Venezia-Januzaj, sarebbe il colpo dell’estate. Südtirol, il regno dell’improvvisazione. Padova e Vicenza, suona qualche allarme a una settimana dal via. Trieste sogna

Chi conosce Adnan Januzaj, di fama, sarà sobbalzato dalla sedia quando ha letto che il Venezia ci sta davvero provando, a portare il talento belga con passaporto kosovaro nella città più bella del mondo. Sì, perché questa è l’unica chiave possibile (la stessa, con le dovute proporzioni, che ha convinto Pohjanpalo a fare le valigie e a prendere un biglietto per l’Italia) perché un crac come Januzaj possa decidere di fare una pazzia e di accettare la scommessa proposta da Duncan Niederauer. Giusto per essere chiari: su queste colonne non avete mai letto che è fatta, perché in questo momento non lo è. Abbiamo scritto che il Venezia ha recapitato un’offerta al giocatore e aspetta una risposta, che sarebbe dovuta arrivare entro oggi. La logica e il denaro portano l’ex Real Sociedad altrove, il sentimento e il fascino di Venezia magari possono rovesciare un verdetto in apparenza scritto. E’ mezzanotte e quella risposta, almeno che ci risulti, non è arrivata. Vedremo se domani ci saranno novità, intanto ribadiamo un concetto. Se mai Januzaj dovesse accettare di trasferirsi in laguna sarebbe il colpo dell’estate, senza “se” e senza “ma”, di tutta la Serie B. Anche più di Cesc Fabregas al Como. 

Intanto Ivan Javorcic scopre che inculcare la sua idea di gioco alla sua nuova squadra non è una passeggiata. Al Tombolato abbiamo visto un Venezia brillante per dieci minuti nel primo tempo e per dieci minuti nel secondo, il resto è stato solo Cittadella. Ai punti, forse, i granata avrebbero meritato qualcosa di più, ma di occasioni dipinte di arancioneroverde ce ne sono state almeno tre oltre al gol di Cuisance. Questo perché la qualità dei singoli del Venezia può risolvere anche le situazioni più scabrose. A proposito, quando dicemmo che aver trattenuto il francese valeva come un acquisto, ci riferivamo esattamente alle due gemme consegnate alla platea a Bolzano e nella città murata. Uno così in B è un crac e va custodito, coccolato e difeso da qualsiasi spiffero esterno.

Siccome nel calcio non succede mai nulla per caso, non possiamo, per la terza settimana consecutiva, non concentrarci su quello che sta succedendo a Bolzano. Dove in un paio di mesi sembra che ci si sia dimenticati di tutto quello che era stato il Südtirol negli ultimi anni. Ossia, il trionfo della programmazione e della solidità, divenuto improvvisamente ora il regno dell’improvvisazione. Mai avremmo pensato di dover scrivere queste righe oggi, a tre mesi dal trionfo di Trieste, da quei 90 punti, da quei 9 gol subiti che avevano portato Bolzano alla ribalta del calcio italiano. Tutto evaporato, almeno per il momento, in una sequenza di errori davvero sconcertante. Di Zauli e del suo esonero grottesco abbiamo scritto e detto in abbondanza, poi si è assistito a un imbarazzante balletto in cui il direttore sportivo Paolo Bravo sperava con i risultati di convincere la proprietà a confermare Leandro Greco e la proprietà la pensava in modo diverso ma non ha avuto il coraggio di sconfessare il suo dirigente fino a quando gli eventi non l’hanno costretta a farlo. Sono passate tre partite, di punti non ne è arrivato nemmeno uno (niente succede per caso) ed ecco il nuovo ribaltone. Prendere Pierpaolo Bisoli è l’unica cosa sensata fatta in tre mesi dal Südtirol, che adesso si aggrappa al suo terzo allenatore nel giro di un mese (un record) per provare a scalare le montagne. Bisoli può stare simpatico o meno, ma il suo lavoro lo sa fare. Non propone certamente un calcio spettacolare, ma sa lanciare e motivare i giovani e sa ottenere il massimo da quello che gli viene messo a disposizione. Ha fatto due imprese, salvando prima la Cremonese e poi il Cosenza, prima di queste non era riuscito a fare altrettanto a Vicenza e a Padova. Se il Südtirol, dopo un mercato deficitario, ha qualche chance di salvarsi, è grazie alla presenza di Bisoli in panchina. Una scelta che andava fatta ben prima della quarta giornata, senza perdere tre settimane preziosissime quando si compete per la prima volta in una categoria dove tutti i protagonisti (eccetto Bisoli) sono novizi. E sarà bene che sul ponte di comando nessuno se lo dimentichi, recuperando la necessaria umiltà per non fare la meteora di turno.

Dopo tanta attesa, finalmente arriva il momento della Serie C. Il caso Campobasso è l’ennesima conferma che il sistema, così come è strutturato, ha troppe falle e per fortuna che i giudici del Consiglio di Stato (dopo essere andati in ferie), non hanno sconfessato l’impostazione di tutti i precedenti gradi di giudizio, mettendo a rischio la struttura stessa del calcio italiano. Giovedì chiuderà il mercato e le sette sorelle della terza serie sono pronti ai nastri di partenza. Sta discretamente il Pordenone, che nel precampionato ha fatto un percorso di crescita interessante, suona qualche campanello d’allarme a Padova e a Vicenza. I biancoscudati non hanno ancora assimilato il credo di Bruno Caneo e, a una settimana dall’inizio del campionato, prenderne quattro a Cesena non è il massimo. Il calcio d’estate è appunto tale, ma qualcosa di vero lo racconta. E se più volte si torna a ripetere gli stessi concetti, il segnale che qualcosa non va c’è. Come a Vicenza, dove la sconfitta col Rimini ha fatto emergere ancora una volta la necessità di acquistare un centrale difensivo con caratteristiche precise (rapido e forte tecnicamente) e dove una squadra ben costruita, ha qualche falla sugli esterni (questione di equilibri) in attesa di risolvere il rebus del portiere. Insomma, il Vicenza parte con i favori del pronostico ma nessuna squadra nel girone A pare imbattibile.  Ci sarebbe anche la Triestina. Vediamo quello che accade da qui a giovedì, ma il mercato di Giancarlo Romairone è stato strepitoso e con un paio di ciliegine (Maric una di queste) al tavolo della promozione ci sarebbe sicuramente un’altra candidata. Abbiamo già detto che l’unica perplessità è che la squadra è tutta nuova e che l’amalgama non sarà semplice. Per il resto Bonatti ha una bella responsabilità e, allo stesso tempo, un arsenale importantissimo, dopo l’eccellente stagione scorsa alla Primavera della Juventus. Il Trento ha fatto un buon mercato e ha le potenzialità per centrare i playoff, la Virtus Verona è il solito mix fra giovani delle categorie inferiori che devono crescere e qualche chioccia eccellente. L’Arzignano non vuole sfigurare, con il Dal Molin arma segreta. Giocare nella propria terra e non esiliato al Menti è tutta un’altra cosa.

Resta la Serie A. Il Verona perde con l’Atalanta e aspetta rinforzi. Dopo tante partenze eccellenti, è un’incognita sotto tutti i punti di vista e a Cioffi le cose dovranno girare molto bene per evitare di scivolare all’indietro risucchiato nel girone infernale della zona retrocesssione. Hien sembra un buon prospetto, Hrustic è una scommessa, Ilicic può essere il rinforzo last-minute per tornare a sorridere. L’Udinese ha una formula consolidata. Uno dei migliori staff di mercato di tutta Italia, nove stranieri su undici nella formazione titolare. E i risultati che parlano da soli. Così come gli anni di Serie A consecutivi che nobilitano il lavoro di un club modello. Sotto tanti punti di vista.

P.S. Ci avete chiesto le griglie delle tre categorie. Dopo la fine del mercato avrete tutto, prima, secondo noi, non ha senso. A presto

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