Venezia, una vittoria da sei punti. Padova, un piede e mezzo in B. Vicenza, il rischio che si corre adesso. Triestina, testa bassa e subito sul mercato. Treviso, è la volta buona?
martedì 24 Dicembre 2024 - Ore 07:30 - Autore: Dimitri Canello
Le notizie della settimana prenatalizia: il Padova ha un piede e mezzo in Serie B, il Venezia è ancora vivo e coltiva una concreta speranza di salvezza, Cittadella e Südtirol e sperano in un’inversione di rotta, l’Arzignano dà una lezione alla Triestina e dimostra quanto può contare davvero un allenatore, il Vicenza rischia di passare un girone di ritorno senza reali obiettivi. Partiamo ancora una volta dal Padova, che continua a inanellare record su record. Batte un Trento coriaceo e ravveduto dopo la batosta del Menti, bissa il successo infrasettimanale di Chioggia e scava un solco profondo dieci punti sul Vicenza, fermato ancora una volta sul pareggio dalla Giana Erminio. Come all’andata. Oggi, come ha detto giustamente Stefano Vecchi, il campionato lo può perdere soltanto il Padova, che vede la B già adesso che è appena iniziato il girone di ritorno. Dieci punti sono tanti, anzi tantissimi. Certo, i cataclismi avvengono, le rimonte storiche come quella della Cremonese sull’Alessandria esistono, ma i biancoscudati sono padroni del proprio destino e dovrebbero davvero prodursi in un crollo con pochi precedenti per buttare via la promozione. Nonostante gli strali settimanali e le risposte piccate, Luca Tabbiani ha fatto la cosa giusta. Non ha snaturato il Trento, ma non l’ha mandato all’assalto all’arma bianca come fatto a Vicenza, con un baricentro esageratamente alto. Se l’è giocata con intelligenza, ha perso, ma di sicuro la sconfitta di domenica è ben diversa da quella della precedente uscita. Per questo, nonostante sia il terzo ko consecutivo, ci sono motivi di giustificato allarme solo in relazione alla frenata nei risultati. Ma se il Trento giocherà come ha giocato col Padova di punti ne farà parecchi. La nuova situazione rischia di trasformare il girone di ritorno del Vicenza in una sorta di via crucis. Troppo distante, forse, dal primo posto per sperare in un miracolo, troppo distante, probabilmente, dal terzo per doversi preoccupare seriamente di perdere la piazza d’onore. Trovare motivazioni in vista dei probabili playoff, se la corsa dovesse andare come suggerisce la logica, diventerà un’impresa titanica. A Gorgonzola non si è visto il Vicenza dei giorni migliori, eppure ha avuto una chance clamorosa per passare in vantaggio con Rolfini (fallita), ma dall’altra parte si contano due legni e un rigore spedito alle stelle. Come a dire che Chiappella ha capito come imbrigliare Vecchi, basterà ricordare quanto accaduto all’andata per comprendere che non è un caso quanto accaduto domenica. Sempre rimanendo in Serie C, sabato ad Arzignano è capitato quello che Attilio Tesser aveva capito in anticipo. Basterà rileggersi le dichiarazioni prepartita per prendere atto che il tecnico trevigiano sentiva puzza di bruciato, conoscendo la categoria, l’avversario e le sue caratteristiche, sapeva che l’Arzignano poteva mettere a nudo i difetti congeniti della rosa. Ne è uscito fuori un 3-0 che ha confermato che: a) Tesser è uno dei migliori allenatori, se non il migliore su piazza, ma non fa miracoli e non trasforma l’acqua in vino; b) se non hai le giuste motivazioni in C un Arzignano ben allenato e gestito può essere più pericoloso di un Padova o di un Vicenza; c) la rosa non è da penultimo posto e nemmeno da salvezza, ma ha difetti strutturali che andranno corretti a gennaio, il prima possibile dal ds Delli Carri; d) parlare di playoff è fuori luogo e l’unico obiettivo plausibile è e dev’essere la salvezza, e) gli haters in servizio permanente si sono subito scagliati per un ko pur pesante contro Tesser, anziché portare rispetto a un tecnico fra i più vincenti in circolazione e che ha accettato una scommessa sotto il suo standard per amore di questo club e non solo per non perdere lo stipendio. Di contro, guardate l’Arzignano. Con Bruno in panchina era un’armata Brancaleone che sembrava destinata alla retrocessione, con Bianchini è un gruppo che brilla, galoppa e strabili e può raggiungere i playoff. A dimostrazione che, come certificato anche a Trieste, in C l’allenatore conta tantissimo e questo è soltanto un altro esempio. L’Union Clodiense ha deciso di dare fiducia ad Antonio Andreucci e sinceramente qualche perplessità ce l’ho. Vero è che gli alibi ci sono, che giocare sempre in trasferta è stato un supplizio, che la squadra non è certo una corazzata, che tanti giocatori lo scorso anno militavano in Serie D. Tuttavia, si può forse sostenere che i granata siano sulla carta inferiori a Caldiero Terme e Pro Patria? Secondo chi scrive no e il ritorno al Ballarin per ora non è bastato. Col Padova si è perso, col Lecco si stava perdendo e ci si è salvati al 94′. Troppo poco per poter sperare nella salvezza, sinceramente parlando.
La domenica pomeriggio, quella che ci piace con le partite alle 15 senza nebbie, vento ed eccessi climatici in negativo, ha messo in vetrina un bellissimo Venezia, che si è preso i tre punti che in realtà valgono sei nello scontro diretto col Cagliari facendo tutto ciò che doveva fare. Preso per mano dai suoi due cavalli di razza, Nicolussi Caviglia e Oristanio, ha messo dentro prima uno e poi due palloni nella rete avversaria, con due gol di buonissima fattura. Il primo di Zampano con enormi meriti dell’ex di turno troppo presto accantonato, il secondo con Sverko che in caduta carpiata è riuscito a battere Sherri. Il Cagliari ha provato a reagire, ma oggi sta peggio del Venezia a livello psicologico, pur avendo un punto in più. Il Penzo resta uno stadio che evoca ai colori rossoblù bruttissimi ricordi. Ora si andrà a Napoli e poi bisognerà tuffarsi sul mercato. Se prima serviva un difensore, adesso ne servono due. I rinforzi dovranno essere mirati: un attaccante che possa giocare o al posto di Pohjanpalo o assieme a lui al posto di Gytkjaer, almeno un quinto di centrocampo al posto di Haps se si riuscirà a cederlo. Questo per definire le priorità immediate, per il resto si vedrà a seconda degli estri di Filippo Antonelli. Il Venezia ha recuperato in una giornata: tre punti a Genoa, Lecce, Verona, Parma, Como, Cagliari e Monza, in un turno che più favorevole non si poteva. Psicologicamente, adesso, sta meglio sia del Cagliari che del Verona, che ha appena cambiato proprietà in attesa degli annunci e che vede tramontare l’era Setti. Ho visto Verona – Milan e ne ho ricavato queste impressioni: a) in difesa serve almeno un rinforzo di peso; b) Belahyane è un ottimo prospetto, ma parlare in continuazione su come farebbe in una big non fa che fargli del male, perché in tutta evidenza non è pronto per un salto tanto importante; c) davanti ci sono tanti “vorrei ma non ci riesco per poco”, fra Sarr, Livramento, Mosquera e Tengstedt. Nessuno offre garanzie granitiche; d) Lazovic è un capitano encomiabile, ma non ha più lo spunto dei giorni migliori; e) il successo di Parma non è stato risolutivo. L’Udinese piazza un colpo grosso di quelli che fanno rumore. Un Thauvin al massimo dei giri in Serie A è un lusso, Lucca secondo noi merita maggiore fiducia perché il suo contributo, quando è messo nelle condizioni di farlo, lo dà di sicuro. In porta continuano i brividi, con Sava che alterna parate prodigiose a svarioni preoccupanti. Neppure Okoye, in tal senso, aveva regalato certezze, ma nel complesso la prestazione di Firenze nasconde i difetti e mette in vetrina i tanti pregi di un mercato intelligente, a cominciare dalla scelta di un bravissimo allenatore come Runjaic. In estate profetizzammo un campionato ben al di sopra della zona retrocessione per i bianconeri e per ora il pronostico è stato rispettato.
Chiudiamo con la Serie B. E’ stato il weekend delle risurrezioni. Cittadella e Südtirol portano a casa vittorie pesantissime, che forniscono una prima risposta all’interrogativo con cui ci eravamo lasciati sette giorni fa. El Kaouakibi fa ricordare ai suoi estimatori il perché tre anni fa fosse considerato un prospetto dal grande futuro e perché finora non ha rispettato le attese. Fabrizio Castori per ora ha risposto alla grande. Nonostante l’età avanzata e un calcio non certo entusiasmante o avveniristico, oggi può provare a portare il Südtirol fuori dalle sabbie mobili in cui è finito per i tanti errori societari commessi in estate e nella scelte strategiche e dirigenziali. Al terzo tentativo sarà finalmente la volta buona? Tutto sta nel capire chi, fra le due rappresentanti del Triveneto, abbia in canna un filotto di risultati. Il Cittadella si è risvegliato nel momento più difficile e basta guardare l’esultanza di Stefano Marchetti assieme ai giocatori per capire il livello di sofferenza del massimo dirigente granata. Capace di miracoli a ripetizione con il budget più basso della A, ma incappato in una stagione disgraziata dopo tante da applausi. Non è ancora tutto perduto, ferme restando le perplessità di alcune scelte. Applausi per Pandolfi, Tronchin, Ravasio e Rabbi che, con contributi diversi, hanno messo al tappeto una Reggiana davvero negativa nell’atteggiamento e nella prestazione, prima ancora che nell’intensità di gioco. Post scriptum per la Serie D, col Treviso che mette la freccia sul rettilineo di metà stagione, si prende il titolo di campione d’inverno, scavalca la Dolomiti Bellunesi e lancia un chiaro segnale al campionato. Non sappiamo come finirà la volata, ma se davvero i biancocelesti tornassero in Serie C, sarebbe una bellissima notizia per tutto il movimento calcistico, che ritroverebbe finalmente una protagonista mancata dopo tanti, troppi anni di anonimato in mezzo alle paludi del calcio dilettantistico, toccando davvero il fondo. Ora potrebbe essere arrivato il momento di risalire. Buon Natale e buone feste a tutti i lettori, ci sentiamo fra sette giorni per il pagellone di fine anno.
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