Cittadella, Vicenza, Venezia, Pordenone, Padova, Bolzano, Trieste: cartoline dal Triveneto
domenica 20 Dicembre 2020 - Ore 22:58 - Autore: Dimitri Canello
Cartoline dal Triveneto. Natalizie e con tante buone notizie che arrivano alle nostre latitudini. Prima notizia: nessuno perde, fra Serie A (Udinese e Verona), Serie B (Chievo, Pordenone, Venezia, Vicenza e Cittadella) e Serie C (Padova, Triestina, Südtirol, Virtus Verona e Legnago) non ci accende alcuna luce rossa. Dodici squadre, sette pareggi e cinque vittorie. E cominciamo proprio da queste ultime, in rigoroso ordine sparso.
Quella del Pordenone a Chiavari vale triplo: scaccia l’incubo dei pareggi a raffica, conferma quanto sia stato lungimirante l’investimento su Davide Diaw, glaciale anche dal dischetto, aumenta l’autostima di una squadra che, non riuscendo a mettere insieme tre punti, annaspava alla ricerca dello stesso traguardo in tre partite anziché in una. In un momento in cui gli infortuni (Gavazzi su tutti) potevano incidere sul rendimento complessivo, vincere così fa bene. Eccome se fa bene.
Quella del Cittadella a Reggio Calabria è la più bella e la più degna di ammirazione. Con 9 assenti per covid, senza allenatore, direttore generale e preparatore atletico, i granata con 17 uomini a referto sbancano il Granillo contro una squadra che aveva appena cambiato allenatore. Al netto delle assenze della controparte (Menez, Denis e Cionek valgono da soli mezza squadra) colpiscono il carattere e la determinazione di un gruppo che viaggia costantemente oltre i propri limiti. La vetta adesso dista tre punti e c’è una partita da recuperare, quella del 9 gennaio con la Reggiana. Se son rose…
Quella del Vicenza sull’Ascoli è la più importante. A Cittadella, assenze a parte, la gestione di Di Carlo non mi era piaciuta, ma siccome il tecnico conosce uomini e categoria e non è certo l’ultimo arrivato, ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ci sono lacune difensive che magari andranno corrette a gennaio, ma a togliere le castagne dal fuoco provvede proprio un difensore (Padella) che già aveva scolpito una rete di platino a Cremona. Piange, dopo il gol perché per lui Ascoli è stata un pezzo di vita. Ma toglie al Vicenza un problema di non poco conto, perché un pari contro il derelitto Ascoli avrebbe forse aperto la stagione dei processi in una piazza impaziente di tornare a splendere come un tempo.
Quella del Padova a Gubbio e la più solida e rocciosa. Contro un avversario che era in serie positiva ormai perenne, Ronaldo si riprende lo scettro e dimostra ancora una volta quanto sia fondamentale la sua presenza nella lotta al primo posto. Mandorlini governa la squadra gestendo uno spogliatoio difficilissimo perché sono in tanti a restare fuori e lo puoi tenere in pugno solo coi risultati. Anche stavolta il tecnico se la cava egregiamente. Nella corsa alla B è un valore aggiunto.
Quella della Triestina sul Perugia è come un jolly-premio. Perché quando un allenatore (leggi Pillon) è bravo, può anche permettersi di partire male con gli dei del calcio che si schierano in posizione avversa (leggi nubifragio con la Samb e infortuni a raffica). Ma siccome, appunto, delle sue qualità nessuno può dubitare, ecco che la formula prende a funzionare con un calendario quasi impossibile. Sambenedettese, Padova, Perugia e Südtirol, possibile immaginare qualcosa di peggio? Eppure il tecnico trevigiano alza l’alabarda al cielo e combatte con determinazione per arrivare più in alto possibile.
Poi ci sono i pareggi: ammirevole quello del Verona senza attacco a Firenze, convincente quello dell’Udinese a Cagliari, anche con gli uomini che non t’aspetti. Dal dischetto segna Veloso, ma sgomitano sono i rookies Ruegg, Yeboah, Ilic e Colley, alla Sardegna Arena ci pensa Lasagna a timbrare un pari che fa bene al morale, alla classifica e all’autostima. C’è il pareggio della determinazione, quello del Chievo in dieci con l’Empoli, c’è il pareggio della volontà e delle conferme, quello del Venezia con la Spal. Aglietti se la cava egregiamente al cospetto della capolista, Zanetti riceve le conferme che voleva. La sua squadra, almeno per quanto visto sinora, vale i quartieri alti. Così come li vale la società: giusta la decisione presa su Maleh, perché ognuno deve fare i propri interessi e come sarebbe andata a finire lo si era capito ormai da qualche settimana. Se non firmi il rinnovo subito è già un indizio, se insisti e non molli a sei mesi dalla scadenza l’epilogo non può che essere uno. E c’è il pareggio che rende giustizia e onore a Virtus Verona e Südtirol. Ognuno protagonista per la posizione che gli compete. A Verona, terza strada cittadina, Fresco colleziona pareggi ma in casa non ha mai perso, a Bolzano sono primi a braccetto col Padova e hanno ceduto il passo solo in un’occasione (a Padova). Vorrà pur dire qualcosa arrivati quasi alla fine di questo maledetto 2020?
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