Triestina, otto mesi di ordinaria follia. Padova, novità societarie, gioie (e qualche spina). Vicenza: centrocampo, rinnovi e dintorni. Venezia, Monza decisiva per Di Francesco? Cittadella, per ora nessun effetto Dal Canto. Trento, una serie da urlo
martedì 22 Ottobre 2024 - Ore 00:38 - Autore: Dimitri Canello
Otto mesi di ordinaria follia. Parto ancora una volta da Trieste, perché con tutta la buona volontà continuo a non capire. Non capisco perché, a oltre un mese e mezzo dalla cacciata di Morris Donati, la Triestina non abbia ancora un direttore sportivo. Non capisco perché l’allenatore che sostituisce di fatto Michele Santoni sia stato presentato a quasi un mese di distanza dall’esonero del suo predecessore. Non capisco perché si sia persa un’altra settimana, accumulando le decisioni infelici che nel corso degli ultimi mesi si sono susseguite a queste latitudini. Non capisco perché Clotet sia stato scelto anche con l’avallo di Mattia Collauto e quest’ultimo non sia stato ancora annunciato. Non capisco perché permanga un ballottaggio con Delli Carri e non sia ancora stato sciolto. Non capisco perché Ben Rosenzweig tutto abbia fatto fuorché spiegare perché la società abbia imboccato una strada suicida con decisioni una peggio dell’altra. Ormai non si contano più: l’esonero di Tesser da terzo in classifica, ancora in corsa per il secondo posto e a tutti gli effetti in lizza per la promozione tramite i playoff. La cessione di Adorante alla Juve Stabia, scatenato protagonista a Castellammare anche in Serie B. La cessione di Mattia Finotto, simbolo della clamorosa promozione della Carrarese in Serie B. L’arrivo sulla panchina di Roberto Bordin, che ha offerto un rendimento disastroso dimostrando tutta la sua inadeguatezza al ruolo. Non contenti, per ben due volte si sarebbe potuto richiamare Tesser e non lo si è fatto. Si è ceduto Lescano, il capocannoniere della passata stagione del girone A, di fatto, senza sostituirlo adeguatamente e scegliendo Krollis, l’ennesima scommessa. Si è provata un’altra scommessa esotica, Michele Santoni che, nonostante le ottime referenze dall’Olanda, si è dimostrato un altro Bordin, convinto di aver inventato il calcio e traslando un modello inapplicabile in Serie C anche a costo di schiantarsi contro un muro. Ora sul ponte di comando c’è Pep Clotet, che fuor di dubbio è davvero un ottimo allenatore. Ma la vera domanda è: lui che gioca a quattro è l’uomo giusto in un marasma come quello attuale con la difesa a tre unico possibile appiglio per evitare una caduta libera peggiore di quella che attualmente è già in corso? E’ Clotet che pratica un calcio di palleggio e di spunti tattici innovativi l’uomo giusto per sistemare la baraonda in corso a Trieste? Onestamente nutro i miei dubbi e comincerò a metterli da parte solo quando vedrò un ds vero sul ponte di comando. Lo dico senza mezzi termini: se si continua così si finisce dritti in Serie D, inconcepibile dopo tutti i soldi spesi sinora.
Passiamo al duello dell’anno, quello fra Padova e Vicenza. La capolista ha rallentato e si poteva immaginare che sarebbe accaduto. Vincere sempre non si può, altrimenti si diventerebbe una squadra di marziani e invece ci sarà da lottare molto per tagliare il traguardo al primo posto nonostante un buon margine di vantaggio. Nell’anno in cui tutto sembra girare per il verso giusto, in settimana la società ha nuovamente sbagliato nella persona di Alessandra Bianchi che, dopo aver confermato la sua presenza all’incontro con Appartenenza Biancoscudata, ha lasciato la sedia della tavola rotonda desolatamente vuota nel faccia a faccia con tifosi e Comune. Una scelta ingiustificabile: chi è assente ha sempre torto. Avrebbe potuto ribadire la sua posizione, dimostrando quantomeno la disponibilità al confronto. Nulla di tutto ciò è accaduto. Nel frattempo è vicino l’ingresso di un nuovo socio di minoranza nel club, che dovrebbe acquisire l’8% del pacchetto azionario, riducendo la quota di competenza di Joseph Oughourlian. Dovesse andare in porto, sarebbe un buon segnale, non c’è che dire. E la squadra? Contro la Feralpisalò non mi è affatto dispiaciuta, non ha concesso quasi nulla e non ha subito gol. Ha gli episodi che sinora sono girati quasi tutti a favore, compreso un rigore non concesso ai Leoni del Garda che le immagini hanno dimostrato esserci, pur essendo molto difficile da cogliere a occhio nudo. Il pari, a scanso di equivoci, è una mezza sconfitta per Aimo Diana, che ha fallito l’opportunità di rientrare in corsa per il primo posto. Andreoletti ha in mano il gruppo, ha tante soluzioni e una rosa completa, anche se mi sfugge il motivo, a quasi due mesi dal suo arrivo, dell’impiego pressoché nullo di Jeremie Broh. Sinora Andreoletti le ha indovinate quasi tutte, ma non sarà facile giostrarsi fra le mille spigolature di uno spogliatoio extralarge. Ho visto il Vicenza ad Arzignano e, nonostante la vittoria, non mi ha fatto una grande impressione. Ribadisco, però, che Vecchi sta giocando senza Ronaldo e, per ora, anche senza il suo sostituto, Carraro. Chiunque andrebbe in difficoltà in un mosaico simile e aver ridotto il gap a cinque punti è una buona notizia per i biancorossi. Le spine esistono pure qui, ossia i tanti giocatori che spingono per il rinnovo di contratto. Positivo quello di Della Morte, che paradossalmente è rimasto in panchina proprio nella settimana in cui avrebbe voluto dimostrare di essersi messo alle spalle mesi di chiacchiere. Ora toccherà a Confente, poi a Laezza e Costa, poi forse anche a De Col, che in estate aveva portato due offerte, una del Modena e una del Perugia ed è stato trattenuto. Ora vuole il rinnovo, non dovesse averlo a gennaio potrebbe andarsene. Una volta sistemate queste situazioni, il Vicenza potrebbe ricominciare a risalire la corrente, sperando di recuperare a gennaio Ronaldo e Ferrari, che però per struttura fisica avrà qualche difficoltà a recuperare la forma fisica rapidamente, mentre per il brasiliano l’ostacolo maggiore è l’età.
In Serie A siamo reduce dal rovinoso crollo del Verona in casa con il Monza. Uno 0-3 del tutto inaspettato, contro l’ultima della classe che sinora aveva zoppicato parecchio. Stasera è funzionato poco o nulla nei gialloblù. Non hanno funzionato le due punte, Lazovic ha avuto la palla del pari ma Turati gli ha detto di no, la difesa ha visto Mota Carvalho solo in fotografia e a centrocampo né Duda né Belahyane hanno mostrato il meglio del proprio repertorio. La sosta, sorprendentemente, ha fatto male ai gialloblù, che rimangono a ridosso della zona pericolo, pur in un limbo tutto sommato non disprezzabile. Il Venezia da stasera è ultimo da solo e la domanda è: se Di Francesco dovesse perdere a Monza sarebbe al capolinea? L’impressione è che sarebbe difficile giustificare la quarta sconfitta consecutiva e che le apparenti certezze dirigenziali probabilmente vacillerebbero. Da una parte quella dell’U Power Stadium potrebbe essere la partita in grado di mettere pericolosamente in bilico la posizione del tecnico, dall’altra potrebbe essere anche quella della svolta dopo un inizio di stagione da incubo per i colori arancioneroverdi. La squadra è in serie negativa da tre partite, tutte perse sia pure con prestazioni tutto sommato discrete. Ma se gli errori tecnici proseguono senza soluzione di continuità e per la terza partita consecutiva si è subito gol su palla inattiva è evidente che a finire in discussione non sia soltanto il lavoro dell’allenatore, ma la qualità complessivo di un organico che, almeno in difesa, non sembra all’altezza della massima serie. All’interno di un bilancio largamente positivo della sua esperienza veneziana, al direttore sportivo Filippo Antonelli tanti tifosi e diversi addetti ai lavori imputano il non aver acquistato un centrale di esperienza da inserire all’interno dell’organico. Una carenza che, con il passare della settimane, sta diventando sempre più evidente, man mano che le situazioni difensive si ripetono, sia con squadre di alta, che di bassa classifica. Ma ci sono anche aspetti positivi: il rientro di Duncan regala qualche certezza in più al centrocampo, Oristanio è in fase di decollo e Stankovic non ha tremato al debutto nella massima serie.
Menzioni e censure varie della settimana. L’arbitraggio di Milan – Udinese è stato inconcepibile e la netta impressione è che si faccia un uso arbitrario del Var a seconda della latitudini a cui viene applicato. Serve uniformità di giudizio, perché se certi errori potevano essere tollerabili quando la tecnologia non aiutava, adesso non lo sono più. A Cittadella falsa partenza per Alessandro Dal Canto, che si è presentato senza cambiare praticamente nulla di quello che stava facendo Gorini, quantomeno inizialmente. Un allenatore, nel momento in cui arriva in una nuova realtà, qualcosa di nuovo lo deve portare, altrimenti perché è stato assunto? Invece è arrivato un modesto pareggio contro l’ultima della classe pur avendo giocato larga parte del match in superiorità numerica. Per ora non ci siamo, aspettiamo le prossime partite per capire se le cose miglioreranno. Menzioni speciali per Fabian Tait e Michael De Marchi: per il primo sembrava la giornata perfetta, premio, vantaggio e gol messo a segno. Un sogno su cui ha provveduto a gettare una secchiata d’acqua gelida il Pisa di Pippo Inzaghi. Il Südtirol continua a non conoscere la parola pareggio, ha perso per la quinta volta e ne ha vinte quattro. A questi ritmi ci si salva tranquillamente, ma l’impressione è che manchi qualcosa per il definitivo salto di qualità. De Marchi, che a Padova e a Taranto non segnava neppure nelle situazioni più comode, a Verona sponda Virtus pare aver ritrovato lo smalto. Quattro gol consecutivi e un’autentica prodezza al Rocco. L’Arzignano continua a sprofondare, il Legnago si è rialzato con un blitz da urlo in casa del Milan Futuro, all’Union Clodiense manca tremendamente il Ballarin, sia dal punto di vista ambientale che psicologico. Dulcis in fundo, il Trento. Partenza da sogno, nove risultati utili consecutivi, una difesa che non prende gol da tre partite, giocatori interscambiabili, un centravanti in stato di grazia come Samuel Di Carmine, la bravura di Tabbiani più forte pure delle assenze. Occhio, che se si incastrano 2-3 pezzi del mosaico il Trento può salire ancora e porre le basi, in un futuro forse neppure così lontano, magari fra un anno, di un tentativo di scalata al piano di sopra. Se son rose…
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