Signori, che Verona! Si accende la stella Busio, tremano i muri del Teghil, la stagione del Vicenza gira al minuto 82. Padova, si rallenta: Triestina, altro stop
domenica 3 Ottobre 2021 - Ore 23:56 - Autore: Dimitri Canello
Tremano i muri dello spogliatoio del Pordenone al Teghil. Mauro Lovisa mette sotto processo la squadra, vieta a tutti di parlare, ci mette la faccia “nel momento più basso della mia presidenza”, minaccia la squadra di assumerne in tutto e per tutto la governance. Di sicuro il successo del Vicenza a Lignano è di quelli che fanno rumore. Duplice obiettivo centrato, quello di Cristian Brocchi: mors tua, vita mea, in questo momento il Pordenone è a un passo dall’affondamento e potrebbe cambiare ancora allenatore. Altra pausa, altro ribaltone? Il presidente non stravede per Rastelli, domani si tireranno le somme. Intanto gode il Vicenza. Ritrova gli ultras, che fanno sembrare il Teghil una piccola succursale del Menti. Erano in 400, hanno fatto la differenza, come spesso accade quando il tifo biancorosso alza la voce. E’ una vittoria fondamentale, un altro passo falso avrebbe significato essere nella situazione in cui si trovano oggi i rivali, ultimi e senza vittorie. Si rialza il Vicenza. Lo fa con il suo uomo più esperto, che si guadagna un rigore dubbio, nel momento topico della partita. Se la stagione del Vicenza girerà, ricordatevi il minuto numero 82 di Pordenone-Vicenza. Sinora il Var aveva sempre condannato il Vicenza, questa volta è girata diversamente. La squadra vale una salvezza tranquilla, per obiettivi più alti sarà dura, ma intanto il primo passo è stato compiuto, abbassando drasticamente le attese e ragionando da provinciale.
Il Cittadella torna ad alzare la voce. Senza mezze misure, o vince o perde: quattro vittorie pesanti, tre sconfitte altrettanto pesanti. Dodici punti sono tanti, il cabotaggio è sempre lo stesso, galleggiamento in zona playoff o dintorni. Brilla la stella di Okwonkwo, l’ennesima perla di un direttore sportivo che regala meraviglie a getto continuo.
Dalla B alla A. Il Venezia prende il cannocchiale, scruta il cielo e scopre la luce di una stella che si illumina all’improvviso. Quella di Gianluca Busio, 19 anni, astro nascente del calcio a stelle e strisce, che gioca in A come un veterano. Meglio, molto meglio da mezzala nel 4-3-3, piuttosto che da interno nel 4-2-3-1 nel primo tempo di Cagliari. Meglio, molto meglio il Venezia nella ripresa, con un centravanti di ruolo, il baricentro più alto, le ali che pestano duro, il centrocampo puro che sostiene l’azione della squadra. Guardate la classifica di oggi. Immaginatela se la sfida dell’Unipol Domus fosse finita 1-0, se non fosse arrivata quella deviazione che ha spinto alle spalle di Cragno il tiro di Busio. Le salvezze si conquistano anche così, con la fortuna che assiste l’inserimento del gioiellino arancioneroverde e che restituisce quanto era stato perso lungo il percorso con lo Spezia.
Che Verona, signori! Igor Tudor ha restituito tutto quello che mancava a una squadra che si era persa con Di Francesco. Archiviato l’abbaglio estivo di cui la società ha fatto ammenda, l’Hellas è tornato a fare quello che sa. Pressing alto, esterni che impazzano, un centravanti (Simeone) che finalmente segna. Oggi è arrivato anche il primo clean-sheet della stagione, Montipò ha parato tutto, il miglior modo per presentarsi alla sosta. L’Udinese, invece, avanza fra luci e ombre, manca qualche certezza in difesa e ci sono troppi alti e bassi nella gestione della partita. Bisogna fare di più in ogni zona del campo, ma miracoli Gotti non ne può fare.
In Serie C arriva la prima frenata del Padova. Buon primo tempo, poi lentamente il Seregno guadagna metri, Jelenic sbaglia il 2-0 e arriva la punizione dell’ex Cocco. In biancoscudato Cocco quasi nessuno se lo ricorda, se non per un gol sbagliato da due metri che ancora resta il simbolo della retrocessione di un’annata disastrosa. Inutile fare drammi per un pareggio, ma la strada verso la vittoria non è certo un’autostrada a sei corsie. Ci sono strettoie, tornanti di montagna, persino mulattiere sterrate. Pavanel arretra troppo presto il baricentro della squadra: lo aveva fatto in altre occasioni, ma non con questa tempistica. Con 19 punti su 21 i meriti superano di gran lunga i demeriti (95-5%), ma stavolta l’ispirazione nei cambi non ha guidato il tecnico biancoscudato come in altre circostanze, quando proprio dalla panchina, erano state innescate le armi per abbattere l’avversario di turno. Abbiamo sempre ritenuto il Südtirol un’avversaria per il primato e i risultati di queste settimane non fanno che confermarlo. Come l’anno scorso, Bolzano sarà in prima fila fino all’ultimo a giocarsi il primato. La Triestina affonda ancora, gioca benino, ma in difesa imbarca acqua ovunque. La vetta dista undici punti, siamo al 3 ottobre eppure un obiettivo sembra quasi sfumato, proprio nella domenica in cui si poteva rimettersi a correre per davvero. L’assurdo addio di Angiulli (ci avevano detto che la Samb era nei suoi pensieri, ma mai avremmo pensato a uno stravolgimento simile, a stagione iniziata) è l’ultima trappola che ostacola il cammino alabardato. Senza pace, con i tifosi sul piede di guerra che chiedono la riapertura della Furlan e con una gestione che sembra davvero complessa in un clima simile. Anche per chi ha idee di calcio come Bucchi e si trova a dover convivere con fantasmi che albergano a queste latitudini non certo per colpe proprie. Il Trento deraglia a Meda, la Virtus è in crisi nera, il Legnago finalmente vince. La C è dura, bisogna aggrapparsi con le unghie e con i denti al muro. Cercando appigli anche dove non sembrano essercene. Altrimenti si cade, rischiando di sprofondare.
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