Triestina, Ciarrocchi può rilevare il club: ma restano tante ombre. Pordenone, fattore Palombi. Vicenza-Padova, che derby! Trento, il nuovo sorride

domenica 8 Gennaio 2023 - Ore 23:10 - Autore: Dimitri Canello

Vedere la Triestina in queste condizioni davvero lascia senza parole. L’abbiamo scritto più volte e lo ribadiamo. Non c’è alcuna spiegazione tecnica convincente a questa debacle continua. Sicuramente sono stati sbagliati alcuni acquisti, sicuramente molti giocatori sono prigionieri di un’involuzione senza precedenti, sicuramente nel gruppo manca personalità. Ma l’ultimo posto in relazione all’organico è un nonsenso. Passiamo allora alla società. Gli stipendi, questo ci è stato garantito, vengono pagati regolarmente, almeno su questo fronte non ci sono sorprese negative. Il male di questa stagione alberga probabilmente in questa sezione, difficile però individuare un unico responsabile perché l’impressione è che si tratti di una somma di fattori. Manca la parte tecnica e, dispiace dirlo, ma Massimo Pavanel ha fatto di gran lunga peggio di Andrea Bonatti e, per molto meno, in passato a queste latitudini si sono esonerati allenatori, un esempio su tutti Carmine Gautieri. In tutto questo è impossibile che la squadra non abbia risentito della baraonda di voci e di illazioni che hanno animato le ultime due settimane. Nonostante i comunicati di smentita, qualcosa di vero c’è. Ad esempio che sarebbe pronto un passaggio di consegne, da capire se con tutte le quote o inizialmente solo con una parte, da Simone Giacomini ad Augusto Ciarrocchi, proprietario del Flaminia Calcio, Serie D laziale. Ciarrocchi sarebbe affiancato dalla famiglia Calleri, probabilmente nella persona di Riccardo Calleri, con un passato a cinque stelle, fra le altre cose, da agente di calciatori. Ciarrocchi, presidente di Ceramica Flaminia, è il vicepresidente nazionale di Confindustria Ceramica, per cui ha un nome e un background che sembrerebbero garanzia di serietà. Ma le domande restano tante. Che interesse può avere Ciarrocchi a prendere la Triestina in un momento come questo? Che ne sarà dell’attuale proprietà e dell’attuale dirigenza, oltre che dell’attuale organigramma, a cominciare da Giancarlo Romairone? Il dg sta lavorando senza poter chiudere le operazioni che aveva messo in cantiere (Bernardotto è fatto da giorni, ma manca l’ultima firma, quella del presidente, Crialese pure e per Scozzarella basta un piccolo sforzo), ha senso andare avanti così? Abbiamo cercato conferme da più parti e qualche ammissione, dietro le quinte, c’è stata. Se venisse confermata la svolta societaria con Lamazza ds, con tutti i “se” e i “ma” del caso, la Triestina verrebbe messa nel frullatore, più di quanto già non sia. La Serie D è incredibilmente vicina, la classifica è drammatica e a questo punto serve una svolta, quantomai necessaria, sotto tutti i punti di vista.

Mentre la Serie B è e ferma e il mercato bolle, la A attende Verona-Cremonese e di domani e prende atto del ko di un’ottima Udinese a Torino contro la Juventus. La scena è tutta per la C. Il Pordenone approfitta del doppio pareggio di Feralpisalò e Vicenza, mette la freccia e sale in testa. Non per caso, mette la freccia quando segnano entrambi gli attaccanti presi in estate per comporre il duo titolare. Il fattore – Palombi è immediato, quello Dubickas fa innestare il turbo, i Ramarri sono una certezza nella volata al primo posto. Con un difensore e una punta, magari Magrassi, dalla B, possono far compiere quell’accelerata che serve per duellare fino alla fine con Vicenza e Feralpisalò. A proposito di Vicenza. Il derby con il Padova è stato davvero un bel derby. Non sono mancate le polemiche, perché i biancorossi reclamano un rigore per un fallo su Rolfini, i biancoscudati giocano un’eccellente partita e schiumano rabbia per un fallo su Crivello in occasione dell’1-1 di Ferrari e per una spinta in area nel finale ai danni di Piovanello. Sul Padova va fatta una considerazione. Non si capisce come una squadra che toglie quattro punti su sei al Vicenza, che ha battuto il Pordenone all’andata e che ha fermato la Feralpisalò all’Euganeo, possa essere sinora protagonista di un campionato tanto deludente. Come detto e scritto più volte, non è una squadra da primo posto, ma neppure da decimo. Se Mirabelli azzecca il centravanti (Lescano sarebbe perfetto), un regista e un difensore il Padova potrà risalire la classifica da qui a fine anno. Sul Vicenza, non cambia la traccia che sta seguendo Modesto. Sinora il neo tecnico è imbattuto, ha sfidato la sua ex squadra faticando molto nel primo tempo, riprendendo la partita nel secondo. Ci ha pensato Ferrari, un centravanti che è una sentenza. Con tutto il rispetto per chi guida il reparto avanzato biancoscudato, la differenza fra Vicenza e Padova in gran parte è qui. Ferrari ha segnato undici gol e può arrivare a venti a fine stagione, nel Padova Ceravolo e De Marchi in due hanno messo assieme appena tre reti. E oggi De Marchi ha confermato tutti i suoi problemi sottoporta fallendo malamente il 2-0 a inizio ripresa che avrebbe probabilmente chiuso la partita. Magari se ne andrà, di sicuro a Padova non ha lasciato il segno.

Il Trento espugna Vercelli e si prende tre punti importantissimi. I nuovi acquisti vengono subito gettati nella mischia, Suciu e Carletti si fanno sentire, Saporetti viene spinto fuori dai titolari e probabilmente andrà al Renate prima della fine di gennaio. Per ora il Trento ha fatto muro, ma il giocatore non è certo sordo al richiamo del suo ex allenatore Andrea Dossena e potrebbe salutare. Anche Bocalon ha la valigia in mano, ma intanto non sbaglia dal dischetto e dà una grossa mano a Tedino a tirarsi fuori dai guai. La situazione rimane difficile, eppure i miglioramenti ci sono e il resto del mercato potrà mettere in luce le doti innegabili di Giorgio Zamuner nel sistemare una squadra che poi avrebbe finalmente la possibilità di provare a puntare la salvezza diretta. A breve arriverà la risposta di Barison e magari questo blitz del Piola può aiutare la trattativa con il Südtirol. L’Arzignano si gode un campionato straordinario e ha accolto un primattore come Luca Belcastro, ritoccando appena una rosa costruita con intelligenza e competenza dal ds Mattia Serafini. Brutto passo falso per la Virtus Verona, che sperava di essere uscita dalle secche e che, invece, dovrà lottare per la sopravvivenza fino alla fine