Padova, uno scatto da B. Vicenza, tre indizi fanno una prova: manca qualcosa per il primo posto. Triestina, servono i fatti dietro la scrivania. Venezia, non è finita (e arriva la prima rata di Tessmann). Trento, patti chiari…
martedì 11 Marzo 2025 - Ore 00:08 - Autore: Dimitri Canello
Non so dire se i risultati domenicali mettano definitivamente una pietra tombale sulla volata per il primo posto del girone A in Serie C, ma di sicuro ci sono due verità che emergono in maniera incontrovertibile da Caravaggio e da Padova. La capolista continua a dimostrare di meritare di essere tale, nonostante la flessione del girone di ritorno, nonostante gli infortuni, nonostante una situazione ambientale a dir poco caotica. Ogni volta che è arrivata a un passo dallo smarrirsi ha sempre reagito e i meriti di Matteo Andreoletti sono indiscutibili. In un anno in cui ha fatto da parafulmine anche per conto di altri, il tecnico sta dimostrando una bravura fuori dal comune per un allenatore della sua (giovanissima) età. Ha indovinato alla perfezione la formazione anti-Albinoleffe, ha indovinato pure i cambi e ha condotto la squadra per mano fuori da un guado complicato dal punto di vista mentale. Bravo davvero e il 3-0 alla quarta forza del campionato è un messaggio chiaro al Vicenza. Cinque punti sono tanti, oggi fra Padova e Vicenza c’è lo spazio di due sconfitte e due contemporanee vittorie. Avevo scommesso su un turno a favore dei biancoscudati e così è stato, mentre su quello che potrebbe accadere giovedì ci arriviamo fra poco. Mi aspettavo che il Vicenza non avrebbe vinto a Caravaggio, per una serie di motivi: 1) avevo il sospetto, tramutatosi in certezza, che alla squadra manchi personalità, perché per tre volte ha avuto alla portata la vera possibilità di riaprire il campionato e per tre volte, per un motivo o per l’altro, ha fallito; 2) perché statisticamente l’Atalanta viaggiava da troppe giornate sottoritmo e prima o dopo ero convinto avrebbe reagito; 3) perché le caratteristiche tecniche dei nerazzurri, se la partita si mette in un certo modo, sono difficili da fronteggiare. Vecchi ha scelto una squadra di pedalatori, escludendo Ronaldo, per reagire alla velocità dei ragazzi di Modesto. Ma il piano non ha funzionato e dopo pochi minuti il Vicenza era già sotto. Il primo tempo, diciamolo senza mezzi termini, è stato orribile sotto tutti i punti di vista. Una squadra che punta al primo posto non può andare in campo con quell’atteggiamento, con quella flemma, con quella scarsa convinzione. L’Atalanta ha sbranato il Vicenza, che si è rialzato nella ripresa, sfruttando due calci da fermo e la bravura dei singoli. In tutta onestà: serve di più a tutti i livelli, dalla società, all’allenatore, alla squadra se si vuole il primato. Ad oggi mi viene da dire che per il primo posto manchi qualcosa, detto, dimostrato e ribadito da quanto accaduto in questi mesi. Le parole di Vecchi a fine gara, poi, fanno pensare. Aveva sempre difeso la squadra, stavolta le ha puntato il dito contro perché evidentemente si è sentito tradito. Al momento le percentuali di successo sono nettamente a favore del Padova, ma il calcio ha abituato a stupire, quindi lasciamo ancora aperto un piccolo spiraglio per i biancorossi. A patto che giovedì battano il Novara, altrimenti rimarrebbe solo l’imponderabile, per evitare di assegnare la promozione al Padova.
La Triestina è stata penalizzata di quattro punti ed è andata pure bene, checché ne dicano i vertici societari. L’avvocato Mattia Grassani sulle nostre colonne aveva paventato addirittura un disastroso -6, riuscendo a limitare i danni in sede di dibattimento. Difficile questo verdetto possa essere rivisto, così come, a quanto ne so, è difficile che venga restituito il punto del caso – Olivieri. A proposito di Olivieri. In quell’errore dal dischetto dopo tante cose belle c’è tutta la pesantezza del momento, di una squadra che (ne sono fermamente convinto) credeva addirittura ai playoff e invece si è ritrovata cornuta e mazziata. Con la Pergolettese ho visto una Triestina spenta, lontana parente di quella con sacro fuoco delle precedenti giornate. Tesser dovrà superarsi per riuscire a entrare nella testa dei giocatori e far capire loro che oggi l’unico obiettivo è la salvezza, da ottenere in qualsiasi modo. Per il resto servono i fatti dietro la scrivania. Delle parole di Rosenzweig onestamente non sappiamo che farcene. Generiche ammissioni di colpevolezza, nessuna testa che salta, niente di niente. La salvezza oggi potrebbe arrivare da un uomo contestato, ma che è l’unico ad avere i contatti per poter risollevare la baracca. Parliamo di Alex Menta, volato in Svizzera nei giorni scorsi per un passaggio di proprietà che potrebbe essere non così lontano. Ci auguriamo di non assistere a teatrini già visti ad altre latitudini, perché la situazione è molto seria e adesso servono atti concreti e acquirenti seri, altrimenti sarà la fine. Servono i soldi per finire la stagione, ne servono altri per cominciare la successiva cominciando lentamente a liberarsi delle zavorre del recente passato. Di 30 milioni di budget in 3 anni, ne sono stati spesi 27 e nemmeno siamo alla fine del secondo. Così, lo diciamo senza timore di smentita, non è possibile gestire un club e molte cose devono cambiare.
La Virtus Verona è una meraviglia e il simbolo di questa rinascita dopo un inizio di stagione horror che aveva fatto dubitare anche un inguaribile ottimista come Gigi Fresco si chiama Michael De Marchi. Era entrato in un tunnel senza uscita, è tornato a Verona per ritrovare gli antichi splendori. Quattordici gol sono tantissimi, anche perché li ha segnati in mille modi diversi, sfruttando tutte le sue qualità. Probabilmente aveva bisogno di un ambiente senza pressioni per rendere al meglio e ci sta riuscendo. Il resto è una squadra che si sta rivalutando praticamente in ogni suo elemento La vittoria sull’Union Clodiense è stata meritata e, mentre i granata pagano errori e congiunzioni negative di una stagione tribolata che probabilmente si concluderà con la retrocessione, i rossoblù sognano. Mai erano arrivati così in alto così avanti nella stagione e se dovessero chiudere quarti sarebbe un mezzo miracolo. Il Trento sta pagando una serie di situazioni negative nel suo momento di flessione. Alcune sono tecniche, altre legate agli infortuni, altre ancora si creano perché i ruoli in società non si devono sovrapporre. Prendiamo il caso Frosinini. Da gennaio mi erano arrivate voci, avevo provato a verificarle e mi erano arrivate smentite. Ci avevo creduto, ma evidentemente avevo fatto male, perché Frosinini probabilmente fino a fine campionato non lo vedremo più in gialloblù. Gli hanno offerto il rinnovo, non è stato accettato e in società c’è il sospetto che ci sia già l’accordo con un altro club di B. Una vicenda sgradevole, che nuoce alla squadra e che non è stata gestita bene da nessuna delle due parti. Giusto per essere chiari. Il direttore generale, se c’è un direttore sportivo, non deve sovrapporsi, altrimenti si crea confusione e ci si fa del male da soli. Se a Trento si vuole che le cose funzionino bene, Piazzi deve fare il dg e non deve entrare nelle scelte tecniche imponendo soluzioni esotiche poco sensate e Zamuner deve poter gestire quotidianità e mercato nelle scelte, eccezion fatta per la vidimazione economica delle stesse. E’ vero che il Trento, nonostante non vinca da cinque partite, oggi è ancora quinto, ma il confine fra gloria e anonimato guardando la classifica è molto sottile e bisogna stare attenti a non buttare via un lavoro eccellente fatto sinora. L’Arzignano ha dimenticato in fretta Vicenza ottenendo una vittoria importantissima nei minuti finali con la Pro Vercelli e il Legnago ha dimostrato di essere ancora vivo. Lotta pure il Caldiero Terme, che tuttavia ha chance di salvezza molto ridotte.
In Serie A il weekend si è chiuso stasera con l’ottima prestazione dell’Udinese a Roma. Ottima, davvero, la prova bianconera, con il ritorno di Okoye fra i pali, con un Thauvin scintillante e con una difesa che, grazie all’innesto di Solet, ha fatto non uno, ma due passi in avanti. Ma le luci della ribalta vanno indiscutibilmente al Venezia che, nonostante sia considerato spacciato dal 99% degli addetti ai lavori, ha imposto un altro pareggio dopo Lazio e Atalanta, anche al Como di Fabregas, che era una delle squadre più in forma del campionato. No, non è ancora finita, anche se il calendario adesso metterà di fronte al Penzo alla squadra di Di Francesco Napoli e Bologna, due ostacoli durissimi. Ma se si riesce a tenere duro nelle prossime due partite muovendo ancora la classifica, dopo il cammino sarà più in discesa. Al Sinigaglia due ammonizioni nei primi minuti hanno condizionato la partita del Venezia, soprattutto quella di Zerbin, che infatti ha sfornato la sua prestazione più deludente da quando è arrivato in laguna. La difesa, però, regge egregiamente e Schingtienne oggi è diventato un titolare, Radu è da applausi e ha tappato egregiamente una falla gigantesca apertasi dopo l’infortunio di Stankovic. Idzes e Candè, nonostante qualche difficoltà, completano bene il reparto e la scelta di mettere la fascia di capitano sul braccio dell’indonesiano a mio avviso è stata la più giusta. Non è tutto, perché arrivano pure buone notizie finanziariamente parlando. Il Lione ha onorato la prima rata del pagamento di Tessmann e ha tutta l’intenzione di fare il bis anche per la prossima scadenza estiva. Sono soldi preziosi, che servono per andare avanti, comunque si concluda il campionato. Che potrebbe trovare in Christian Gytkjaer, l’uomo meno atteso che a gennaio doveva essere ceduto, il centravanti migliore per concludere la stagione. Il Verona, intanto, ha imboccato un vicolo cieco. Sono arrivate due sconfitte che si potevano mettere in preventivo, qualche polemica arbitrale (ma il braccio di Dominguez tanto polemizzato a mio avviso era coerente col movimento del corpo e attaccato allo stesso) e la sensazione che serva tantissimo Tengstedt per completare la missione. La grande mole di gioco prodotta, infatti, non ha un terminale sicuro offensivo e quando è entrato il danese il livello si è alzato notevolmente. Un gol annullato e l’assist per la catapulta di Mosquera che ha illuso tutti.
Postilla finale per Cittadella – Südtirol: una partita senza senso e senza un filo logico. Se si legge il risultato si può pensare a un dominio in lungo e in largo altoatesino, invece per quasi un’ora l’equilibrio è stato quasi assoluto. Poi il Cittadella ha fatto capire benissimo perché Alessandro Dal Canto avesse detto che “ci sono dei fantasmi che questa squadra vede anche quando non ci sono”. Inspiegabile, infatti, il blackout completo che ha portato al tracollo granata. Tre gol presi in quattro minuti, Kastrati da museo degli orrori, poi di gol ne sono arrivati altri due, addirittura con la doppietta di Giorgini. Uno schiaffo a cinque dita in faccia al Cittadella, umiliato davanti al proprio pubblico. Siccome non è il primo tracollo stagionale (Sassuolo, Spezia sono ancora lì a fare male), è evidente che qualcosa non vada. Complimenti a Fabrizio Castori, che sta salvando il Südtirol scavalcando le carenze dirigenziali (a proposito, a fine anno probabilmente Bravo se ne andrà e c’è l’idea di cambiare direttore sportivo) scegliendo l’unica strada possibile. Quella del pragmatismo. In un modo o nell’altro la nave va condotta in porto, poi il prossimo anno molte cose dovranno cambiare per evitare di ripetere gli stessi errori che hanno reso tutto più difficile.
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