Verona e Udinese in vetrina. Venezia, perché non va. Südtirol, effetto Bisoli (con un ma…). Trieste si accende, ma il Pordenone è super. Padova-Vicenza, che derby sarà. Trento: qualcosa stride
lunedì 5 Settembre 2022 - Ore 23:19 - Autore: Dimitri Canello
E’ stato un weekend ricco di spunti, sia in positivo, che in negativo. E stavolta ce n’è davvero per tutte le protagoniste. Andiamo in ordine sparso, cominciando dalla Serie A e nobilitando la domenica da urlo di Udinese e Verona. Straordinaria la prestazione bianconera contro la Roma, un mix di forza, tattica e di singoli che emergono all’interno di un gruppo che viaggia a mille. Quattro squilli: Udogie, già venduto ma in fase di decollo definitivo, Samardzic, l’ennesima scoperta dello staff di Pozzo, Pereyra, l’usato sicuro che difficilmente tradisce, Lovric, il nuovo che avanza. E il Verona? Di rabbia, più che di tecnica, contro la Sampdoria. Doig è un’iradiddio, Henry ha cominciato a mille all’ora e Hien sembra un acquisto indovinato. Il mercato ha portato diverse spine, ma anche qualche bell’innesto. Complessivamente sotto la sufficienza, perché quando cedi i tre tenori non puoi pretendere una pagella da primattore, ma per la salvezza potrebbe bastare.
Scendiamo di un gradino. Che succede a Venezia? Succede che un campionato non si vince soltanto acquistando buoni giocatori. Succede che un campionato si vince anche intrecciando legami solidi con l’ambiente che ti circonda. Con i tifosi, prima di tutto, che poi sono la ragione della tua esistenza. Se te ne disinteressi, se ti comporti sempre come se il tuo core business fosse altrove, non ti puoi stupire se fai 880 abbonamenti, numeri di una pochezza disarmante. E’ un caso se finora il Venezia al Penzo ha sempre perso? No di certo: ko col Cesena in amichevole, con l’Ascoli in Coppa Italia, con il Genoa e il Benevento in campionato. I campionati si vincono costruendosi il consenso internamente (stampa compresa), non esternamente (quando le cose vanno male, bisogna saper bussare alle porte giuste per essere difesi). Questo lo aveva ben capito Joe Tacopina, prossimo avversario arancioneroverde domenica prossima. E non lo ha ancora capito Duncan Niederauer, che lentamente ha fatto sgretolare il legame con il territorio, tagliando con chi aveva firmato un’impresa (Zanetti, Poggi, Collauto). Non basta fare un mercato importante, prendere giocatori certamente validi e all’altezza. Serve altro per vincere e, fino a quando sul ponte di comando non se ne renderanno conto, a Venezia non tornerà la magia della promozione. Come avevamo immaginato e pronosticato, Pierpaolo Bisoli ha rivitalizzato il Südtirol. E’ un uomo che a volte divide, che magari non sarà il massimo della simpatia in certi atteggiamenti, ma che il suo lavoro lo sa fare. Se gli dai in mano le chiavi di un top club in C, non offrirà un gioco spumeggiante, ma è molto probabile che porti la casa la promozione. Se ti affidi a lui per una missione quasi impossibile in B, hai chance concrete di farcela. Certo, fa sorridere come i soliti noti, che non muovono una critica che sia una (sia mai che a quelli che vivono all’insegna del “tutti amici” per pura convenienza non arrivino le notizie), abbiano subito pontificato dopo una vittoria una società che ha molto da farsi perdonare in questo inizio di stagione. Dopo, sia ben chiaro, aver meritato elogi e applausi scroscianti negli ultimi anni. Società che ha buttato via tre giornate sbattendo contro un muro in un vicolo cieco, che dopo Zauli stava per ripetere lo stesso errore con Berra, offerto negli ultimi due giorni di mercato al Cesena venti giorni dopo essere stato preso e che finalmente è rinsavita dopo la terza sberla, facendo l’unica cosa logica da fare: prendere uno specialista e far fare un passo indietro a Leandro Greco, che neppure aveva i requisiti formali per fare l’head coach. Il mercato rimane insufficiente, Masiello porterà esperienza e anche un passato pieno di ombre, ma se il club segue Bisoli potrebbe anche riuscire a salvare la categoria. Il Cittadella che pareggia ad Ascoli fa capire che le ruggini del passato siano ben presenti quando dall’altra parte della barricata ci sono Dionisi (ricordate Cittadella-Frosinone?), Bucchi (ricordate le scornate con Venturato?) e l’Ascoli stesso, con cui lo scorso anno si finì a male parole. Domani arriverà la sentenza del giudice sportivo, certe accuse sono state pesanti e vedremo ciò che accadrà. Se sarà stangata, oppure no.
Scendiamo di un altro gradino. Il Vicenza parte a razzo, batte 6-1 la Pro Sesto e dimostra tutto il suo potenziale e le sue bocche da fuoco. Sulla carta affrontava la squadra peggiore del girone, ma bisogna saper vincere anche queste partite che (vedi Padova lo scorso anno) possono anche costare una promozione. E Baldini per ora il suo dovere l’ha fatto. Sabato c’è Padova-Vicenza. Dall’altra parte un avversario già in difficoltà, che ha cambiato tanto e che deve ancora ingranare. E’ più debole rispetto allo scorso anno, ma un risultato eclatante nel derby potrebbe rivitalizzare tutto l’ambiente. Il Vicenza se lo lasci giocare ti fa male, l’unica arma a disposizione di Caneo è quella di attaccare, mettendo a nudo i limiti di una difesa non imperforabile e sfruttando i disequilibri che possono crearsi con due “quinti” così offensivi come Dalmonte e Greco (o Begic). Di contro, se il Vicenza avrà campo, potrebbe anche dilagare. Sontuosa, in tal senso, la risposta del Pordenone. Davanti a 65oo spettatori espugna Trieste, si prende tre punti pesantissimi e dimostra di avere una squadra potenzialmente in grado di competere col Vicenza per il primato assoluto. Uno come Burrai in C fa la differenza, Benedetti pure, le mezzali sono forti, davanti anche senza Palombi si sono viste cose egregie. La Triestina è un cantiere aperto ed era prevedibile che potessero esserci difficoltà se cambi 10/11 della formazione titolare, allenatore, staff, modulo e chi più ne ha più ne metta. Bonatti si è giocato la partita, ma Sabbione interno di centrocampo onestamente non ci sembra una grande idea, soprattutto tenendo presente la batteria di primattori messa a disposizione da Romairone. Tempo per migliorare ce n’è, il bello sono i 6500 del Rocco e i 4mila abbonati, la dimostrazione che Trieste è una miccia pronta ad accendersi se adeguatamente alimentata. Anche qui il consiglio è lo stesso dato al Venezia: i campionati si vincono costruendosi il consenso internamente, ben prima che esternamente, chi ha orecchie per intendere, intenda. Il Trento perde con la Juventus Under 23 e anche qui qualcosa stride: questa squadra non è da 4-3-3, decisamente meglio sarebbe optare per un 4-3-1-2 con Pasquato trequartista e Bocalon e Saporetti punte. Vedremo se D’Anna troverà la quadratura del cerchio in fretta. Già sabato con la Pro Vercelli, si capirà qualcosa in più. Settimana storica per l’Arzignano, che festeggia la prima volta in Serie C al Dal Molin, proprio contro la Triestina. Un premio meritato a una società che si è mossa bene per mettere radici nel professionismo. Resta la Virtus Verona, che pareggia col Lecco e che quest’anno ci sembra indebolita rispetto al campionato scorso. Ma, dopotutto, essere già qui a parlarne è già un successo clamoroso.
Commenti
commenti