Padova, il capolavoro è compiuto. Vicenza, i pro e i contro in vista dei playoff. Triestina, l’ultimo sforzo ma poi c’è un baratro da evitare. Trento, ora divertiti. Venezia, si fa sempre più dura (ma quel rigore non dato…)
domenica 27 Aprile 2025 - Ore 23:14 - Autore: Dimitri Canello
Se c’è un simbolo della straordinaria cavalcata che ha portato il Padova in B, questo non può che essere Matteo Andreoletti. Un tecnico arrivato nell’indifferenza e fra lo scetticismo generale, che ha messo insieme 86 punti e che è riuscito anche a raddrizzare la barca mentre stava affondando. Aveva perso 10 punti di vantaggio sul Vicenza, aveva subito lo smacco del sorpasso della rivale più fiera, quella che non ha mai mollato, quella che ha tenuto viva la volata fino a pochi minuti dalla fine dell’ultima partita e quella che ci riproverà ai playoff, con la speranza di affollare di squadre del territorio la cadetteria. Sembrava sul punto di disunirsi, invece è stato capace di rimettere la squadra sul binario giusto, fino all’arrivo a destinazione in mezzo a quasi 4mila tifosi in trasferta, un record per il girone di cui essere orgogliosi. Il Padova vola in Serie B e la promozione l’ha meritata, perché ha avuto qualcosa in più della rivale. Non tanto, ma un piccolo gap che alla fine ha fotografato alla perfezione quello che si è visto sul campo, quanto è bastato per firmare un vero capolavoro. Il Padova è stato quasi sempre in testa, tranne per due giornate che sono sembrate un’eternità soprattutto ai suoi tifosi, molti dei quali in preda allo sconforto dopo anni di schiaffi e di delusioni ne avevano già decretato il deragliamento. Invece no, bastava dare un’occhiata al calendario per immaginare che non fosse tutto così scontato, perché vincere a Verona non è facile per nessuno e perché in trasferta il Vicenza aveva perso troppi punti, creando le premesse per l’epilogo che poi si è concretizzato a Lumezzane. Andreoletti ha commesso pochissimi errori, si contano sulle dita di una mano, si è caricato sulle spalle un ambiente in ebollizione, sfidando anche la matematica del calcio perché era oggettivamente davvero complesso vincere un campionato in un clima simile. Con la tifoseria spaccata a disertare l’Euganeo (si era partiti con 1600 spettatori, all’ultima casalinga con l’Union Clodiense c’erano richieste doppie rispetto alla capienza di 5500 posti per i sostenitori di casa), con un patron che era sbarcato in città attaccando tutti (Comune, tifosi, amministratori di Teolo, varie ed eventuali), con un clima di eterno duello interno. A dispetto delle apparenze e anche della logica, è come se questo ambiente senza certezze e senza cabine ovattate in cui accomodarsi, abbia sorprendentemente giovato alla squadra. Che si è chiusa a riccio, che ha saputo isolarsi e che ha trovato dentro se stessa le armi per arrivare a destinazione. Nonostante fuori infuriasse la tempesta, con un tutti contro tutti alimentato a più riprese, Andreoletti ha tenuto la barra dritta. Una felice intuizione del direttore sportivo Massimiliano Mirabelli, che ha scommesso su di lui prendendosi un bel rischio con un tecnico così giovane, ma vincendo la scommessa su tutto il fronte. I meriti di Mirabelli sono sostanzialmente due: il primo è, appunto, la scelta del tecnico, il secondo è l’acquisto di Buonaiuto, un giocatore che con la Serie C non c’entra nulla e che si è rivelato la vera arma in più del girone di ritorno. Ora che il passo è stato compiuto, bisognerà capire le intenzioni di Oughourlian. Chi gli sta vicino dice che sarebbe pronto a rilanciare e tentare di costruire una squadra per tentare la doppia scalata verso la A, una volta liberatosi della zavorra più ingombrante, quella Serie C che rappresenta l’inferno per tanti club blasonati. Ci ha messo il doppio del tempo previsto (aveva progettato nel 2019 una scalata in tre anni, ce l’ha fatta in sei). C’è, invece, chi continua a parlare di una trattativa confermata da più parti e di almeno un’offerta già recapitata: una di un imprenditore americano, di cui abbiamo un’identikit preciso e un nome da sganciare al momento opportuno, e poi un’altra strada, il cosiddetto piano B. L’ultima parola spetta ovviamente a lui e, da come hanno parlato l’ad Bianchi e il presidente Peghin, la sensazione è che il finanziere franco -armeno andrà avanti. Magari ci sarà qualche rimpasto all’interno del pacchetto azionario del club e resta da capire se la presenza di Alessandro Banzato di Acciaierie Venete allo stadio nelle ultime quattro partite sia soltanto legata al tifo per i colori biancoscudati o se potrebbe esserci qualche sorpresa in serbo in tal senso. A giorni Oughourlian sarà a Padova e tutto probabilmente sarà più chiaro.
Dal Padova al Vicenza, la delusione di questi giorni per i biancorossi, inutile negarlo, è stata cocente. A Trento è arrivata un’altra sconfitta in trasferta, che ha confermato il motivo principale per cui la squadra di Stefano Vecchi non è riuscita a scalzare il Padova dallo scranno del girone A. Il rendimento in trasferta non è stato all’altezza di quello in casa: troppi punti persi e troppe sconfitte pesanti (Padova, Salò, Trieste, Verona e Trento) e, come ha detto recentemente l’ex presidente Pieraldo Dalle Carbonare, probabilmente è mancata la personalità nei momenti chiave. 83 punti sono comunque tanti, ma i paragoni con gli altri gironi non hanno secondo me molto senso, perché la competizione è stata sensibilmente diversa per tante ragioni. Nel girone A ci sono state due squadre (Padova e Vicenza, appunto) nettamente superiori alle altre e la volata è stata ristretta a due soli club. Il Vicenza, dopo il terzo posto dello scorso anno e la finale playoff persa a Carrara, quest’anno è arrivato secondo e, fino a quando la formula del campionato sarà questa, purtroppo chi si piazza secondo è il primo degli sconfitti anche se ha fatto tanti punti. Ci sono i playoff, certo, ma sono un terno al lotto per tanti motivi: 1) la condizione fisica, tutta da verificare; 2) la tenuta mentale dopo una volata così lunga e logorante persa sul rettilineo finale; 3) il ricordo della finale persa, che inevitabilmente, peserà (a Padova ne hanno perse due e ne sanno qualcosa). Ma ci sono anche dei punti a favore da cui ripartire: 1) il valore della squadra è molto buono e non teme confronti con tutte le altre 26 avversarie; 2) il vantaggio del doppio risultato ai quarti pesa e potrà essere sfruttato; 3) il gruppo ha molte carte da giocarsi per arrivare in fondo, tecniche e gestionali. Lo stop di oltre 20 giorni può essere un vantaggio, perché la squadra nelle ultime partite arrancava e si potrà studiare un programma ad hoc per affrontare le sei partite che separano la squadra dalla promozione. Chi mi conosce sa quanto ami le sfide fra squadre dello stesso territorio, quanto adori i derby e quanto vorrei vederli nelle categorie più alte, per cui spero che anche il Vicenza raggiunga il Padova in Serie B dopo i playoff.
Alla Triestina non è bastato travolgere il Novara addirittura per 6-0 per evitare i playout. Va agli spareggi in una situazione societaria che definire caotica è poco, ma sulla carta ha forza, mezzi e tenuta per battere il Caldiero Terme e salvarsi, potendo contare anche sul doppio risultato. Oggi il futuro per tante ragioni fa paura e, ben che vada, la penalizzazione con cui si ripartirà il prossimo anno sarà pesantissima. Al punto che viene da chiedersi chi mai potrebbe rilevare un club penalizzato ben che vada di 5 punti, mal che vada di 8: lo si capirà soltanto quando arriverà il deferimento per i mancati pagamenti di Irpef e Inps relativi alla mensilità di febbraio, con l’aggravante della recidività. Se la squadra si salverà sul campo, avrà compiuto un mezzo miracolo, considerato che quando fu rimesso al volante Attilio Tesser e in cabina di regia Daniele Delli Carri, di punti la Triestina ne aveva appena 6 ed era nel marasma più totale. Poi, il futuro resta un’incognita enorme per tante ragioni. Tornando alla stretta attualità, l’infortunio alla caviglia di Olivieri potrebbe pesare, per il resto sulla carta ai playout, se la Triestina giocherà come sa, non dovrebbe avere problemi. Il Trento, invece, ha chiuso alla grande la regular season, battendo il Vicenza in modo chiaro e riscattando il netto ko dell’andata, è arrivato settimo e proverà a passare un paio di turni per arrivare alla fase nazionale. Se la vedrà con l’Atalanta U23 in una sfida apertissima e oggi vorrei menzionare la forza di una panchina importante, perché per esempio Tomi Petrovic ha segnato sei gol giocando pochissimo, dimostrando quanto gli possa stare stretto il ruolo di riserva in questa squadra. Ai playoff anche Virtus Verona e Arzignano: i giallocelesti, da quando è tornato Bianchini in panchina, hanno compiuto un’impresa analoga a quella della Triestina, centrando la qualificazione per gli spareggi e dimostrando di avere un’idea di calcio bella e precisa, destinata a regalare tante soddisfazioni. Retrocedono in D Legnago e Union Clodiense, mentre al piano di sotto andranno al fotofinish Dolomiti Bellunesi e Treviso, con la squadra di Zanini che oggi ha sprecato un’occasione incredibile spedendo sulla traversa il rigore della promozione. All’ultima giornata due partite casalinghe (Dolomiti-Brian Lignano e Treviso-Este) e l’ipotesi dello spareggio in caso di arrivo a pari punti che non è campata per aria.
A quattro giornate dalla fine il Venezia, sconfitto dal Milan al Penzo nonostante un’ottima prestazione, è più lontano dalla salvezza, che oggi dista due punti e non più uno dopo il pari ottenuto dal Lecce a Bergamo in serata. C’era un rigore solare su Yeboah non dato e la mancata concessione del penalty ha fatto giustamente infuriare Di Francesco. Già a Empoli c’erano diversi dubbi su un contatto sospetto in area su Haps, oggi quei sospetti sono raddoppiati. Fra gol annullati per una questione di centimetri e decisioni controverse, il Venezia non sta ottenendo i punti che meriterebbe e oggi si arrabbia. Sono i risultati che fanno la differenza, anche se oggi Di Francesco era riuscito a impostare un piano partita che aveva un senso preciso, demolito dopo appena cinque minuti da Pulisic. A lungo in controllo del gioco con Condé titolare per dare più fisicità al centrocampo, gli arancioneroverdi non sono riusciti a segnare, subendo in pieno recupero anche il 2-0. Peccato, perché sul campo il risultato più giusto sarebbe stato un pareggio. La missione salvezza si fa sempre più complicata e per forza di cose passa per almeno una vittoria eclatante fra Torino, Fiorentina, Cagliari e Juventus. Le possibilità oggi sono ridotte davvero al lumicino e l’ipotesi più probabile resta purtroppo la retrocessione. Ma il Venezia se la giocherà fino alla fine, come ha saputo dimostrare in queste difficili settimane.
In Serie B è stata la giornata del Südtirol, che ha saputo conquistare una vittoria che pesa come un macigno con la Juve Stabia. Successo solare e senza discussioni, con Odogwu che si è ricordato di saper segnare gol determinanti al momento giusto. Oggi i playout sono più lontani, mentre il Cittadella crollando a Reggio Emilia si è messo nei guai. Ma io testardamente scommetto sulla salvezza di entrambe. Fra tutte le concorrenti in ballo, per motivi diversi, Cittadella e Südtirol hanno i mezzi per riuscire a evitare la retrocessione in C.
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