Venezia, la cavalcata dei giganti (con un allenatore gigante). Padova, la B dalla porta di servizio. Südtirol e la cena degli imbarazzi, Triestina, il passato insegna
domenica 30 Maggio 2021 - Ore 23:41 - Autore: Dimitri Canello
Il Venezia è in Serie A. A dirlo l’estate scorsa, probabilmente, si sarebbe stati presi per visionari nella migliore delle ipotesi, meglio non usare altri termini per tutto il resto. Nemmeno gli stessi protagonisti, a sentirli parlare dopo un’impresa straordinaria che riporta il club sull’Olimpo a distanza di diciannove anni dall’ultima volta, avrebbero scommesso nella Serie A. C’è chi, come la Gazzetta dello Sport, aveva messo il Venezia all’ultimo posto della griglia precampionato, altri in zona – salvezza, altri come noi che lo collocavano in acque tranquille, sopra la zona salvezza. Qualche tifoso credeva nella possibilità di arrivare ai playoff, nessuno pensava che sarebbe stata Serie A. Ecco, quella pagina di giornale ha avuto l’effetto che ha il drappo rosso per il toro. E’ stata una cavalcata straordinaria, la cavalcata dei giganti. Perché tali sono stati i giocatori, che sono andati probabilmente oltre le proprie possibilità, tutti senza eccezione alcuna. Commovente il fatto che a sigillare la promozione sia stato proprio Riccardo Bocalon, uno che ha il Venezia tatuato nel cuore, nato a Castello e cresciuto in città. Il suo era un nome scritto nel destino e il gol decisivo della finale segnato in pieno recupero è una di quelle favole, perché di tale si tratta, che rendono il gioco del calcio impareggiabile. Neanche uno sceneggiatore avrebbe potuto descrivere un epilogo così bello, così crudele per il Cittadella, che per la seconda volta negli ultimi tre campionati perde la Serie A all’ultimo tuffo. Col Verona lo aveva fatto dopo aver vinto 2-0 la partita d’andata, stavolta è stato l’inverso. Ed è stato persino più atroce da mandare giù, dopo aver accarezzato l’idea di una rimonta che non si è concretizzata. Il simbolo di quello che poteva essere e non è stato sono le lacrime di Manuel Iori, che a 39 anni gioca 9 partite ogni tre giorni a getto continuo senza tradire il minimo segno di stanchezza. Smetterà, perché così aveva deciso prima della finale, probabilmente avrebbe meritato un finale diverso. La vittoria del Venezia, però, è stata indiscutibile. Si è arrampicato con ogni mezzo possibile sempre più alto, aggrappandosi ad ogni appiglio, appoggiandosi sulle spalle di un allenatore gigante. Paolo Zanetti, infatti, ha compiuto un capolavoro che rimarrà nella storia, ha fatto qualcosa di sensazionale, ha chiuso col botto con una partita di ritorno impeccabile, con cambi ispirati, su tutti Fiordilino per Taugourdeau, ma anche Ferrarini per Aramu, senza dimenticare quello solo apparentemente più banale, Johnsen per Di Mariano. E ha battuto Venturato, che in molti hanno accusato, ma che io assolvo in pieno. L’unica sostituzione che si può forse discutere è Pavan per Proia, per il resto ogni mossa aveva un senso. E sulla bravura del tecnico di Atherton non è lecito dubitare neanche in quest’occasione .
Ora nessuno sa quello che succederà. A sentire parlare Zanetti, vien da pensare che il suo destino sarà altrove, magari all’Udinese, che si dice gli abbia offerto un milione di euro per succedere a Luca Gotti. Ma anche Sampdoria e Verona hanno bussato alla sua porta, facendo capire che il futuro di questo allenatore sarà a cinque stelle. Quanto a Roberto Venturato, la grande incognita sarà se avrà la forza di ripartire dopo la seconda delusione cocente della sua carriera alla guida dei granata. Chi lo conosce racconta che già lo scorso anno aveva meditato l’addio, stavolta lui, Stefano Marchetti e Andrea Gabrielli dovranno guardarsi in faccia e capire se davvero si può continuare a tentare, o se non sia il caso di provare a cambiare direzione.
Da quando esiste Trivenetogoal non facciamo che celebrare promozioni e grande imprese, le squadre del nostro territorio regalano soddisfazioni continue. C’è una fioritura bellissima che si ripete stagione dopo stagione, a tutte le latitudini. Quest’anno il Venezia che vince in finale col Cittadella, il Trento che conquista la C. Mancherebbe il Padova, che si è fatto sfuggire la B proprio al fotofinish, seguito a ruota dal Südtirol. A Bolzano dovranno superarsi per ribaltare lo 0-2 di Avellino ed ad agitare ulteriormente le acque c’è la rivelazione della Gazzetta di Reggio, che ha svelato l’incontro avvenuto fra mille imbarazzi in un noto ristorante del veronese fra Stefano Vecchi e Paolo Bravo. Il problema è che l’allenatore, secondo il quotidiano, era a cena con il direttore sportivo della Reggiana Doriano Tosi per parlare del suo futuro a Reggio e il gelo è calato quando è entrato nella sala il ds assieme all’agente di un giocatore. Cosa sia accaduto poi e cosa si siano detti lo sanno soltanto i diretti interessati, di certo c’è che le parti si separeranno e che non è stato il modo ideale di preparare un quarto di finale playoff. Chi è vicinissimo alla Final Four, invece, è il Padova, che ha dato la risposta migliore ai tanti dubbi che aleggiavano prima della trasferta di Meda contro il Renate. La tripletta di Cosimo Chiricò, un vero primattore per la categoria, consegna un protagonista assoluto al campionato in grado di spostare le montagne. Per tutto il resto, quando e se il coefficiente di difficoltà si alzerà, si aspetta Ronaldo, l’altro asso della rosa biancoscudata. Che ha i numeri e i mezzi per conquistare il passaggio di categoria dalla porta di servizio.
Ci sarebbe, poi, da spendere una riflessione sulla Triestina. Se il passato significa qualcosa, Mauro Milanese non dovrebbe avere dubbi. Ripartire con Giuseppe Pillon in panchina senza esserne convinto, come accadde dopo la finale persa col Pisa con Massimo Pavanel, sarebbe l’errore più grande che si potrebbe commettere, forse tale da inficiare in partenza la stagione. Il problema è che l’Alabarda, oltre a Pillon, ha sotto contratto anche Carmine Gautieri e pensare che Mario Biasin avalli un eventuale terzo allenatore a libro paga non è certo un passaggio automatico. Di certo le voci che continuano a circolare attorno alla panchina alabardata, prima o poi, dovranno essere chiarite. Non lo ha fatto l’au nei suoi interventi di questi giorni, in particolare nella sua ospitata televisiva a Telequattro. Lo dovrà fare di sicuro molto presto, per far sì che certi inghippi recenti, le cui conseguenze la squadra le ha poi pagate sul campo, non si trasformino in una trappola capace di azzerare le innegabili buone intenzioni di una proprietà che nessuno, ma proprio nessuno, a Trieste si sogna di mettere in discussione
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