Padova, una beffa con tanti perché. Venezia e Cittadella, si vola. Vicenza in salvo, paura Pordenone
lunedì 3 Maggio 2021 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
Si chiude con un beffardo arrivo in volata a quota 79 punti un testa a testa entusiasmante fra Perugia e Padova. Vince il Perugia per un’inezia, due gol di differenza reti e vola in Serie B, perde il Padova che schiuma rabbia nonostante il miglior attacco e la miglior difesa. Come spesso accade, quando la differenza è così lieve, quasi impercettibile, le spiegazioni sul perché sia finita in un certo modo sono molteplici. Non può essere tutto ridotto al gol di mano di Guido Gomez che ha deciso Triestina – Padova, su questo pochi dubbi. Ma è uno degli elementi, così come tanti altri, a cominciare da quei sei punti di vantaggio dilapidati in cinque giornate che non possono passare sotto silenzio. Ci sono poi altre cifre, come le sette sconfitte. Tante, troppe, per una squadra che vuole la promozione diretta e infatti a salire è il Perugia che di partite ne ha perse soltanto cinque e che ha infilato ben sette vittorie consecutive da Imola in poi. Poi c’è modo e modo di perdere: puoi perdere a Perugia, certo, ma quando incassi un 3-0 al Curi, un 4-1 a Macerata, un 3-0 a Modena, un 3-1 a Salò, alla fine sono sconfitte che un peso ce l’hanno. Poi, certo, si tornerà mille volte a parlare del gol di mano di Gomez al Rocco. Ma chi l’ha detto che, se anche fosse stato annullato, la partita sarebbe finita pari? Mancava quasi mezz’ora alla fine e la prova contraria non l’avremo mai. Chiunque si sarebbe lamentato, su questo non ci piove, ma in quel momento il Padova aveva ancora in mano il suo destino. E il finale di stagione è stato ansimante, con vittorie striminzite, il tracollo di Modena, un gioco non esaltante e una condizione approssimativa. Difficile bocciare una stagione quando chiudi a 79 punti e infatti il Padova non si può bocciare. Ha ancora i playoff per provare ad agguantare la B. Lo farà ancora con Mandorlini al comando? Nei prossimi giorni sapremo, non è una scelta semplice esonerare un allenatore che chiude con questo punteggio. Ma è anche vero che il Padova ha speso tanto, voleva il primo posto e quel primo posto è sfuggito dopo averlo avuto saldamente in mano. E non è una cosa trascurabile.
Detto che il Padova dovrà essere ricostruito fisicamente e psicologicamente in queste tre settimane che mancano al suo ingresso sulla scena dei playoff, da elogiare anche la stagione del Südtirol, che chiude terzo e che nelle partite secche ha dimostrato di potersela giocare con tutte. Resta il grande rimpianto della sconfitta di Trieste, ma evidentemente la squadra non era ancora pronta a un salto così importante. Così come la Triestina, che ha faticato con le piccole e che, al contrario, con le big ha tradito praticamente mai. Quella di Pillon è una delle mine vaganti dei playoff, che per la prima volta nella sua storia vengono raggiunti anche dalla piccola Virtus Verona. Si comincerà proprio da Triestina – Virtus Verona, una partita tutta da vivere e da assaporare. Il Legnago andrà ai playout. Fino al 92′ era salvo, poi il gol del Ravenna ha cambiato la storia. E adesso ci sarà da soffrire.
Un gradino più sopra ecco la Serie B. E c’è da celebrare due squadre trivenete, come Venezia e Cittadella. Zanetti sta compiendo un autentico capolavoro, può chiudere quinto un campionato che tutti scommettevano sarebbe stato appena sopra la zona salvezza. Se poi facesse ancora meglio ci sarebbe solo da spellarsi le mani. La doccia gelata riguarda lo stadio, nel senso che di nuovo impianto a Tessera non si parla più e si parla, invece, di ammodernare il Penzo. Non esattamente il massimo, per una tifoseria che da anni chiede un’altra location, la vera differenza al tirar delle somme quando si parla di futuro. Ma c’è anche un bagliore di luce, all’interno di una programmazione societaria più che apprezzabile in tempi di covid: e cioè la garanzia che, in caso di Serie A, si giocherebbe sempre al Penzo, con un ampliamento in deroga a 10mila spettatori. Non è poco, di questi tempi. Stesso scenario a Cittadella, con la squadra che, a un passo dall’essere estromessa dagli spareggi promozione, si è presa sei punti in due partite, ha battuto Chievo e Lecce e si è riscoperta in salute proprio al momento giusto. Ora può battere anche l’Entella e allungare ancora verso l’obiettivo. Applausi.
Il Vicenza ha virtualmente chiuso la pratica salvezza espugnando Chiavari. A segnare due difensori, Valentini e Cappelletti, che a Padova sono stati “ripudiati” e che hanno dimostrato di poter essere decisivi addirittura in una categoria superiore. Qualche riflessione, su questo punto, andrà fatta. Si è in linea con l’obiettivo e si ha il grande vantaggio di poter programmare e costruire la prossima stagione con largo anticipo. Di certo c’è che la gente si aspetta tanto e una stagione di piccolo cabotaggio porterebbe con sé un malcontento strisciante che sarebbe difficile da gestire. Comunque sia, una base da cui partire c’è, se si vuole alzare l’asticella, però, servono acquisti in tutti i reparti. A cominciare dal portiere, senza dimenticare un difensore centrale, un esterno sinistro con la partenza di Beruatto, un esterno destro al posto di Bruscagin, almeno un centrocampista coi fiocchi, uno o due attaccanti di peso. Questo se si vuole il massimo, ossia competere per i playoff o per la promozione.
Il Pordenone ha perso a Reggio Emilia e dovrà soffrire le pene dell’inferno per portare a casa la salvezza fino all’ultimo. Certo, può sperare che i playout non si facciano, ma di punti ne deve raccattare ancora qua e là, se vuole evitare il girone degli spareggi per non retrocedere. Una discesa cominciata a gennaio e che continua ad essere difficile arrestare. Inutile tornare ancora una volta sulle cause, già esaminate in questa sede ripetutamente, ormai serve un colpo di coda per evitare un tracollo che avrebbe conseguenze imprevedibili sotto tutti i punti di vista.
Pillola finale per la Serie A. L’Udinese perde con la Juventus facendosi rimontare e Marino batte i pugni sul tavolo. La punizione dell’1-1 non c’era, il resto è un effetto domino. L’Hellas non c’è più, senza stimoli se non quello di una salvezza che oggi è matematica, è difficile pensare in grande. La prossima stagione ripartirà da Ivan Juric o no? Attorno a questo dilemma si costruisce il proprio futuro. Poi vengono gli acquisti, ma la dimensione del club e di come ragiona la conosciamo. Prendere o lasciare. La Serie A è già tanto, in un contesto che vorrebbe crescere ancora ma senza fare follie.
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