conto del clima che c’è attorno alla partita e sono contento di non averlo notato, perché poi magari perdi la concentrazione. Invece la partita è andata bene e sono contento di come abbiamo giocato, perché era una partita contratta, ma poi le nostre qualità sono emerse e abbiamo vinto”.
Tu sei arrivato a dicembre: che scelta è stata Treviso e che gruppo hai trovato?
“Ero a Sona in Serie D e si doveva fare questa fusione con il Chievo, ma quando ho capito che non c’era più niente da fare mi ha chiamato subito Briaschi, già un mese prima che iniziasse il mercato di dicembre, e quest’idea del Treviso mi ha subito preso. Avevo già Dario Sottovia con cui mi confrontavo spesso, così come il prof, e mi hanno spiegato com’era il clima, la piazza e ho detto subito di sì. Avevo altre offerte, ma l’ho presa come una sfida, perché sapevo che vincere qui mi avrebbe dato tante motivazioni e tante emozioni. Quindi, sono venuto qui e ho trovato un gruppo forte, coeso e che aveva una grande mentalità. Dai primi allenamenti ho detto che questo era un gruppo che voleva vincere, si andava fortissimo e infatti le prime settimane sono state un po’ toste, perché prendere il ritmo dopo aver cambiato categoria non è stato semplice e in questa squadra qui i ritmi erano molto alti. Ho trovato un gruppo forte e mentalizzato, un gruppo di bravissimi ragazzi”.
Che percorso è stato questo di cinque mesi che vi ha portato poi alla promozione in Serie D?
“Non siamo mai usciti dal nostro percorso. Abbiamo avuto periodi difficili, come a gennaio, però era più un calo fisico e un po’ mentale. Sei primo tutta la prima metà del campionato e si sa che il campionato è fatto di periodi. Chi ha meno periodi negativi e chi è più costante arriva primo. Noi abbiamo avuto quel periodo lì, però da gruppo e da squadra abbiamo fatto compattezza, abbiamo inanellato una serie di vittorie che ci hanno aiutato”.
Hai legato con qualcuno in particolare?
“Stavo in casa con Malagò e abbiamo creato un bellissimo rapporto. Poi conoscevo Simeoni, Dario (Sottovia). Con De Poli ho un bellissimo rapporto, ma con tutti. Non c’è nessuno con cui potrei dire che non ho legato. Questa è stata la forza del nostro gruppo secondo me”.
A livello personale, come valuti il tuo percorso? C’è stata una prestazione tua che ti è piaciuta più di tutte?
“Il percorso lo valuto un buon percorso. Di partite che mi sono piaciute e in cui ho fatto bene ce ne sono state. Mi è piaciuto molto anche quando in mezzo al campo eravamo in difficoltà, magari perché avevamo degli infortuni, e il mister ha deciso, e lo ringrazio, di avermi provato mezzala, che è un ruolo che sento mio e che avevo voglia di fare e che penso di aver interpretato bene con le mie caratteristiche. È un ruolo che mi piace molto, ad Arcella avevo fatto molto bene. Poi Borgoricco ho fatto molto bene, ma tutti quanti a livello collettivo. Delle prestazioni sono contento”.
Ti hanno definito un po’ il Theo Hernandez del Treviso. A un certo punto sei arrivato con questa capigliatura color platino che anche lui ha avuto e si fa ancora adesso, poi, secondo me, avete anche alcune caratteristiche in comune… Tu cosa ne pensi? Ti ispiri a lui?
“Lui è sicuramente il mio giocatore preferito, sia per caratteristiche calcistiche, ma anche per come tipo di giocatore. Mi ispiro a lui, è il mio giocatore preferito. I capelli platino li avevo già fatti, ma era un periodo in cui avevo voglia di cambiare un attimino e ho detto che ci stava farli. Poi ho fatto anche bene da quando li ho fatti (ride ndr.)… Ho fatto una bella scelta. Mi manca solo il gol alla Theo in stile Lazio: quest’anno ho preso solo pali e traverse, non sono riuscito a fare gol, però ho fatto un po’ di assist e sono contento”.
Hai reso bene in ogni posizione del campo e hai giocato quasi dappertutto: hai un ruolo preferito?
“I miei due ruoli preferiti sono fare il quinto o la mezzala. Questi sono i miei due ruoli, ma poi posso fare il terzino e l’esterno alto in un 4-4-2. Ho delle caratteristiche di velcità e anche di tecnica che mi permettono di ricoprire più ruoli e di essere un po’ il jolly. Sicuramente mezzala mi piace perché sei più a ridosso della porta, sei sempre un po’ all’attacco e mi piace molto. Poi, giocare con ragazzi tecnici come i nostri centrocampisti Malagò, De Poli, Simeoni e Soncin, ti mettono anche in condizione di fraseggiare bene e più palloni tocchi e più entri in partita e meno sbagli e più rendi. Avevo esordito con la Robeganese Fulgor Salzano da quinto, da mezzala, invece, in casa con l’Arcella. Avevo fatto bene e sono stato subito contento”.
Prossimo anno in Serie D sarà un gran campionato: Mestre, Union Clodiense, Clivense e ora Treviso. Che campionato può essere? Ti auguri di restare?
“Sarà un campionato bellissimo. Quest’anno è stato un campionato strano, però secondo me le squadre che hanno steccato quest’anno si attrezzeranno per rifarsi e poi ci sono piazze importantissime e io ci terrei molto a rimanere. Come mi sono trovato quest’anno a livello proprio di emozioni che mi ha dato questa piazza, ne ricordo poche. Mi ricordo Siena, però sono piazze importanti e mi augurerei di rimanere. Sicuramente l’anno prossimo sarà un campionato bellissimo. Sarebbe bello rimanere con questo gruppo qui, però le squadre faranno mercato e non posso dirti che non mi piacerebbe restare con questo gruppo. Spero di rimanere io, come spero di ritrovare tanti dei ragazzi con cui abbiamo raggiunto quest’obiettivo. Questo gruppo potrebbe confrontarsi con la Serie D così com’è. Basta guardare il curriculum dei giocatori: Salviato ha fatto la Serie B e sicuramente abbiamo tutti alle spalle esperienza e qualità per affrontare il campionato di Serie D senza troppi problemi. E lo abbiamo dimostrato anche nell’ultima amichevole con l’Arzignano in cui ce la siamo giocati alla pari con una squadra di Serie C che sta per affrontare i playoff per la B. Poi, arrivavamo anche da due settimane di festeggiamenti e ce la siamo giocata alla pari. È stata una bella soddisfazione, per dimostrare anche che ognuno di noi può affrontare un campionato superiore senza problemi. E farlo a Treviso sarebbe stupendo”.
Ti piace tanto Treviso?
“La città più bella in cui sono stato, te lo dico senza problemi. È bello stare lì, è bella la gente, le attenzioni che ti danno i tifosi e sono stato veramente bene”.
Grazie Andrea, spero di rivederti al Tenni anche l’anno prossimo!
“Grazie a te, speriamo sì, davvero!”.
Foto: FotoStampa Treviso FBC 1993
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