Italia, Ventura: “Io eliminato da Spagna e Svezia: trovai scorretto prendermi tutte le colpe”
mercoledì 30 Marzo 2022 - Ore 11:51 - Autore: Giulio Pavan
L’ex Ct della Nazionale Giampiero Ventura è intervenuto sulle colonne de “Il Corriere della Sera” per parlare della nuova mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali, proprio come successe quando a guidare gli azzurri era lui: “C’erano stati dei segnali, negli ultimi mesi. Si faceva troppa fatica a far gol. Durante l’Europeo la squadra era coraggiosa, bella in alcune giocate, leggera. Contro la Macedonia quelle sensazioni sono diventate fatica, affanno, timore. Hanno perso certezze».
Le è sembrato di rivivere Italia-Svezia?
«Per certi versi sì. Ma il contesto era completamente diverso. Prima dei playoff la mia Nazionale era già contestata. Eppure io sono uscito con Svezia e Spagna, ma non mi piace fare comparazioni. Se poi penso a certe immagini: per esempio Gravina a Palermo era vicino a Mancini, al suo allenatore, gli ha dato sostegno».
Cosa le rimane di quella notte?
«Ho sorriso in questi giorni leggendo alcune dichiarazioni, qualche giornale: “Nel calcio può succedere”, “Caccia ai colpevoli”. Nel 2017 ce ne era solo uno. Trovai scorretto dovermi prendere tutte le colpe. Ma ormai l’ho superato, spero che l’Italia torni presto tra le migliori squadre del mondo».
Il calcio italiano sta peggiorando nella sua qualità?
«Si è fermato un po’ sul piano delle idee, è meno divertente. C’è stato l’exploit di Gasperini con l’Atalanta, poi qualche anno fa il Napoli di Sarri. Per il resto non mi sembra che sia un momento esaltante».
Dove è il problema più urgente secondo lei?
«Abbiamo difficoltà a segnare e si criticano le punte, ma tra le prime sei squadre di serie A non c’è nessun attaccante italiano. Ci siamo giocati la qualificazione al Mondiale con giocatori naturalizzati, segno che qualcosa non va, è evidente. Ma ne discutiamo solo dopo un fallimento, tra una settimana saremo di nuovo concentrati su Juventus-Inter. Servono delle riforme concrete, non basta parlarne, e un rapporto diverso tra i club e la Nazionale: non può essere vista come un fastidio, dovrebbe essere il riferimento di tutto il sistema. E poi ci sono troppe partite, spesso i giocatori tornano stanchi o infortunati. È come un gatto che si morde la coda».
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