Trento e Trieste, alle radici di una crisi. Panchine in bilico a Verona e Vicenza. Padova, un tracollo inaccettabile. Pordenone, un primato figlio della competenza
domenica 9 Ottobre 2022 - Ore 23:57 - Autore: Dimitri Canello
E’ la settimana delle rivoluzioni, già sancite dai fatti o pronte per essere servite. Aria di grandi cambiamenti a Trento, dove sono saltati sia il direttore sportivo Attilio Gementi, sia l’allenatore Lorenzo D’Anna. Una decisione figlia delle diverse correnti di pensiero che c’erano all’interno della società. Succede esattamente questo, quando non si lascia scegliere l’allenatore al direttore sportivo (D’Anna fu una scelta del presidente) e poi i problemi che si creano sono a catena. Gementi non voleva D’Anna e non ne voleva neppure la riconferma a inizio stagione. Aveva scelto Tabbiani, che nel frattempo sta facendo faville alla guida del Fiorenzuola primo in classifica nel girone B, ma l’orientamento societario fu opposto alla volontà del ds. Adesso che giustamente salta D’Anna, sembra molto meno condivisibile l’esonero di Gementi, ma evidentemente doveva andare così e c’era un regolamento di conti interno in società che si è fatto strada nelle ultime settimane. Non è difficile (l’individuazione la lasciamo ai lettori) indovinare chi può aver spinto per il doppio esonero all’interno del club. Un consiglio soltanto ci sentiamo di dare a Mauro Giacca: scelga pure in tutta libertà chi ritiene opportuno come sostituto di Gementi, ma lasci al nuovo ds la possibilità di scegliere l’allenatore (Marcolini sarebbe una buona scelta), altrimenti i problemi che si sono creati in questa prima fase torneranno ad affacciarsi fra qualche settimana.
Stesso discorso a Trieste, dove una scelta sbagliata di un allenatore (Bonatti) rischia di offuscare il lavoro molto buono svolto sul mercato svolto dal ds Giancarlo Romairone. Anche qui ci chiediamo (non è una domanda retorica) se Romairone abbia avuto carta bianca nello scegliere il tecnico, se è così non bisogna adesso sbagliare una seconda volta, perché i valori del gruppo prima o poi emergeranno. Siamo pronti a scommettere che, se si sceglierà un tecnico importante (Massimo Pavanel lo sarebbe, così come Bruno Tedino), la squadra si trasformerà, un po’ come accaduto a Monza, quando è saltato Stroppa. Palladino è arrivato e ha vinto tre partite su tre, dando un senso a un mercato estivo molto buono che sembrava improvvisamente tutto sbagliato. Ma che non lo era, perché l’unico vero errore (lo ha dimostrato il campo) era stato la conferma di Stroppa.
Abbiamo dato conto delle due rivoluzioni fra Trento e Trieste, non possiamo non parlare di quello che potrebbe accadere a Vicenza e a Verona. Partiamo dal Vicenza: Francesco Baldini, nonostante le dichiarazioni di Renzo Rosso, è in bilico. Dodici mesi fa di questi tempi prima saltava Domenico Di Carlo, seguito poco più in là da Giuseppe Magalini. E’ chiaro che se le cose non funzionano i ragionamenti vanno fatti a 360 gradi, ma la rosa è buona e non sembrerebbe giusto, a nostro parere, mettere in discussione anche Federico Balzaretti. I problemi di Baldini sono sotto gli occhi di tutti. Avevamo scritto che non sarebbe stato facile battere la Pro Patria e si è rischiato persino di perdere. L’allenatore ha cambiato modulo e ha rimescolato le carte, ma quello che mi sembra di vedere osservando la squadra è che l’allenatore non ce l’ha in mano. Una sensazione che magari sarà smentita dai prossimi risultati, ma per ora quello che traspare a mio parere viene giustificato non solo dai risultati, ma dall’andamento delle partite. Certo, magari non ha aiutato la battuta (perché di tale si trattava) di Renzo Rosso (i famosi 20 punti di vantaggio) perché di pressioni ce ne sono già a sufficienza e non serviva aggiungerne altre, ma per giocare a Vicenza ci vogliono personalità e spalle larghe, oltre che una guida forte.
Capitolo Verona. Possiamo dire che a Salerno non meritava la sconfitta? Possiamo dirlo, ma la verità è che di sconfitte se ne sommano quattro consecutive. L’assenza di Faraoni è pesantissima, perché mancano i cross dal fondo per Henry, che non a caso da quando il capitano non c’è ha avuto un rendimento in picchiata. Non per caso oggi Cioffi al 46′ ha inserito Djuric, sperando potesse timbrare il gol dell’ex. Il Verona ha perso nonostante buoni segnali in tutte le zone del campo, ma la classifica è impietosa e dimostra che in estate è stato smantellato un organico cedendo i tre tenori (Barak, Caprari, Simeone, e se fosse stato possibile sarebbero stati ceduti pure Lazovic e Ilic). Impossibile non risentirne. E’ giusto esonerare Cioffi? In questo caso abbiamo qualche dubbio, più che mai se il sostituto dovesse essere Bocchetti. In questo momento l’Hellas ha bisogno di una guida solida ed esperta, uno come Andreazzoli o uno come Ballardini. Presto sapremo, anche a queste latitudini
In un weekend ricchissimo di spunti di ogni tipo, c’è da parlare di diverse altre cose: 1) il tracollo del Padova a Crema è qualcosa di inaccettabile, non tanto nella sconfitta in sé che ci può stare, ma nella manita della Pergolettese. Non scherziamo: prendere cinque gol significa non aver capito nulla di cosa serve per essere grandi e, dispiace dirlo, sarà bene che chi di dovere lo faccia capire al gruppo molto in fretta; 2) il ko del Venezia col Bari fa rimpiombare la squadra nell’incertezza. Diciamo la verità, non ce lo aspettavamo ed eravamo convinti che almeno un pari Javorcic l’avrebbe portato a casa. Eppure, al di là di qualche lamentela legittima per l’arbitraggio, l’impressione è che la squadra debba ancora essere aggiustata, nella coesione, nella concentrazione e nel vivere al massimo i vari momenti della partita. Non bastano i buoni giocatori, serve una traccia chiara e una direzione imboccata dal gruppo nel suo insieme, altrimenti sarà dura anche per un organico tecnicamente validissimo come quello arancioneroverde; 3) Bisoli ha detto che il Südtirol si dovrà salvare all’ultima giornata, ma sinora il tecnico ha fatto un capolavoro, ribadito anche oggi contro la corazzata Benevento. Se continuerà così, la salvezza arriverà ben prima dell’ultima giornata, ma siccome Bisoli sa bene il valore dell’organico che gli hanno messo in mano e conosce la B come le proprie tasche, sa anche che arriveranno anche i momenti brutti. E si mette sottocoperta; 4) non stupisce il primato del Pordenone, figlio della competenza nella costruzione della squadra (da primo posto difesa e centrocampo) e nell’assemblamento di un gruppo che ha tutto per puntare al traguardo massimo. Per adesso non ha ancora ricevuto in dote i gol di Palombi e di Dubickas, ma si arrangia benissimo con quelli dei centrocampisti (Pinato) e dei difensori (Bruscagin, acquisto indovinatissimo, ben prima di oggi).
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