Venezia, la risposta più bella. Triestina, è un disastro e c’è solo una soluzione. Padova-Vicenza, ecco le insidie nella corsa al primo posto. Trento, bello e possibile
lunedì 23 Settembre 2024 - Ore 00:02 - Autore: Dimitri Canello
La risposta più bella del weekend l’ha data il Venezia. Per una settimana intera si sono ascoltati da più parti i de profundis di rito alla stagione arancioneroverde, gli strali contro Di Francesco, pronostici su una squadra retrocessa a Natale e un’eccessiva carica nel sottolineare le carenze d’organico della rosa. Che, sia ben chiaro, esistono ancora oggi e riguardano soprattutto la terza linea, eppure la difesa horror di San Siro è diventata un reparto all’altezza con una mossa a sorpresa: Candela braccetto, assieme a Svoboda e Idzes, contro un Genoa che secondo me farà molta fatica a salvarsi privo del genio di Gudmundsson e con un Messias troppo spesso in infermeria. Senza adeguati rifornimenti, Pinamonti diventa inutile e Di Francesco ha studiato molto bene la partita, facendo scacco matto a Gilardino con due – tre mosse efficacissime. Il passaggio al 3-5-2 ha restituito antiche certezze alla squadra, che ha concluso il pomeriggio addirittura con un clean sheet dopo gli orrori di San Siro. L’ingresso di turbo Yeboah ha fatto capire perché Antonelli si sia intestardito nel cercare di portarlo ad ogni costo in Italia. Può dare molto da qui a fine anno. Di Francesco è stato, una volta tanto, sostenuto dalla fortuna, perché il gol di Busio era in realtà un cross e il rigore sbagliato da Pohjanpalo avrebbe potuto stendere un bisonte dal punto di vista psicologico. Invece il destino ha voluto restituirgli quello che gli ha tolto negli ultimi tempi. Vittoria, dunque, meritatissima, che rilancia le quotazioni del Venezia in chiave salvezza, ma non è nemmeno giusto adesso dimenticare la verità: e cioè che per salvarsi la squadra dovrà centrare una vera impresa.
Neppure il Verona si può chiamare fuori dalla contesa, nonostante un’ottima partenza. Sciocchezze come quella di Dawidowicz sono inaccettabili e bene farebbe la società a multare in modo pesante il giocatore. Il resto lo hanno fatto le assenze e la condanna a giocare in dieci gran parte del match. Il Torino è una delle squadre più solide e ciniche della categoria e Vanoli sta dimostrando anche in A di essere un signor allenatore. L’Hellas, però, quest’anno ha tante risorse da poter pescare dalla panchina e l’eurogol di Kastanos ha dato un saggio di quello che può rappresentare una panchina lunga per Zanetti.
La serata dell’Olimpico ha mostrato il volto peggiore dell’Udinese dell’attuale stagione. Un ko con la Roma assetata di successi ci può stare, non ci sta però l’atteggiamento della squadra scesa in campo all’Olimpico quasi rassegnata. Anziché rigirare il coltello nella piaga in un clima ostile per la squadra di Ivan Juric, si è praticamente consegnata all’avversario, con ben poche tracce di quanto espresso nelle prime quattro uscite. Certamente l’Udinese non deve vincere lo scudetto e neppure andare in Europa, ma siamo certi che la società non avrà gradito l’atteggiamento visto oggi di buona parte dell’undici titolare e anche da parte di chi è entrato. Un passo falso si può perdonare, più che mai dopo una partenza del genere, ma adesso bisognerà voltare pagina in fretta.
Male, molto male il Cittadella a Mantova. D’accordo l’intensità e l’abnegazione, ma quanto visto nelle ultime due uscite non può non preoccupare almeno un po’. La squadra è parsa avvitarsi su se stessa, grigia nella proposta offensiva, spenta in costruzione. E se per due volte si prendono gol nei minuti finali e in un terzo caso stava per accadere lo stesso, non può essere un caso. Servirà lavorarci senza perdere tempo. Troppo incostante il Südtirol, che per ora sembra essere quasi bipolare. Tre vittorie, tre sconfitte, nessun pareggio. Nel calcio moderno è un ruolino di marcia vincente, e a scanso di equivoci, non crediamo che i biancorossi avranno troppi problemi a blindare la categoria. Per l’obiettivo playoff ci riserviamo di riesaminare la situazione più avanti.
In Serie C tocca partire ancora una volta dalla Triestina. Che Michele Santoni, a questa data e a quest’ora, sia ancora al suo posto, è davvero inaccettabile. Quattro sconfitte consecutive, tre punti in 450 minuti. Non so se ci si rende conto che, dopo appena cinque giornate, è già sfumato l’obiettivo della promozione diretta. Se non è un record del mondo per una società che spende più di tutti in Serie C, poco ci manca. Scusi, presidente Ben Rosenzweig, che ne pensa di quello che succede? Le va bene quello che vede? Il distacco dalla vetta è di 12 punti, un fallimento totale che ha più di un colpevole e che merita soluzioni drastiche. Con l’orgoglio, in questo mi rivolgo ad Alex Menta e ai dirigenti, non si va da nessuna parte. L’unica soluzione realistica è quella di cambiare allenatore, prendere un tecnico italiano che conosca la categoria, capire se sia possibile rivolgersi al mercato degli svincolati per aggiustare un po’ la rosa, cospargersi il capo di cenere e prendere un direttore sportivo a cui va concessa piena operatività. La vicenda Olivieri, comunque la si voglia vedere, è imbarazzante, Kiyine non ci pare proprio che fosse l’urgenza maggiore per puntellare l’organico. Una volta può capitare di sbagliare l’ultimo giorno di mercato (vedi gennaio), se succede due volte c’è qualcosa che non va. Tesser o non Tesser, serve qualcuno che sappia dove mettere le mani nel gruppo e che sappia far convivere diverse anime. Fateci caso: finché c’era Tesser, la squadra era tale, il terzo posto era un risultato onorevole, tutto rimaneva in piedi. Dal suo esonero in poi, buio pesto. Eppure le soluzioni ci sono e la via d’uscita dei playoff da giocare da protagonisti con un altro allenatore è sempre alla portata.
Splende il Padova, al quinto successo consecutivo. A Vercelli, per 35 minuti, sembrava arrivato il momento di vedere la prima sconfitta della gestione Andreoletti, invece un episodio fortunato come la goffa autorete dell’ex Sbraga è come se avesse risvegliato una squadra che sonnecchiava. Nella ripresa la capolista è decollata, ha segnato due gol, ne avrebbe potuto fare altrettanti, ha giocato in modo sontuoso. La forza viene sempre dalla panchina, con tante soluzioni di qualità. Ci sarebbe poi da spendere due parole su Spagnoli: sembra Guidone l’anno dell’ultima promozione. Ci mise 13 giornate a sbloccarsi (doppietta all’Euganeo con il Mestre), eppure Bisoli non lo toglieva mai. Spagnoli gioca bene, sbaglia gol clamorosi, Andreoletti difficilmente ci rinuncia. Lo ha fatto a Vercelli e, fatalità, la squadra sembrava l’ombra di se stessa. Quando è entrato, il Padova ha messo la quinta. Cosa può fermare questo Padova? Un esercito di giocatori in scadenza. Se la società è furba sistema questa questione in poche mosse, quantomeno con gli attori principali. Altrimenti il rischio che, al primo venticello contrario, possano esplodere malumori, è concreto. Rischio condiviso anche a Vicenza. La squadra vista con l’Alcione mi è piaciuta. Solida, cattiva, capace di reagire a un pasticcio Confente-Leverbe, carica al punto giusto per non mollare la presa sul primo posto. Morra sta dimostrando di saper segnare anche in una big e non era scontato, nel complesso la squadra tiene anche senza brillare di luce purissima. Poi in sala stampa ecco una frase sibillina di Costa: “Abbiamo dimostrato di essere uomini veri, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo avuto e che stiamo avendo. Questo è un grande gruppo di uomini. Quali difficoltà? Penso che ne dovrà parlare chi di dovere”. A cosa si riferiva l’esterno? A una situazione simile a quella di Padova. E cioè a giocatori che in estate avevano altre offerte e che sono stati costretti a rimanere, rinunciando a molti soldi. A quelli dell’Avellino (Costa), a quelli del Catanzaro e del Kallithea (Della Morte), a quelli della Triestina (Bortolussi), a quelli del Cosenza (Delli Carri) e a quelli del Catanzaro (Liguori). La tenuta del gruppo dipenderà da tante cose, magari anche dai rinnovi di chi voleva cambiare ed è rimasto e deve avere le motivazioni giuste, anche economiche, per fare la differenza.
Il Trento ha fatto sette punti in tre partite e si è messo dietro le spalle una partenza difficile. Bello e possibile Pensate: ha giocato quattro volte su cinque all’Euganeo, una volta in trasferta a Padova, altre tre volte “in casa”, se così si può dire, per l’indisponibilità del Briamasco. Dopo la brutta figura sullo stadio fatta in settimana, è arrivato un successo preziosissimo. Giorgio Zamuner, un dirigente capace, ha sempre avuto un rapporto difficile con gli attaccanti, in molti casi per questioni di budget. Stavolta pare aver indovinato la mossa, perché Di Carmine tutto è fuorché un giocatore venuto a svernare. Due gol in due partite, entrambi decisivi, miglior biglietto da visita non si può. Oggi è caduto il Caldiero, che sinora aveva incantato e che anche oggi ha fatto un’ottima figura. Luca Tabbiani ha in mano la squadra ed è sostenuto dal club. Ci sono tutti gli ingredienti per arrivare a un buon piazzamento finale. Scintille ad Arzignano, dove è caduta l’Union Clodiense fra le polemiche per un rigore dubbio. Due espulsi e una rissa da saloon finale, a testimonianza della forte rivalità fra due squadre che si erano giocate la C tre anni fa all’ultimo respiro. Prevalse l’Arzignano, le scorie sono rimaste, ma l’Union Clodiense non può ritrovarsi più volte a giocare in inferiorità numerica, qualsiasi sia il torto subito. Su questo deve assolutamente lavorare Andreucci, mentre Bruno ha salvato la panchina. Il Legnago, incredibilmente, non ha ancora esonerato Gastaldello e, nonostante l’ennesimo tracollo e cinque sconfitte consecutive, gli ha concesso l’ultima prova di appello a Terni. Andasse male anche al Liberati, sarebbe licenziamento immediato. Ci sarebbero due parole da dire sul Renate. Cinque partite, cinque vittorie. Sulla carta l’organico non è da promozione diretta, ma non lo era neppure quello del Lecco che si arrampicò in Serie B tre anni fa. In panchina c’è Luciano Foschi, che una promozione sorprendente l’ha già messa a segno. Si ripeterà? La logica dice di no, ma la categoria è imprevedibile e vincere a Verona contro la Virtus Verona di Gigi Fresco tutto è fuorché una passeggiata. Occhio, perché fra tante litiganti potrebbe inserirsi chi non ha alcuna pressione e nessun obbligo di vittoria. Il calcio è imprevedibile. Quando meno te l’aspetti.
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