Padova-Vicenza, il momento della verità: tutte le carte e le variabili sul tavolo. Triestina, gambe e testa pesanti: un finale difficile. Trento, per lo sprint servono il miglior Rada e il miglior Di Carmine. Pordenone, un nuovo inizio
martedì 25 Marzo 2025 - Ore 00:15 - Autore: Dimitri Canello
A cinque giornate dalla fine è arrivato il momento della verità nel duello Padova-Vicenza per il primo posto e per la Serie B. L’ultimo weekend ha nuovamente ribaltato sensazioni e impressioni, semplicemente perché il Vicenza ha fatto quello che ci si aspettava, ossia battere il Caldiero, non senza qualche difficoltà fino a quando il risultato non è stato sbloccato, mentre il Padova ha confermato a Novara il trend negativo di questo girone di ritorno in trasferta. Nelle ultime cinque partite giocate lontano dall’Euganeo la squadra ha ottenuto appena un punto sui quindici disponibili, al 94′ nello scontro diretto col Vicenza. Migliore il rendimento complessivo fuori casa dei biancorossi, ma è altrettanto vero che neppure il Vicenza scoppia di salute. E, nelle tre occasioni avute in precedenza quando il primo posto è stato a tiro, per tre volte ha fallito l’opportunità dell’aggancio e del sorpasso. A Salò, nello scontro diretto del Menti, a Lecco. Insomma, il Padova di certo non scoppia di salute, ma neppure il Vicenza viaggia a mille, soprattutto lontano dal Menti. Il Padova visto al Piola ha sbagliato ancora una volta approccio alla gara, ha subito gol nei primi minuti, ha tradito insicurezze e nervosismo, ha dimostrato di avere qualche problema sia di tenuta mentale che di brillantezza atletica. Anche un cieco vede che la squadra non ha più quell’intensità che ha avuto nel girone d’andata, rimane in piedi aggrappata al primo posto con la forza dei nervi. Eppure anche a Novara, in un modo o nell’altro, la stava per riprendere. Ha segnato con Spagnoli, un minuto dopo si è guadagnato un rigore (che c’era). E a quel punto è successo un episodio a mio modo di vedere grave perché un giocatore (Liguori) ha anteposto la sua persona all’interesse del gruppo. Come ha ribadito Matteo Andreoletti nel dopo gara, il rigorista era Bortolussi, il vice Varas. Invece Liguori, un po’ come fece Lucca in Lecce – Udinese, si è andato a prendere il pallone e, cosa ancor più grave, nessuno (neppure il capitano) è andato a ricordargli le gerarchie chiare che esistevano. Liguori ha tirato e ha sbagliato, con il caso montato in sala stampa per Andreoletti, come aveva fatto per Broh, non le ha mandate a dire. E lo stesso ha fatto Spagnoli, che ha fatto capire chiaramente come la pensava il gruppo sull’accaduto. Ergo, se ci dovesse essere la stessa severità utilizzata per Broh, accompagnato alla porta dopo uno spezzone di gara non all’altezza a Trento, la stessa cosa dovrebbe essere fatta con Liguori. Invece abbiamo appreso che la società sembra intenzionata a perdonarlo, evidentemente con la volontà di sfruttare tutte le risorse a disposizione in questo finale di stagione. Ma il messaggio che si dà al gruppo a mio avviso, non è quello giusto. L’errore di Liguori può costare un campionato, questo sarebbe bene capirlo, perchè il Vicenza è lì, a un solo punto di distacco, pronto a provare a mettere la freccia. Non che a quaranta chilometri di distanza dalla città del Santo vada tutto bene. A Lecco, nell’ultima trasferta, i biancorossi non avevano certo brillato, così come a Caravaggio. A Meda erano riusciti a vincere al 96′ su una palla inattiva, ma della bella squadra che si vede al Menti in trasferta spesso si è vista una copia sbiadita. Col Caldiero per lunghi tratti si è vista la superiorità schiacciante biancorossa. Ma non è andato tutto liscio. Anche i sette minuti finali dopo il gol di Marras non mi hanno convinto fino in fondo. Squadra lunga, gestione un po’ ansiogena, insomma il Vicenza oggi sta un po’ meglio del Padova, ma non così tanto da avere la certezza che possa davvero mettere la freccia. A cinque giornate dalla fine, con un calendario frastagliato e ricco d’insidie per entrambe, può davvero accadere di tutto. Vedo il Padova ancora leggermente favorito, ma nella testa potrebbe pesare quel vantaggio enorme (10 punti) diventato un margine minimo (1 punto, con lo scontro diretto a favore). Il Vicenza si deve appoggiare ai suoi uomini di maggiore personalità, penso a Leverbe in difesa, penso a Ronaldo a centrocampo, penso a Ferrari in attacco. E deve sperare di recuperare il miglior Costa per questo sprint finale. Mi hanno chiesto in tanti come vedo il prossimo turno: mentre le altre volte avevo pochi dubbi e i risultati mi hanno dato ragione, stavolta non so sicuro di quello che potrà succedere. Ancora una volta il Padova giocherà prima del Vicenza, un’arma come abbiamo visto a doppio taglio e l’Atalanta U23 è una vera mina vagante. Se starà bene atleticamente e avrà una rosa pressoché al completo, può dare filo da torcere al Padova di questa primavera. Ma neppure per il Vicenza sarà una passeggiata a Vercelli, contro un avversario che in casa ha ottenuto a volte risultati eclatanti e che sta lottando per la sopravvivenza. Insomma, tutto aperto e, se devo essere sincero, non avrei mai creduto a uno scenario simile con il Padova che per un giorno è stato anche a +13 con il massimo vantaggio di dieci punti mantenuto per diverse giornate.
A Trieste, inutile dirlo, la situazione si è complicata notevolmente. La sconfitta di Gorgonzola è stata pesantissima e può influire molto anche sul morale. Oggi l’ipotesi più probabile è che l’Alabarda debba difendere la categoria ai playout, con tutte le problematiche che questo può significare. La squadra di Tesser oggi gioca con le gambe e la testa pesanti, la mazzata del -4 in classifica è stata durissima da assorbire per il gruppo. Psicologicamente ha “ammazzato” il gruppo, che a mio parere al suo interno era convinto di poter arrivare ai playoff. Adesso si deve risintonizzare e il calendario è davvero durissimo, con l’apice delle difficoltà nelle due sfide a Padova e Vicenza. Tesser e Delli Carri chiamino a raccolta i giocatori più esperti e si appoggino su di loro. Penso a Ionita, a Strizzolo, a Germano, a Fiordilino, a Silvestri, a Frare. Insomma a quelli che sanno come gestire certi momenti. Arzignano, Caravaggio, Zanica e Gorgonzola sono state partite simile e se la Triestina prende gol e non riesce a tenere il risultato in equilibrio, spesso finisce per deragliare anche oltre i propri demeriti. Poi, chiaro, ci si aspetta novità entro il 16 aprile, perché se davvero non dovesse accadere quello che dietro le quinte si prefigura sarebbe una catastrofe. Ma voglio ancora essere positivo e ipotizzare un finale positivo. Il movimento con il passaggio di consegne, avverrà all’interno del fondo Lbk Capital e non a livello di proprietà, una procedura molto più snella di un vero e proprio closing societario. Siamo arrivati ai dialoghi fra avvocati, che stanno definendo il tutto e la speranza è che si riesca a trovare la quadra. La società oggi praticamente non ha debiti, il che agevola il passaggio di consegne. Basterà? Staremo a vedere
Il Trento ha perso a Salò una partita giocata discretamente nella solita emergenza sulla corsia destra per l’ormai ben nota vicenda Frosinini e per l’assenza di Vitturini. Oggi Luca Tabbiani insegue il quarto posto, lui che ha il rinnovo automatico in caso di conquista della sesta piazza. Non si parla di rinnovo per Giorgio Zamuner e mi sembra che la strada sia segnata, visto che Luca Piazzi è già in società e gode della fiducia di Mauro Giacca. Insomma, si potrebbe presto chiudere un ciclo, mentre la squadra insegue il miglior piazzamento possibile. Per arrivare in alto il Trento ha bisogno del miglior Rada e del miglior Di Carmine in questo finale. Falasco ha preso possesso della difesa in un ruolo diverso da quello che si immaginava, ma la sua presenza è importante per i tanti giovani che ci sono in squadra. La sconfitta del Turina è meritata e non fa una grinza, ma non c’è tempo di piangere. Domenica arriva l’Albinoleffe e si può dare un segnale in controtendenza rispetto a quanto visto domenica. L’Arzignano ha espugnato Crema, dimostrando di essere in salute e può arrivare ai playoff, la Virtus Verona si è fatta imporre il pari da un Lecco molto coriaceo visto al Gavagnin. Gigi Fresco ha preso un premio alla carriera Coverciano (complimenti sinceri), il Legnago lotta disperatamente per evitare la retrocessione e l’Union Clodiense sembra aver ormai ammainato bandiera. Nel prossimo weekend torneranno Serie A e Serie B e si entrerà nel mese decisivo della stagione, ossia aprile, quando si deciderà tutto o quasi di un anno intero di calcio.
Postilla finale per il Pordenone. Dodici vittorie consecutive, campionato vinto, Eccellenza conquistata, festa grande sul campo e fuori. Ci voleva, un anno così, dopo i tanti, troppi veleni dell’ultima parte dell’era Lovisa. Ora si potrà programmare con calma lo step successivo. Prima, però, si festeggi. Perché non era scontato farcela al primo tentativo. E il calcio triveneto ha bisogno anche di Pordenone, una realtà che può dare ancora tanto, dopo aver aperto le finestre e cambiato un’aria che si era fatta irrespirabile.
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