L’America bussa ancora in Triveneto. Il weekend (bellissimo) di Padova, Vicenza, Triestina, Verona e Venezia. Trento, Tabbiani rifletta su quanto accaduto al Menti
lunedì 16 Dicembre 2024 - Ore 00:08 - Autore: Dimitri Canello
Padova, Vicenza, Triestina, Verona, Venezia: questa settimana i sorrisi abbondando a molte latitudini del Triveneto. Ovviamente con diverse sfumature. Il Padova continua a marciare a un ritmo da record. Se mercoledì espugnerà Chioggia, taglierà il traguardo della fine del girone d’andata con 51 punti, eguagliando il record storico del Catanzaro, che nel 2022-2023 virò, appunto, a quella quota a metà stagione. Il cammino biancoscudato è senza macchia, si viaggia a un ritmo infernale e anche il Lumezzane, pur giocando una buona partita, si è dovuto inchinare. A ben guardare, la squadra è molto simile a quella dell’anno scorso, nell’undici titolare più utilizzato l’unica vera novità è Fortin al posto di Donnarumma, perché Bortolussi ha superato in minutaggio anche per via dell’infortunio l’altro nuovo acquisto Spagnoli. Detto che Fortin sta offrendo un rendimento clamoroso, la vera differenza oggi la sta facendo l’allenatore, ossia Matteo Andreoletti. Se pensiamo che il Padova lo scorso anno chiuse il girone d’andata con Torrente senza perdere una partita, l’exploit è ancora più evidente. Tutto questo offusca in parte il pur ottimo campionato del Vicenza che, virando a quota 43, ha una proiezione di 86 punti a fine stagione, una quota che in passato spesso ha permesso di vincere campionati. La Feralpisalò di Stefano Vecchi, giusto per fare un esempio, vinse con 71 punti, ma quell’anno a concorrere per il primato c’erano più squadre, come Pordenone, Vicenza, Lecco, persino la Pro Sesto di Andreoletti. Per questo quanto accade in vetta al girone A ha una spiegazione ben precisa. Padova e Vicenza hanno fatto il vuoto, staccando nettamente tutte le altre, a cominciare dalla Feralpisalò, davvero deludente sotto la gestione Diana considerato quanto speso per allestire la squadra. Il grande rimpianto abita a Trieste. E’ bastato rimettere Attilio Tesser al centro del villaggio, consegnare la gestione della squadra a Daniele Delli Carri, per scoprire che la rosa costruita in estate da Alex Menta non era un disastro come in troppi la volevano far passare. Il problema è che la quotidianità è più importante del calciomercato estivo e i giocatori che vengono acquistati poi vanno gestiti. Menta ha avuto bisogno di finire a un passo dalla Serie D per convincersi a fare quello che poi ha fatto. Mi auguro e spero che capisca che così facendo il suo lavoro verrà valorizzato, perché i buoni giocatori, nell’Alabarda, ci sono. A gennaio serviranno secondo me 4 innesti per puntare a conquistare prima di tutto la salvezza, più avanti chissà. A Novara non è stata una partita lineare, nonostante la superiorità numerica la Triestina si è fatta raggiungere due volte, ma ha avuto il merito di non arrendersi e alla fine è stata premiata proprio da quei due giocatori che erano finiti ai margini del progetto prima dell’arrivo di Delli Carri e Tesser, ossia Kiyine ed El Azrak. Sette punti in tre partite sono davvero molti, considerato da dove si partiva, ora bisogna tenere duro fino alla riapertura delle liste e provare a fare il pieno anche nel turno prenatalizio. Se Padova, Vicenza e Triestina, sottolineiamo ancora, sorridono con sfumature diverse e Vecchi si gode la splendida prestazione contro il Trento che ha messo in vetrina forse il miglior Vicenza della stagione, proprio il Trento deve fare mea culpa dopo quanto fatto vedere al Menti. Con tutto il rispetto e la stima che nutriamo per Luca Tabbiani, che ha fatto un girone di andata eccellente, se giochi a viso aperto col Vicenza, sei perdente in partenza, perché i valori tecnici e pure la fisicità del gruppo gialloblù rispetto a quello biancorosso sono inferiori. Per cui quanto detto nel post partita dal tecnico gialloblù (“Noi siamo questi, non rinunciamo al nostro calcio e non ci snaturiamo”) andrebbe rivisto e ripensato. Perché lo stesso destino, se il Trento non adotterà qualche contromisura, i gialloblù lo bisseranno al Briamasco contro il Padova alla prima di ritorno. Per cui Tabbiani rifletta e, anche senza stravolgere il suo credo, provi ad adattarsi all’avversario per scrivere un finale diverso. Per chiudere il capitolo Serie C, aggiungerei una postilla sull’Union Clodiense: con tutta la stima che possiamo avere per Antonio Andreucci, forse la società dovrebbe cominciare a considerare di esaminare la posizione dell’allenatore. La vittoria, l’unica ottenuta sinora, manca da fine agosto e il ritorno al Ballarin difficilmente potrà bastare per salvarsi, con queste premesse. Sinceramente riteniamo la squadra non certo fatta di fenomeni, ma neppure la consideriamo così inadeguata come racconta oggi la classifica. Mercoledì c’è il Padova, ma a Chioggia si dovrebbe fare un esame complessivo di quanto è accaduto sinora, se si vuole quantomeno provare a salvare la categoria.
E’ stato il weekend in cui, a proposito di sorrisi, ce n’è uno a trentadue denti, quello di Paolo Zanetti e del Verona dopo una settimana folle e uno a denti stretti, quello di Eusebio Di Francesco, che ha sfiorato l’impresa dell’anno a Torino con la Juventus, ma alla fine (come a San Siro) è stato beffato al fotofinish. Cominciamo dal Verona, perché Zanetti, a un certo punto, era stato davvero esonerato. Di questo siamo certi, quello che non sappiamo è cosa abbia fatto cambiare idea dopo che la decisione era stata presa. Fatto sta che la squadra, che non è mai stata contro l’allenatore, oggi a Parma ha dimostrato coi fatti che ci si può salvare anche in mezzo a un’autentica bufera. Perché nel frattempo la società potrebbe cambiare padrone, il Texas è dietro l’angolo e il vero nodo è il ruolo di Maurizio Setti. Chi compra lo vuole fuori, mentre il presidente vuole rimanere dentro e contare ancora nella gestione del fondo americano Presidio Investors. E così l’America, dopo aver bussato a Venezia e a Trieste, ha bussato con decisione anche a Verona e, dicono i soliti ben informati, ha tentato più volte di acquistare anche il Padova. E’ un trend che pare inarrestabile e a cui, probabilmente, ci si dovrà abituare. Nel frattempo oggi l’Hellas ha fatto un partitone, dimostrandosi tignoso, duro, determinato e ha battuto una diretta concorrente. I punti valgono doppio e la salvezza oggi è molto più vicina di quanto non lo fosse ieri. E il Venezia? Ha giocato non bene, ma benissimo a Torino. E’ andata sotto di un gol subendo per la settima volta su palla inattiva, aveva pure subito un altro (l’ottavo) cancellato dal Var dimostrando che esiste un problema, ma per tutto il resto ha incantato. I concetti di calcio di Di Francesco sono belli e audaci, il problema è che servono i risultati per salvarsi. Come quello fatto oggi dal Como con la Roma, sono queste le partite che alla fine ti regalano la salvezza. E al Venezia manca una vittoria come sarebbe potuta essere quella di Torino. A proposito, sta sbocciando una stella, quella di Hans Nicolussi Caviglia. Un acquisto indovinato e una scommessa vinta da Filippo Antonelli, che ci ha creduto, ha insistito e se l’è portato a casa e adesso se lo gode. Non dico che il campionato del Venezia si decida col Cagliari, ma nel prossimo weekend si capiranno molte cose. Il Venezia ha perso troppi punti contro Parma, Lecce e Como (appena 1 conquistato sui 9 disponibili) e adesso il margine di errore si è ridotto notevolmente. Intanto Di Francesco si tiene stretta la sua panchina dopo essere andato a un passo dall’esonero.
Post scriptum finali. All’Udinese non è bastato un ottimo primo tempo per tenere a bada l’irrefrenabile voglia del Napoli di bissare l’impresa di Spalletti, ma ha scoperto due possibili tesori: Razvan Sava a me sembra dia maggiori garanzie di Maduka Okoye. Saranno solo due partite, ma l’ultimo arrivato le ha fatte entrambe benissimo. L’ingresso sulla scena di Arthur Atta non è stato semplicissimo, ma ci si può lavorare e il futuro potrebbe essere suo. Il Cittadella è riuscito a imbrigliare la Cremonese portando a casa un punto. Un buon pari, anche se per salvarsi servono le vittorie e la maledizione del Tombolato è davvero incredibile. 11 mesi senza vittorie casalinghe sono una delle spiegazioni sul perché la squadra si trovi in questa situazione. Non sta meglio il Südtirol, che boccheggia e non va oltre il pari col Mantova nonostante una buona prestazione. Su entrambi i fronti le perplessità abbondano e i rischi di scendere di categoria sono enormi. Serve un’inversione di rotta vera, ma la domanda è: è nelle corde di queste due squadre un filotto di vittorie o comunque di risultati positivi? Presto sapremo, per ora l’allarme continua a essere rosso, che più rosso non si può
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