Venezia, uno sprint che fa sognare. Cittadella, si può (ancora) fare. Verona, perché tanta rabbia? Triestina, tanto da chiarire. Legnago, bentornato!
lunedì 1 Maggio 2023 - Ore 23:31 - Autore: Dimitri Canello
Weekend dedicato esclusivamente alla Serie A e alla Serie B, con la Serie C ferma ai box ma scossa dal caso Pergolettese – Triestina. Partiamo proprio da qui, nel senso che c’è tanto di non detto e tanto da chiarire, in questo mistero di fine stagione. Un autentico rebus che al momento suscita tanti interrogativi: ad esempio si dovrà spiegare perché gli uomini della Procura federale fossero arrivati già il mercoledì precedente alla partita a Crema, perché la denuncia della Pergolettese sia stata presentata venerdì, se è vero che, come scrivono i quotidiani piacentini, ci sono messaggi compromettenti arrivati sui cellulari di alcuni giocatori, chi è quel fantomatico personaggio che avrebbe incontrato in un supermercato gli stessi giocatori di cui sopra. E’ riconducibile effettivamente alla Triestina oppure è un mitomane o un millantatore? Se si fosse trattato di un dirigente probabilmente, il nome sarebbe già uscito e tendiamo ad escludere questa possibilità. Vivere in mezzo al fango non è piacevole, tantomeno in mezzo a continue voci e illaizoni. Al momento nessun giudizio, in un senso o nell’altro, può essere emesso, semplicemente perché non ci sono tutte le carte sul tavolo. Aspettiamo e, forse, presto capiremo. E’ giusto che la Triestina alzi la voce, che si difenda e difenda la sua immagine. E’ giusto anche se venga fatta chiarezza, perché il non detto in questi casi è devastante. Il tutto mentre l’Alabarda si prepara ai playout in un caos che di certo non aiuta.
Passiamo alla Serie A. Verona si ritrova all’improvviso preda di un’autentica crisi di nervi proprio nella settimana in cui viene raggiunto lo Spezia dopo avergli recuperato sei punti. Possibile che l’ambiente sia quello che abbiamo visto in queste ultime 48 ore? Si è pareggiato a Cremona, che non è un risultato esaltante ma nemmeno da buttare via. La Cremonese non è una squadra allo sbando e sta chiudendo la sua esperienza in A con dignità. Il Verona ha giocato male e su questo non ci piove, ma cosa dovrebbe dire lo Spezia che ha perso tutto il vantaggio che aveva e che sembra in caduta libera? L’Hellas di oggi è una squadra viva, che combatte, che si sbatte, che rimane sul pezzo e ce la può fare. Il nemico più grosso è quello interno. A leggere i commenti dei tifosi pare una tragedia, Zaffaroni e Bocchetti sono nella bufera, tutto sembra da buttare quando non lo è. Vero è che certe scelte sono discutibili, che Doig fuori dai titolari suscita forti perplessità, che aver silurato Ngonge sembra un nonsenso dopo quanto fatto fra gennaio e febbraio dall’attaccante gialloblù, che Duda è evaporato troppo in fretta, che fra Djuric e Gaich non ci sono garanzie. Eppure basta guardare i numeri, per capire che il Verona sta facendo un autentico miracolo. Era praticamente retrocesso, se la sta giocando e oggi farebbe lo spareggio. Per evitare di buttare via tutto quanto di buono fatto deve evitare gli isterismi e tenere la barra dritta.
Di Udine e dell’Udinese onestamente non sappiamo cosa dire, perché è evidente che la squadra ormai vivacchi senza obiettivi e che debba lottare soprattutto contro se stessa e i suoi fantasmi. Non è facile galleggiare in un campionato in cui la salvezza non è più un problema e dove l’Europa sembra oggettivamente fuori portata. Ed è difficile trovare spunti di riflessioni realmente interessanti. A Lecce ha vinto chi aveva più fame, chi aveva un bisogno disperato di punti, chi aveva maggiori motivazioni, chi non poteva sbagliare. Giovedì c’è il Napoli e questo sì che sarebbe un motivo di interesse. Spalletti festeggerà quasi certamente lo scudetto in quella Udine che ha imparato ad apprezzarlo agli albori della carriera. Il messaggio della Curva Nord che ha, di fatto, comunicato che non tollererà festeggiamenti partenopei, fa temere che qualche incidente possa accadere. Ed è giusto tenere le antenne dritte.
Resta la Serie B, in questo primo maggio di campionato. Il Venezia è definitivamente decollato: 5-0 al Modena, poker di uno scatenato Pohjanpalo, oggi capocannoniere della B assieme a Lapadula. Oggi i playoff non sono più utopia, distano appena un punto nel giorno in cui il Frosinone ha entrambi i piedi in Serie A. Onore a Filippo Antonelli, il vero artefice di questo autentico ribaltone all’interno della stagione, ma anche a Paolo Vanoli, che ha capito Venezia meglio di qualsiasi altro, che ha seminato in modo eccellente e che adesso passa a raccogliere. Oggi, primo maggio, il Venezia può dire di aver praticamente archiviato la pratica salvezza, che non è più oggettivamente un problema. Certo, non ha ancora la certezza matematica di aver timbrato la permanenza nella categoria, ma dilapidare sette punti in tre giornate sembra oggettivamente impossibile. Oggi, a Venezia, funziona tutto. Funziona Svoboda, che sembra insuperabile, funziona Carboni, il vero perno della difesa, funziona Joronen, che quando serve risponde sempre presente, funziona Tessmann e funziona Candela, funziona Zampano e funziona Johnsen. E funziona ovviamente Pohjanpalo. In tutta onestà: non è strano che sia il capocannoniere del campionato cadetto, era strano piuttosto quando non segnava. Chi conosce un minimo il calcio internazionale sa di chi si parlava anche quando arrivò in estate. Ancor più onestamente: Pohjanpalo potrebbe giocare tranquillamente in Serie A in una squadra di medio – bassa classifica. E questo non da oggi. Che il Venezia abbia scoperto finalmente tutti i suoi talenti è una bella notizia per la tifoseria e per gli 8600 che oggi hanno fatto registrare il record stagionale di presenze. La più bella vittoria di Niederauer, di Antonelli, di Vanoli. E la testimonianza che, se adeguatamente stimolata, Venezia è una piazza che risponde, nonostante tutte le oggettive difficoltà logistiche a raggiungere il Penzo e nonostante la maledizione stadio che sembra prolungarsi dopo le ultime notizie.
Postilla finale per Cittadella e Südtirol. I granata strappano un punto vitale al San Nicola, che adesso avrà un senso se si batterà il Benevento in una sorta di “dentro o fuori”. Va sotto e si rialza, la squadra di Edoardo Gorini, si appoggia sulle spalle di Antonucci e riscopre ancora Maistrello, che segna una rete pesantissima appena entrato. Merito dell’allenatore, che ha indovinato i cambi giusti e che cercherà di prendersi con le unghie e con i denti questa salvezza. Il Südtirol, invece, respinge l’assalto del Genoa. E’ quarto, se dovesse rimanerci salterebbe un turno ai playoff e si presenterebbe in semifinale con il vantaggio del doppio risultato. Segna poco, ultimamente, ma subisce pochissimo. Il marchio di fabbrica di Bisoli, che ha capito come adesso si debba tirare la cinghia. Per azzardare, si prega di ripassare più avanti. Oggi è giusto incassare quanto ricavato sul campo. E aspettare tempi migliori.
P.S. Complimenti al Legnago, che torna in Serie C dopo una sola stagione. E’ tornato a fari spenti dopo un campionato stranissimo dove sembrava si facesse a gara a non salire. Eppure non era semplice resettare e ripartire così in fretta. Una bella soddisfazione
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