Presidio Investors ha trattato il Padova prima di prendere il Verona. Vicenza, il derby e l’ultima chiamata per la B. Triestina, è davvero possibile sognare i playoff? Venezia, domani dentro o fuori per Ben Yedder: una vittoria per sperare
mercoledì 12 Febbraio 2025 - Ore 23:00 - Autore: Dimitri Canello
È la settimana di Vicenza-Padova, che se non è un’ultima spiaggia per i biancorossi, poco ci manca. Sono in molti ad aver già messo le mani avanti sostenendo che questo derby non sia decisivo, ma non sono affatto d’accordo. In caso di vittoria di Padova il vantaggio diventerebbe pressoché incolmabile, con un +9 tendente al +10 in virtù dello scontro diretto a favore e con l’enorme spinta psicologica di aver vinto entrambi gli scontri diretti che difficilmente potrebbe essere trascurata. Una sorta di ipoteca sulla B, mentre in caso di pareggio la questione rimarrebbe aperta, con il Padova però sempre favorito. Ecco perché il Lane deve vincere, anche perché il verdetto di Salò è di quelli che fanno male: la squadra di Vecchi ha perso con tutte e tre le squadre migliori del girone A (Padova, Triestina e Feralpisalò), tre indizi chiarissimi che fanno una prova. Vecchi deve dare un segnale se vuole vincere il campionato. Manca qualcosa ai biancorossi, almeno fino a questo momento, per poter scavalcare il Padova, che di partite ne ha persa solo una (a Verona) e che si è subito rialzato dopo la sberla del Gavagnin. La settimana scorsa avevo profetizzato un nuovo allungo biancoscudato e così è stato. Era un passaggio delicato della stagione e il Padova lo ha superato brillantemente, trovando finalmente un gol pesante di Spagnoli, che ha risposto con personalità alle comprensibili critiche arrivate dopo i gol falliti nelle ultime settimane. Che derby sarà? Un derby molto fisico, dove il Vicenza proverà a replicare la partita dell’andata, cercando di finalizzare meglio la manovra, mentre mi aspetto che il Padova affronti il match con un atteggiamento simile. È una settimana ad alta tensione, in cui il Padova ha chiuso tutte le porte, mediatiche, degli allenamenti, delle interviste, a dimostrazione di quanto sia importante l’appuntamento di domenica. Mi aspetto Ronaldo e Ferrari in campo dal 1’, mi aspetto Pirrello al posto di Perrotta, mi aspetto uno spezzone importante per Buonaiuto, mi aspetto un clima incandescente per un match che dirà tanto e che avrà un peso specifico altissimo nell’economia dell’intera stagione.
Lunedì un altro derby triveneto ha premiato la Triestina contro il Trento. Un tempo praticamente senza occasioni, poi un altro tempo con una squadra (quella di Tesser) che ha fatto valere il peso di un ottimo mercato invernale. Non solo perché Ionita ha segnato il secondo gol consecutivo, ma anche per l’ottimo Silvestri e la sorpresa Balcot, che si è preso di forza la fascia destra. Il Trento complessivamente è stato buono, ottimo a tratti, ma ha peccato nella fase di finalizzazione e sta risentendo della prolungata assenza di Frosinini che, fino a quando la condizione lo ha sostenuto, è stato un valore aggiunto innegabile. L’attacco poggia tutto su Di Carmine, ma servono quelle alternative che al Rocco non si sono viste. Accornero non ha punto come sa fare, Disanto è andato a sprazzi e si è avvertita l’assenza di Peralta, inizialmente in panchina. La domanda da un milione di dollari: la Triestina deve davvero accontentarsi della salvezza con può sperare in una clamorosa rimonta playoff? Dal decimo posto ci sono nove punti e troppe squadre per immaginare un miracolo. Oggi che la Triestina sarebbe terza dall’arrivo di Tesser in poi, l’unico focus possibile dev’essere la salvezza, tutto il resto va messo in soffitta e, nel caso, ci sarà tempo di estrarlo dall’armadio nel rush finale della regular season. Il cambio di equilibri interno al club, con i fratelli Craft che adesso sono in maggioranza col 60% delle quote del fondo che possiede la Triestina, non va sottovalutato e qualcosa magari non nell’immediato, potrebbe cambiare. Postille finali per Caldiero Terme e Union Clodiense, che lottano per una salvezza sempre complicata, per l’Arzignano, arrivato a otto risultati utili consecutivi fuori casa e per la Virtus Verona, che vive un momento di forma strepitoso. Complimenti a Fresco, capace ancora una volta grazie a uno staff di prim’ordine di comporre una squadra che piace, che lotta, che sa sguazzare nel Mare Magno di una categoria difficile, in cui se non nuoti bene rischi di affogare.
Adesso saliamo di due piani e andiamo a Verona. Presidio Investors, che prima di prendere l’Hellas, udite udite, ha trattato a lungo il Padova negli ultimi mesi tramite il broker Giacomo Satta (e di acquirenti per il club biancoscudato ce ne sono anche altri), finalmente ha parlato e si è presentata in conferenza stampa. Italo Zanzi conosce bene l’ambiente calcistico, la conferenza tutto sommato mi ha convinto anche se poi bisogna vedere se alle parole seguiranno i fatti. Sul mercato era lecito attendersi qualcosa di più del piccolo cabotaggio a cui eravamo abituati nell’era Setti e la cessione di Belahyane l’ho trovata frettolosa. Si sarebbe potuto attendere e trattenerlo fino a giugno, quando forse il prezzo sarebbe ulteriormente lievitato. Sul campo è arrivato un altro rovescio preoccupante pesantissimo con l’Atalanta, ma il Verona ha dimostrato più volte quest’anno che quando ha avuto le spalle al muro si è sempre rialzato. Giusto avere fiducia? Un po’ di credito c’è ed è giusto concederlo, ma non bisogna scherzare troppo col fuoco. Le scommesse, tante, vanno vinte e non è automatico che lo siano.
Il Venezia ancora una volta si trova nella stessa situazione. Gioca una buona gara, mette in difficoltà la Roma, viene punito da quello che Eusebio Di Francesco ha definito “un rigorino”, si arrabbia perché di “rigorini” non ne è stato concesso un altro e perché alla resa dei conti lo 0-1 non ci stava. La quartultima piazza è sempre lì, a cinque punti, perché l’Empoli è in caduta libera, il Parma boccheggia e qualche piccola speranza ancora c’è. Come ho già avuto modo di scrivere una settimana fa per me Wissam Ben Yedder va preso, va tentata questa carta con un attaccante che lo scorso anno fece 16 gol in 32 partite. È fermo da sette mesi, ma ha tutte le possibilità per lasciare il segno. I dubbi, più che essere legati alle sue vicende extra campo, sembrano essere legati alla sua lunga inattività. Domani a quanto pare si saprà. Eppure la Serie A è un patrimonio inestimabile che va difeso fino all’ultimo. Kike Perez e Zerbin sono due ottimi acquisti, Candé ha retto l’impatto con la A e Marcandalli non ha demeritato, rigore a parte, al suo debutto in maglia arancioneroverde. Sinceramente non è onesto sostenere che la squadra sia più debole rispetto a inizio anno e ci sono fatti oggettivi per sostenerlo. Ora, però, bisogna vincere una partita e a Genova l’occasione c’è. Vieira ha portato solidità, la squadra che pure non gioca un calcio champagne si è allontanata dalla zona calda e forse, proprio per questo, può essere attaccabile da un Venezia affamato di punti e che vuole difendere la Serie A. L’Udinese ha fatto un figurone a Napoli, portandosi a casa un punto d’oro, grazie al gol più inatteso, quello di quell’Ekkelenkamp eroe per un giorno al Maradona. Runjaic sta traghettando la squadra in lidi sicuri, la salvezza è ormai cosa fatta e, visto che siamo appena a febbraio, è un traguardo davvero importante.
Post scriptum per la B. Il Cittadella si riprende a Pisa con gli interessi il ko a tavolino dell’andata, alla fine il calcio a volte restituisce quello che i cavilli regolamentari tolgono. Una vittoria probabilmente immeritata, quella dell’Arena Garibaldi, ma come ho detto una mano toglie e l’altra dà. E il sigillo di Pandolfi pone fine a una diatriba lontana da quello di cui vorremmo parlare ogni settimana. Il Südtirol si lamenta degli arbitri, ma la sconfitta di Cremona non fa una grinza. La lotta salvezza sarà lunga e logorante e le possibilità di evitare la C ci sono tutte. Dopotutto, prima che fisica, la guerra che si deve combattere è psicologica. Vincerà chi avrà i nervi più saldi e a Bolzano, in tempi non sospetti, hanno dimostrato di saper non perdere la testa.
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