Venezia, la classifica inquieta: Südtirol e Cittadella gli esami di sopravvivenza. Il Verona c’è, il Trento pure: cosa manca al Vicenza. Triestina, ci dobbiamo credere?
lunedì 16 Gennaio 2023 - Ore 23:50 - Autore: Dimitri Canello
Monday Night anche per il tradizionale editoriale settimanale. A chiudere il week lungo, sono le luci puntate su Marassi, dove il Venezia cercava punti salvezza e dove invece ha trovato un brutto stop, che fa tris con il ko di Perugia e con il pareggio pre-natalizio con il Parma. La vittoria manca di nuovo da tre partite e, come sempre in questo campionato, immediatamente se ne sono avvertite le conseguenze. Non porta fortuna, il posticipo del lunedì a Vanoli, che vede la squadra giocare un gran primo tempo, sfiorare tre volte il vantaggio, ma poi ancora una volta soccombere, punita dagli episodi. La classifica, inutile sottolinearlo, è brutta. Anzi molto brutta. Diventa fondamentale fare almeno quattro punti nelle prossime due partite casalinghe contro Südtirol e Cittadella. Dovesse andare male, la situazione potrebbe precipitare. Ma cosa non va in questa squadra? Manca un partner adeguato a sostenere Pohjanpalo, che avrebbe potuto essere Cheryshev, frenato però ancora una volta dagli infortuni. Serve come il pane che Jajalo recuperi una condizione accettabile e che prenda in mano le redini del centrocampo. E serve chiarire la spinosa questione Wisniewski, al centro di una trattativa di mercato che, se non definita al più presto, rischia di trasformarsi in un boomerang. Così come vanno chiarite al più presto le posizioni di Cuisance e di Fiordilino. Di certo questo risultato non aiuta Filippo Antonelli sul mercato, perché se qualcuno dei giocatori nel mirino magari poteva essere incerto se accettare o meno la B, di sicuro stasera non sarà invogliato guardando la classifica. E’ andata benissimo, invece, a Cittadella e Südtirol. I granata sono stati rivoltati come un calzino da Stefano Marchetti, che ha capito come l’unica soluzione possibile per rimettere in piedi la squadra fosse quella di rivoluzionarla. Dal mercato arriva, infatti, la spinta salvezza. Il gol della vittoria a Pisa lo segna Crociata, uno dei nuovi acquisti, poi verrà il momento di capire se Maistrello e l’ottimo Salvi potranno aiutare a riportare i granata sulla linea di galleggiamento. Ci saranno altre sorprese e potrebbe persino partire Asencio, anche se dubito fortemente che Marchetti abbia dimenticato le due querelle del patron dell’Ascoli Pulcinelli, protagonista in passato di scontri verbali durissimi con il club granata. L’ennesimo capolavoro di Pierpaolo Bisoli, invece, si consuma in una domenica in cui il Südtirol gioca una partita perfetta sia tatticamente che strategicamente. Il Brescia di Aglietti è già evaporato e la follia di Massimo Cellino non conosce confini. Esonerare un allenatore dopo due partite è semplicemente ridicolo, ogni commento è superfluo. A Bolzano hanno perso Nicolussi Caviglia, ma il meccanismo non sembra averne risentito, i nuovi acquisti sono usati sicuri (Lunetta) o giovani rampanti (Giorgini). Sono partiti giocatori che non erano impiegati (Barison e Crociata) o chi, come Nicolussi Caviglia, è atteso da un futuro a cinque stelle.
Il Verona visto in queste prime tre giornate del 2023 può legittimamente aspirare quantomeno a tentare di agganciare la salvezza. Ho visto Sassuolo – Lazio dal vivo e la squadra di Dionisi mi è parsa senz’anima, spenta, involuta, tanto che non è da escludere che possa essere risucchiata verso il basso. L’Hellas di San Siro, nonostante la sconfitta di misura, ha fatto un figurone, sfiorando il pari nel finale. E non ci sarebbe stato proprio nulla da eccepire se la partita fosse finita 1-1. Sean Sogliano, che ha avuto il privilegio di una terza chance dopo i flop di Bari e Padova, sinora ha lasciato il segno, perché indiscutibilmente qualcosa è cambiato rispetto al pre – Mondiale. Magari qualcosa l’avrà messo pure Marco Zaffaroni, ma sembra cambiata la regia della squadra, affidata a un dirigente che conosce bene l’ambiente. I nuovi arrivi sono autentiche scommesse: Zeefuik e Braaf non hanno alcuna esperienza in Italia e a gennaio servirebbero certezze più che salti nel buio. Il campo dirà se avrà ragione Sogliano e se i rapporti con il super procuratore Giuseppe Riso porteranno in dote altri doni post natalizi. Intanto Djuric ha rimpiazzato Henry e la squadra sembra girare meglio, mentre il doppio scambio imbastito con la Salernitana, ha poco senso soprattutto per i granata, che si ritroverebbero con tre prime punte in organico. Cosa ci vada a fare Henry a Salerno onestamente è difficile da capire. L’Udinese, invece, è in crisi. Si è messa al riparo da sorprese con un inizio di stagione fantastico, ora frena e nelle ultime dieci partite non ha mai vinto. Brutta la sconfitta col Bologna, scadente la qualità del gioco offerto, involuti molti dei protagonisti di settembre e ottobre e decisivi alcuni infortuni. Giusto il ritiro, per capire se la squadra avrà finalmente una reazione.
Resta la Serie C, che ha raccontato molte cose. Lo 0-3 del Vicenza a Lecco, può essere visto in due modi: il primo è una doppia occasione mancata per balzare in testa, il secondo è un assist della concorrenza, che non ha saputo approfittare del solo punto guadagnato nelle ultime due partite. Preoccupante, la battuta d’arresto del Rigamonti Ceppi, che ha riportato alla mente antichi scricchiolii autunnali che erano costati il posto a Francesco Baldini. Secondo chi scrive manca un difensore centrale di categoria, uno che sappia guidare la difesa, più che mai dopo l’imminente partenza di Padella. L’arrivo di Ndiaye non colma la lacuna principale della rosa, visto che l’ex Cremonese può giocare braccetto destro oppure esterno nella difesa a quattro. Neppure il Pordenone visto con la Virtus Verona se la passa benissimo nonostante il primato. Davanti manca un primattore di grido che possa sopperire alle giornate no di Palombi e Dubickas ed è qui che deve lavorare Matteo Lovisa, pronto a cambiare anche in un ruolo delicato come il portiere. Da qui al 31 gennaio sono attesi una punta, un difensore centrale, una mezzala e pure Thiam, che sembra vicino a scalzare Festa fra i pali. A Ferrara danno l’affare per fatto, non lo scambio che è tramontato. Evidentemente si cerca una sistemazione all’attuale numero uno neroverde. Rallenta ancora il Padova, che con Vincenzo Torrente in panchina ha ritrovato solidità, equilibrio e compattezza, non ancora la precisione sottoporta, oltre al filotto che dovrebbe riportare i biancoscudati in una posizione di classifica più consona al valore dell’organico. L’episodio che ha visto il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli con un tifoso è brutto e sicuramente il diretto interessato ha sbagliato. Le scuse della società al sostenitore sono state doverose e la ricomposizione pressoché immediata fra le parti in causa è stata un atto sensato. Preoccupa la frattura ambientale con gli ultras, che di sicuro non aiuta l’ambiente in un anno di transizione molto sofferto. Oggi il Padova è largamente sottostimato rispetto alle potenzialità da quinto/sesto posto, ma sul mercato si può migliorare in fretta e con un regista (Gucher?) e un centravanti (Lescano?) la squadra sarebbe finalmente pronta a risalire la corrente.
Buone notizie, infine, da Trento. Giorgio Zamuner sta rimettendo a nuovo la squadra, cancellandone i punti deboli e inserendo giocatori funzionali al gioco di Bruno Tedino. I risultati non stanno arrivando per caso e se il ds (che in questa categoria è un fuoriclasse) riesce a immettere una punta importante da affiancare a Carletti, la salvezza può arrivare senza troppi patimenti.
Post scriptum d’obbligo da Trieste. Il 2-0 al Novara è una sorpresa per quello che era successo nei giorni precedenti alla partita. Definirla baraonda è poco, di sicuro chi gestisce il club in alcune sue aree da quando è arrivato ne ha indovinate poche. Ma il risultato di sabato è anche la dimostrazione che l’organico non è così scarso come qualcuno lo vuole far passare. Ci dobbiamo credere? Aspettiamo conferme perchè troppe volte siamo rimasti delusi. Il dg Giancarlo Romairone, dopo essere stato bloccato, adesso può completare la campagna di rafforzamento che aveva iniziato. Tocca a lui dare a Massimo Pavanel quello che manca (Celeghin e Tumminello sono giocatori di categoria), al presidente Simone Giacomini tocca riprendere il timone e chiarire al più presto confrontandosi con la stampa quello che è successo in queste settimane e quello che succederà. Ha speso tanto, ha sbagliato alcune scelte, ma non è ancora spacciato. I punti da recuperare restano tanti, ma se ognuno, a cominciare dal ponte di comando, fa la propria parte, la Triestina può salvarsi. Di certo la soluzione non è quella di ignorare l’ambiente che ti circonda, guerreggiare con la stampa locale, camminare due metri sopra le acque pensando di aver inventato il calcio o i rapporti con gli organi di informazione. Chi pensa di poter far calcio rivolgendosi solo ai grandi network di comunicazione, a queste ed altre latitudini, ha sempre fallito. Lo si tenga bene a mente
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