Venezia, la strada della salvezza e i colpi da fare sul mercato. Verona-Udinese, cos’ha detto il derby. Padova, una marcia inarrestabile. Vicenza, l’ultima speranza. Triestina, cosa c’è nel futuro. Il miglior Trento dell’anno a Lecco
martedì 7 Gennaio 2025 - Ore 07:30 - Autore: Dimitri Canello
Si può essere contenti di un pareggio interno contro l’Empoli? A giudicare da quanto visto sabato nei 90 minuti del Penzo, sicuramente il Venezia si deve tenere stretto il punto conquistato, che rappresenta pur sempre qualcosa da mettersi via in attesa di tempi migliori. Ma la domanda vera è se davvero questa squadra possa salvarsi se non vince in casa neppure una partita fra Parma, Lecce, Como ed Empoli. Quattro scontri diretti, due sconfitte e due pareggi, neppure una vittoria. L’unica è arrivata col Cagliari, troppo poco per poter pensare di salvare la pelle, almeno come stanno attualmente le cose. Eppure la distanza dal quartultimo posto non è incolmabile, quello che manca è un risultato davvero eclatante, di quelli che accadono una volta l’anno e che rappresentano la chiave per evitare di tornare di nuovo in Serie B, in una sorta di saliscendi che non permette al club di strutturarsi davvero dal punto di vista finanziario e di fare progetti in prospettiva futura. Cosa manca, oggi, a questa squadra? Mancano uno o due difensori, manca almeno un quinto di gamba, un centrocampista per alzare il livello tecnico della batteria centrale, manca un’alternativa a Pohjanpalo che possa anche giocare con lui: l’identikit perfetto sarebbe Shomurodov, mentre non mi convince l’ipotesi Belotti, un doppione di Pohjanpalo che ben difficilmente potrebbe giocare con il capitano. Con queste operazioni il Venezia potrebbe davvero competere per la salvezza, ma il tempo stringe, siamo al 7 gennaio e ancora non ci sono state operazioni in entrata, salvo Condé, ormai in dirittura d’arrivo. L’impressione è che Antonelli debba fare i salti mortali per far quadrare i conti, che prima di comprare debba vendere, ma con questo ritmo difficilmente si regaleranno a Di Francesco con la tempistica migliore i rinforzi richiesti. La proprietà dovrebbe capire che investire oggi farebbe tornare indietro tanti soldi domani in caso di salvezza. Il messaggio dell’allenatore, del resto, sabato è stato chiaro. Due cambi su cinque, come a dire: signori, questi ho e su questi per ora posso contare, il resto va corretto e cambiato. Non semplice, davvero.
Poi, sempre sabato, stavolta di sera, ho visto con attenzione Verona-Udinese. Cosa ho visto? Ho visto una squadra con una forte identità come quella di Zanetti. Ci ha messo un po’, a trovare la quadra, ma adesso il tecnico ha scelto una strada e la sta percorrendo e il gruppo risponde. Con l’Udinese se l’è giocata sia in mezzo che sulle fasce, sfruttando spesso la locomotiva Tchatchoua per rifornire le punte. Sarr è una buona soluzione, ma sembra esserlo solo per determinate partite, quando si può giocare provando ad attaccare la profondità. Tengstedt è una scheggia impazzita, nel senso che sul fronte offensivo lo trovi un po’ ovunque, ma il suo contributo lo dà eccome. Restano il cervello Duda, un portiere eternamente sottovalutato come Montipò, un talento come Ghilardi. Che con il tempo si farà, ma non va caricato di eccessive responsabilità. Anche Belahyane ha stoffa da vendere, ma secondo me non è ancora pronto per una grande squadra. Lo sarà fra un po’, ma oggi sarebbe bene aspettare ancora un po’, prima di farlo partire. Che Udinese ho visto? Una squadra solida e attrezzata, un Solet che rappresenta un acquisto coi fiocchi, perché giocare con quella personalità alla prima da titolare dopo una naftalina durata tre mesi non è da tutti. Lovric è il solito stantuffo che in zona gol si fa sentire, davanti Lucca per me rimane una certezza e non ho capito la sua sostituzione con l’uomo in più. Stimo molto Runjaic, che ritengo un ottimo allenatore, ma questa mossa non l’ho compresa. Magari non sarebbe cambiato nulla, ma in quei minuti finali in cui il Verona era alle corde, un riferimento centrale alla ricerca della spizzata e della zampata giusta sarebbe stato utile eccome.
Ferma la B, l’attenzione si sposta ancora una volta sulla C. Il Padova ormai non fa quasi più notizia, 57 punti con 18 vittorie e 3 pareggi sono una marcia semplicemente mostruosa e tutti gli ostacoli che si frappongono lungo il percorso vengono accuratamente schivati. La prima partita dopo la sosta è quella più insidiosa. Le trappole mentali e le scorie fisiche dopo le feste sono sempre in agguato e stavolta c’erano pure diverse assenze. Neanche stavolta la capolista è stata scalfita, a dimostrazione di una condizione mentale prima che atletica strepitosa. Ieri sera sono stato a TeleChiara e ho ascoltato con attenzione il ragionamento di Pieraldo Dalle Carbonare. Il suo pensiero, da tifoso ed ex presidente vicentino, non fa una grinza. Devo recuperare due o tre punti prima dello scontro diretto, poi spero di vincere al Menti e infine me la gioco. Certo, ma più facile a dirsi che a farsi. Il campionato al 90% ha definito la sua griglia, esiste ancora un 10% che è un po’ la stessa situazione che accadde nel 2017 fra Cremonese e Alessandria, quando i grigiorossi di Tesser recuperarono 11 punti ai grigi. Ci vorrebbe un cataclisma, perché il Padova perdesse questa Serie B, ma siccome ogni tanto i ribaltoni accadono, aspettiamo metà febbraio per tirare definitivamente le somme. Se il Padova può persino permettersi il lusso di non sostituire Broh (ma noi un sostituto lo prenderemmo senza esitazione), il Vicenza ora che sono rientrati Ronaldo e Ferrari deve cedere, sia in mezzo che davanti. I probabili partenti sono Rossi e Zamparo, da capire cosa faranno Greco, De Col e Laezza, mentre dietro l’obiettivo è un braccetto, soprattutto se dovesse partire Laezza. Se Ronaldo e Ferrari recuperano ai loro livelli, per il Vicenza sono due acquisti coi fiocchi. Quello che ha rappresentato Tronchin lo scorso anno per Ronaldo quest’anno potrebbe farlo Zonta. Ronaldo dà il meglio di sé quando ha qualcuno che corre per lui al suo fianco. Ferrari ha una struttura fisica imponente e potrebbe faticare a tornare al top. Vedremo. Fatto sta che oggi per poco non tornava gonfiando la rete e sarebbe stato un ritorno da caterpillar.
La Triestina prosegue il suo percorso verso un grande ritorno sulle scene. Battendo l’Union Cl0diense ha compiuto un passo fondamentale dal punto di vista mentale verso la normalità. Che non è certo la zona retrocessione, ma neppure il limbo di metà classifica. Oggi parlare di playoff non ha senso, magari fra due mesi si potranno fare altri discorsi, ma oggi è giusto concentrare le proprie attenzioni sul primo e unico obiettivo possibile: uscire dalla zona playout. Daniele Delli Carri ha fatto un lavorone sinora: tre acquisti subito, non ci è riuscito nessuno. Fiordilino in C è un lusso e lo ha già dimostrato nello spezzone giocato sabato, Udoh può essere una buona soluzione per scardinare le difese avversarie in un certo tipo di partite, Cancellieri è molto offensivo ma è comunque una scelta coerente. Certo, ci vuole altro. A destra siamo in emergenza piena dopo l’infortunio di Germano, davanti serve una punta fisica e strutturata e poi va aggiunto un difensore centrale per completare l’opera. L’Union Clodiense ha un problema: ha l’ultimo budget della categoria, ma non è inferiore al Caldiero Terme, tanto per essere chiari. Ergo, se in venti partite si è vinto una sola volta, è evidente che qualche problema a livello di guida tecnica ci debba per forza essere. Per quello che ho visto sinora, la proposta offensiva di Andreucci per ora non è stata all’altezza della categoria. Situazioni che possono andare bene in D, in C vanno alzate di livello. Il ds Alberto Cavagnis lo ha difeso ed è ammirevole il tentativo di proseguire in una strada non facendosi prendere per il collo. Ma quella del prossimo weekend è davvero l’ultima spiaggia. Se con la Pergolettese non si vince l’extrema ratio dev’essere il cambio in panchina, per provare a salvare il salvabile. Il Trento a Lecco ha giocato una delle sue migliori partite della stagione: su un campo a dir poco ostico, dove i padroni di casa avevano messo assieme 20 dei 24 punti conquistati sinora, Tabbiani ha ritrovato la squadra che ultimamente si era smarrita. Non tanto col Padova, dove aveva giocato una buona partita, ma a Vicenza e, in parte col Novara. Il ritorno di Rada è stato terapeutico, Di Carmine è una sentenza e punta dritto a quota 20 gol per chiudere in bellezza una carriera sfavillante, Peralta è una delle chiavi tattiche della squadra, Vitturini non ha fatto rimpiangere l’ottimo Frosinini. Se fossi nella società non getterei via questa occasione. Per com’è strutturata la classifica oggi, il quarto posto è alla portata dei gialloblù. Per questo con due innesti mirati si può sognare in grande. La Virtus Verona corre con un De Marchi versione extralusso, l’Arzignano continua a incantare e ha rischiato di battere pure l’Albinoleffe. Alla prossima c’è il Padova, occhio perché i giallocelesti saranno molto diversi rispetto alla squadra dimessa e impresentabile dell’andata al Dal Molin
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