Vicenza, i perché di una crisi: e la rotta da seguire
domenica 26 Febbraio 2017 - Ore 11:57 - Autore: Dimitri Canello
A scanso di equivoci ribadiamo quanto già affermato in sede di commento al calciomercato di gennaio. La vera via d’uscita alla crisi per il Vicenza è una sola: andare avanti con Pierpaolo Bisoli fino alla fine, anche se dovesse andare male contro l’Entella e anche se la situazione dovesse complicarsi ulteriormente. Fra le poche scelte indovinate di questa ennesima boccheggiante annata biancorossa c’è sicuramente quella di aver cambiato guida tecnica. Dall’estate in poi, per una serie di ragioni che coinvolgono soprattutto il direttore sportivo Antonio Tesoro e il modo di condurre non tanto e non solo la campagna acquisti estiva e invernale, ma la gestione di tutto quello che riguarda la squadra, il Vicenza è sempre stato in affanno. Non va mai dimenticato che la società naviga ancora in cattive acque finanziarie, che la priorità è sempre quella di tenere in piedi il club e che risanare i conti dopo anni di gestione economica dissennata non è certo semplice. A Pastorelli va dato atto di aver ereditato una situazione societaria disastrosa (basta dare un’occhiata ai conti del club al 31 dicembre 2016 per rendersene conto) e di aver fatto i salti mortali per far quadrare tutto.
Tornando alla squadra, tranne che per un breve periodo, in cui Bisoli ha spremuto come limoni diversi giocatori che adesso non riescono più a offrire il rendimento autunnale ottimale, la sensazione è sempre stata quella di un equilibrio a dir poco precario. C’erano stati grossi passi in avanti, ma non si vince da due mesi e il digiuno comincia ad essere lungo e preoccupante. L’ultimo squillo è quello prenatalizio contro il Cittadella, un 2-0 che aveva, di fatto, allontanato in modo sostanziale dalle secche il Vicenza. Quanto al mercato di gennaio, qualche dubbio su Ebagua, ad esempio, lo avevamo sollevato e le condizioni fisiche del gigante nigeriano confermano purtroppo le perplessità già emerse, al di là dell’attaccamento e della professionalità indiscutibili del diretto interessato. Gucher, invece, è stato un acquisto indovinato, anche se fisicamente purtroppo non è ancora al top della condizione e Bisoli deve gestirlo.
Capitolo infortunati: in estate non è stata svolta una vera preparazione, perché i giocatori sono arrivati alla spicciolata e in momenti diversi, tanto che gli infortuni sono cominciati già a fine luglio. E sono proseguiti anche dopo. Quando si cambia allenatore, il rischio principale riguarda anche la preparazione. Di solito chi subentra non può fare rivoluzioni (e lo ha giustamente sottolineato Bisoli), ma ritoccare quel tanto che basta, aggiustando di volta in volta il tiro. Indietro, infatti, non si può tornare e si può solo sperare di riuscire in qualche modo a tamponare l’emergenza gestendo il numero abnorme di infortuni e di indisponibili (con i due di ieri fanno 14). Ieri, come noto, più di qualcuno (noi compresi) ha ipotizzato come la posizione di Bisoli non sia più così solida. Abbiamo fatto qualche telefonata, la società ha smentito duramente precisando che la fiducia in Bisoli è “incondizionata”. Detto che nel calcio di incondizionato non c’è nulla, che anche su Lerda fu fatta la stessa cosa e che pochi giorni dopo avvenne il contrario, non resta che attendere per capire. La partita con l’Entella potrebbe chiarire tante cose, ma la decisione più sbagliata sarebbe proprio quella di esonerare Bisoli. La squadra, che pure è in grossa difficoltà, non dà l’idea di essere contro l’allenatore: anzi. Se si vuole cercare un colpevole di questa situazione, si guardi altrove. Magari nemmeno troppo lontano…
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